giovedì 30 giugno 2011

Carovana ciclistica Milano-Roma / 11

Alba a Pienza
Il giornalaio ci mette un sacco ad aprire. Non vedo l'ora di avventarmi su un giornale. Comunque è fatta. Il godimento fisico e psicologico per il raggiugimento del quorum nei referendum supera la gratificazione di qualsiasi tappa ciclistica, di qualisivoglia carboidrato e birra e gassosa all'arrivo. Una vittoria della parte sana di questo paese, con modalità che dovrebbero insegnare molto ai partiti del cosiddetto centrosinistra, specialmente al marmellatoso PD, che all'inizio aveva dei dubbi, ma poi nei referendum ci si è buttato per convenienza. Un'altra lezione, dopo Vendola, Pisapia, De Magistris, ecc. Ma, siccome questo è un blog di ciclismo urbano, e già stiamo parlando di ciclismo interurbano, non mi dilungo più di tanto.
Dico solo che godo molto. E andate affanculo con il nucleare (già nel 1987 votai contro).
Il Monte Amiata visto da Pienza

Carovana ciclistica Milano-Roma / 10

Mi sono scordato di una tappa sintomatica. In Emilia-Romagna, a un certo punto siamo passati per Maranello. Non so se lo sapete, ma a Maranello c'è la Ferrari. L'idea di un gruppo di ciclisti che si fermano a guardare le Ferrari a me sembrava come se un gruppo di frati partecipasse a delle messe nere o se un'associazione di vegani visitasse una fabbrica di mortadelle. Comunque il rinfresco era buono e ho bevuto vari litri di tè freddo. Maranello è meta turistica: molti giovani vi arrivano e pagano 120 euro per un giro di mezz'ora su una Ferrari per le strade del paese. Che è come se uno incontrasse per strada Adorno o Foucault e gli dicesse soltanto "buongiorno". Risparmio altri paragoni, per esempio con Uma Thurman, perché sennò dicono che sono maschilista. Comunque questi giovani, prossimi alle nozze o dopo il diploma, si concedono un giro in Ferrari. Subito propongo a quelli in attesa un giro su una bici in acciaio a 10 euro. Ridono, quindi significa che qualcosa hanno capito, almeno spero.
Ho scattato alcune foto a Maranello con la mia Canon, ma sono sparite nella memoria del marchingegno. Che abbia un'anima?

Anche nella manovra c'è del buono

Sempre impegnati a cercare le buone notizie, a vedere il cielo riflesso nella pozza di piscio lasciata da un cane randagio o il riflesso dei cocci di vetro che a momenti ci bucavano la ruota sulla ciclabile, anche nella manovra del governo abbiamo scoperto qualcosa di positivo: la tassa sulle automobili inutilmente potenti .
Come ho già scritto, in questo modo i possessori di suv si potranno vantare ancora di più del loro status. Adesso faranno un figurone con i provvedimenti in arrivo. Sempre che la lobby dell'automobile non li stoppi.
Le auto con potenza superiore ai 125 kW (ossia 170 cavalli) pagheranno un superbollo. Chi non lo paga rischia una sanzione apri al 30% dell'ammontare dell'imposta.
Gli sta proprio bene, in tutto questo sfacelo.

 Campagna di  Greenpeace contro l'ostracismo di Wolkswagen nella lotta al cambiamento climatico.

Aumenta ancora la benzina

Con l’aumento delle accise di oltre 4 centesimi, l’aumento medio della benzina sarà di 3 euro a pieno e il costo annuo di circa 2,1 miliardi di euro (stima Adiconsum).
Dopo l’aumento di 2 centesimi ad aprile, l’Agenzia delle Dogane ha deciso un ulteriore aumento delle accise sui carburanti di 4,2 centesimi.

mercoledì 29 giugno 2011

Carovana ciclistica Milano-Roma / 9

Si avvista il Monte Amiata, una delle montagne più belle e misteriose d'Italia.
La meta è Pienza. Le salite non danno tregua.


Provo anch'io a fare la foto all'indietro, la specialità di Franco Chimenti, che fa il fotografo, ma di solito inquadra oggetti più statici dei carovanieri che ansimano in salita.

Finalmente si arriva. Sono proprio stanco.
Oltre al fiatone, però, c'è la mancanza di fiato per la vista.
Dormo poco e mi sveglio all'alba. Non ho mai atteso con tanta ansia l'apertura del giornalaio (per i risultati dei referendum, l'avrete forse capito).

