venerdì 30 novembre 2007

Italian Express

Il mio amico Enrico, che ama girare per le montagne in bicicletta, mi ha spedito una foto d’epoca di suo nonno Remo, grandissimo pedalatore e operofilo accanito. Ciclisticamente parlando, le imprese più memorabili di nonno Remo erano le trasferte per andare a trovare la fidanzata, che non abitava certo dietro l’angolo. Negli anni Trenta, partiva da Roma alla volta della provincia di Udine, dove risiedeva la sua futura sposa, con un equipaggiamento minimo. Ho conosciuto il Sor Remo, che ci ha raccontato di quando andava a fare scampagnate ciclistiche con vari amici, tra cui c’era anche Romolo Lazzaretti, uno dei migliori ciclisti italiani degli anni Venti. Da grande amante della musica qual era, Remo aveva un prezioso ricordo: da bambino, al Teatro dell’Opera, aveva visto Puccini provare e gli aveva portato pure uno sgabello. Se non ricordo male, Enrico dovrebbe essere in possesso di altre foto ciclistiche molto suggestive, tra cui una con una didascalia scritta a penna stilografica, che definisce il gruppo “comitiva stappalenzola”. Questa foto colpisce per la sua estrema eleganza: le forme del mezzo, il cambio a leve, i parafanghi, l’abbigliamento da cicloturista e soprattutto lo sguardo magnetico di Remo.




© 2007 Von Rotz Trust

giovedì 29 novembre 2007

Homo Cyclicus

La fonte dominante di energia del pianeta Terra è il petrolio, da cui deriva il 38% dei consumi mondiali. Questa percentuale tende, molto lentamente, a ridursi. Nel 1975 era pari al 48% ed è lecito sperare in una sua ulteriore diminuzione nel futuro. Anche perché il petrolio non è infinito, ossia non è una fonte rinnovabile. Un dato fornito da David Lane, docente all’Università di Modena e Reggio Emilia, riguarda il consumo procapite di energia. L’Homo Sapiens, afferma Lane «riusciva a mantenersi su quei 100-300 watts che era in grado di generare con il suo corpo e lottava per la sopravvivenza con artefatti costruiti a mano, utensili che sapeva riprodurre ed uilizzare personalmente. Che cosa fa un uomo a New York? In media sfrutta circa 10 mila watts per tutte le attività che compie in una sola giornata e i negozi della metropoli gli offrono circa 10 miliardi di differenti tipi di artefatti per realizzare ogni tipo di azione che potrebbe fare». Aggiungiamo il fatto che di quei 10 mila watts bisognerebbe affrofondire i connotati e la destinazione. Ma restiamo al fatto che spostandoci in bicicletta ci avviciniamo di qualche tacca alle abitudini dell’Homo Sapiens, ma anche a quelle degli anni Quaranta-Cinquanta del Novecento.

mercoledì 28 novembre 2007

Tu t'ammacchi, io m'ammazzo

Oggi me ne scendevo dall’Aeropago di Monte Mario per la Farnesina, diretto alla Immobil spa che mi dà lavoro. In prossimità di un istituto gestito da suore, sapete di quelli che non pagano l’Ici – il nostro credito pubblico è il primo in Europa, meglio alleviare questo peso con elargizioni conferite vox populi un’automobile parcheggiata in divieto di sosta guadagna la carreggiata con lenta e inesorabile mossa, mettendo a dura prova i freni del velocipede e i nervi. Segue una serie di definizioni monografiche su varie parti del corpo, poi il segno di “che cacchio vuoi” dell’automobilista mi invita a raggiungerlo all'inevitabile semaforo rosso. Nel bussare delicatamente al finestrino dell’automobilista distratto col mio guanto da lavoro, decido di percorrere nei pochi secondi prima che scatti il verde la via diplomatica e l’affabulazione pedagogica.


Ciclista. “Perdona le mie escandescenze. Sai, devi comprendere che in bici possono saltare i nervi. Tu ti ammacchi, ma io m’ammazzo”.

