martedì 27 maggio 2008

Gita a Gaeta

Eterno
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Temporaneo : la lumaca di Gio

lunedì 26 maggio 2008

Un punto di partenza?

«Oggi c'è da aver paura a girare per le strade di Roma. Siamo di fronte a una situazione di emergenza». Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno. È quello che provano tutti i giorni coloro che usano la bici per spostarsi nella città. Gli incidenti mortali si susseguono, ma sono soltanto la tragica punta di un iceberg fatto di parcheggi selvaggi, eccesso di velocità, una rete di trasporto pubblico a dir poco inaffidabile e misteriose politiche per la mobilità.

108: la mia prima fissa


Fare una bici economica con componenti di buona qualità e con una storia alle spalle si può.
Ma ti devi sbattere. Io mi sbattei. Ecco la "108", la mia prima, e probabilmente unica, bici a ruota fissa. Incidentalmente, tutti i pezzi sono fabbricati in Italia. Mozzi, movimento centrale, guarnitura sono Campagnolo. Telaio e forcella li ho trovati per strada.
Il prezzo? 108 euro. Le ruote hanno i tubolari: «La bici da pista ha i tubolari», ha detto il ciclista, e non ho osato obiettare, sbavando davanti alle splendide ruote; sicuramente hanno corso al Velodromo Olimpico. Lo so, la forcella è orrenda, ma non vorrei trasformare la 108 in una 170, o peggio ancora. Le ruote hanno i raggi saldati , all'antica, per rendere la ruota più rigida. Il movimento centrale l'ho pagato 8 euro sul web, il manubrio e i pedali ce li avevo, tutto il resto - compresa la meritatissima mano d'opera - era nelle oscure profondità di una bottega onesta ed efficiente. Sui prezzi: rompete le scatole, girate, chiedete sconti, guardate sul web, non fatevi prendere dal feticismo, fate tante addizioni e sottrazioni, ecc. E la fortuna vi sorriderà.

venerdì 23 maggio 2008

Il grande mito della fludificazione del traffico

Uno dei nuovi idoli delle attuali città italiane sono le strade nuove e larghe. L’idolo da adorare, in particolare, è la fine del traffico. Si offre in pasto all’opinione pubblica l’idea che una strada larga fluidifichi e alla fine annulli le code di auto e mezzi pesanti. Ma l’esperienza dimostra che il traffico si elimina riducendo i veicoli in circolazione, non allargando le strade. A Roma, nel mio quartiere, Monte Mario, hanno da poco inaugurato la via Trionfale bis, un tratto a senso unico a due corsie che si affianca alla vecchia via omonima. Strada nuova, bellissima, con curve leggere e rotatoria al passo con i tempi al posto del semaforo.
Prima considerazione: a fronte di un limite di velocità a 50 Km/h, la velocità media dei veicoli è 70-80 Km/h. Spero che i guard-rail e le fioriere non riducano la nuova strada a un altro spaccato di Baghdad, come è accaduto nella Galleria Giovanni XXIII e come accade altrove.
Seconda considerazione. Si dice sempre che non c’è posto per le piste ciclabili, che Roma ha una pianta antica e medievale, ecc. Mi chiedo, allora: costava molto aggiungere un metro e mezzo di pista ciclabile fuori dal guard-rail per pattinatori, ciclisti e, scusate se è poco, in questa strana autostrada con limite a 50 Km/h (virtuale? concreto?), per i pedoni?
Terza considerazione: mi pare di capire che sulla via Trionfale bis, o come si chiama, non passeranno né si fermeranno gli autobus, perché non c’è posto né per le fermate, né ci sono marciapiedi. È il classico esempio di nuova strada “autostradale” ad uso urbano, dove i ciclisti si avventureranno invocando il loro dio, se ce l’hanno. Un nuovo modo di proporre l’idolo della fluidità, dove si passa (e ci si blocca) solo dentro un auto o un potente scooter; dove la presenza dei pedoni e dei ciclisti non è prevista né dal geometra, né dall’ingegnere, né dall’architetto, né dal politico di turno, in alcun modo.
Strade a misura delle sette sorelle del petrolio, alla faccia dei quasi 140 dollari al barile, strade concepite esclusivamente per il traffico privato, in cui i limiti di velocità sono un’ipocrisia da tirar fuori solo in caso di incidente mortale, quando arriva la pattuglia dei Vigili Urbani del Comune di Roma, sezione antinfortunistica e, con aria professionale, comincia a fare i segni con la vernice bianca in terra. Andate a vedere su quali strade sono morte a Roma 170 persone nel 2007. A vicolo del Pellegrino? No, nella fluida via Cristoforo Colombo, nella fluida Casilina e nelle altre fluide arterie della Caput Mundi.

a Roma la più piccola pista ciclabile del mondo

I turisti che arriveranno a Roma in bicicletta per partecipare alla Critical Mass intergalattica della prossima settimana non dovrebbero farsi scappare l'occasione di visitare la singolare curva a sinistra (o a destra, a seconda del senso di marcia) che, ancora una volta, proietta Roma nel Guinness dei primati. La più breve pista ciclabile del mondo si trova nei pressi di Ponte Milvio.