Bicicletta egocentrica

L'opera di Riccardo Orsono (Pizzighettone, CR, 1968) verrà esposta alla Fiera di San Benedetto di Leno (BS) il 9 e 10 luglio. Il lavoro è ispirato da una poesia di Jorge Luis Borges, Instantes. Il visitatore deve pedalare sulla bici, mentre si srotolano i teli attorno a lui, come in un viaggio. L'opera è stata realizzata Orsoni nel 2003. Ecco la poesia di Borges, scritta verso la fine della sua vita. In realtà, pare che quersta poesia non sia stata scritta da Borges, ma da Don Herold o Nadine Stair. Il finale è un  po' patetico, (il tutto sembra un po' "se mio nonno avesse tre palle sarebbe un flipper").

 

Istanti

Se io potessi vivere nuovamente la mia vita
nella prossima cercherei di commettere più errori.

Non tenterei di essere tanto perfetto, mi rilasserei di più
sarei più stolto di quello che sono stato,
in verità prenderei poche cose sul serio.

Correrei più rischi, viaggerei di più, scalerei più montagne,
contemplerei più tramonti e attraverserei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono stato,
avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.

Io sono stato una di quelle persone che vivono sensatamente,
producendo ogni minuto della vita.

E’ chiaro che ho avuto momenti di allegria,
ma se tornassi a vivere, cercherei di avere soltanto momenti buoni.

Perché di questo è fatta la vita,
solo di momenti da non perdere.

Io ero una di quelle persone che mai andavano da qualche
parte senza un termometro, una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute:
se tornassi a vivere, viaggerei più leggero.

Se io potessi tornare a vivere, comincerei ad andare scalzo
all’inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell’autunno.

Girerei più volte nella mia strada, contemplerei più aurore
e giocherei di più con i bambini.

Se avessi un’altra volta la vita davanti...
Ma, vedete, ho ottantacinque anni e non ho un’altra possibilità.


Jorge Luis Borges

Carovana ciclistica Milano-Roma / 8

Illuminato dai consigli e dalle citazioni della letteratura scientifica del carovaniere dott. Guido Basilisco, al  mattino a colazione dico un no definitivo a qualsiasi integratore energetico e recuperante. Regalo il barattolo di aminoacidi ramificati (di sapore una vera schifezza) ad Alessandro che li sta prendendo.
Lunedì 13 giugno è la volta della quarta tappa, la più dura. Si va da Firenze a Pienza, per un totale di 127 Km: un continuo saliscendi, per un dislivello totale di circa 1900 metri. Il paesaggio è uno dei più incantevoli del mondo, chissà se ci sarà il fiato per soffermarsi ad ammirarlo. Oppure se, nello stile di Alfred Jarry, scorreremo dentro questi scenari senza toccare nulla, perché il cicloturista in parte non può, in parte non vuole. Si passerà per Siena e si percorreranno alcune zone dell'Eroica. Vedremo se la Toscana farà pagare la mia scelta, più incosciente che spavalda, di rapporti duri e di una pesante bici d'acciaio.  
Si inizia a pedalare, sono sempre parecchio incazzato per non aver votato. Che dicono i sondaggi? Sarà raggiunto il quorum? Il margine è stretto. Non ho avuto tempo per rimediare notizie fresche: quelle più importanti ce le dice qualcuno a cui giungono le notizie sul cellulare. La burocrazia ci ha mangiato almeno 16 voti.
Arriviamo a Verrazzano, patria del navigatore Giovanni (1485 ca.-1528 ca.).
Piccoli marinai e grandi navigatori di solito nascono vicino al mare. Giovanni invece no, è stato partorito nell'entroterra, in Val di Greve. Come agli inglesi, costretti in un'isola con la nebbia e il freddo, che hanno colonizzato tutto il pianeta, portando in giro i loro usi e costumi e rompendo parecchio i coglioni (ma con stile anglosassone), a Giovanni la terra andava stretta. Il celebre navigatore compì le sue esplorazioni per conto della Francia.
Le salite sono una condanna. Il gruppo si sfilaccia.