Automobilista: “Non capivo che faceva quello davanti, così sono partito, ma ho messo la freccia”.

Ciclista: “Vero, ma non sono invisibile, mi hai visto arrivare, per me era una situazione pericolosa”.

Automobilista: “Ti chiedo scusa”.


Rinfrancato da un confronto civile, che però non intacca la boiata (classico caso di prevaricazione gratuita nei confronti del ciclista urbano: della serie io vado, lui s'arrangi), e rinfrancato solo dalla speranza che il dialogo sia servito, imbocco la Tre palle sopra il cielo-Orchite Valley, dove ha sede la Immobil. Evito persino di evangelizzare i quattro vigili urbani che incrocio sulla ciclabile sull’opportunità di dotare la polizia municipale di Roma di guardie cicliste le quali, da quell'ineduto punto di vista, avrebbero materiale per elaborare sui loro blocchetti contravvenzioni un intero Ulisse sulla stronzaggine automobilistica e motociclistica.

martedì 27 novembre 2007

Cose buone dal '68

Non resta che osservare quello che è accaduto in quarant’anni: il potere accademico è rimasto intatto e invece è franata clamorosamente la qualità degli studi universitari. Sono aumentati vorticosamente gli iscritti nelle università italiane e, miracolo dei miracoli, sono aumentati anche i laureati. Osserviamo quanto è accaduto in area umanistica. Il sistema dei Cfu e del 3+2, dal punto di vista didattico, ha prodotto risultati molto discutibili; troppi laureati concludono i loro studi senza saper scrivere, non distinguono i diversi registri della lingua e arrivano a fatica a padroneggiare un lessico di 150 vocaboli. Si è persa la capacità di leggere e di studiare. Si vorrebbero spiegazioni fatte di sole immagini, a fumetti, o a slides, che fa più chic. E poi, detto sinceramente, le scienze della comunicazione ci hanno rotto i maroni!




Qualche controcorso torinese del '68 l'avrei seguito volentieri, magari non per intero. Sono tante le frasi profetiche scritte quarant’anni fa sul numero-manifesto dei Quindici, che vale la pena di rileggere: «I professori impongono un programma e questo viene spesso preparato su modesti riassunti tirando a indovinare. Si è giunti, in alcune Facoltà, all’assurdo: 600 studenti interrogati in tre giorni da un solo professore (Magistero, ottobre ’67) […] Il sistema di cooptazione dei professori, i quali vengono scelti da altri professori sulla base di criteri insindacabili: nepotismo, identità di vedute politiche, correnti filosofiche o culturali, sottogoverno, posizione nel mondo dell’industria […] Ma lo strumento di controllo maggiore nelle mani dei professori, quello che dà valore a tutti gli altri e la vera base politica del loro potere accademico è la collaborazione degli studenti. Senza collaborazione degli studenti, un professore, se non è anche un dirigente d’azienda o un ministro (cosa non poi tanto rara) non è più nulla». Vanno notate innanzitutto due cose. La prima è che il sistema di cooptazione dei professori è oggi molto peggiorato. Lasciamo da parte la sceneggiata dei concorsi; nell’individuazione dei candidati più opportuni, sono sparite completamente le motivazioni politiche e filosofiche, ed è rimasta in piedi soltanto la logica del sottogoverno, peraltro non suffragata da una comunanza intellettuale, ma soltanto da numerose ore di lavoro illegale, offerto a titolo gratuito e la cui autorialità non è riconosciuta, violando così al contempo le leggi del lavoro e quelle sul diritto d’autore. Detto in parole più chiare: sempre più spesso, i concorsi universitari vengono vinti da persone che non hanno scritto quasi nulla ma, stando alla commissione, hanno effettuato una prova di concorso di elevatissimo livello. I verbali dei concorsi oggi si trovano sul web, ma come mai molti di coloro che hanno vinto un concorso non mettono il loro curriculum online? Si vergognano?