giovedì 22 maggio 2008

Latte crudo a mezzo euro

Il 24 e 25 maggio la Coldiretti organizza "Stalle aperte". Hanno aderito numerosi allevamenti, nei quali i cittadini potranno acquistare un litro di latte a 0.5 euro. Si tratta di latte crudo, non pastorizzato e raffreddato appena munto, che è molto più nutriente e saporito.
Oggi gli allevatori producono il latte a 0.42 euro. Il resto del costo - che arriva a 1.60 - 1.70 euro al litro - deriva da lavorazione, confezionamento, trasporto e vendita. Sono la benzina, il cartone, i negozianti che aumentano di altri 10 centesimi a far lievitare il prezzo.
Gli allevatori italiani, nonostante l'aumento di mangimi ed energia, si sono dichiarati pronti a bloccare il prezzo di vendita del latte alla stalla.
Il latte crudo normalmente si trova a 1 euro (a Roma). Senza imballaggi, più economico, non annacquato.

Ieri Roma in tilt





Ieri Roma si è allagata, il traffico si è bloccato, in tilt molti semafori, la metro ferma per un po'. L'Aniene è straripato, svincoli autostradali chiusi, autobus dirottati, disagi, danni, il livello del Tevere è salito. 400 richieste ai Vigili del Fuoco.




Scusate, non ci siamo accorti di nulla.

Roma: soste ingombranti e irregolari (ore 8-8.15)

Stamattina mi sono preso la briga di scattare qualche foto-ricordo, mentre me ne andavo al lavoro in bicicletta. Le immagini sono state scattate tra via Trionfale e viale Mazzini. È normale che le auto più grandi non trovino posto. E che parcheggino nel posto dei disabili o in curva, sì da creare pericoli ai pedoni e ai ciclisti.
«Eh, ma scusi, come faccio a parcheggiare il mio "Poltergeist demoniache presenze 4000 cc." sotto casa, se non ho spazio sufficiente?».
«Bisogna costruire altri parcheggi, anzi trasformate la città in un parcheggio, adattate le catacombe di San Callisto a parcheggio».
«Edificate grattacieli-parcheggio, ma sotto casa mia; non sia mai che io debba camminare (che parola volgare) per 400 metri, con la glicemia e il colesterolo che mi ritrovo, dovesse farmi bene». Tanto nessuno dice niente. Le foto sono state scattate nel giro di un quarto d'ora (ho visto altre tre auto nelle stesse condizioni, indovinate che tipo di auto era?). Un frammento che vale per un'intera città, vittima dei mezzi a motore e dell'idiozia umana.




mercoledì 21 maggio 2008

Pioggia in bici


Dopo due giorni trascorsi da sardina nell'inquinante, stamattina, nonostante la pioggia, i quadricipiti e tutti gli altri muscoli reclamavano a gran voce la pedalata e l'aria aperta. Ho tirato fuori una mtb bella pesante, con tanto di portapacchi, e via sotto l'acqua.
Non ne potevo più. L'equipaggiamento è il solito (giacca di goretex, pantaloni impermeabili con sotto i pantaloncini da ciclismo, sovrascarpe (by Tucano, 20 neuri, se non ricordo male). E, ovviamente, lo zaino con vestiti asciutti chiusi in sacchetti di nylon.




Ho preso pure poca pioggia. Il Tevere era gonfio, le strade piene di grosse pozzanghere.
Ho incontrato diversi animali e un pastore.

martedì 20 maggio 2008

Misure anti-ladro

Non esiste un rimedio universale. Se se la vogliono fregare, ce la faranno. Ma possiamo mettere i bastoni fra le ruote.

Come dice il Sor Mariano, «Anche i ladri sanno quanto valgono certi componenti». Per i giri urbani che prevedono soste al palo è meglio usare una bici non costosissima. Ma è altrettanto vero che una qualunque bici nuova, anche se comprata all’Ipercoop, attira inevitabilmente gli sguardi, anche di ladri meno competenti.

Uno dei sistemi più utili è la mimetizzazione del mezzo. Da questo punto di vista, le bici si dividono in due grandi categorie: quelle che si possono legare a un palo ritrovandole, e le altre. Mi hanno riferito casi in cui il ladro ha segato il telaio per portarsi via la bici, se vogliamo ancora chiamarla così.

Proteggere il proprio mezzo richiede una serie di cautele. Per renderlo meno appariscente, si può riverniciare rozzamente, sverniciare e trattare con smalto trasparente, tenerlo un po’ impolverato, con un po’ di morchia e di fango addosso. Le parti in vista (pedali, manubrio, sella) devono essere poco nuove, magari anche volutamente trascurate. Su un movimento centrale, un cerchio, una catena si può spendere qualcosa in più. Se comprate una bici nuova cambiate per un po’ qualcuno dei pezzi con componenti vecchi e arrugginiti, finché il suo aspetto non si umanizza (non si graffia e sporca un po’).