Ognuno cerca il proprio passo e quando lo trova non sta a guardare dove sono gli altri. La testa del ciclista fissa ipnotizzata l'attacco del manubrio. mentre il corpo suda, la mente cerca di stare nel presente, in quel metro che stai percorendo senz pensare ad altro. Meno che mai ai chilometri e alle salite da fare; e neanche a quelle fatte. Si evoca la famosa frase di Pantani ("Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia") e il motorino di Cancellara diviene una vera e propria ossessione. 
La stanchezza prolungata, quando non vedi la fine, fa strani scherzi. A me vengono in mente canzoncine semplici, per bambini, oppure reminiscenze dell'infanzia, tipo Winnie the Pooh o Furia, però velocizzate. 
Altri carovanieri mi dicono che contano i numeri, dividendoli in gruppi e ripetendoli.
"Tu stai zitto sono il capo dei banditi, sono lo sceriffo io, ma su Furia si sta anche in tre". Viva la furia del west cintura di karate"  "Mezz'ora sarei il capo dei moicani". "Sono Davy Crockett io". 
Salite, salite. Il bello è che le anche le discese sono un ostacolo, sia perché spezzano il ritmo, sia perché a volte sono ripide e richiedono molta attenzione. E poi, come ho già detto, la gamba si impigrisce subito. Sono tremende le salite dopo le curve, quando non te le aspetti. L'uomo è una brutta bestia, specialmente quando è stanco. Ma è ancora peggio quando non ha voglia di fare un cazzo.
All'ennesima salita al 18% sbotto e scendo dalla bici, esclamando: "Ma 'sti cazzi, i rapporti, ma vaffanculo!". Mi faccio venti metri a spinta, gli unici di tutto il viaggio. Non me ne frega niente. Il 38 x 22 mi ha mandato in bestia il corpo. Anche i ciclisti di un tempo andavano a spinta, non c'è nulla di disonorevole. Soprattuto quando la velocità sui pedali è la stessa che raggiungi spingendo la bici. Comunque rimonto in sella. Arriviamo in un paese (sinceramente ora non mi ricordo quale).
Ci sono altre due bici d'acciaio in carovana. Una è quella di Giulia, della Fiab di Milano, l'altra è quella di Augusto Castagna, il tenacissimo veterano del gruppo, che non molla un metro.
Si arriva a Siena. Mi ricordo quando l'anno scorso siamo andati a Ciclomundi con le ciclofficine, partendo da Roma: una bella esperienza anche quella.

A Siena succede una cosa strana. Arriviamo in Piazza del Campo e ci troviamo come di fronte a uno specchio. Un gruppo di ciclisti in maglia bianca disposto in formazione. Noi pure siamo in gruppo, mentre arriviamo al margine della piazza. "Chi sono questi?", ci chiediamo. Pure loro si saranno fatti la stessa domanda. Il risultato è strano. Dopo un attimo di disorientamento, ci mischiamo e cominciamo a fare casino. Il gruppo sta partendo per Roma, dove arriverà in due tappe.
Nonostante le colline, Marcarini è imperturbabile come un personaggio di Quentin Tarantino


I gruppi di ciclisti si confondono. Sulla destra, il fotografo Trovati
Augusto, con la sua bici d'acciaio, è un pedalatore eccezionale.


Arrivano gli sposi, due americani credo, che sembrano Ken e Barbie. L'occasione per fare altro casino, inscenando un arco di trionfo. I due sposi sono estasiati. 
Siccome il tasso di cazzeggio fra i ciclisti è elevatissimo, nasce subito l'idea di andare in giro (a pagamento o comunque spesati) tipo circo di Buffalo Bill per esibizioni, feste, spettacoli acrobatici. Vengo destinato subito al ruolo di uomo cannone (con tutta la bici).
E ora lasciamo parlare alcune immagini della Toscana, in questa indimenticabile tappa. Indimenticabile in tutti i sensi. Devo dire che in qualche momento ho pensato che Paolo Tagliacarne poteva mettere qualche salita di meno. L'Italia che abbiamo visto è un paese molto vario, pieno di sorprese e di angoli misteriosi, in cui avrei voluto soffermarmi qualche giorno. Adesso che mi sono riposato, penso che Paolo abbia fatto bene a farci passare dove ci ha fatto passare e che, nel corso degli anni, le salite, le strade strette e polverose preservano il territorio più delle associazioni ambientaliste. 
Porca miseria: si raggiungerà il quorum?
 




martedì 28 giugno 2011

Carovana ciclistica Milano-Roma / 7

Arriviamo in cima alla montagna, dove c'è anche il punto di incontro dei motociclisti.

Che bella soddisfazione arrivare in cima in moto. Infatti esclamo ad alta voce "A motore sono buoni tutti", suscitando le risate di alcuni ciclisti che si stanno riposando.


Elena e Anna, sorrisi smaglianti e tempra d'acciaio

Le signore sono veramente toste. Non si lamentano mai e pedalano senza cedimenti. Ma c'è sempre qualcuno che fatica di più.
Cicloturisti

Le nubi si addensano: pioviggina e piovigginerà. La prossima meta è il passo della Futa. Ci si arriva.

Poi si scende, per fortuna.


Abbiamo appuntamento con una squadra di amatori dell'Avis. Una ragazza ci accoglie e parla amabilmente con noi. Ha la maglia della squadra, come gli altri, e ha un leggero accento straniero. Sulle maniche, due piccoli iridi.
Siccome per strada, a volte, capita di vedere obesi in maglia rosa o ciclisti della domenica estiva in maglia gialla, non ci faccio troppo caso. Ma mi spiegano che Edita Pučinskaitė ha vinto un campionato mondiale (oltre a un secondo e due terzi posti), due Tour de France, un Giro d'Italia e parecchie altre gare. Forse bisognerebbe che le donne prendessero il comando anche delle federazioni sportive. Una delle più forti cicliste di tutti i tempi è anche una campionessa di semplicità: con le parole ha poco da dimostrare.