30 percento

Ci si affanna nella pubblicità a rincorrere comportamenti più ecologici. Alcuni sono decisamente sarcastici. Tipo: "Mantenere un'andatura regolare in città è un bel segno di civiltà". 30 percento consumare meglio, guadagnarci tutti (ossia: consumare tutti, guadagnarci noi). Stamattina uscendo di casa con la bici non si riusciva neanche a immettersi sulla strada, a causa dell'elevata velocità delle auto, baldanzosamente scattate al verde di un semaforo. Aspetto con ansia il bike-sharing per vedere se questi signori al volante decideranno di scendere con i piedi per terra per inforcare una bici. Dopo trecento metri uno scooterone rovesciato per terra, una persona per terra e una di auto lunga un Km. La regolarità dell'andatura semmai è una prerogativa dei ciclisti: più sono regolari, più significa che sono esperti.

lunedì 26 novembre 2007

Il '68, tutta un'altra epoca


Esattamente quarant’anni fa, con l’avvio dell’anno accademico 1967-68, cominciava la stagione delle occupazioni da parte del movimento studentesco. Il 17 novembre si iniziava dalla Cattolica a Milano e il 24 era la volta di Palazzo Campana a Torino; nelle immagini riportiamo alcuni particolari della copertina del mensile Quindici (n. 7 , 15 gennaio 1968) che annunciava l’evento torinese, offrendo controcorsi e gruppi di studio. Diretta da Alfredo Giuliani, la rivista recava articoli programmatici su quella che sarebbe dovuta essere la presa di possesso dell’università. Un articolo firmato da Furio Colombo introduce un lungo programma, che si prefigge obiettivi precisi. La contestazione al potere accademico viene condotta con un’accurata indagine del quadro legislativo, un’indagine sui progetti dell’università torinese. Persone non eccessivamente politicizzate perseguivano la ricerca del cambiamento, ben coscienti delle interconnessioni tra politica, economia e accademica.


giovedì 22 novembre 2007

Il '68, quarant'anni fa


"Contro l’autoritarismo accademico, potere agli studenti": è questo lo slogan che attornia lo strepitoso professore universitario zombie nel manifesto dell’occupazione di Palazzo Campana all’Università di Torino (novembre 1967). All’epoca, i laureati in lettere andavano a lavorare nelle case editrici, se non c’era nulla di meglio si cominciava dalla scuola e si conducevano attività collaterali più gratificanti. No, non era un’età dell’oro, ma le cose erano forse più chiare. All’epoca, i laureati in lettere scrivevano bene in italiano. A quarant’anni di distanza da quelle prime occupazioni, urge una riflessione accurata sulle stagnazioni e i cambiamenti dell’università. Ogni volta che si affronta il tema ricerca-università ci si aggrappa a un paio di luoghi comuni. I più gettonati sono: la scarsa percentuale di Pil devoluta alla ricerca e i cervelli in fuga. Ma dimentica tutto il resto.

mercoledì 21 novembre 2007

Castel e Giubileo

Oggi c'erano sulla Ponte Milvio-Castel Giubileo c'erano vari mezzi, una trivella, vari furgono, vigili urbani. Mi è sorta spontanea una domanda: il vecchio ponte del G.R.A. verrà aperto al traffico locale e quindi anche alle bici? Castel Giubileo è come Budapest (da una parte c'è Buda, dall'altra Pest, da una parte c'è Castel, dall'altra Giubileo). Per andare via terra da una parte all'altra, se non hai l'automobile, che ti permette di passare sul G.R.A., hai due soluzioni: o vai a Monterotondo oppure devi percorrere la Salaria e l'Olimpica. Vi sembra normale? Se uno che abita a Castel ha il cugino a Giubileo e non ha l'auto, deve fare tutto il giro? L'ipotesi che Buda-Castel e Pest-Giubileo possano essere congiunte da un ponte ciclabile non sarebbe male.

