giovedì 25 febbraio 2010

Ciclismo urbano, febbraio, Roma

Gennaio a Roma è stato duro. Ha piovuto molto, poi mi sono intestardito a usare soltanto la bici e l'ho fatto per 23 giorni (nuovo record invernale). Bello. Anche a febbraio è stato duro pedalare sotto l'acqua, a scrutare cieli grigi che incombono davanti, a provare a sentire il vento. Con la pioggia, Roma si blocca. Gli intasamenti di auto con gli scooteroni incastrati nei varchi dove sarei passato facilmente. Ieri però, giunto al lavoro, ho visto in terra il segnale della primavera, del bel tempo e delle novità.
Noi umani nella preistoria eravamo scemi; adesso siamo delle teste di cazzo. Le formiche, anche quelle che vivono in Italia, ancora no. Le formiche non si sbagliano. E ieri si muovevano alacremente tutte insieme a restaurare la loro casa, davanti alla mia bici. Le giornate s'allungano e i ciclisti di primavera si preparano a uscire. Cominciate piano, tranquilli, non pedalate da settembre 2009...

Il ponte che passa sopra il torrente Crèmera, sulla pista ciclabile Castel Giubileo-Ponte Milvio è stato interamente chiuso con una rete metallica alta tre metri. Dicono che sia pericolante. È stato chiuso nel lontano 2008. Ovviamente, nessuna indicazione avverte il ciclista di ciò, in nessun punto della pista ciclabile. Quindi chi arriva al ponte deve tornare indietro. Prima si poteva scavalcare, ora no.

Come ciclista, adesso sto usufruendo della comoda via Flaminia, una specie di autodromo in cui i veicoli a motore vanno a 80-90 all'ora impunemente. Tanto nessuno controlla. Mai visto un autovelox in cinque anni
 Scontro recente su via Flaminia

mercoledì 24 febbraio 2010

Colin Ward (1924-2010)

Da "Anarchia come organizzazione", Eleuthera, Milano, 2006.

Un'esemplificazione interessante della teoria dell'ordine spontaneo, anche se di genere diverso perché volontariamente perseguito, ci è stata fornita dal Pioneer Health Centre di Peckham, un sobborgo meridionale di Londra. Venne fondato durante i dieci giorni che precedettero lo scoppio della seconda guerra mondiale da un gruppo di fisici e biologi che intendevano studiare la natura della salute e le caratteristiche del comportamento sano, al contrario degli altri medici dediti da sempre all'osservazione degli stati patologici. Decisero che il modo migliore per far ciò fosse quello di dar vita a un club, al quale i membri aderissero con tutta la loro famiglia, potendo disporre, in cambio dell'iscrizione per la famiglia e dell'impegno a sottoporsi a visite periodiche, delle attrezzature messe a disposizione dal centro. Per poter trarre conclusioni valide i biologi di Peckham ritennero di dover osservare esseri umani che vivessero in condizioni di assoluta libertà, liberi di esprimere desideri e di comportarsi in conseguenza. Non c'erano, quindi, né norme, né regolamenti, né capi. «Io ero l'unico, là dentro, dotato di autorità», disse Scott Williamson, il fondatore, «e ne facevo uso soltanto per evitare che chiunque esercitasse qualsiasi forma di autorità». Per i primi otto mesi ci fu il caos. «Con le prime famiglie», disse un osservatore, «arrivò un'orda di bambini indisciplinati, che si misero a scorrazzare per tutto l'edificio del centro come se si trattasse di una strada di Londra. Scorrazzando e correndo come teppisti per tutte le stanze, riducendo a mal partito mobilio e attrezzature», essi resero la vita impossibile per chiunque. Scott Williamson, comunque, «insistette che la pace doveva essere restaurata senza bloccare la reazione dei bambini alla varietà di stimoli che venivano messi sulla loro strada». Questa fiducia venne premiata: «In meno di un anno il caos si trasformò in ordine, con gruppi di bambini che nuotavano, pattinavano, giravano in bicicletta, si esercitavano in palestra, giocavano e talvolta andavano addirittura a leggersi un libro in biblioteca... Le corse sfrenate e gli schiamazzi erano ormai cose del passato».

martedì 23 febbraio 2010

Inquinamento: diverse esigenze

Il Ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo, vorrebbe abbassare la velocità dei veicoli per ridurre le emissioni inquinanti. Sulle autostrade si dovrebbe andare a 90 Km/h. Iniziativa valida e a costo zero, anzi si risparmia tutti. Due mesi fa due senatori della Lega presentarono una proposta per innalzare la velocità sulle autostrade a tre corsie a 150 Km/h, evidentemente per percorrere più rapidamente la Padania. Il Ministro dei trasporti Matteoli approvò l'iniziativa. Si stima che nelle maggiori 13 città italiane i morti causati dallo smog siano 7400. I veicoli a motore sono responsabili della metà dell'inquinamento urbano.
Andare piano: soluzioni semplici e gratuite che fanno bene all'ambiente. Ma, anche quando non ci sono di mezzo i soldi, nel governo non tutti sono d'accordo.

giovedì 18 febbraio 2010

Sforamento Pm10

L'Unione Europea impone di non superare per oltre 35 volte i 50 mg di particelle sottili cancerogene, mortali, non bruscolini, Pm10. Oggi Milano ha già sforato, altre seguiranno a breve. A Milano, l'ecopass non piace ai cittadini abitudinari e neanche a tutta la giunta comunale, nonostante renda 11,3 milioni di euro all'anno (vanno tutti alla mobilità, davvero?) e 3300 multe al giorno agli automobilisti che provano a varcarlo senza pagare.