La bici di Edita è molto bella, ha i copertoni rosa e fa i giochi parole.
Ripartiamo insieme. Poi è la volta di un incontro casuale (sincronicità). Non sarà l'ultimo della carovana. Il bar di un ex-gregario di Fausto Coppi, nonché amico di Bartali: Guido Boni.
Il muro del bar sembra un pezzo di una una canzone di Paolo Conte, anche se fatica fatta e da fare non lascia spazio a troppe elucubrazioni.

Anche l'esterno ha il suo carisma.




Guido Boni con Edita e alcuni di noi



Particolare di una foto di Boni con Coppi al Giro di Spagna 1959

Si scende verso Firenze

La planata finale su Firenze arriva all'improvviso: si vede la città come dall'aeroplano, la pioggia è passata e il cielo si apre. Foro la ruota posteriore, dopo aver preso una buca piccola e profonda. Sarà una delle pochissime forature della carovana 8credo tre o quattro in tutto). Mi fermo a cambiare la camera d'aria: impiego pochissimo tempo. E riparto.

Per l'entrata a Firenze ci attendono svariati ciclisti, anche molto giovani. La meta di questa tappa è l'ippodromo Le Mulina, dove si corre al trotto.


Edita e il blogger

Viene a trovarci addirittura Alfredo Martini, presidente onorario della Federazione ciclistica italiana, padre nobile del ciclismo italiano e altro campione di umanità. Qui sotto Martini viene intervistato da Pastonesi.

Intanto nella sala corse fervono le attività. Avendo poca dimestichezza con gli ippodromi, a me lo scenario ricorda i film con il maresciallo Nico Giraldi detto Er Monnezza.


La sera si tenta inutilmente di andare a votare ai referendum contro il nucleare e il legittimo impedimento e a favore dell'acqua pubblica. Tutti quelli che lo volevano sono diventati rappresentanti di lista. Con 25 Km circa di percorso serale e notturno, finiamo per fare una terza tappa bis. Il percorso è molto particolare. A parte la tangenziale, che comunque ha il suo fascino, percorriamo un sacco di strade secondarie. Dopo un'ora e quaranta trascorsa al seggio, con collegamenti telefonici con varie istituzioni, non c'è niente da fare e su noi si abbatte la mannaia della burocrazia, oltre quella della stanchezza. Qualcuno di noi dormicchia sulle panchine. Alle 22.45 usciamo per ritornare a Firenze. Il finale è una specie di CM nottuna, diciamo disordinatissima, su cui è meglio non soffermarsi più di tanto. Sono molto incazzato per l'impossibilità di votare. Medito di saltare una tappa per andare a Roma o, colpo di scena, di tornare a casa. Però mi dispiacerebbe un sacco. Soltanto un kebab con peroni, verso mezzanotte, assieme a Piero Nobile e Gino Cervi, allenta un poco la tensione. 
Si dorme poco e male. Dopo aver rimuginato sui discorsi del dott. Guido, relativi all'inutilità di integratori e simili, il giorno successivo maturo una decisione drastica.

(to be continued)

