lunedì 31 ottobre 2011

Vietate le bici sulla ciclabile

Succede a Gavardo.

Fonte: Valle Sabbia

Biciclette pericolose

di val.
Per impedire situazioni di pericolo create da alcuni ciclisti ecco il divieto per le bici sulla ciclabile. Furbo stratagemma gavardese.
Il problema era reale: infilandosi nel budello di via Sormani i ciclisti sfrecciavano troppo vicini agli usci di casa creando situazioni di pericolo.
 
Curioso però che per risolverlo sia stato deciso di interdire il passaggio delle biciclette che sceglievano quella via uscendo da Gavardo per imboccare poi la Gavardina.Idem al contrario per coloro che percorrendo la Gavardina sulla due ruote vogliono poi proseguire in direzione di Salò. E non manca chi storce il naso:
 
“E’ un po’ come chiudere il trafifco alle auto perché c’è chi corre” dicono in molti.
Pericolo per pericolo: l’ordinanza in questione, infatti, obbliga i ciclisti a percorrere insieme alle auto un buon chilometro sulla Provinciale 116 ed impegnare anche la rotonda che porta alla tangenziale.

In Svizzera abolito il bollo per le bici

Fonte Italia oggi:

Dal 1° gennaio 2012, in Svizzera non sarà più necessario pagare il "bollo" per le biciclette. Non sarà più obbligatorio assicurare i velocipedi. Lo scorso autunno il Parlamento ha votato per una modifica al Codice della strada federale, abolendo la responsabilità civile obbligatoria per il ciclista e adeguare il Fondo nazionale di garanzia per il ciclista. In Svizzera, già oggi, la maggior parte dei ciclisti possiede un'assicurazione di responsabilità civile privata. 

Chiamale se vuoi ciclofficine

Fonte: Barisera

Ciclofficine per riciclare le bici

28 ott 2011
BARI – Rispolverando l’antico baratto, in cambio di una bicicletta vecchia sarà offerto un pernottamento nel Bed & Breakfast “Il viottolo” e un ticket per la degustazione di vini, se la bici è funzionante. Se invece è rotta, o si tratta di singole parti, in cambio si riceve solo il ticket per la degustazione.
Il progetto “La ciclofficina – ciclo e riciclo a sud-est” è nato da un’idea dell’associazione MurgiAmbiente, in collaborazione con il circolo di Putignano di Legambiente e finanziato dall’assessorato alla Mobilità della Regione nell’ambito del programma per la mobilità sicura e sostenìbile “Crea-Attiva-Mente”. Il progetto è stato presentato questa mattina dall’assessore regionale alla Mobilità, Guglielmo Minervini; da Vito Ferrante, dirigente dell’Ufficio Reti della Mobilità Sostenibile e da Annalisa Campanella del Parco Letterario “Formiche di Puglia” di Noci.
“Il progetto prevede un sistema di diffusione della bicicletta, attraverso azioni di recupero, riciclo, sensibilizzazione e comunicazione e la promozione del cicloturismo come strumento per una conoscenza piena e consapevole dei luoghi” spiega l’assessore.
I comuni coinvolti nel progetto sono tutti collegati dalla linea ferroviaria sud-est, e quindi Conversano, Castellana Grotte e Alberobello, dove saranno allestiti tre punti noleggio bici. Putignano, dove sorgerà la ciclofficina centrale.
Noci, con un punto informativo e un punto di raccolta, noleggio e piccole riparazioni e infine Locorotondo dove sorgerà il secondo punto di raccolta. Le biciclette saranno raccolte a partire dal 31 ottobre, dalle 16 alle 18 nella sede dell’associazione MurgiAmbiente di Noci. Il primo momento di raccolta “Perbacco quante bici!” sarà durante l’evento di“Bacco nelle gnostre – Vino novello e caldarroste in sagra”, previsto per il 5 e 6 novembre a Noci.
La stessa iniziativa sarà replicata il 10 e l’11 dicembre durante la manifestazione “Pettole nelle gnostre”, sempre a Noci. Le biciclette recuperate saranno messe a disposizione nei sei comuni attraverso il noleggio e l’affidamento alle amministrazioni comunali e alle strutture ricettive che decideranno di aderire al progetto.
ba.fa.

domenica 30 ottobre 2011

Per chi va al lavoro in bici

Fonte Adn Kronos
Ambiente e sostenibilita

C'è la copertura assicurativa dell'Inail anche per chi va a lavoro in bicicletta

Sostenibilita

Roma, 28 ott. - (Adnkronos) - La copertura assicurativa dell'Inail c'è per chi sceglie di andare a lavoro in bicicletta, purchè il tragitto sia tutelato da piste ciclabili e strade protette al traffico. A spiegare all'Adnkronos, le modalità di richiesta di indennizzo per gli incidenti in itinere anche per chi sceglie le due ruote, è Luigi La Peccerella, avvocato generale reggente dell'Inail, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
In generale, secondo i dati dell'istituto, gli incidenti nel tragitto casa/lavoro sono in diminuzione: nel 2010 sono stati 88.629, con un calo del 4,7% rispetto al 2009. Cosa succede per chi sceglie di andare a lavoro in bicicletta?
Secondo la Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta, che l'anno scorso ha anche lanciato una petizione, il trattamento dell?infortunio in itinere per il ciclista è equiparato all?automobilista. Questo vorrebbe dire che per essere risarciti bisognerebbe dimostrare di aver utilizzato la bici per una reale necessità, dovuta alla mancanza o insufficienza dei mezzi pubblici.
"Non è così" commenta La Peccerella che aggiunge: "l'articolo 12 del decreto 30 del 2000 parla di mezzo di trasporto e riconosce l'indennizzabilità del mezzo privato purchè sia necessitato, ossia per mancanza o insufficienza dei mezzi di trasporto". Presupposto che vale anche per il carsharing, "in quanto non fa riferimento alla proprietà del mezzo". La distinzione è solo tra mezzo privato e pubblico, quest'ultimo inteso come collettivo e con conducente e nasce dalla valutazione che il mezzo privato è più rischioso di quello pubblico.
L'utilizzo della bici, invece, spiega l'avvocato generale dell'Inail, "viene tutelato anche quando non c'è una reale necessità, e quindi anche quando il tragitto è coperto dai mezzi pubblici, purchè avvenga su piste ciclabili o strade protette". In caso contrario, ossia quando il ciclista si immette in strade non tutelate e quindi aperte al traffico, "bisogna valutare se l'utilizzo era realmente necessario".
Ad esempio, aggiunge La Peccerella, "alcuni Comuni del nord Italia, hanno stipulato delle convezioni con le Ferrovie dello Stato per offrire ai pendolari abbonamenti treni comprensivi anche della tessera per il bikesharing. Per una questione di civiltà ma soprattutto di sicurezza, prima di offrire questo servizio sarebbe opportuno dotare le strade di piste ciclabili. Altrimenti non solo è un'offerta incompleta ma anche pericolosa e il nostro obiettivo, prima della copertura assicurativa, è di prevenire gli incidenti".
28/10/2011