La catena per legare la bici dev’essere solida. Meglio se ne avete un paio, una delle quali può essere più leggera. Una catena e due fili d’acciaio sono il massimo: l’idea è quella di scoraggiare il ladro o creargli problemi

Uno-due trucchi aggiuntivi. Adesso non cominciate a spargere la voce. Il primo è un lucchetto fissato tra corona e catena. Un eventuale ladro non se ne accorgerebbe facilmente, ma al momento di saltare in sella capirà che c’è un problema in più. Si possono aggiungere anche corde con nodi complicati, con cui legare le ruote al telaio. Soprattutto al buio questi rimedi possono creare qualche problema.

Molti rimuovono la sella, nel caso questa abbia la levetta, e se la portano appresso.

A proposito di buio, di notte non lasciate la bici per strada, a meno che sembri un reperto archeologico. Si fregano tutto, di notte, anche perché non ci si vede bene. E il ladrone al buio lavora con più calma.

Un altro stratagemma è scalare alla marcia più leggera, in modo che un eventuale acquisitore del nostro mezzo, cominciando a pedalare, entri un attimo nel panico.

Chi sa l’inglese, può consultare anche la voce Wikipedia ‘Utility cycling’. Non aggiunge molto a quanto detto, ma cita il caso delle bici pieghevoli, usate anche per evitare i furti, come nel caso della Spagna (penso in particolare a Barcellona e Valencia) La pieghevole l’ho provata, ma non mi ha esaltato, con quelle ruotine...Una volta ho provato anche il monociclo: è impossibile salirci. Non è facile rubare un monociclo, salendoci in sella. Questo potrebbe suggerire una serie di bici inguidabili che creino problemi ai ladri, ma che il proprietario abbia imparato a domare.

I furti delle ruote si prevengono, o limitano usando attacchi tradizionali a dado, oppure fissando lo sgancio rapido con delle fascette grosse di plastica (portando appresso una forbicina, se si fora e si deve cambiare la camera d’aria). Sono in vendita anche attacchi della ruota con brughole pentagonali (in vendita sul sito della “Stazione delle biciclette”, con relativa chiave).

Un grosso problema deriva dalla mancanza di parcheggi specifici per biciclette, attrezzati con strutture che permettano di assicurare a dovere il mezzo, quando non addirittura sorvegliate.

lunedì 19 maggio 2008

La responsabilità sociale dei prodotti ”usa e getta”

Nelle acque dell'Oceano Pacifico navigano 100 milioni di tonnellate di plastica, ripartite in due enormi isole galleggianti. La notizia, ripresa tra gli altri dal Corriere della sera del 23 febbraio 2008 ha destato scalpore, anche perché assomiglia a quelle storie inverosimili, tipo il coccodrillo bianco nelle fogne di New York. Questa notizia, però, è vera. L’oceanografo Charles Moore studia queste masse di plastica dal 1997, anno in cui le ha scoperte. Queste masse di rifiuti si sono formate negli anni Cinquanta del Novecento e crescono costantemente, alimentate da navi e piattaforme (20%) e dalla terraferma (80%). Nonostante gli studi, appare difficile che qualcuno possa risolvere rapidamente il problema. La plastica prodotta ce la teniamo, questa è la lezione più importante. E le grandi multinazionali devono produrre plastica, perché la plastica è un derivato del petrolio e siccome consumiamo benzina, la plastica va usata, e ce la teniamo tutti, anche chi non usa l’automobile e chi consuma poca plastica.

Vorrei commentare i dati apparsi su articolo del Sole-24 ore, 25 febbraio 2008, p. 18. Il mercato dei prodotti “usa e getta” vale oggi in Italia 4.3 miliardi di euro. Questo enorme giro d’affari significa posti di lavoro, comodità per gli utenti, ma anche enormi costi ambientali, che soltanto nuovi comportamenti generalizzati dei consumatori e nuove politiche ambientali potrebbero risolvere. Per quanto riguarda le stoviglie monouso di plastica, l’Italia si colloca in testa alla graduatoria europea. Un primato non invidiabile, viste le pesanti ricadute ambientali. Va inoltre ricordato che il nostro paese è al primo posto anche per il consumo di acqua minerale, la cui massima parte viene venduta in bottiglie di plastica non riutilizzate. Un consumo quasi sempre immotivato, data l’ottima qualità dell’acqua che esce dal rubinetto di casa.

Nel 2007 il settore è cresciuto di 5% in termini di quantità e del 3% per quanto riguarda il fatturato. La metà del mercato si concentra al Sud. Decresciute, invece, le vendite dei piatti di cartone (-5.4%). La carta (fazzoletti, carta igienica, ecc.) ha segnato una decrescita dell’8.3% dal 2006 al 2007.