Carovana ciclistica Milano-Roma / 6

Ci eravamo lasciati, mi pare, a Parma, con il racconto della carovana Milano-Roma. La seconda tappa è stata Parma-Bologna, quasi tutta in pianura. Il pomeriggio dell'11 giugno siamo arrivati a Bologna, scortati dalla Fiab locale che ci conduce al centro solo su pista ciclabile (a volte sono marciapiedi con linee dipinte). Sembra di giocare a Pac-man. Giungiamo nella Piazza del Nettuno e, oltre alle bandiere e l'aperitivo, a un certo punto scorgo un gruppetto di gente in bici, fra cui vi è una reclinata, un tandem e una due piani: una decina di persone in tutto, molto simpatiche: è la Critical Mass locale, che si tiene tutti i secondi sabati del mese. La prossima Critical Mass di Bologna si terrà il 9 luglio, ore 16, in Piazza del Nettuno. Parlo a lungo.Mi danno diversi adesivi (sono già attaccati sulla porta della ciclofficina popolare Ex Lavanderia). Intanto arrivano Romano Prodi e signora a salutare la carovana. Alla fine mi faccio un bel giro sulla due piani. È interessante dal punto di vista costruttivo. Bilanciata bene. l'ha saldata Rocco, tanto per cambiare.
Il blogger sulla due piani (foto di Alessandro Trovati) 
Questa foto l'ha fatta Alessandro Trovati, un fotografo sportivo di grandi qualità, che lavora per l'Associated Press. Ci mette un secondo a scattare, quando lo chiamo all'improvviso. È abituato alle gare di sci, ciclismo, automobilismo. Vale la pena dare un'occhiata al suo sito, che si trova qui. Ale pedala tanto e anche a ruota fissa. Si apre così un altro faldone nelle chiacchierate lungo il percorso. 
La sera si esce e alla libreria Ambasciatori compro due libri della biblioteca di Roberto Roversi, che ha svuotato casa ma non il cassetto dei ricordi. Ieri è uscita una bella e toccante intervista al poeta e libraio su Repubblica, un vero inno al libro). 
Al mattino, di buon ora ci prepariamo con una colazione abbondante a quello che sarà il primo tratto problematico: il valico dell'Appennino con il passi della Futa e della Raticosa, fino ad arrivare a Firenze, per un totale di cento e rotti Km. Già non mi ricordo più niente. Quando arrivo sento su me gli sguardi di due signori in abiti borghesi: stanno lavorando. C'è anche Prodi, vestito come noi. Si parte. L'uscita da Bologna è molto tranquilla. Poi cominciano le salite, prima leggere, ma si insinua una sorta di malessere per una sorta di trasformazione interiore, una specie di grande ingranaggio psicologico che deve adattarsi alla fatica, a un diverso modo di pedalare. La salita...La salita interminabile seguita da una discesa, dopo la quale troverari un'altra salita, ma le gambe si saranno impigrite, per cui ti ci vorrà una certa fatica a reinserire quegli ingranaggi interni, oltre a quelli esterni, più scontati. 
Con le salite dell'Appennino si mettono in evidenza alcuni ciclisti davvero particolari. Un gruppo di signore tostissime, Angelo Melone (giornalista di Repubblica, Marco Pastonesi (giornalista della Gazzetta dello sport, grande esperto di ciclismo di ogni epoca, ha un blog molto seguito: della sua pedalata dirò più avanti), Albano Marcarini (implacabile la sua salita, senza staccarsi dalla sella, una macina), Roberto Furlan, che cavalca una vecchia bici Baronchelli in titanio (quando veniva dipinto) ed è l'unico a montare un manubrio dritto. Le progressioni di Furlan solleveranno qualche dubbio sull'uso di sostanze dopanti e sull'esistenza - all'interno del telaio in titanio - del "motorino di Cancellara", evocato da qui in poi come panacea per tutte le salite.
Si sale, eccome. Si sa, è l'Appennino, mica si poteva pensare di evitarlo. Con i tornanti comincia anche lo stillicidio dei sorpassi delle motociclette, tutte dirette in vetta ad alta velocità. Qualcuno è abbastanza corretto, altri, veri stronzi, per non perdere l'ebbrezza della "piega" passano vicinissimi ai ciclisti, oppure invadono la corsia opposta, con rischio per tutti. Spreco parecchio fiato nel formulare espressioni colorite nei loro confronti, che il vento si porta via. Nella salita elaboro ad alta voce tassazioni pesantissime, pedaggi a pagamento, divieto di produrre moto oltre una certa ciclindrata, ecc.
(Il sistema di inserimento delle immagini e delle didascalie di blogspot fa pietà) 

Il Passo della Raticosa, 968 m s.l.m.

Albano Marcarini e Marco Pastonesi


lunedì 27 giugno 2011

Ipotesi di ciclabile e giardino sulla Tangenziale

Su La Repubblica di oggi è uscita di nuovo fuori l'ipotesi, ipotizxzata già nel 2008 dalla Giunta Veltroni, di trasformare una corsia della Tangenziale Est di Roma in una pista ciclabile e spazi verdi. Il minisindaco del Municipio Roma 3 presenterà a metà luglio il progetto in un'assemblea pubblica a San Lorenzo. Il progetto riguarda il tratto di Tangenziale dalla Batteria Nomentana alla Stazione Tiburtina. Verrebbero piantati alberi, realizzati orti urbani. Spazi verdi di 70 metri quadri verrebbero affidati ad associazioni di abitanti e condomini che trarrebbero dagli orti anche frutta e verdura per proprio uso. Per questo progetto verrà avviata una raccolta firme.

Elegia

Vediamo
quanto ancora
questo stronzo
ci mette
a togliersi
dai coglioni.