Raphael Franco e la bicicletta

Fonte: Greenews

Fare arte in bicicletta. Intervista a Raphael Franco

ottobre 28, 2011 Rubriche, Very Important Planet
Raphael Franco è un artista visivo brasiliano, nato a San Paolo e residente a Londra dal 2007. Nel suo lavoro esplora il rapporto tra uomo e natura, riflettendo sul modo in cui ci relazioniamo con il mondo fisico intorno a noi e lo trasformiamo. Entusiasta, comunicativo e curioso per natura, Raphael ha trascorso quattro mesi a Biella alla Fondazione Pistoletto Cittadellarte nell’ambito della residenza per artisti UNIDEE, realizzando un progetto artistico che unisce mobilità sostenibile, arte relazionale e ricerca psicogeografica.
D) Raphael, che cosa hai realizzato a Biella in questi quattro mesi?
R) Tante cose… (ride) Io sono arrivato a Biella, sapendo poco del contesto in cui mi sarei trovato. Sapevo che avrei sviluppato un progetto artistico attraverso la bicicletta e il coinvolgimento della comunità. L’obiettivo principale era per me conoscere il territorio attraverso i suoi abitanti e conoscere le persone nel loro contesto, coinvolgerli nella mia ricerca. Il fine ultimo è quello di attivare un interesse nel permettere agli altri di guardare la loro stessa città in una modalità diversa e stimolarli ad andare in bicicletta insieme.
D) Il tuo progetto si chiama Cyclingscaping, che è una bella unione di termini come landscaping and cycling, una sorta di viaggio nel paesaggio però in bicicletta…
R) Il progetto si propone di approfondire le nozioni di identità visiva e i modi di vivere il paesaggio urbano e naturale attraverso l’interazione tra artisti, appassionati di bicicletta e gli abitanti di Biella di tutte le età. Tutto parte dalla bicicletta come mezzo di trasporto sano e green, e poi il resto si è svolto attraverso incontri informali e gite in bici in cui le persone hanno potuto raccontare e condividere con me e tra di loro le relative esperienze in merito alla città e i suoi dintorni, la sua storia e i suoi luoghi. Il risultato di questo progetto creativo e collaborativo è stato una mappa ciclistica informale di Biella e dintorni.
D) La bicicletta è dunque l’asse portante del tuo progetto…
R) La bicicletta è uno strumento significativo per lo sviluppo della mia ricerca, perché è green e sostenibile ma è anche sociale. E’ perfetta per immergersi nello spazio, sia urbano che naturale, in una modalità agile e discreta. Inoltre, aumenta la consapevolezza del nostro movimento all’interno dello spazio pubblico e come la prospettiva cambia in relazione alla posizione geografica. Nello stesso tempo è un mezzo che permette condivisione, è possibile parlare e dialogare mentre si va in bicicletta, è un mezzo “socievole”.
D) In macchina non succede, vero?
R) Se vai in macchina, non c’è un’interazione con lo spazio, è una scatola. La macchina permette una visione bidimensionale, vedi qualcosa come in un film, tu non sei dentro alla realtà, anche i suoni cambiano. Quando sei in bicicletta  sei esposto, tutto cambia e interagisce con te. Il clima, il suono, i profumi. L’arte per me è sensoriale, tutti i cinque sensi devono rientrare nella mia arte. La bicicletta incarna una funzione del tuo corpo che riguarda uno scambio di cose, c’è uno scambio di energia, tu dai e ricevi energia con lo spazio. Senza invaderlo.
D) Cioè?
R) Pensa a città molto ben strutturate urbanisticamente, come Amsterdam, Copenaghen, Bordeaux. Sono città completamente armoniche. Perché? Perché c’è spazio per la bicicletta e ogni strada ha una pista ciclabile. In queste strade sono contemplati il passaggio di auto, tram, bus e biciclette. E’ democratico. La bici non occupa spazio, è un mezzo individuale. Se sei solo, guidi e poi parcheggi la macchina, in realtà stai occupando lo spazio di cinque persone – di cui quattro non ci sono! E’ stato recentemente condotto uno studio, a San Paolo, che dimostra come la maggioranza della popolazione che usa la macchina, vada da sola o con al massimo due persone: è uno spreco di spazio, di benzina, quindi uno spreco di energia che non è rinnovabile.
D) Quale impatto ha quest’esperienza sulla società? Tu parli di casi singoli, ma come può il grande pubblico essere influenzato da questa nuova modalità di pensare e muoversi?
R) Io sono interessato a un processo che si attiva. Penso di aver attivato una cosa nuova a Biella. Non stiamo parlando di grandi numeri, 30 persone sono state toccate direttamente e coinvolte dal mio progetto. A Biella adesso c’è più gente di prima che va in bicicletta, che guarda la sua città in un modo diverso. In qualche modo si è attivata una consapevolezza nuova. Ed è questo ciò che rimane, oltre ovviamente alla mappa che è anche importante. La mappa, che è il risultato di questi mesi di residenza, è importante perché apre possibilità, a chi non sa nulla del progetto, di capire cosa è successo. Ed è una mappa psicogeografica, e interattiva perché chiunque può apporre vari indicatori di gradimento, di pericolosità, sui luoghi che ritiene opportuni. Ma oltre alla mappa, ripeto, credo di aver mosso qualcosa nelle persone che ho incontrato e quello è il risultato più interessante per me.
D) Come vedono, i biellesi che hai conosciuto, il loro paesaggio?
R) Ecco quando si parla di paesaggio, ti dico una cosa curiosa. Io ho vissuto 22 anni a San Paolo e 4 anni a Londra. Quando io penso al paesaggio penso agli edifici, al paesaggio urbano. Quando chiedevo del paesaggio agli abitanti di Biella, per loro era la montagna. Quindi, natura. Quando ho scritto il progetto pensavo che avremmo lavorato sul paesaggio urbano, e invece quando sono arrivato, mi sono trovato di fronte una cultura completamente diversa dalla mia, e per me è stato una sfida, un motore diverso di indagine, perché io parlavo di paesaggio e la maggior parte delle persone rispondevano: montagna. L’atteggiamento delle persone riguardo a questa città è comunque controverso: da un lato c’è un rifiuto della città, dall’altro un amore verso Biella, verso i suoi edifici. Biella è piena di edifici di archeologia industriale, ma c’è un sacco di gente che non ama quest’architettura, mentre altri ne sono affascinati e li vedono pieni di potenziale.
D) Raccontaci della mappa. Cosa ne è venuto fuori?
R) Posso dividere i luoghi segnalati sulla mappa in 3 categorie: naturali, industriali e quelli legati alla bicicletta in senso stretto. Nei luoghi naturali ci sono le 3 riserve naturali, Baragge, Bessa e Burcina, poi come dicevo gli ex-edifici industriali. Tra i luoghi della bicicletta, invece, il più caro per me è “Gervasio”, che è una leggenda a Biella. Gervasio è un signore di 83 anni che da quando ne aveva 12, lavora con la bicicletta. Ha un ciclificio appena fuori città, che è il più grande del circondario. Lui lavora con famiglie, immigrati, studenti che usano quotidianamente questo mezzo, cioè con tutti coloro che usano la bicicletta come mezzo di trasporto. E’ un guru della bicicletta. Lavora da lunedì a venerdì al suo negozio e nel fine settimana esce con “la sua squadra”, di ben 60 atleti. Principalmente con bici da corsa ma anche mountain bikes. Grazie a lui ho sviluppato il progetto con un carretto, che poi è confluito in un video, esposto alla Fondazione. Ho legato alla bici un carretto e ho montato sul fondo del carretto uno specchio convesso rivolto verso la bici e di fronte la mia telecamera che girava il video. “Sistema di assorbimento del paesaggio” è un sistema semplice: catturare delle immagini. Quindi  l’immagine nello specchio rifletteva me che andavo in bici e il paesaggio che vedevo, ma nello stesso tempo anche il paesaggio intorno allo specchio che era alle mie spalle e che circondava il carretto stesso. Una visione nella visione. Un gioco con la realtà e con il riflesso della realtà.

D) Qual è l’obiettivo del tuo modo di fare arte?
R) Mostrare che è possibile fare arte in modo non tradizionale, democratico, che coinvolga la comunità, in una modalità salutare, ecologica, divertente e anche costruttiva. Scoprire il posto dove vivi e magari guardarlo in maniera nuova. Il mio ruolo come artista è attivare. Attivare processi di cambiamento, del modo di vivere e di pensare. E’ un po’ utopico ma è possibile. Attivare consapevolezza, responsabilità. Vorrei portare quest’esperienza a Londra e poi a San Paolo, con un altro tipo di attività artistica, ma che parta da questa piccola esperienza di Biella, che è stato come un progetto pilota. Vi lascio con una parola: pedalpower!
Clara Iannarelli
Pablo Picasso, Testa di toro (1942), cm 33.5 x 43.5

venerdì 28 ottobre 2011

I Verdi scelgono il simbolo


Sembrano tutte etichette dell'olio d'oliva o di semi
Visti i precedenti, io piuttosto farei le primarie per la scelta del portavoce... 

Una buona notizia: il ponte sullo Stretto non si fa

Comunicato di Legambiente 
“Finalmente una buona notizia. Speriamo che questa sia realmente la battuta finale dell’annoso, e ormai noioso, film sull’ipotetica realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e l’occasione per investire sui veri problemi del Paese”.
Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha commentato la notizia dell’approvazione alla Camera della mozione dell’Idv che impegna il governo alla soppressione dei finanziamenti previsti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.
“In un momento così difficile – ha continuato Cogliati Dezza -, sarebbe assurdo pensare di spendere quasi 2 miliardi di euro per avviare un’opera inutile quanto costosa. Bene sarebbe ora occuparsi di problemi reali, a partire dal recuperare la cifra di circa 1,4 miliardi di euro necessari per permettere ai pendolari di continuare a muoversi in treno anche nel 2012”.

Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti

Comunicato stampa di Porta la sporta:

Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti
dal 19 al 27 novembre

Quanto è disposta a fare la Grande Distribuzione Organizzata per prevenire la produzione dei rifiuti con un taglio agli imballaggi evitabili e la messa in vendita di alternative di consumo a basso impatto ambientale?

Ovvero lettera aperta della campagna Porta la Sporta, Italia Nostra e Adiconsum alla GDO in occasione dell'incombente edizione dell'evento di novembre e del lancio delle iniziative Meno plastica per Tutti e Mettila in rete finalizzate a tagliare il peso degli imballaggi e altri articoli usa e getta.
Si avvicina la terza edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (19-27 novembre) una campagna di comunicazione ambientale che nasce all’interno del Programma LIFE+ della Commissione Europea con l’obiettivo primario di sensibilizzare le Istituzioni, i consumatori e tutti gli altri stakeholder circa le strategie e le politiche di prevenzione dei rifiuti messe in atto dall’Unione Europea, che gli Stati membri devono perseguire, anche alla luce delle ultime disposizioni normative. La nuova direttiva in materia di gestione rifiuti (98/2008 CE) sottotitolata Verso una società del riciclo pone la prevenzione e il riuso ai primi 2 posti della gerarchia gestionale.
E' infatti evidente che la migliore pratica di gestione dei rifiuti consiste nel non generarli, perché i benefici in termini di riduzione di estrazione di risorse, consumo energetico, emissioni di gas serra e altri impatti ambientali che si concretizzano superano di gran lunga i benefici provenienti dal riciclaggio.
Porta la Sporta ritiene che la Grande distribuzione possa fare grandi cose in campo ambientale e che i gruppi abbiano al loro interno risorse e know how per pianificare velocemente in alcuni ambiti. Sicuramente la GDO si trova nella posizione di poter influenzare il mondo della produzione a monte e agire direttamente sui prodotti a marca dell'insegna o private label, che non è poco. La consapevolezza della limitatezza delle risorse del pianeta ha posto in primo piano il concetto di sostenibilità in generale e, più in particolare la sostenibilità delle imprese. Fare di più con meno rappresenta per le aziende il vantaggio competitivo del XXI secolo.
La campagna Porta la sporta con il supporto delle associazioni partner ha sempre cercato di coinvolgere nelle proprie iniziative tutti gli attori che possono giocare un ruolo importante nell'attuazione di politiche di sostenibilità ambientale o di divulgazione di buone pratiche in un meccanismo di sistema. Siccome la Grande Distribuzione rappresenta un interlocutore imprescindibile è stata fatta ai gruppi del retail dal 2010 una prima proposta di promozione della borsa riutilizzabile verso la propria clientela. Hanno raccolto l'invito 19 gruppi che hanno partecipato all'ultimo evento Settimana Nazionale Porta la Sporta dello scorso aprile 2011.

Ecco le sette azioni di riduzione dei rifiuti che Porta la Sporta, Italia Nostra e Adiconsum chiedono ai gruppi della GDO di realizzare in tempi brevi:
  1. Ridurre drasticamente il consumo di sacchetti monouso nel reparto ortofrutta con l'affiancamento di una soluzione riutilizzabile come proponiamo con la nostra specifica iniziativa Mettila in rete. Il passaggio al riutilizzabile da parte dei clienti andrebbe incentivato con l'accredito di punti fedeltà o altri sistemi premianti ;
  2. inserire nell'offerta attuale di spazzolini almeno un modello con testine intercambiabili con ricariche in confezione a parte. Andrebbe allo stesso tempo esercitata pressione verso i produttori delle marche tenute in assortimento perché considerino la conversione del loro assortimento a questo sistema meno impattante in tempi certi;
  3. ridurre l'overpackaging dei prodotti di gastronomia confezionati nei punti vendita. Ad esempio per i formaggi si può utilizzare solamente la pellicola trasparente ed eliminare gli inutili vassoietti che, una volta aperta la confezione vengono buttati poiché la confezione non è più facilmente richiudibile;
  4. chiedere ai propri fornitori di eliminare al più presto: a) i doppi imballaggi evitabili come le confezioni di cartoncino che contengono dentifrici o altri prodotti di detergenza per il corpo. b) gli imballaggi secondari come l'involucro che avvolge le due confezioni di caffè singole da 250 gr a marca Lavazza e altre marche. Basterebbe una grafica diversa sulle singole confezioni che evidenzi l'impossibilità di un acquisto separato. Il fatto che un prodotto con doppio imballaggio e maggiore impiego di materiale sia più conveniente rispetto al singolo acquisto non contribuisce ad educare il consumatore ad un consumo responsabile inducendolo a sottovalutare i costi e gli impatti ambientali che l'imballaggio ha nella realtà;
  5. sostituire gli imballaggi a partire dalla private label in poliaccoppiato non riciclabile con imballaggi in monomateriale riciclabili. Anche se con questa soluzione non si evita il consumo di risorse in fase di produzione si va comunque a ridurre la percentuale di rifiuto indifferenziato che maggiormente incide e determina i costi di smaltimento. In questa direzione si è mossa Barilla con una nuova linea di biscotti con involucro monomateriale in polipropilene;
  6. mettere a disposizione in tutti i punti vendita un ampio assortimento di prodotti per la detergenza del corpo e della casa acquistabili alla spina o in formati concentrati;
  7. ultima azione ma non meno importante riguarda la necessità di fare una regolare comunicazione per valorizzare le politiche ambientali intraprese. Le iniziative a carattere ambientale che richiedono la partecipazione dei consumatori necessitano di essere accompagnate da una comunicazione a lungo termine che ne promuova l'adozione con il supporto di sistemi premianti. Andrebbero attivati allo scopo tutti gli strumenti di comunicazione e di fidelizzazione che le insegne hanno a disposizione. Dal sito web, alla newsletter, alla comunicazione nel punto vendita tramite cartellonistica e passaggio di spot audio.

Stress test approssimativi sui reattori europei

Comunicato stampa di Greenpeace

NUCLEARE: RISULTATI STRESS TEST REATTORI.GREENPEACE DENUNCIA GRAVI MANCANZE.

ROMA, 28.10.2011 - Oggi Greenpeace presenta una mappa che permette a tutti i cittadini europei di leggere, in maniera semplice, i risultati degli stress test effettuati sulle centrali nucleari. Analizzando i risultati dei test giunti fino ad ora, Greenpeace denuncia una analisi incompleta dei rischi e una preoccupante approssimazione sull’analisi dei dati.

La mappa è visibile qui.

giovedì 27 ottobre 2011

Roma è bloccata, inaugura Trony a Ponte Milvio

Per me nessun problema, perché sono in bici. Anzi con le auto ferme si pedala benissimo. Ma stamattina una discreta fetta di Roma è completamente bloccata. Il motivo? Nei pressi di Ponte Milvio inaugura Trony, con straordinarie e imperdibili offerte. L'i-phone a 399 euro, e cose del genere. Poi ti cade per terra e sono cazzi tuoi.
Una marea di gente (quasi tutti vestiti di nero) si accalca all'entrata. Auto in sosta un po' dovunque. Dispiegamento eccezionale di vigili urbani. Intasamenti fino a Saxa Rubra, sulla Flaminia, al Foro Italico.
Questa è la Roma che non vogliamo.
Inaugura così il più grande Trony italiano. Un bell'inizio. A Ponte Milvio, dove la viabilità soffre quotidianamente. Il negozio ha 53 addetti e 5000 mq di superficie. Solo il parcheggio dei dipendenti di Trony creerà dei problemi, figuriamoci quello dei clienti. Una scelta commerciale sbagliata, per una zona di Roma già appesantita dal traffico.
Il sito del Salvagente segnala che mezza Capitale è paralizzata, in particolare: Ponte Milvio, Via Cassia,  Flaminia, Salaria, Corso Francia, Tangenziale Olimpica, Via dei Monti Tiburtini, Via XXI Aprile, San Giovanni, la Prenestina e Tangenziale Est.

È giusto che i cittadini patiscano questi enormi disagi? È giusto che il Comune subisca senza fiatare le logiche di una multinazionale, senza aver nulla da obiettare, permettendo la sosta selvaggia dei veicoli (con le stesse regole delle partite di calcio, che aboliscono i divieti di sosta)?
Non bastavano le alluvioni, gli scioperi a mettere in ginocchio una città? No, ora c'è anche Trony.