Lupercale

Scoperto sotto al Palatino quello che forse fu il lupercale, il luogo più sacro dell'Antica Roma in cui la lupa ha allattato Romolo e Remo. Al centro della cupola, decorata con conchiglie, un'aquila bianca si staglia sullo sfondo azzurro. Nel punto in cui tutti si sarebbero aspettati la lupa e i due gemelli, troviamo il simbolo della Lazio. Ipotesi: Augusto era laziale; lo è l'équipe di archeologi guidati da Irene Iacopi; quella della lupa è un'invenzione successiva dei romanisti.

venerdì 16 novembre 2007

Spot onirico

Anche il più distratto fruitore televisivo si sarà reso conto che in campo pubblicitario ha preso piede la moda "ecologica" per qualsiasi cosa. Anche del naufragio di petroliere potrebbe essere pubblicizzato il risvolto "verde": si poteva inquinare di più, il petrolio disperso in mare non verrà bruciato nell'atmosfera, e via di questo passo. Quindi ho deciso di impostare uno spot ciclistico. Un suv arriva alla stazione di servizio con due persone a bordo; mentre il benzinaio si avvicina per fare il pieno i due scorreggiano all'unisono, il suv si apre a buccia di banana e i due scattano in avanti a bordo di due reclinate ipertecnologiche su una autostrada del New Mexico. I due mostrano due vasetti di fagioli neri alla messicana e sotto la scritta: "Via col vento".

giovedì 15 novembre 2007

Forestali a due ruote

È nato il primo nucleo sperimentale velomontato del Corpo forestale dello stato. In altre parole, sei guardie forestali pattuglieranno parchi e boschi a bordo di una mountain bike. Un primo, timido, passo per un impiego della bicicletta per il controllo del territorio. Contribuiamo tutti a migliorare lo stereotipo del ciclista: non è un povero disgraziato che ansima nel traffico. ..

Sciopero del trasporto pubblico in Francia

Per la seconda volta in un mese, uno sciopero del trasporto pubblico e dell'energia blocca la Francia,
in risposta alle annunciate riforme del sistema pensionistico annunciate da Sarkozy. I ferrovieri hanno deciso per uno scipero a oltranza. Migliaia di persone si spostano a piedi o in bici.

La ciclabile oggi

Forse grazie alla assurda chiusura dell'altroieri, a pattugliare la ciclabile Ponte Milvio-Castel Giubileo stamattina sono comparsi i vigili urbani, a piedi e in moto. Non che sia sempre possibile avere cinque vigili per un tratto di 10 Km, ma in tre anni di frequentazione della zona, questa è la prima volta che mi capita di incontrare un agente di polizia municipale.

mercoledì 14 novembre 2007

Riaperta la ciclabile Ponte Milvio-Castel Giubileo

Ieri pomeriggio è stata riaperta la ciclabile. La chiusura è stata breve ma intensa.

martedì 13 novembre 2007

Ciclabile Ponte Milvio-Castel Giubileo chiusa

La pista ciclabile è stata chiusa in mattinata per intervento del presidente del XX Municipio: il percorso alternativo, a cui nessuno ha pensato, per noi che andiamo al lavoro in bici è la via Flaminia, strada a quattro corsie notoriamente tranquilla per i ciclisti. Un po' di pazienza: la pista ciclabile riaprirà quando verrà definitivamente risolto il problema dei senzatetto a Roma, verso il 3500 d. C.

La ciclabile oggi

Oggi sulla ciclabile c'era un bel casino di furgoncini (tre), impegnati in riparazioni varie. C'era casino anche sul "Messaggero" e sul web, per via della notizia che il presidente del XX municipio, Massimiliano Fasoli, avrebbe predisposto la chiusura di tutta la pista ciclabile per motivi di sicurezza, fino a quando non saranno sgombrati tutti gli insediamenti rom e le varie baracche, tende, ecc. Va detto che già da qualche mese ci sono controlli in motorino, da parte di dipendenti della Multiservizi. Ora si annuncia anche il pattugliamento dei vigili urbani in moto. Poi ci sono i lavori: stamattina stavano coprendo delle tracce sotto il viadotto dell'Olimpica e più avanti ho incrociato due furgoncini, uno si spostava un po' troppo vivacemente sulla pista, pur prestando attenzione ai ciclisti. Infine, ci sono alcuni cani da pastore (cinque, per l'esattezza) nelle immediate vicinanze di Castel Giubileo i quali, se il pastore si assenta, diventano delle belve e fanno a gara tra loro a chi si avvicina e abbaia più forte al ciclista; ho avuto una brutta esperienza una decina di giorni fa (ma con gli umani della zona finora nessun problema). Mi sembra inopportuno chiudere tutta la ciclabile. Piuttosto, bisognerebbe ridurre la confusione, tra lavori in corso, pattugliamenti e certe idee drastiche e fuori tempo massimo.