(Colonna sonora: Plakkaggio HC, Granito)

venerdì 24 giugno 2011

L'inspiegabile equilibrio della bicicletta

Tendiamo a pensare alla bici come a una macchina (quasi) perfetta, i cui segreti sono stati ampiamente scandagliati e risolti. Invece non è così. Sull'ultimo numero di Science è uscito un lungo saggio dedicato alla bicicletta. Lo trovate digitando su google: Science bicycle stability. Come fa la bici a recuperare la stabilità dopo una buca, uno sbandamento, ecc.? Fino ad ora si era creduto che bastasse l'effetto giroscopico. Ma la massa rotante della ruota anteriore è insufficiente a giustificare questo recupero di stabilità, in quanto inferiore alla massa complessiva dell'intero mezzo. Lo stesso dicasi per la tendenza di una ruota a riallinearsi alla direzione del moto. I ricercatori sono al lavoro per tentare di capirne di più del velocipede e del suo straordinario funzionamento. Speriamo che tengano in conto anche il ciclista, un aspetto non indifferente.

giovedì 23 giugno 2011

La ruota di bici glorificata da Capossela

Mi piace il video e il brano di Vinicio Capossela Pryntyl, che fa parte del suo ultimo doppio cd. Per fortuna nel video c'è una ruota di bicicletta, per cui ne posso parlare anche qui. Attenzione: Nettuno si fa chiamare Nunù. "Ascoltate come sturo l'abisso".

Parole in libertà su "Il Sole-24 ore"

Ogni giorno giornali e riviste pubblicano qualcosa sulla bicicletta. Si fa fatica anche a trovare il tempo di leggere questi articoli. Per chi conosce un po' l'argomento non c'è quasi mai qualcosa di interessante. Però sono sempre letture istruttive. Misurano il grado di preparazione di chi scrive e anche dove si vuole andare a parare. Sentite questa. L'articolo è apparso su "Il Sole-24 ore di lunedì 20 giugno, a pag. 32. È firmato da Dario Dongo. Si parla di standard di sicurezza, un tema spinoso che, per esempio, metterebbe fuori legge Sabrina, non vi azzardate! Ecco l'incipit:

«I "pedali" sono in vetta ai mezzi di trasporto ecologico e il loro regolare utilizzo garantisce un prezioso contributo anche alla salute. Fondamentalmente però - dato che la scarsa presenza di piste ciclabili su tutto il territorio rappresenta già uno scenario poco favorevole - è prestare la massima attenzione all'efficienza del mezzo».

E adesso ritiriamoci a riflettere.

Una questione su cui riflettere

Ho letto sul blog di ciclistica.it una interessante proposta che mira ad aggregare le forze e le realtà del ciclismo urbano e critico presenti a Roma. Partiva da una non diplomatica affermazione di Rotafixa ("la critical mass ha rotto il cazzo. andiamo avanti?"). A me la CM non ha rotto niente, ci vado, mi piace (appuntamento questo venerdì, 24 giugno, ore 18, via dei Fori Imperiali, palo 27, Roma). Quindi all'inizio ho pensato: ci risiamo. Poi, nel lungo succedersi dei post, il pensiero si chiariva: non negare o rifiutare la CM, ma fare anche qualcos'altro. Qualcosa in più rispetto a quanto già fa il coordinamento Di traffico si muore, che a Roma costituisce una novità per quanto riguarda i rapporti (se così li vogliamo chiamare) con le istituzioni: ha aggregato un gruppo abbastanza eterogeneo di ciclisti e ha ottenuto qualche risultato. A parte lo scivolone terrificante del brindisi con Alemanno, che ce lo potevamo risparmiare e che non ho digerito.
Personalmente resto molto legato al mondo delle ciclofficine ed è evidente che le istituzioni mirano a raccogliere voti, a fare appalti e a stravolgere ogni progetto. Basta guardare il Ponte della Musica: un'autentica stronzata, in termini urbanistici.
Voglio però riportare quanto scritto su ciclistica da mammifero bipede. Sto riflettendo su questo tema e invito anche voi a farlo, se abitate a Roma. In grassetto un eccellente ritratto dell'associazionismo romano (fin troppo diplomatico):

"Uhm...
Intuisco dove vuoi andare a parare e sono sostanzialmente d'accordo.
Ma... bisognerà operare tutta una serie di passi preparativi.
In primo luogo va smontata l'estrema polverizzazione di autoreferenzialità del mondo ciclistico/cicloattivista/ciclourbano. Sperimento da anni un proliferare di "mosche cocchiere" che dall'alto di associazioni reali o presunte tali, di "soci iscritti" veri o millantati, pretendono di interfacciarsi con i referenti amministrativi in maniera totalmente autocentrica e slegata da qualunque tipo di concertazione collettiva e condivisa. Ognuno ha la sua "priorità", che siano le piste ciclabili, il Piano Quadro, gli itinerari nel verde, i marciapiedi ciclopedonali, i "circuiti per l'allenamento dei giovani sportivi" (che Allah li strafulmini!!!), e proprio non entra nella zucca a nessuno che divisi non concludiamo nulla.
Dall'altra parte c'è il mondo delle Cicloff. e della Massa, che è per sua natura anarchico ed orizzontale, e non vedo come possa ingoiare una struttura "verticale" come quella che proponi senza un'infinita serie di distinguo e di obiezioni e di cavilli e di questioni, ecc. ecc...
Insomma, sì, può essere un punto di arrivo auspicabile e forse al momento attuale l'unico strumento in grado di incidere fattivamente, ma la strada da percorrere è tanta e dove passi esattamente non è affatto chiaro".