Cittadino romano: boicotta Trony!

mercoledì 26 ottobre 2011

Riscaldamento globale + cementificazione = dramma

Comunicato stampa dei Verdi:

«Che l’area di Ostia-Infernetto sia al di sotto del mare è cosa nota, ma non altrettanto noto è il fatto che nei prossimi anni l’intera zona di Infernetto, Saline, Stagni, Casalpalocco e Axa sarà aggredita da una colata di cemento per oltre due milioni di metri cubi che darà il colpo mortale al già instabile equilibrio idrogeologico della zona, esponendo al rischio continuo i cittadini che vi abitano. – afferma il Presidente Nazionale e Capogruppo in Regione Lazio dei Verdi, Angelo Bonelli – Questi progetti se realizzati saranno un vero e proprio colpo mortale al futuro di questo territorio che è necessario tutelare guardando al domani. Proprio oggi il Presidente Napolitano, commentando la strage annunciata della Liguria nella quale per ora si contano 9 morti e 5 dispersi, ha richiamato l’attenzione sui cambiamenti climatici. È necessario, quindi, oltre a mettere in sicurezza il territorio, fermando la cementificazione selvaggia e la conseguente impermeabilizzazione del suolo, mettere in cantiere opere di mitigazione che consentano la messa in sicurezza del territorio anche di fronte a “eventi estremi” che diventeranno sempre più frequenti, vista la tropicalizzazione del clima che sta interessando il nostro Paese. Presenteremo una mozione in Consiglio Regionale per chiedere una moratoria per le nuove edificazioni del XIII Municipio e ci faremo promotori di una Commissione d’inchiesta per verificare i lavori messi in atto dal Consorzio di Bonifica, dal Comune e dal Municipio relativi all’intubamento dei fossi, come nel caso del Fosso del Fontanile».

martedì 25 ottobre 2011

Come conobbi Archi / 3

Si doveva, quindi, provare a mettere in scena Der gelbe Klang (Il suono giallo) di Kandinskij. A me, la sinestesia m'è sempre sembrata una stronzata bella e buona. C'è chi è sicuro che quel Do# è verde e un altro che dice che è marrone. Insomma, ognuno dice la sua. Il rischio è di mettere in secondo piano il fatto che un La è pari a 440 Hz (con multipli e sottomultipli). Ti vibrano nell'orecchio, i 440 Hz. Già basterebbe questo, non c'è bisogno di pensare che sia un carminio con odori di ananas. Comunque, ci eravamo imbarcati nell'impresa e pensai che non mi avrebbe fatto male, in una città provinciale come Roma, immobile e noiosa, con i suoi Moravia, ecc., gettarmi in questa nuova impresa.
La ricerca di Archi dette i suoi frutti. Allestiva vetrine di negozi di giocattoli, con una fantasia forse eccessiva, che poteva mettere in soggezione l'acquirente medio. Lo rintracciammo, grazie alla rete dei critici militanti e dei simpatizzanti, e gli spiegammo il progetto. Avrebbe avuto fama, ma soprattutto cibo e vino per diversi giorni. Certo, qui Kandinskij è scatenato di brutto, non è che ci sia spazio per il bel gesto teatrale. Ma, spiegammo ad Archi, il pubblico sarebbe stato sottoposto a una specie di test di resistenza allo stress, che poteva dare esiti imprevedibili. Coscritto in uno spazio esiguo, il pubblico sarebbe stato messo a dura prova dal processo sinestetico, fino forse a perdere i sensi. Per me, antisinestetico, sarebbe stato già un buon risultato.
Archi si preparò a dovere. Fece anche ginnastica.

saverio.bragantini@gmail.com

Fuerza de la Revolución 2


Dopo lunghissima gestazione, va su strada e supplisce degnamente alla rossa graziellona a ruota fissa, spezzatasi in due a Milano (se non lo avete letto, i dettagli sono qua). Il principio è lo stesso. Prendi una graziellona con ruote da 24, ci metti quelle da 26, con copertoncini sottili e vai. Stavolta, però, invece che fissa, è a ruota libera. Monta un pignone da 16; la guarnitura è provvisoria: ora è un 42, ma la bici va pianissimo, ci vuole un 46, almeno. Devo ancora fissare il freno posteriore.
Ogni buca è un dramma, ma è molto scattante.

lunedì 24 ottobre 2011

Vittima della strada, della malasanità e di una politica cialtrona

Comunicato stampa della Fondazione Luigi Guccione onlus:

SEBASTIANO F. CONDANNATO A MORTE IN ITALIA
Vittima della strada, della malasanità e di una politica cialtrona

Sebastiano F. ha 51 anni. Da 17 è sieropositivo, HIV conclamato C3. E’ in cura presso l’ospedale Spallanzani di Roma ma è conosciuto in molti nosocomi italiani essendo senza fissa dimora. Dorme per lo più all’interno delle stazioni ferroviarie.
Sua moglie nel 1986 ha contratto l’HIV - a seguito di un incidente stradale – dopo aver subìto un intervento chirurgico ed una trasfusione di sangue nell’Ospedale ed è morta nel 1994. Era l’epoca di Poggiolini e delle “tresche” sul mercato del sangue infetto.

Sebastiano scopre alla morte della moglie di essere stato contagiato. Gli viene riconosciuta una pensione d’invalidità del 100% pari a 272 Euro mensili. Il giorno 11 settembre 2006 viene aggredito di notte a Villa Borghese a Roma da 4 persone che oltre a rubargli le poche cose che ha con se lo massacrano di botte. Subisce una ricostruzione maxillo-facciale e la perdita della vista all’occhio destro.

Il 5 maggio 2011 Sebastiano F. fa richiesta alla Commissione di Prima Istanza per l’accertamento degli stati di invalidità per l’ottenimento dell’assegno di accompagnamento per poter essere assistito in un monolocale ove passare il resto dei suoi giorni.
Con lettera datata 29 settembre 2011 l’INPS di Roma comunica a Sebastiano anziché la concessione dell’assegno di accompagnamento la revoca della pensione di invalidità al 100% a suo tempo assegnato riducendola al 50% . Sembra siano 4 casi a Roma di cui 2 già rivisti positivamente.

Un sieropositivo costa circa 1200 euro al mese per i soli farmaci specifici, oltre alle spese per analisi di laboratorio, ricoveri e complicanze relative alla primaria malattia. La “fortuna” di Sebastiano è che non ha mai fatto uso di droghe e di alcol e questo ha fatto si di “rallentare” la malattia. Finora non si è abbandonato a se stesso e non ha commesso “sciocchezze” con la la legge.
Lui ( come tutti gli altri sieropositivi) ci costano circa 30 mila euro all’anno e lo Stato (politica) sprecone, “sensibile” con chi trasgredisce la legge e nell’assegnarsi emolumenti nonostante la crisi, “condanna” Sebastiano e tanti come lui a morte anticipata. E’ un risparmio sicuro sulla spesa sanitaria e sociale.
Fonte: Corriere di Como

Ciclista travolto da un’auto pirata in via Dante, è grave





I testimoni hanno annotato la targa
Un uomo di 55 anni che viaggiava in bicicletta in via Dante è stato travolto da un’auto pirata poco dopo le 19 di ieri. Ricoverato al Valduce, il ciclista è in condizioni serie, ma fortunatamente non sarebbe in pericolo di vita. Gli agenti della polizia locale sono sulle tracce dell’automobilista coinvolta nell’incidente. Secondo le prime testimonianze, si tratterebbe di una donna che dopo l’impatto è fuggita.
Il ciclista investito vive in città, in via San Martino. Ieri sera era uscito in sella alla sua bicicletta. Stava percorrendo via Dante quando, all’altezza dell’incrocio con via Ciceri, secondo le prime ricostruzioni, è stato investito da un’auto. Dopo l’incidente, la vettura ha ripreso la sua corsa allontanandosi rapidamente.
Non si comprende ancora se l’automobilista si sia fatta prendere dal panico dopo aver visto il ciclista a terra, oppure se non si sia neppure accorta dello scontro. All’incidente hanno comunque assistito alcuni testimoni, che sono convinti di aver visto una donna al volante del veicolo. I presenti sarebbero riusciti anche a segnare il numero di targa della vettura che ha travolto il ciclista. Allertati dai passanti, sul posto sono intervenuti in pochi istanti gli operatori della vicina Croce Azzurra.
Nella caduta, il 55enne ha battuto la testa e riportato alcuni traumi e ferite in diverse parti del corpo. Trasferito d’urgenza al pronto soccorso del Valduce, fortunatamente non sarebbe in pericolo di vita. In via Dante, per i rilievi sono intervenuti gli agenti della polizia locale. I vigili hanno raccolto la testimonianza dei presenti che hanno assistito all’investimento e confrontato il numero di targa con il database della centrale. La “pirata” dovrebbe avere le ore contate.