Indovinello

Qual è il posto di Roma dove si buca la bici più facilmente? Tic, tac, tic, tac. Si trova davanti a Ponte Milvio, quel ponte pieno di lucchetti costruito dagli antichi Romani. È un tappeto di schegge di vetro, provenienti dalle bottiglie rotte dai giovani venuti a ricrearsi dalle fatiche dello studio e del lavoro. Non c’è nulla di più rilassante che rompere una bottiglia. Gli operatori ecologici puliscono quotidianamente, ma pulire in mezzo ai sampietrini è impossibile. Il risultato è che quando si arriva in prossimità delle scale che portano al tratto di ciclabile Ponte Milvio-Castel Giubileo si deve scendere dalla bici. In Germania il vuoto di una bottiglia viene fatto pagare 1 euro, così ti ricordi di riportarlo, non lo butti nella spazzatura, né tantomeno lo spacchi per terra. Non ci vuole Al Gore per capire che una misura del genere risolverebbe i problemi di tutti. Per ora, quando arriviamo a Ponte Milvio con la nostra bici continuiamo a passare tre metri sopra il cielo per non bucare le ruote.

venerdì 9 novembre 2007

Immaginario e realtà

Non vi perdete "Il manifesto" di oggi, che dedica le pagg. 10 e 11 a uno speciale sulla bici in città, mettendo giustamente in secondo piano la notizia che rende questo periodo dell'anno particolarmente congeniale per parlare di bici: il "Salone del Ciclo e Motociclo" di Milano: più del motociclo che del ciclo, mi sa. Devo dire che questo speciale riflette bene il punto di vista concreto di chi si sposta in città in bicicletta. C'è un articolo di Franco La Cecla e uno del direttore della Fiab Luigi Riccardi che sottolinea come le nostre strade siano le più pericolose d'Europa, insistendo sulla necessità di porre limiti a 30 Km/h per percorsi consigliati; soprattutto, affronta il problema della revisione del Codice della strada, che permetterebbe alle bici di andare legalmente sui marciapiedi e in doppio senso nelle strade a senso unico per le auto. Parole sacrosante. non di sole piste ciclabili vive il ciclista! La Fiab ha già pronto un PGMC (Piano Generale della Mobilità ciclistica).
Lo speciale prosegue con un articolo di Doretta Vicini, vicepresidente della European Cyclist Federation sulle città europee, in cui la situazione generale, al contario dell'Italia, indovinate com'è? Un ultimo articolo è dedicato al Bike Film Festival in corso a Roma, al cinema Nuovo Olimpia, in via in Lucina, 16, vicino a via del Corso (il festival andrà poi a Milano): prevalgono nettamente i film sulla bici di ambientazione urbana. Distillato, succo, estratto di saggezza, la dichiarazione di Giovanni Pesce, uno degli organizzatori del Festival: «La cultura [di quel mezzo lì, che non scrivo per non attirarmi pubblicità automatica di micromezzi inquinanti che provocano il cancro, n.d.r.] si regge su un'imponente macchina da guerra comunicativa: Milioni di euro all'anno spesi in pubblicità che costringono gli editori a non parlar male delle [sempre quella cosa lì] , al massimo si può dire che inquinano, così l'industria può puntare su [quella cosa lì] "ecologica"». Il Bike Film Festival vuole lavorare ai fianchi dell'immaginario collettivo. Impresa difficile, ma non impossibile. Mi ha tirato su il morale, dopo aver visto stamattina uno seduto dentro un Succhia Umana Vita che, al Foro Italico, pascolava il cane lupo tenendo il guinzaglio dal finestrino.