Una serie di dati per l’intero comparto, elaborati dal Sole-24 ore su dati Istat, Aippm, Gfk, Fater, Federchimica, ci fa rendere conto di quanto la plastica monouso invada le nostre discariche, molto più di quanto non venga riciclata. Il riciclaggio, inoltre, è l’ultima spiaggia nella catena del consumo, perché costa e ha anch’esso un costo ambientale ed energetico. Ecco i dati (valori in milioni di euro):

Carta

Carta igienica: 878

Asciugamani: 221

Vassoi, piatti, scodelle, bicchieri, ecc.: 303

Tovaglie, tovaglioli: 258

Articoli domestici e ospedalieri: 198

Fazzoletti: 189

Plastica

Bicchieri: 200

Piatti: 140

Penne a sfera: 67

Altre stoviglie: 60

Rasoi gettabili: 150

Accendini: 6

Altri beni

Pannolini per bambini e adulti: 1.045

Assorbenti e tamponi: 270

Batterie non ricaricabili: 300

Macchine fotografiche usa e getta: 20

Se tutti gli italiani impiegassero rasoi elettrici, non comprassero acqua minerale in bottiglia e usassero batterie e penne stilografiche ricaricabili, il risparmio ambientale sarebbe enorme. Piccole consuetudini cambiano il mondo, se vengono praticate da una grande quantità di persone. Ma l’inerzia è molta, e quella italiana è a dir poco spaventosa, in tutti i campi. Quindi l’unico rimedio è quello legislativo, anche se molte leggi ambientali esistono solo sulla carta. Per esempio, tassare le batterie usa e getta, molto inquinanti. Il costo delle batterie ricaricabili è ormai molto basso e la loro efficienza energetica è pari a quella delle migliori batterie “usa e getta”. A questo punto, perché aspettare? Il sospetto è che ci siano molti interessi economici: nei supermercati e nei negozi più piccoli, si trovano facilmente le batterie “usa e getta”, mentre quelle ricaricabili sono cosa da addetti ai lavori? Per quale motivo, visto che il costo è ormai pressoché lo stesso, con il vantaggio che la pila ricaricabile può essere ricaricata decine di volte con un grande risparmio?

mercoledì 14 maggio 2008

Critical Mass: la voce del pedale

Il 31 maggio alle 16, presso i giardini di Piazza San Giovanni, si fa un giro per Roma tutti insieme. In bici, monociclo, draisina, triciclo, cicloplano, skate-board, pattini, ecc. Tutti coloro che almeno due volte all'anno vanno in bici, dovrebbero partecipare alla Critical Mass, per fare gruppo e dire "eccomi".
Si potrà passeggiare insieme per far sentire la voce del pedale, bistrattata e trasformata in concetti astratti, mentre le città rimangono invivibili, perpetuando le abitudini indotte dall'industria dell'automobile e del petrolio.
Lunghe file nelle città, nonostante un aumento quotidiano del petrolio, segnalano le pigre abitudini degli italiani. Evidentemente, l'orgoglio di essere schiavi causa la paura di essere liberi. Eppure - non so se per un pugno di dollari o per respirare aria più pulita - le abitudini stanno lentamente cambiando...


martedì 13 maggio 2008

Cosa dovrebbe fare un mobility manager

La figura del mobility manager è sempre più conosciuta: è un dirigente (manager) incaricato da un’azienda di gestire la mobilità (mobility) dei lavoratori da e per il luogo di lavoro. Quindi, nella lingua di Dante, mobility manager significa “dirigente della mobilità”. In alcuni paesi europei è stato licenziato perché la mobilità è ormai perfetta. Pensiamo al Nord Europa meno densamente popolato e meglio organizzato. Da noi stenta ancora ad affermarsi ed è impegnato in progetti quali il car sharing, la diversificazione degli orari per attenuare gli effetti delle ore di punta. Immagino che a Roma il mestiere di mobility manager sia particolarmente difficile; ovviamente, non parlo di chi fa finta di fare il m.m., ma di chi prova a farlo in modo serio. In generale, però, i m. m. mancano di slancio verso il futuro. Mi spiego meglio. Cercano di gestire lo statu quo, senza provare a suggerire ai dipendenti delle aziende un modo alternativo di spostarsi, o a offrire strumenti e incentivi utili a un cambiamento di mentalità nel modo di raggiungere il luogo di lavoro. Per esempio, immaginate che l’azienda vi metta a disposizione una colonnina di ricarica elettrica per cinque anni. Non sareste invitati a comprare un motorino o un’auto elettrica? Quanto costa a un datore di lavoro approntare una colonnina elettrica? Quando costa la corrente? Ecco, sarebbe necessario investire per il futuro.

Per favorire gli spostamenti in bicicletta, non sarebbe utile un piccolo locale con armadietti, anche autogestito, dove potersi cambiare e darsi una sciacquata? Anche se al momento in un dato luogo di lavoro sono presenti pochi ciclisti, i titubanti e i desiderosi non sarebbero forse spronati da un’iniziativa del genere?

