giovedì 8 marzo 2012

Malagrotta, stangata sul trattamento dei rifiuti

SVERSARE e trattare rifiuti a Malagrotta costerà ancora di più.I giudici del Tar hanno infatti accolto il ricorso della E. Giovi Srl, la compagnia che gestisce gli impianti di smaltimento della maxidiscarica capitolina. Secondo i magistrati di via Flaminia, va rivista la determinazione con cui la Regione, nel marzo del 2009, ha stabilito il prezzo da corrispondere all' avvocato Manlio Cerroni per ogni tonnellata di immondizia da trattare e convertire in combustibile per termovalorizzatori. Fino alla pubblicazione della sentenza, la Regione aveva corrisposto 77,9 euro per ogni mille chili di spazzatura consegnata ai due impianti di trattamento meccanico-biologico di Malagrotta. Ora, la tariffa potrebbe schizzare fino a 97,6 euro a tonnellata, quanti ne chiede la E. Giovi Srl, società di proprietà del braccio destro di Cerroni, l' ingegner Francesco Rando. Un incremento che, calcolato sulle oltre 12.500 tonnellate di spazzatura che ogni mese a Malagrotta vengono convertite in cdr (combustibile derivato dai rifiuti), potrebbe costare ai romani fino a due milioni e mezzo di euro in più all' anno. Come ha fatto notare il legale della E. Giovi Srl nel ricorso al Tar, continuare con la tariffa stabilita dalla Regione avrebbe condotto «all' assurdo risultato che il costo di accesso dei rifiuti di Roma agli impianti di trattamento sarebbe stato identico a quello per l' ingresso nella discarica di Malagrotta del rifiuto "tal quale", vale a dire per lo smaltimento puro e semplice». Un giudizio di parte che, però, ha trovato conferma nella sentenza emessa dai magistrati della prima sezione del tribunale amministrativo del Lazio. Secondo i giudici, sono tre i punti da rivedere nella determinazione regionale per quantificare correttamente la tariffa per tonnellata. Quelli che per i gestori della discarica a ovest di Roma sono una serie di «illegittime decurtazioni». Il prezzo per conferire mille chili di spazzatura a Malagrotta è stato determinato a partire da quello praticato dal gruppo Acea, proprietario del termovalorizzatore di San Vittore. Una tariffa agevolata dagli incentivi statali Cip 6 e per questo fuori mercato. Il prezzo di base andrà stabilito, invece, sulla media dei costi praticati in tutto il Lazio. Poi, c' è la questione dei terreni su cui si sversa. Il loro valore è uno degli elementi che vanno a comporre la tariffa finale. Una stima che cambia nel tempo, di bilancio in bilancio. La Regione, al contrario, aveva tenuto fermo il prezzo di alcuni dei terreni anche al 1980, al momento dell' acquisto. Infine, le spese sostenute dai proprietari della discarica per l' acquisto dei brevetti e l' aggiornamento dei dipendenti. Una voce del conto che pesa quasi 2 euro a tonnellata e che, fino alla pronuncia del Tar, la Regione aveva completamente ignorato. - LORENZO D' ALBERGO

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