giovedì 8 novembre 2007

Salone del ciclo 2007

Oggi apre al pubblico, alla Fiera di Milano, il Salone del ciclo e del motociclo. In visita anche l'ex-premier Berlusconi, che ha incontrato i campioni del mondo su strada Bettini e Pozzato: «I ciclisti? Io li beatificherei», ha detto tra la folla che applaudiva. Ma sì, beatifichiamoli tutti, tanto una beatificazione ormai non si nega a nessuno. Ma non solo i campioni, anche quelli che respirano schifezze nel traffico, intestarditi a spostarsi pedalando. Tra poco però, con il barile a quasi 100 dollari, ci sarà da beatificare anche coloro che si ostinano a usare l'auto, mettendo nel serbatoio una parte della propria busta paga per poter andare al lavoro per poi fare il pieno, pagare le multe, il parcheggio a pagamento...Vi rendete conto che quotidianamente viviamo in una condizione assurda? Se andate all'Eicma (io non so ancora) godetevi il velodromo montato all'interno del padiglione 7, dove da oggi a domenica si corre una mini sei giorni.

lunedì 5 novembre 2007

Perplessità

Si addita l’esempio parigino come un caso particolarmente virtuoso di investimento dei comuni nella viabilità. Si parla di “velorution”, anche oggi sul supplemento economia del "Corriere della Sera", ma il meccanismo è alquanto farraginoso. A Parigi sono state messe a disposizione 10.648 biciclette: per noleggiarne una si paga 1 euro per un giorno, 5 euro per una settimana o 29 euro per un anno. Il ciclo può essere usata al massimo per 30 minuti, dopodiché scatta una tariffa di 1 euro per la prima mezz’ora e di 2 euro per ogni mezz’ora successiva. Beh, ragazzi, mi sembra una boiata pazzesca...Una bici usata può costare 50-100 euro: te la rimetti a posto da solo, ti compri catena e lucchetto e monti in sella. Le cantine e i garage italiani traboccano di bici, basterebbe tirarle fuori non solo la domenica, e trasformarle in commuter con poca spesa. Bisognerebbe cambiare mentalità e considerare la bici un mezzo di locomozione per evitare il traffico e non avere più il problema del parcheggio, della benzina, ecc. Anche la continua invocazione alla mancanza di piste ciclabili a Roma e Milano è un po’ noiosa. Il fatto non va sottovalutato, ma non si può pensare di promuovere la ciclabilità soltanto realizzando, o dipingendo, piste ciclabili. Prima ancora di diventare un mezzo di trasporto urbano, la bici rischia di diventare una moda astratta per articoli di colore e discorsi lambiccati. Voi ce lo vedete uno ad annaspare su via Baldo degli Ubaldi, verso le sei di pomeriggio, per non far scadere la prima mezz’ora di affitto? Se restiamo con i piedi per terra ci sono altre priorità: i vigili urbani in bici, percorsi su strade a 30 Km/h, alzare le tasse di circolazione e le assicurazioni ai suv e agli scooteroni, ecc. L’altra mattina ho visto un ciclista su una Benotto d’epoca sfrecciare sulla Flaminia con quattro mazzi di fiori nello zaino. E poco più tardi, su via del Corso, è passato un artista ciclotrasportato, con i disegni al seguito alloggiati su un carrellino: ognuno rimedia ai suoi problemi come meglio crede. L’automobile, semplicemente, comincia a non convenire più.

giovedì 1 novembre 2007

Alfred Jarry


Alfred Jarry, poeta, drammaturgo e ciclista

8 settembre 1873-1° novembre 1907


«L'émotion esthétique de la vitesse dans le soleil et la lumière, les impressions visuelles se succédant avec assez de rapidité pour qu'on n'en retienne que la résultante et surtout qu'on vive et ne pense pas» (1897).