Venendo alla questione dei bike sharing, che a Roma stiamo ancora aspettando (ma senza trepidare, abbiamo le nostre bici e le usiamo): non sarebbe stato meglio cominciare con un uso gratuito del mezzo, per far abituare all’idea decine di migliaia di cittadini, invece che cominciare subito a proporre 1 o due euro all’ora (passata la prima ora o mezz’ora)? Sarà vero che il bike sharing deve favorire la mobilità ciclistica, non le passeggiate in bici, ma, vista la conformazione di Roma, si poteva offrire uno strumento in più. Se il progetto pilota fallisce per scarso consenso, le bici moriranno sotto una coltre di polvere, come già è successo in altre analoghe iniziative mal gestite.

venerdì 9 maggio 2008

Nostalgia ciclistica del '68

Nostalgia del '68, di fronte all'omicidio di Verona. Il '68, «di cui si fa un gran parlare. ma adesso non c'è neanche la ribellione. le cose oggi sono molto diverse. Allora, pur tra tante contraddizioni, c'erano almeno degli ideali. oggi, invece, c'è il vuoto». Non lo ha detto il subocomandante Marcos, ma il cardinal Tarcisio Bertone. Manca la tensione, ma anche le prospettive verso cui tendere. Allora, dove tendi? Al nulla. Dove sei '68, dove siete domeniche senza auto? Dov'è il '77? Il sapore delle vecchie tappe del Giro d'Italia, ora che sta partendo il nuovo. Il vuoto di oggi non è il vuoto taoista e/o trozkista, una demolizione per ricostruire, ma un nichilismo esasperato che cresce come un'erbaccia sul tessuto sociale, un modo di vedere le cose in cui si crede che tutto sia intercambiabile.
Permettetemi ora di spostare il discorso sul traffico urbano e sull'uso della bici. Dopo aver rischiato di ammazzarti non rispettando il Codice della strada, l'automobilista che fa? Alza la manina e chiede scusa, senza guardarti, perché si vergogna, e passa avanti. Intanto il cellulare gli vibra sullo scroto...

Surrealismo puro

Ieri, nel mio quartiere Monte Mario, Roma, Italia, dopo aver fatto i soliti 40 Km in bicicletta, prendo l’inquinante per fare il bollino blu, dopo aver fatto la revisione alla Motorizzazione, con controllo dei gas di scarico, ecc. (Pirandello? Beckett? Ceronetti?). Mi dirigo verso un’officina, ma non me la può controllare subito, devo lasciargliela (ho la bici in auto, che vi credete, quasi mai senza...). Cerco un posto, non lo trovo, gli dico che ripasso e buona serata carissimi, a domani, è stato un piacere.

Ieri, a Roma, la mia amica Maria ha impiegato 1 ora e 50 minuti per andare in autobus da Piazza Mancini a Viale delle Milizie. Perché? C'erano gli Internazionali di tennis. Se a Roma piove, tutti fermi sull'attenti. L'altro ieri c'è stato un incendio sulla Flaminia e c'è stato un intasamento totale. Possibile che sembra sempre che siano sbarcati i marziani? Oramai a Roma se c'è un tamponamento, si scava una buca per una riparazione, un Ape parcheggia in seconda fila, si blocca tutto. È proprio vero che Roma è magica.

giovedì 8 maggio 2008

Patentati e potentati

Leggo su Repubblica di oggi che la nuova legge sui neopatentati, che entrerà in vigore il prossimo 1° luglio, prevede alcune assurdità. I giovani appena entrati in possesso della patente potranno guidare un Suv da quattro tonnellate con motore 2800, ma non la Smart 750.

Le regole, per le quali la sicurezza stradale sembra non avere alcuna importanza, sono le seguenti:

1) dal 1° luglio chi entra in possesso della patente B non potrà guidare auto con potenza superiore a 50 kW per tonnellata. La polizia ai posti di blocco è chiamata a effettuare una serie di calcoli per verificare la potenza dell’automezzo, tipo astronauti dello Shuttle;

2) I neopatentati non possono superare i 100 Km/h in autostrada per tre anni. Quindi la polizia è chiamata a identificare l’età dell’autista a occhio: si consiglia l’uso di lenti bifocali...Oppure a fare controlli a campione, che saranno inevitabilmente inconsistenti;

3) I neopatentati, in caso di infrazione e per la durata di tre anni, perderanno il doppio dei punti della patente;

Non credo che un simile parto sia esclusivamente frutto della politica. Ci deve stato un brillante pool di ingegneri che ha studiato attentamente il caso. Invece di proporre una prova su autostrada all’esame, ci si è inventati l’escamotage dei tre anni a 100 all’ora, che appare ridicolo. Avrei preferito una prova su autostrada, una sul bagnato, maggiore insistenza sulle distanze di sicurezza- e sulla sicurezza in genere – nei corsi preparatori all’esame, da rendere obbligatori, e anche una prova di guida stradale in bicicletta, per far provare l’ebrezza di essere sfiorati dalle automobili in mezzo al traffico e per offrire un’alternativa all’auto alla fonte.

Ma perché chi vuole pilotare un aereo viene sottoposto a una miriade di controlli, a un corso serio, a ore di volo, e chi va in auto no? Guardate la pubblicità in tv e rispondetevi da soli.