Anna Campaniello

Bici-taxi e un sottomarino a pedali

L'ultimo numero di Colors magazine è dedicato al traffico automobilistico e su come costruire mezzi di trasporto alternativi e sostenibili. Contiene un clamoroso reportage sui boda boda, le multicolori e creative bici-taxi keniote (sta qui).
Strabiliante, poi, il sottomarino a pedali costruito dal russo Mikhail Puchkov (qua).
 
L'ing. Puchkov ai comandi del sottomarino a pedali


Un bel video del sottomarino e del suo artefice è qua. Domandina retorica: secondo voi, lui ha comprato tutti pezzi nuovi, uno per uno, o ha ramazzato nelle discariche per cercare cose utili? Se guardate il video, scoprirete la storia di questo personaggio molto creativo e di come il Kgb lo aiutò dopo averlo arrestato  nel fiume, mandandolo a studiare all'università. Purtroppo la nuova versione del sottomarino riflette gli effetti del consumismo in Russia: è a motore.

Dossi sulle strade

Il sindaco di Roma: dossi sulle strade per fermare le corse clandestine.

Non è il famoso gran premio vagheggiato per l'Eur, ma gare che già si fanno all'Anagnina.
Solo se si fanno gare a 200 Km/h con automobili modificate, con un giro di scommesse, solo quando non si riesce a fare controlli sistematici con le forze dell'ordine disponibili, solo quando parecchia gente è terrorizzata, solo allora al sindaco di Roma viene un'idea semplice semplice: mettere i dossi.
Dal Guatemala all'Africa, i dossi sono la strategia più comune per far rallentare i veicoli a motore. A Roma si usano solo nei centri commerciali e in alcuni complessi residenziali. Eppure, basta poco: un po' d'asfalto, se non proprio la barriera di gomma speciale. E la sicurezza è garantita.
La forma del dosso può essere calibrata in base al limite di velocità stabilito. 

Dice il sindaco: «Abbiamo studiato quale fosse la soluzione migliore e alla fine abbiamo pensato a ai dissuasori di velocità», ha spiegato. Una soluzione voluta a tutti i costi. «I dossi – ha aggiunto – dovrebbero essere posizionati solo in aree residenziali, ma ho chiesto ai vigili di fare una forzatura al Codice della Strada pur di risolvere il problema».

«Ma prima di installare i dossi anche in altre strade - ha precisato Alemanno - dovremmo prima verificare se la strada in questione è una semplice consolare o ad alto scorrimento. Nell’ultimo caso i dossi non potrebbero essere posizionati».

Perché a Roma è così difficile mettere i dossi? Non solo all'Anagnina. Un articolo sull'argomento si trova qui.

Disastro colposo, aspettando il piano casa della Regione Lazio

BONELLI (VERDI), PRONTO ESPOSTO PER DISASTRO COLPOSO. CIRCOLARE PROTEZIONE CIVILE COLPEVOLMENTE IGNORATA METTEVA IN GUARDIA SU PERICOLI SEMINTERRATI.

PRONTI ALTRI DUE MLN METRI CUBI DI CEMENTO AD ACILIA, INFERNETTO E CASAL PALOCCO

«Oggi, il giorno dopo l’emergenza a Roma, appaiono chiare, anche alla luce della lettura del Dispaccio della Protezione Civile diffuso qualche giorno fa e colpevolmente ignorato, quali siano le responsabilità del Comune di Roma e delle altre istituzioni come la Regione, nella tragedia che ha visto la morte per annegamento di Sarang Perera che viveva all’Infernetto in uno scantinato. Roma è una città abbandonata a se stessa, nella quale i cittadini devono fare manutenzione fognaria “fai da te” e sono incredibili le parole del Sindaco Alemanno che nella giornata di ieri affermava di non essere stato avvertito quando in realtà la Protezione Civile aveva inviato una nota dettagliata ed estremamente circostanziata. – afferma il Presidente Nazionale e Capogruppo in Regione dei verdi Angelo Bonelli – Nella circolare del 14 ottobre 2011 protocollata DPC/SCD/0059168 inviata dal Dipartimento della Protezione Civile anche alla Presidente Polverini e al Prefetto di Roma è scritto a chiare lettere, alla pagina tre, che: “si ritiene opportuno nella pianificazione dell’emergenza l’implementazione di adeguate e capillari modalità di informazione alla popolazione, diretta responsabilità dei Sindaci, che dovrà essere preventivamente ragguagliata […] In particolare si chiede di garantire adeguata informazione con riguardo alle corrette misure di comportamento […] nonché l’utilizzo di scantinati e aree seminterrate”. È chiaro che la circolare è stata ignorata e ciò sarà una, ma non la sola, delle argomentazioni del nostro esposto per “disastro colposo” alla Procura della Repubblica che stiamo preparando in queste ore. La responsabilità delle istituzioni non è solo questa ma attiene anche alla pianificazione urbanistica. È noto da anni, infatti, che la zona di Acilia, CasalPalocco e dell’Infernetto ha delle grandi criticità dal punto di vista idrogeologico poiché è al di sotto del livello del mare ed è su un terreno alluvionale impermeabile all’acqua. Nonostante ciò, mentre oggi tutti fanno mea culpa per l’accaduto, da domani sono pronti a rimettere in moto le betoniere, anche grazie allo scriteriato Piano Casa varato dal Centrodestra regionale. È prevista in quella zona, infatti, un’edificazione folle da ben due milioni di metri cubi che renderà, alle prime piogge, quel territorio una vera e propria trappola per chi ci vive».

Roma, 21 ottobre 2011

domenica 23 ottobre 2011

Le ciclabili non bastano e comunque in Italia non ci sono

Fonte: Corriere della Sera

Vienna e Monaco più chilometri ciclabili che in tutti i nostri comuni messi insieme

Le bici nelle città italiane hanno ruote che girano a fatica
Muoversi usando i pedali resta un’impresa e il confronto con l’estero è impietoso

Prima, non si sa esattamente in che anno, ha inventato la ruota; moltissimo tempo dopo ha costruito la bicicletta. L’uomo, a volte, è capace di colpi di genio che lascerebbero ben sperare nell’impresa di semplificarsi la vita in questo mondo e, volendo, rendersela anche piacevole. Il problema è che, almeno in Italia, poi si perde letteralmente per strada. In particolare in quelle delle nostre città, molte ancora più a misura di carrozza che di Suv e nelle quali continua inesorabile a circolare (per modo di dire visto che la velocità media non supera mai i 20 km all’ora) un parco auto che fa invidia al mondo intero: avevamo 501 vetture per mille abitanti nel 1991, oggi ne abbiamo 600. Ci superano solo Usa (760), Lussemburgo (659), Malesia (640) e Australia (610). Ma è nel confronto tra le città dove stacchiamo tutti alla grande: a New York ci sono 27 auto ogni 100 abitanti, a Londra 36, a Parigi 45. Roma, caput mundi: 76 ogni 100, come si legge in un rapporto di Legambiente, elaborato con dati Aci, Istat e quelli delle motorizzazioni dei Paesi stranieri. Milano, per far posto alle 800 mila vetture che ogni giorno arrivano in città, sacrifica, metro più metro meno, l’equivalente di 2.250 campi di calcio. Hai voglia poi a trovare spazio alle piste ciclabili.

LE CICLABILI NON BASTANO - Pierfrancesco Maran, assessore al Traffico e mobilità del Comune di Milano, ha detto di volerci provare e ha annunciato che, oltre ai 75 km di piste già finanziate dalla Moratti, la sua giunta ne ha messe in preventivo altri 100: «Il problema non è però affrontabile soltanto con l’estensione delle piste ciclabili, che restano uno strumento indispensabile, a patto che si snodino effettivamente sui percorsi utili. Bisogna riconvertire l’intera mobilità urbana: è riuscita a farlo Londra, ora dobbiamo provarci anche noi. Per far girare più bici, oltre alle piste dedicate, bisogna fare anche molto altro, ma prima di tutto ridurre il numero delle auto e, con il nuovo Ecopass, contiamo di abbassarlo subito del 20% in centro, e del 5% fuori. Poi ridurre ulteriormente, almeno in alcune aree, i limiti di velocità delle vetture, in modo da rendere meno pericolosa la coesistenza con le bici, e ovviamente potenziare il trasporto pubblico». Se non fossimo soffocati dallo smog cittadino che, alla fine, probabilmente ottunde anche il cervello, si capirebbe che la bici non va vista solo come un “dovere” per abbattere traffico e polveri sottili: potrebbe essere anche un piacere. Lo dice bene David Byrne, nei suoi Diari della bicicletta: «Questo punto di vista, più veloce del camminare, più lento del treno, è diventato la mia finestra panoramica sul mondo». Da noi resta sprangata e l’orizzonte, anche quello personale, ne risente: pedalare e meditare viaggiano spesso in tandem.