Non è facile mettere insieme persone diverse, evitando che si cada nel protagonismo e nell'autoreferenzialità. O nella mistificazione. Non so se ne ho voglia. Forse però bisogna almeno pensarci.

mercoledì 22 giugno 2011

Il "nuovo" bike sharing a Roma

Due giorni fa l'Assessore all'ambiente del Comune di Roma, Marco Visconti, ha annunciato una nuova fase nel servizio di bike sharing della Capitale. 'Il servizio di bike-sharing che attiveremo a Roma, sarà una vera e propria rivoluzione, destinata ad incidere sull'offerta di mobilità in particolare nel centro storico della Capitale'', ha detto (la notizia, datata 20 giugno, è qui). Purtroppo è già chiaro che il nuovo servizio di noleggio bici non sarà una rivoluzione, anzi ripeterà gli errori del passato. Si prospetta un nuovo fallimento. Visconti ha promesso che "entro 5-6 mesi le postazioni del bike sharing dovrebbero passare dalle 29 attuali a 70 con un nuovo modello che segue quello delle altre capitali europee". Sfortunatamente non è vero. Innanzitutto, le capitali europee, e anche le piccole città, offrono un numero di postazioni e biciclette decisamente superiore. A Roma ci vorrebbero almeno 300 postazioni. Pensate che in una città come Parigi (dove il bike sharing funziona) le biciclette a disposizione sono 20.000, le stazioni 750, gli abbonati 10.000) Basta dare un'occhiata alla mappa mondiale del bike sharing, che si trova qua, per rendersi conto di come funziona mediamente questo servizio.

1) Si spera che nella riforma prospettata dal'assessore Visconti, la prima mezz'ora di prestito della bici sia gratuita, altrimenti verrebbe meno il concetto stesso di bike sharing, com'è avvenuto finora nella Capitale.
2) Un altro tema importante riguarda i percorsi. Il turista che arriva a Roma e prende in prestito una bici per girare in città, deve potersi muovere su una rete di percorsi consigliati, in cui il manto stradale sia in buone condizioni e la velocità dei veicoli a motore non superi i 30 Km/h. Non stiamo parlando di piste ciclabili: è impossibile, e anche inutile, per motivi di spazio e di costi, realizzare piste e perfino corsie ciclabili ovunque. Ma a Roma manca completamente una mappa di percorsi consigliati per le bici.
3) Un serio problema sono i furti. Nell'ultimo anno sono state rubate 400 biciclette del noleggio comunale. Il servizio di bike sharing passerà ai privati in cambio di pubblicità, ha promesso il presidente dell'Associazione Roma Servizi, Massimo Tabacchiera. Così è in quasi tutte le città. Ma ciò non impedirà i furti, se non verranno prese misure adeguate. Le bici del bike sharing di Roma non sono affatto appetibili, in quanto di scarsa qualità e in cattive condizioni; questa massiccia ondata di furti, in pieno centro storico, costituisce forse un vero e proprio sabotaggio da parte di qualcuno infastidito da questo nuovo sistema di mobilità. A chi potrebbere dar fastidio il bike sharing? Pensateci un attimo. In Italia come tocchi le lobby, si scatena il putiferio e tutto viene lasciato come prima. Anche l'idea di ampliare a sole 70 stazioni il servizio, appare un grosso favore a chi trasporta persone e turisti in altri modi. Quindi se non verranno prese misure adeguate, è lecito pensare che anche il "nuovo" bike sharing verrà boicottato con altri furti.
4) Un ultimo aspetto riguarda la scelta delle bici e la loro manutenzione. Le bici del noleggio sono di cattiva qualità. Spero solo che non siano state pagate troppo. Per una bici che deve stare sotto l'acqua, viene usata da persone diverse, che non ne sono proprietarie, ecc. può essere anche una scelta condivisibile. Inutile spenderci tanto se queste bici vengono un po' maltrattate e sono impiegate su percorsi brevi. Eppure, vanno in ogni caso manutenute. Da come sono ridotte quelle attuali, penso che la manutenzione di queste bici sia sporadica, al punto da metterle ko. Chi va in bicicletta sa che basta una ruota sgonfia a produrre una foratura e che una catena priva di lubrificazione rende la pedalata e la cambiata problematica. Anche di questo si dovrebbe occupare l'Assessore Visconti.
Anche qualora il "nuovo" bike sharing fosse soltanto un'operazione di facciata, come sembra, che sia almeno credibile. Nessuno può pensare che si faccia la rivoluzione con 70 postazioni a rischio sabotaggio e rapida obsolescenza.