Confessioni di maggio

1) È singolare la teoria di Michael Ross, politologo della Ucla, secondo il quale i paesi produttori di petrolio svilupperebbero una cultura più maschilista. L'emarginazione delle donne, più che alla religione, sarebbe da attribuire a ragioni economiche. Queste società ricche possono garantirsi manodopera dall'estero e possono evitare che le donne svolgano una professione. Per fare un esempio, in Arabia Saudita lavora solo il 3% delle donne. Un altro motivo per consumare meno petrolio e andare in bicicletta.
2) Stamattina avrei dovuto fare il bollino blu all'auto. Ormai mi muovo in auto più a causa dell'auto che per altri motivi: benzina al distributore dove costa meno, revisione, bollino blu, officina. È paradossale. Lunghe code di autobus e auto sotto casa mi ha fatto cambiare idea: ho lasciato perdere e ho preso la bici anche oggi. Questa settimana, finora, ho fatto 160 i Km in santa pace, a parte i soliti vaffa ad alcuni automobilisti pericolosi, distratti e prepotenti. Prendo il sole, i mozzi girano da soli, vado e torno, tutto gratis. Parcheggio dove mi pare, non trovo mai traffico. La solita vitaccia da privilegiati, PM 10 a parte.
3) Sarà una coincidenza, ma negli ultimi giorni ho parlato con tre persone che vorrebbero recarsi al lavoro in bici, ma devono presentarsi in giacca e cravatta, e quindi continuano a soffrire per un'ora e mezza nei loro abitacoli. A parte che si vedono molte persone in bici e vestite in modo formale. A parte che ognuno ha i suoi gusti (io non rinuncerei mai ai pantaloncini da ciclista d’estate, anche a costo di sobbarcarmi uno zaino un po’ sostanzioso). A parte tutto questo, la cravatta è un simbolo repressivo, che proviene credo dagli schiavi, fa respirare male, è pericolosa (perché ti ci puoi strozzare), inutile e ridicola. La dialettica abito-cravatta ha rotto le scatole. L’estetica della cravatta come capo d’abbigliamento azzardato in un contesto neutro o classico, tipo mi metto l’abito grigio con la cravatta rosa, le cravatte di marinella, i colori vivaci, ti ravviva il viso. È tutta paccotiglia novecentesca, è ora di finirla. L’obbligo della cravatta, portare rispetto per qualcuno mettendosi la cravatta, lo standard occidentale che la prevede anche per andare al bar, ecc. Sapete come si aggira l’ostacolo? Con gli abiti tradizionali. Nessuno può questionare se uno scozzese si presenta in kilt. Magari in bici si sta un po’ leggerini...Quindi avanti con le tradizioni popolari. Abbasso la cravatta, viva la bicicletta!

mercoledì 7 maggio 2008

Attese

Non vedo l'ora che si insedi la Carfagna. Pochi ministri, ma buoni.

Prova di ciclismo obbligatoria

Stabilirei una prova di ciclismo urbano per tutti coloro che sostengono l’esame per ottenere la patente. Solo salendo in sella a una bici e facendosi un giro in una strada urbana si può comprendere cosa percepisce un ciclista che si vede sfrecciare un veicolo a poche decine di centimetri. Il guidatore è desideroso di sorpassare per raggiungere velocemente le occupazioni essenziali che si addensano nella nostra vita moderna, tipo andare in palestra. Stamattina uno di questi guidatori mi ha sorpassato in curva su via degli Orti della Farnesina, entrando nella corsia opposta. Era sicuramente un astronauta atteso a Cape Canaveral per una missione spaziale. Poi l’ho incontrato al semaforo. Contrariamente alle ultime tre volte, non mi sono messo a fare il sermone, ho lasciato perdere.

martedì 6 maggio 2008

Petrolio a 122 dollari...

...anche a Roma, capitale europea per morti e feriti nelle strade (Eurostat).

lunedì 5 maggio 2008

Detersivi e detergenti ecologici

È iniziata la sperimentazione con detersivi e detergenti naturali. Dove? A casa mia. Ingredienti (per ora): aceto bianco, bicarbonato, lavanoci, alcool, succo di limone. Devo aggiungere un sapone di Marsiglia di discreta qualità. Non serviranno per effettuare tutte le pulizie, ma a semplificarle; sarà inevitabile ricorrere anche a candeggina e Lysoform, poiché un wc non si può pulire sempre e solo con il bicarbonato. È indubbio però che nelle nostre case ci sia un ricorso eccessivo a detergenti inquinanti; questa insistenza ha probabilmente cause psicologiche, che non stiamo qui a esaminare. Inoltre, la maggior parte dei detersivi e dei detergenti che usiamo a casa sono inutili e dannosi per la salute. Anche le loro confezioni usa e getta, di spessa plastica, inquinano molto. La nostra abitudine – parlo anche dello shampoo e del bagno schiuma – è intossicata da schiumogeni, coloranti, da improbabili essenze sintetiche e soprattutto dalle assurde stupidaggini propinateci dalla pubblicità e dalle etichette. La sperimentazione che ho deciso di portare avanti sarà lunga, laboriosa e fornirà dati precisi, che tutti potranno riprodurre a casa propria (metodo scientifico). Funzionari del partito taoista trozkista hanno sequestrato alcuni prodotti casalinghi, per interrompere l’assurda e costosa corsa a comprare i prodotti più disparati. Alcuni di questi prodotti fanno sorridere; c’è n’è uno specifico per “sbiancare le fughe delle piastrelle senza fatica”; nel retro riporta anche le istruzioni su come usarlo (metti il prodotto su una spugna e muovi la spugna sulla superficie): dev’essere nordamericano, in America mettono le istruzioni anche sul chewing gum. Ma la scintilla della rivoluzione l’ha procurata uno sgrassante e anticalcare “ai terpeni dell’arancio”. Sui terpeni ha suonato la campana: non ci vuole Gödel per capire che ci stanno prendendo tutti per i fondelli. Comunque voi continuate pure a lavare i vostri fondelli con prodotti specifici per il vetro trasparente, quello verde e quello marrone, o per il lavandino posizionato a est invece che a ovest.