GLI ALTRI POPOLI SUI PEDALI - L’Italia sembrerebbe un Paese disposto a pigiare sui pedali: da noi ci sono circa 30 milioni di biciclette, contro i 35 milioni di auto. Il problema è che restano nelle cantine per buona parte della settimana. Quelli che, secondo uno studio di Ipr, le usano almeno 3-4 volte alla settimana sono solo il 9%, mentre quelli che salgono in sella durante il weekend diventano il 25%, a riprova che affrontare il traffico dei giorni feriali resta un’impresa che compie solo una minoranza di spericolati. Ma che l’«anticavallo», come Gianni Brera aveva battezzato la bicicletta, meriti di trovare più spazio nelle nostre strade lo evidenziano i risultati di un sondaggio Isfort che mostra come gli italiani, a determinate condizioni, inizierebbero a pedalare molto volentieri: il 26,3% lo farebbe a patto di poter disporre di una vera rete di percorsi ciclabili che attraversa le città; il 15,6% se ci fosse meno traffico e quindi una maggiore sicurezza per la viabilità ciclistica; un 13,7% se fosse meno scomodo a causa delle lunghe distanze da percorrere. Nel resto d’Europa le due ruote girano diversamente, anche in Paesi con climi ben più ostili del nostro: in Olanda il 27% degli spostamenti urbani viene effettuato in bicicletta, in Danimarca il 18%, in Svezia il 12,6%. Mediamente in Europa il 9,45% dei tragitti è realizzato in bicicletta. L’Italia ha le ruote sgonfie, con un modesto 3,8% (dati Eurovelo e Isfort). Vienna e Monaco hanno più piste ciclabili di tutte quelle dei nostri Comuni messi insieme. In Danimarca ogni giorno ogni abitante percorre 2,6 km in bici, in Olanda 2,3. In Italia non ci si spinge oltre i 400 metri.

MOTORI SEMPRE ACCESI - Non tutto però dipende dall’indiscutibile accidia della maggioranza delle pubbliche amministrazioni locali nelle scelte di viabiltà urbana, giunte fino all’ottusità di ostinarsi a costruire parcheggi a rotazione in punti ben serviti dai mezzi pubblici, incentivando così l’uso dell’auto invece che scoraggiarlo. È però anche una questione culturale: una buona parte del Paese non vuole rinunciare all’auto anche quando potrebbe. Ogni giorno si effettuano 5 milioni di spostamenti in auto solo per accompagnare a scuola i figli, sebbene l’86% delle famiglie abiti a non più di un quarto d’ora a piedi da asilo, elementari, medie o superiori (in Gran Bretagna il programma bike it per la promozione della bicicletta come mezzo per raggiungere la scuola ha fatto salire in un solo anno il numero degli studenti che si spostano in bici dal 10% al 27%). Sempre nel nostro Paese gli spostamenti motorizzati nel raggio di 2 chilometri sono il 30,8% e in oltre il 50% dei casi una macchina non percorre tragitti superiori ai 5 chilometri. Su queste distanze le biciclette sarebbero assolutamente concorrenziali e, volendo, anche un paio di buone scarpe. Ma gli italiani amano accendere il motore, anche per muoversi a passo d’uomo, e il vecchio slogan «con Api si vola» suona veramente beffardo se si guardano i volti stanchi, malsani o truci, a seconda dei casi, degli automobilisti immobilizzati in coda: quasi sempre soli, molti con telefonino all’orecchio e qualcuno, sempre più spesso, pronto a farsi largo nel traffico a colpi di cric.

QUALCOSA SI MUOVE - Eppur si muove qualcosa anche nelle nostre città: da anni c’è una significativa inversione di tendenza. In 10 anni, dal 1995 al 2005, secondo una ricerca firmata dall’Agenzia per la mobilità e l’ambiente, gli spostamenti giornalieri in bici a Milano sono saliti da 53 mila a oltre 132 mila, con un incremento superiore al 150%. E in questi ultimi sei anni, grazie anche all’effetto dell’Ecopass, questa curva non ha smesso di salire. Esempi virtuosi, quasi sempre in centri medi o piccoli, non mancano: a Reggio Emilia, per esempio, ci sono 34,8 metri ciclabili per abitante, a Modena 28,3 e a Mantova 27,8. Altri mondi, vivibili, e dai quali cercare di imparare qualcosa, rispetto a quelli di Roma e Milano dove, invece, i metri «pedalabili» per abitante sono rispettivamente 2,5 e 1,7. In Italia la strada (ciclabile) da fare è dunque ancora molto lunga, ma non bisogna perdersi d’animo visto che, come ha ricordato lo scrittore inglese Herbert G. Welles, «ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza». E a dare credito a questo auspicio c’è David Hertlihy, storico di Harvard, autore di un monumentale volume sulla storia delle due ruote a pedali, convinto che «finché uomini e donne continueranno ad avere le gambe, continueranno a esistere le biciclette». Forse anche in Italia, Suv permettendo.

Stefano Rodi

Ciclista di 18 anni travolto e ucciso da un'auto pirata: 

è caccia a un suv

L'incidente a Meduno, la vittima scagliata a una trentina di metri di distanza. Vettura identificata grazie a un paraurti




















PORDENONE - Un ciclista di 18 anni, Lemnira 
El Mahdi, marocchino che abitava con la famiglia 
a poca distanza dal luogo dell'incidente, è stato 
travolto e ucciso da una vettura, che poi non 
sì è fermata a soccorrerlo. L'incidente è avvenuto 
intorno alle 19.30 lungo la strada provinciale di 
Maraldi, nel comune di Meduno (Pordenone).


Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo, 
che si trovava sul ciglio della strada, è stato violentemente colpito dalla vettura, è stato scagliato
a una distanza di circa una trentina di metri ed è morto all'istante. Sul luogo dell'urto sono stati 
trovati alcuni rottami della vettura, fra cui un paraurti che appartiene a un suv, un Toyota 
Rav 4 nera, sui quali i militari stanno compiendo accertamenti per risalire al responsabile 
dell'incidente.
Sabato 22 Ottobre 2011 - 21:05 