Secondo me c'è un'ennesima bufala in arrivo, a danno dei cittadini e dei turisti. Ma le elezioni comunali si avvicinano.

martedì 21 giugno 2011

Carovana ciclistica Milano-Roma / 5

Ricapitolando, la carovana Milano-Roma organizzata dal Touring Club Italiano è stata scandita dalle seguenti tappe: Milano-Parma (10 giugno); Parma-Bologna (11 giugno); Bologna-Firenze (12 giugno); Firenze-Pienza (13 giugno); Pienz-Orvieto (14 giugno); Orvieto-Roma (15 giugno). Per quanto mi riguarda, ho coperto circa 750 Km, compreso un percorso notturno - denominato tappa 3bis da chi vi ha preso parte - per cercare di andare a votare ai referendum nella città di Firenze.
A Parma, confortato dai consigli del dott. Guido, si prende il preaperitivo (birra e gassosa si impone come la bevanda più gettonata). Poi è la volta del talkshow e poi c'è l'aperitivo, con parecchia sostanza solida di ottima qualità. In realtà, quando hai molta fame non distingui molto fra buono e cattivo, dolce e salato, verdura, carne, formaggio. Va bene tutto, come se il corpo fosse una caldaia, un termovalorizzatore, che però va solo a biocarburante, quindi sano, a parte gli eccessi di "perpetual motion food", che li paghi il giorno dopo a caro prezzo.
Vecchie abitudini da frequentatore di ostelli della gioventù del Nord Europa impongono pure qualche prelevamento di cibo per l'indomani. Poi, come se non bastasse, si va anche a cena. Ma fino a Parma è stata tutta pianura, a parte una salita ripidissima verso un santuario (mi pare). Alla fine della salita alcuni mi chiedono quali rapporti monto. Non lo so. Mi metto a contare i denti. Scopro che il rapporto più leggero sulla mia bici è il 38 x 22. E la bici pesa un sacco. La borsa davanti contiene un multitool, il coltellino svizzero, il kit per riparare le forature, portafogli, macchina fotografica, ecc. Insomma, una dozzina di chili. Inoltre, come ho detto, pedalo con i sandali e le gabbiette fermapiedi. Non voglio assolutamene fare l'eroe. Il sagittario è un segno contraddistinto da notevole ottimismo, talmente debordante che a volte sconfina nell'imbecillità. Spero di non pentirmi di aver trascurato completamente la questione dei rapporti sulla lunga distanza.

Carovana ciclistica Milano-Roma / 4

A Roncole siedo a tavola a fianco del dott. Guido, che diviene presto un punto di riferimento. "Non bisognerebbe bere vino durante la tappa", dice, mentre verso il secondo bicchiere. Mi fermo. Poi, però se lo versa lui, quindi bevo anch'io. Mangio parecchio, con la scusa che fino a Parma è tutta pianura. Ma è lunga. Anche altri faticano a trattenersi. Si fa amicizia con qualcun altro, dopo lunghe chiacchierate con alcuni sulla strada. È dura rinunciare all'ennesimo gnocco fritto. Poi si entra a Parma. Forse la più bella foto che ho fatto durante il viaggio è questa. Un carvovaniere che conversa amabilmente con un anziano ciclista urbano del luogo.
Nei giardini del Parco Ducale c'è il talk show e l'aperitivo.
   
Ma la cosa più bella sono i tricicli autocostruiti a disposizione dei bambini.
 La mattina dopo si riparte. Obiettivo: Bologna.
Un orrendo pezzo di metallo mi ricorda in che mondo viviamo, nonostante le strade secondarie, i magnifici panorami e i compagni di viaggio.
Il passato (il suv di Vattelappesca) e il futuro (la bici d'acciaio italiana)
Le persone con cui mi sto dirigendo a Bologna sono tutte simpatiche. Il ciclista è simpatico, perché pure se nasce antipatico, poi le endorfine che si sprigionano nella pedalata, la continua alternanza di fatica e rilassamento fisico, tra fame e sazietà, finiscono per riplasmarlo. In questa carovana, poi, dicono tutti cose intelligenti, oltre che spiritose. Non lo garantisco per la media dei cosiddetti ciclisti "sportivi": a volte le endorfine li fanno blaterare.