Parentesi: a Roma finalmente ha aperto un punto vendita di detersivo alla spina, per ridurre di qualche unità l’afflusso costante nella discarica di Malagrotta di contenitori di plastica (il punto vendita si trova da Panorama, in via Tiburtina). In Nord Europa questo genere di iniziative è normale dal Neolitico e in Nord Italia dal Medioevo (n.b.: sto scherzando, non mettete queste informazioni nelle vostre ricerche scolastiche!). Noi, nel Lazio, piano piano, con la solita cautela, stiamo lentamente prendendo in considerazione la cosa, in attesa di vagliare attentamente, di sentire i poteri forti prima di muoverci... Ma ho deciso di andare oltre il detersivo alla spina e stoccare in casa alcuni ingredienti base, riducendo al minimo i contenitori ed eliminando alcuni detergenti definitivamente, come quello per pulire il forno; è in corso una trattativa familiare per eliminare il sapone liquido; mi si obietta: «È comodo».

Le proprietà essenziali dei detergenti sono poche: anticalcare, sgrassante, antibatterico. Come sempre, il web è pieno sia di cose interessanti che di stupidaggini. Il nostro è un approccio cartesiano, sia chiaro. Non pensiamo che si possa pulire il wc parlando con i batteri e convincendoli ad andarsene: se i nostri intrugli non funzionano siamo pronti a fare marcia indietro. Bisogna però tener conto di una cosa: a questi prodotti naturali manca l’aspetto spettacolare, non emettono profumi forti e non fanno la schiuma. Sono ben accetti tutti i consigli!

venerdì 2 maggio 2008

Lettera aperta ad Alfredo Milioni

Alfredo Milioni è il nuovo presidente del Municipio XIX di Roma


Caro Alfredo Milioni,

benvenuto alla guida del Municipio 19. Come saprà, il problema principale del nostro quartiere è il traffico. Si potrebbe dire che il consenso e la stima degli abitanti di Primavalle e Monte Mario si guadagnano attenuando il più possibile questo problema. Si tratta del problema principale di Roma, non facciamo eccezione. Per quanto riguarda il nostro municipio, basta ricordare il caso del senso unico su via di Torrevecchia, su cui esistono pareri discordi, ma che comunque non ha risolto il problema del traffico in quella zona. Molto si deve ancora fare.

Il primo problema riguarda le ore di punta e la coesistenza di traffico automobilistico e sosta in seconda fila di camion e furgoni su via Maffi e via Torrevecchia. Questo problema potrebbe essere risolto con orari precisi di carico e scarico merci, perché non è certo possibile impedire ai commercianti di ricevere le merci, le stesse merci che i cittadini del quartiere acquisteranno.

Qui, però, vorrei focalizzare il discorso sulla mobilità alternativa al traffico automobilistico, in particolare alla promozione dell’uso della bicicletta nel territorio del Municipio XIX. Le persone che oggi utilizzano la bici potrebbero crescere in futuro a livello esponenziale, se si creassero le condizioni per una maggiore facilità di spostamenti a pedali. Non so neanche se il Municipio XIX è dotato di un biciplan; sul web è facilmente rintracciabile quello di altri municipi di Roma, per il nostro nulla.

Ho letto pure le recenti osservazioni di Alberto Maltagliati (su www.torresina.net), riguardanti la pista ciclabile, e le condivido. Oltre ad aprire la ciclabile collocata sulla linea FM3, molto di più potrebbe essere fatto nelle sedi stradali normali per favorire l’uso della bici nel quartiere, con benefiche ricadute anche sui non ciclisti; penso soprattutto alle mamme con bambini piccoli, agli studenti che vanno a scuola a piedi, a chi vuole fare una passeggiata per strada, ai parchi giochi, ecc.

È innegabile che a Primavalle e a Monte Mario ci siano strade più adatte alle automobili e ai mezzi pesanti, che a chi va in bicicletta; è il caso di via Mattia Battistini, via di Torrevecchia, via Maffia, via Trionfale. Altre strade sono decisamente scomode per questi mezzi, anche per la presenza di auto in sosta. In queste strade secondarie si potrebbe realizzare un percorso consigliato per biciclette, come ho già proposto al Municipio XIX in passate riunioni. Non si tratta di creare piste ciclabili; la soluzione è molto meno dispendiosa. Il percorso consigliato, infatti, si crea limitando la velocità di tutti i veicoli a 30 Km/h e apponendo appositi cartelli con il disegno di una bici; al limite si possono installare dei dossi artificiali. Si tratta di un’operazione a basso costo: per farlo, ci vuole soltanto la volontà politica. Le ricadute sul quartiere saranno positive anche per chi non va in bici. Un percorso di questo tipo passa per strade in cui spesso il limite dei 30 Km/h è già presente e nelle quali, peraltro, a causa del traffico si va spesso a 5 Km/h!