sabato 22 ottobre 2011

Come conobbi Archi / 2

Dopo il nostro primo spettacolo, al gruppo di critici-attivisti votati all'abbattimento del sistema, venne in mente un'altra idea. Fu presa nel corso di una serata alcolica (in cui vennero commessi diversi errori sulla scelta degli alcolici). Trascorsero diverse ore su una nota petulante e noiosa, ma anche alla verso la fine la serata si accese e ritornò il buonumore della sommossa artistica. L'idea era di mettere in scena Il suono giallo di Kandinskij, confinando gli spettatori in uno spazio ristretto, per poi gettare loro addosso una valanga di stimolazioni sensoriali, in una sorta di realtà virtiale ante litteram, che tenesse anche conto della lezione di Artaud. Annichilire gli spettatori e rimandarli a casa (forse) cambiati per sempre.
Dov'era finito quell'Archi? Ci servirebbe proprio. Funziona. Cominciammo a chiedere in giro. Pare che frequentasse i vernissage di tutte le mostre che si inauguravano a Roma e dintorni, a prescindere dalla tendenza dell'artista. Lo scopo era alimentarsi e bere a sbafo. Archi si definiva "critico" di diverse testate (perlopiù inventate per non incappare in colleghi indesiderati) e fogli ciclostilati, ma anche e soprattutto un critico verbale. Era un'idea geniale. Il critico verbale era una specie di profeta, che quasi sempre non scriveva affatto, ma destinava le proprie considerazioni soltanto alla parola, sull'esempio di alcuni filosofi e profeti di chiara fama. Andava nei bar e in altri ritrovi di artisti. Una sorta di tazebao fonetico, che non lasciava traccia, se non nella memoria dei presenti. In questo modo, riusciva a incamerare un discreto apporto calorico e a strare al caldo e in compagnia per un po'. L'aspetto, il fisico, i lunghi silenzi rendevano la storia verosimile. Se c'era un solo critico verbale al mondo, questi era non poteva che essere Archi.
La vera svolta nell'esistenza grama di questo oscuro personaggio di contorno avvenne una sera, nel corso dell'inaugurazione di una mostra di Tano Festa. Tanta gente, molti giovani artisti e critici, attrici, mercanti, galleristi. Archi si era già collocato in prossimità del buffet, in modo studiatamente accidentale, fingendo di ascoltare le chiacchiere dei presenti, lui, che non mangiava da due giorni. Qualcuno lo prese di petto, forse troppo, rivolgendogli una domanda diretta su un tema che poteva essere l'identità sociale dell'artista rispetto alla sua opera, o forse il modo di interpretare la genuinità di uno stile o di alcune procedure tecniche in base a ciò che un'artista dice o, ancora meglio, vive. Stranamente, si fece silenzio. Forse la figura di Archi aveva sollevato troppi interrogativi. Chi era e cosa voleva? Non si era mai visto alle lezioni di Argan alla Sapienza, non era un artista, non si sapeva a quali riviste collaborasse. Fu un gesto in qualche modo crudele: il branco dell'arte contemporanea che fruga tra le sue pieghe alla ricerca dell'intruso, espressione autoimmunitaria di un mondo insopportabile (di odi secolari, cinismo, carrierismo) in cui tutti vogliono essere protagonisti, totalmente artificioso nelle sue modalità: il mondo che Archi avrebbe combattutto con tutte le forze.
Il silenzio avvolse i presenti per una decina di secondi, con la sua pesantezza insopportabile. Archi mosse lentamente un sopracciglio, socchiuse la bocca e profferì scandendo bene le parole, ma non troppo ritmicamente: "La vita è performance".
Scoppio un boato. Archi divenne per acclamazione la spina nel fianco di tutto, l'incarnazione del profeta che annuncia morte e distruzione dell'arte e dei suoi meccanismi, per cui è meglio tenerselo buono, vicino, come un barometro da guardare nel momento in cui ti stanno venendo dei dubbi sulla sopravvivenza di un sistema totalmente falso e basato sull'economia, che però ti fa comodo abitare. La vita è performance, l'arte non può esserlo. Non c'è bisogno di fare arte, perché la fai vivendo; certo, vivendo in un certo modo, il modo che consideri artistico, non quello artigianale e neanche quello industriale o burocratico. La vita è performance. Quell'uomo ci serviva: Il suono giallo avrebbe avuto un indiscusso protagonista. Ma non riuscivamo a rintracciarlo.

Saverio Bragantini

Il sindaco che vorrei

Fonte: Il Resto del Carlino

Il sindaco va in bicicletta ad ascoltare i problemi

POVIGLIO Un'inedita iniziativa del sindaco che visita le case isolate

Il Sindac di Poviglio in bici visita la gente nelle campagne
Il Sindaco di Poviglio in bici visita la gente nelle campagne

Reggio Emilia, 21 ottobre 2011 - Girano in bici per le strade di campagna del territorio comunale per controllarne lo stato, ma non solo. Si fermano nei cortili delle case e ascoltano la gente. La notizia non sarebbe eccezionale se, in sella alle bici, non ci fossero due personaggi pubblici: il Sindaco  e un suo assessore. Che idea è mai questa? Se lo chiedono in tanti, a Poviglio, e la domanda la giriamo al primo cittadino Giammaria Manghi, lasciando intendere, che, forse, lo fa per eliminare un po’ di pancetta che si intravede sotto la camicia. Sorride il Sindaco e risponde che, così facendo, si prendono due piccioni con una fava. In realtà il motivo è molto più serio e i due amministratori mettono in atto una strategia insolita ed efficace per raccogliere le opinioni e i desideri della gente, di quelle persone che abitano alla periferia estrema del territorio e che raramente arrivano in centro e ancor più raramente varcano il portone del Municipio. Come dire: «Se la montagna non va a Maometto…». Calza alla perfezione il vecchio adagio popolare con questa iniziativa peraltro unica nel suo genere. D’accordo, c’è qualcuno che vedendo arrivare in cortile il Sindaco, si meraviglia e si chiede, preoccupato: «Mio dio che cosa ho fatto?!». E dire che dall’inizio legislatura sono state fatte dieci assemblee pubbliche e due Consulte, ma ovviamente al Sindaco di Poviglio, noto per verificare sempre di persona ogni cosa, non bastavano, anche perché dice: «la popolazione over 65 che vive in periferia è composta da 183 persone (55 a Fodico, 22 ad Enzola-Casalpò, 74 a San Sisto e 32 a Godezza) ed è giusto che a far loro visita non siano solo i Servizi Sociali, ma anche il sindaco». Una situazione questa, che non si è mai verificata. Anzi, la gente ricorda come dopo le promesse elettorali, nessuno si facesse più vedere. Questo spiega la meraviglia suscitata dalle visite che stanno dando ottime informazioni di cui l’Amminstrazione terrà conto. Per inciso, ma non meno importante, i due amministratori-cicloturisti si dicono anche soddisfatti del risultato ottenuto dalle manutenzioni delle strade fatta con materiale sperimentale. E d’altronde, scusate, Manghi capeggia una lista che reca il nome: «Ascoltare Poviglio»...

giovedì 20 ottobre 2011

La bici sulla rivista green: spunti di riflessione

Una bella fetta, compresa la copertina, del supplemento Sette green del Corriere della Sera uscito oggi è dedicata alla bici. Mi viene un po' da sbadigliare, si parla sempre delle stesse cose, allo stesso modo, con gli stessi luoghi comuni: una marmellata di dati e di citazioni varie. C'è un'intervista al comico Bisio, che va in bici a Milano, ecc.

Un articolo qua riporta alcuni dati, fra cui questi:
"Un sondaggio Isfort mostra come gli italiani, a determinate condizioni, inizierebbero a pedalare molto volentieri: il 26,3% lo farebbe a patto di poter disporre di una vera rete di percorsi ciclabili che attraversa le città; il 15,6% se ci fosse meno traffico e quindi una maggiore sicurezza per la viabilità ciclistica; un 13,7% se fosse meno scomodo a causa delle lunghe distanze da percorrere".

Nell'articolo, noi veniamo definiti "una minoranza di spericolati"
Mi sembra un'esagerazione, che fra l'altro produce un effetto fastidioso: quello di allontanare le persone "normali" dall'uso della bici, come se fosse una prerogativa di pochi stuntmen e stuntgirls.
Solo il 9% della popolazione usa la bici 3-4 volte a settimana (sarebbe questa la "minoranza di spericolati"), mentre nei weekend la percentuale sale al 25%: come sappiamo, sono due modalità completamente differenti di uso della bicicletta.

Vorrei analizzare i dati relativi a chi vorrebbe andare in bici ma non ci va. Per esperienza personale, posso dire che un sacco di gente a parole manifesta un interesse per l'uso della bici in città, ma poi accampa qualche scusa, il lavoro con la cravatta, la distanza, la suocera, i bambini, la spesa. Tra le scuse per non pedalare, poi, esce sempre fuori la questione della sicurezza. Secondo molte persone con cui ho parlato di uso quotidiano della bici a Roma (dietro loro richiesta), la bicicletta sarebbe un veicolo preferenziale per abbandonare in fretta questo pianeta. La prossima volta che qualcuno mi fa un discorso del genere, lo mando affanculo senza spiegargli il perché (poi gli mando il link a questo post, così verifica che l'avevo detto).

Non sono sicuro che il 26 e passa per cento della popolazione italiana userebbe la bici se avesse più percorsi ciclabili (quanti di  più?). Secondo me, molto dipende dalla difficoltà di cambiare abitudini, da pigrizia, anzi diciamo accidia, che fa molto medievale. La stessa indolenza che favorisce anche l'immissione nei circuiti neuronali di tutte le imbecillità che la televisione propina, l'enunciazione di frasi fatte e, sostanzialmente, l'incapacità di fare un cazzo, a parte lamentarsi.

In secondo luogo, questa insistenza su piste e percorsi ciclabili, a cui indulgono tanto gli amministratori locali quando promettono (e non mantengono) quanto molte associazioni di ciclisti, è diventata un autogol per la mobilità in bici. Non potendo fare le ciclabili, perché non ci sono i soldi, c'è la crisi, ci sono i tagli agli Enti Locali, i commercianti si mettono di traverso temendo di perdere clienti, ecc. si finisce per non fare nulla. Ma a Roma, nella maggior parte delle strade è impossibile pensare di realizzare ciclabili, anche avendo i soldi, perché non c'è spazio, e spesso non c'è neanche il marciapiede. Ci sono invece troppe auto in sosta e le regole del Codice della strada non vengono rispettate quasi da nessuno.

Quel 15 e passa percento che userebbe la bici se ci fosse meno traffico è un dato grottesco, se si esce dalle logiche numeriche e si cerca di interpretarlo. Significa che il 15 e passa percento del traffico motorizzato viene creato da persone che vorrebbero meno traffico, ma intanto lo creano, prendendo l'auto o lo scooter.

Infine le lunghe distanze. Il concetto di distanza in bicicletta è commisurato all'abitudine a pedalare e anche a stare seduti su un sellino, il che è spesso più faticoso del pedalare, se non sei abituato. Non parlo neanche di allenamento, perché sarebbe fuoriviante. Abitudine vuol dire che se non sei mai andato in bici, mezzo chilometro ti sembrerà tanto, poi ci vai nel parco la domenica e, senza accorgertene, perché guardi la Natura e le sue bellezze, ti fai dieci chilometri, poi un giorno parti per una gita, sbagli strada, ti perdi, e scopri che puoi fare un sacco di chilometri. Ma se l'ultima volta che sei andato in bici avevi 11 anni e adesso ne hai, mettiamo, 54, come fai a stabilire la tua capacità a pedalare oggi, senza magari neanche possedere una bici?

La bici, quindi, è un catalizzatore di buoni propositi, che però non vengono messi in pratica. 
Come dicemmo qualche tempo fa, ci sono due opzioni: una è la rivoluzione dal basso, che si fa con la testa e con le gambe, che consiste nel prendere una bici e usarla tutti i giorni; l'altra è aspettare che si costruisca un numero ragionevole di ciclabili e percorsi ciclabili (come a New York, Londra, Berlino, Parigi), che il traffico diminuisca, che le distanze siano brevi (in discesa sia all'andata che al ritorno, senza sampietrini, senza 7 colli) e, soprattutto, almeno qui a Roma, che si muova il Comune.  

Bici a Roma: finora solo scartoffie e progetti non molto convincenti

Fonte: La Repubblica, Cronaca di Roma, 20 ottobre 2011 

Gra-ciclo, bike sharing, altre piste. Approvato il piano per le due ruote

Il grande raccordo anulare della ciclabilità è la novità assoluta del piano quadro approvato ieri dalla commissione Ambiente. E ancora, ampliamento del servizio di bike sharing e delle piste ciclabili."Grandi sforzi per trasformare la capitale in senso sostenibile", ha detto De Priamo, presidente della commissione Ambiente. Impegno testimoniato dall'acquisto di 14 auto elettriche destinate alla polizia

di CHIARA PISELLI
Estensione delle piste ciclabili, ampliamento del servizio di bike sharing e costruzione del Grac, il grande raccordo anulare della ciclabilità. Questo quanto previsto dal piano quadro varato dalla giunta il 24 marzo 2010 e approvato ieri dalla commissione Ambiente. Ora, per l'accettazione definitiva, occorrerà aspettare l'esame finale dell'Assemblea capitolina.

In particolare, è il progetto del Grac a suscitare entusiasmo tra gli amanti delle due ruote e della ecosostenibilità. Si tratta di una grande rete ciclabile che collega la città attraverso i percorsi esistenti e quelli che verranno realizzati; un progetto a cui i ciclisti urbani lavorano da anni. Accolte, dunque, le proposte di associazioni come BiciRoma, che aveva chiesto anche una maggiore ramificazione della piste all'interno dei municipi. "L'amministrazione fa grandi sforzi per trasformare la capitale in senso sostenibile  -  ha detto De Priamo, presidente della commissione Ambiente  -  Cerchiamo di recuperare il ritardo rispetto ad altre realtà europee".
Impegno testimoniato dall'acquisto di 14 auto elettriche destinate a polizia e dipartimento Ambiente, consegnate martedì alla presenza del ministro Prestigiacomo e dell'assessore Visconti. "Spero che da Roma parta la svolta culturale verso la mobilità verde italiana", così il ministro dell'Ambiente Prestigiacomo nel corso della cerimonia. "Però  -  ha aggiunto  -  l'auto elettrica dovrà costare meno".
Anche secondo l'assessore all'Ambiente Visconti "la politica ha portato a casa un progetto concreto per l'avanguardia sulla mobilità sostenibile". Inoltre, nei prossimi mesi saranno sostituiti i mezzi Acea e Ama: 40 porter elettrici entro il 2011, ed altri 80 nel 2012 (19 ottobre 2011).

Indignati pure i Carabinieri

Comunicato stampa del Co.Ce.R - Sezione Carabinieri

Consiglio Centrale di Rappresentanza, 18/10/2011 ore 19:45


I nuovi indignati? I Carabinieri esterrefatti dall'ipocrisia del Governo Berlusconi


Il giorno 15 ottobre u.s. il presidente del Consiglio ed il Governo tutto hanno ringraziato le forze dell'ordine per la professionalità ed il sacrificio posto in essere in occasione della manifestazione capitolina degenerata in guerriglia.
Davvero troppa grazia! Infatti, questo stesso Governo, il giorno prima, ha approvato all'unanimità, come peraltro sottolineato dallo stesso Ministro della Difesa, un disegno di Legge sulla stabilità con ulteriori tagli alle spese di ordine e sicurezza pubblica. Stranamente, però, il Governo non ha affatto dimenticato di inserire un comma per lo stanziamento di risorse per la Festa delle Forze Armate del 4 prossimo novembre. Un Governo impegnato a salvaguardare l'apparenza più che la sostanza. Ma in questo caso si parla di sicurezza del paese. Si sa, le foto ricordo durante queste manifestazioni possono valere più di cento parole, facendo percepire agli ignari cittadini, una vicinanza al comparto sicurezza e difesa, di fatto, inesistente!
Con i tagli alle spese dell'ordine e sicurezza pubblica, il Governo ha dimostrato tutti i limiti della sua azione.
L'Italia oggi è il Paese al primo posto in Europa in quanto a servizi di ordine e sicurezza pubblica.
Alla nostra classe politica non interessa che durante questi servizi il Carabiniere il più delle volte non mangia, oppure lavora dodici ore continuative senza percepire straordinario e in condizioni a dir poco aberranti come ampiamente hanno dimostrato le immagini dei violenti scontri di piazza. A loro interessa solo tagliare le spese per questi servizi. Ci chiediamo a questo punto quali spese verranno tolte dal bilancio statale, visto che siamo già altamente maltrattati! Ci manca solo l'estensione dell' art. 71 del d.l.112/ 2008 già prospettato dal Ministro Tremonti.
I Carabinieri sono stanchi di sottacere e di subire le imposizioni di un Governo che continua imperterrito a penalizzarli economicamente per giustificare i propri sprechi (auto blu con scorta, autisti/maggiordomi, segretari, vigilanze, etc) e che continua a chieder loro sacrifici economici senza la minima idea di una riforma sostanziale e strutturale che possa garantire certi margini di miglioramento nel breve, medio o lungo periodo.
Senza veli di retorica e senza polemiche, oggi abbiamo un dato di fatto oggettivo: la sicurezza per l'italiano è gravemente compromessa. Garantire sicurezza, per i Carabinieri vuol dire lavorare gratis, per i nostri amabili parlamentari vuol dire aumento di servizi di esclusiva utilità gratuiti perché pagati con i sacrifici dei cittadini tutti e con i tagli ai servitori dello Stato garanti dell'ordine e della sicurezza pubblica.
La Giustizia Sociale è l'imperativo categorico di un Paese civile. Ma qui di civile non è rimasto proprio nulla. Siamo nel pieno ciclone alimentato da una classe politica che pensa più che a salvaguardare, ad aumentare i propri privilegi. Qualcuno spieghi al Presidente del Consiglio il significato dei sacrifici che il Carabiniere pone in essere per garantire la giustizia sociale ed i diritti del cittadino.
I Carabinieri rimandano al Governo le belle parole ed i ringraziamenti ipocriti e chiedono con forza di essere completamente esclusi dal disegno di legge di stabilità, che vengano salvate le indennità accessorie firmando il DPCM e che si trovino le risorse necessarie per garantire al personale dell'Arma quella dignità economica che gli aggrada.
Il Co.Ce.R. Carabinieri non resterà fermo ed inerte a subire ulteriormente queste penalizzazioni gratuite e non esiterà nel prossimo futuro, sempre nel rispetto della legalità ad operare scelte coraggiose pur di salvaguardare i diritti dei Carabinieri.

Fine del comunicato