Bisogna instaurare una logica alternativa all’uso dell’automobile. A livello di quartiere, gli spostamenti in bici sono più rapidi, non ci si deve preoccupare del parcheggio, non si inquina, non si ingombra, l’umore migliora, ecc.

Il Comune di Roma e il Municipio XIX devono assumersi soltanto l’onere di apporre la segnaletica recante impresso il disegno di una bicicletta, per ufficializzare la presenza di questo veicolo nel quartiere e incentivarne l’uso. Ufficializzare un percorso preferenziale per i mezzi a pedale vuol dire stabilire una nuova logica negli spostamenti del quartiere; inoltre i percorsi consigliati fungerebbero da progetto pilota per analoghi percorsi in altri municipi della Capitale.

I Vigili Urbani sono chiamati a favorire questo sistema a due velocità, reprimendo i comportamenti scorretti degli automobilisti, in particolare nelle zone a 30 Km/h dove transiteranno bambini, ragazzi, anziani, persone che in bici possono spostarsi nel quartiere e contribuire alla riduzione del traffico generato dai mezzi a motore.

Lo stadio della Roma, a Torrevecchia?

Avviso che si parla di Roma, Monte Mario, campanilismo puro. Sul Corriere della Sera, 1° maggio, sport, p. 11: a Torrevecchia, la famiglia Sensi possiede alcuni terreni. Dovrebbe, o potrebbe, nascere lì il nuovo stadio della Roma promesso da Alemanno in campagna elettorale. Un’altra sede probabile, forse per la Lazio, è la Bufalotta, una zona molto più vicina di Torrevecchia al GRA. Torrevecchia non regge al traffico attuale, nemmeno con il senso unico. Si dice che lì dovrebbe sorgere la Cittadella dello sport della Roma. È un’ipotesi improponibile. Ma, poi, perché i nuovi stadi non potrebbero sorgere fuori del GRA? I tifosi fanno troppa fatica a raggiungerli?

Domande post-elettorali

1) Ieri è apparsa un'intervista a Chicco Testa, alla guida di Roma Metropolitana, sul Corriere della Sera, Cronaca di Roma, p. 2. Titolo: "Io, solo garante della transizione, ho altri progetti per il futuro". Non saranno mica delle metropolitane mosse da reattori nucleari, visto il suo ultimo libro? La metropolitana di Roma è una delle poche al mondo in cui le bici non possono entrare mai.

2) Si insiste molto sul trovare una collocazione ai campi rom: è questa la scusa per tirare su una decina di grattacieli nella periferia di Roma? ("Grattacieli belli" invoca lo stesso Testa: sarà difficile, viste le splendide palazzine costruite a Roma da geometri che hanno preso il diploma per corrispondenza sull'Intrepido o il Monello).

3) Il 6 maggio la Commissione Europea deciderà sul Lazio, che non ha ancora inviato il Piano sulla gestione dei rifiuti. C'è rischio di pesanti multe. Chi le pagherà?

4) Che fine ha fatto il bike sharing? Partirà astutamente a fine novembre per incoraggiare anche i più pavidi all'uso della bicicletta? O a ferragosto, quando tutti sono in ferie? La campagna pubblicitaria è in mano alla Saatchi & Saatchi o a Oliviero Toscani?

giovedì 1 maggio 2008

Lista controllo bicicletta

PEZZO

SI (osservazioni)

NO (osservazioni)

Copertone anteriore: battistrada non consumato, non indurito e senza spaccature, gonfiato correttamente

Ruota anteriore: centrata, raggi integri e tesi correttamente, cerchione in buono stato

Mozzo anteriore: gira fluidamente, ruota fissata in modo corretto

Pattini freno anteriore: allineati correttamente, non consumati, gomma non indurita

Leva freno anteriore: comoda da raggiungere, fissata fermamente, non troppo gioco, cavo non danneggiato

Serie sterzo: non traballante, ruota correttamente

Manubrio: fissato bene e non distorto

Forcella anteriore: integra

Telaio: integro e non danneggiato

Freno anteriore: allineato correttamente, non consumato, gomma non indurita, cavo non consumato

Pattini freno posteriore: allineati correttamente, non consumati, gomma non indurita

Copertone posteriore: battistrada non consumato, non indurito e senza spaccature, gonfiato correttamente

Ruota posteriore: centrata, raggi integri e tesi correttamente, cerchione in buono stato

Mozzo posteriore: gira fluidamente, ruota fissata in modo corretto

Movimento centrale: non traballante, gira dolcemente, ghiere avvitate correttamente, ingrassato a sufficienza

Pedali: completi, girano liberamente, non piegati, avvitati bene

Corone: non piegate, denti non consumati

Deragliatore anteriore e posteriore: fissati correttamente, non piegati, oliati, cambio registrato

Catena: non consumata, non lenta, non arrugginita, oliata appropriatamente

Sella: fissata saldamente, il tubo nel telaio è sufficientemente lungo

Parafanghi: fissati bene; portapacchi: fissato correttamente; luci e catarifrangenti: integri e funzionanti