mercoledì 17 febbraio 2010

Sostenibilità sotto la lente della Procura

Numerose iniziative per la mobilità sostenibile erano al centro degli interessi della Zincar (acronimo di zero impatto non carbonio), gestita da un consigliere del Pdl. la società è fallita con un deficit, provvisorio, di 18 milioni di euro. Finanziata con i soldi di Regione Lombardia, Unione Europea, ministero dell’Ambiente, oltre che dal Comune di Milano, che ha chiesto indietro alla società 25 milioni di euro.
Sulla carta, si perseguivano obiettivi ecologici, come ormai capita spesso. In realtà, i soldi sono stati spesi per “consulenze e commesse senza senso”, scrive oggi La Repubblica (pag. 9). Fra i progetti un distributore di idrogeno, chiuso quasi subito, il progetto di car sharing “Guidami” – con tanto di colonnine per la ricarica delle auto elettriche. Al momento, l’ipotesi di accusa è peculato.

martedì 16 febbraio 2010

Veleni

Quando, dopo la caduta del muro di Berlino, i generali hanno deciso di abbattere le loro riserve chimiche, le sorprese non sono mancate. Tutti i governi italiani avevano negato la presenza di gas bellici sul territorio nazionale. Giulio Andreotti nel 1985 lo aveva addirittura ribadito davanti al Parlamento. E invece esistevano almeno tre bunker, ripuliti poi nel massimo segreto. Il più importante era sul lago di Vico, tra i boschi antichi di un'oasi faunistica. Un'installazione colma di misteri e pericoli: durante i lavori nel 1996 una nube di fosgene è scappata via e ha raggiunto la strada, aggredendo un ciclista. Inizialmente nessuno sapeva cosa avesse orribilmente colpito il malcapitato, provocandogli gravi danni ai pol[m]oni, ma dopo alcuni giorni un ufficiale si è presentato in ospedale: «Forse possiamo spiegarvi».


Gianluca Di Feo, Veleni di Stato, Rizzoli, Milano, 2009, p. 13

lunedì 15 febbraio 2010

Si vende meno petrolio

Notizia Ansa di oggi: i consumi di petrolio in Italia, a gennaio, hanno segnato una flessione annua dell'8,8% (-545.000 tonnellate), fa sapere l'Unione Petrolifera. I consumi si attestano a 5,7 milioni di tonnellate.
La benzina riporta un calo del 9,5% (-76.000 tonnellate) rispetto a gennaio 2009, mentre il gasolio per autotrazione cala del 3,6% (-69.000 tonnellate).

venerdì 12 febbraio 2010

Appalti

Avete letto questa notizia (Agi, 22 febbraio 2010)?
Sono le 15,34 dello stesso 6 aprile quando l'imprenditore Pierfrancesco Gagliardi chiama il cognato Francesco De Vito Piscicelli. Questa la trascrizione integrale della conversazione:

- PISCICELLI: ... sì.
- GAGLIARDI:..oh ma alla Ferratella occupati di 'sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito... Non è che c'è un terremoto al giorno.
- PISCICELLI:... no...lo so (ride).
- GAGLIARDI:... così per dire per carità.. poveracci.
- PISCICELLI:... va buo'...ciao
- GAGLIARDI:... o no?
- PISCICELLI:.. eh certo ... Io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro al letto.
- GAGLIARDI:... io pure... va buo'... Ciao.

giovedì 11 febbraio 2010

Premio Nobel (segue)

A quindici anni mi trasferii in città. E dopo cinque anni la città la conoscevo così bene che anche lì mi venne voglia di veder scorrere le strade e dipanarsi ciò che sta ai lati. Dopo averci riflettuto un bel po’ mi comprai una bicicletta. La mia voglia non sarebbe durata a lungo; ciò che mi diede da pensare fu una frase, che mi venne rivolta senza alcun nesso logico durante uno degli interrogatori dei servizi segreti: «Càpitano anche degli incidenti stradali».

Herta Müller, Lo sguardo estraneo, Sellerio, Palermo, 2009, p. 24.

mercoledì 10 febbraio 2010

Premio Nobel per la letteratura 2009

Quando ero bambina, nel villaggio in cui sono cresciuta, per anni ed anni sono andata in bicicletta. Attraversavo campi di tabacco, frutteti, verso il letto del fiume, l’orlo del bosco. Mi piaceva soprattutto farlo da sola e senza una meta. Unicamente per avere una visione diversa da quella che si ha quando si cammina, il terreno che scorre sotto le ruote e il paesaggio che non smette di dipanarsi di fianco agli occhi.

Herta Müller, Lo sguardo estraneo, Sellerio, Palermo, 2009, p. 24.

lunedì 8 febbraio 2010

Le piste ciclabili di Roma

Alleluja. Finalmente un giornale della Capitale, La Repubblica, ha dedicato una pagina (ieri, domenica 7 febbraio, in Cronaca di Roma, p. I e III) al deprecabile stato generale delle piste ciclabili. Di solito relegati nella posta dei lettori, questi problemi raramente approdano a un esame strutturale del problema. A firmare l'articolo è Cecilia Gentile, giornalista, ma anche cicloviaggiatrice e attenta ai problemi dell'ambiente. Gentile ha fatto una cosa che raramente i suoi colleghi fanno: è andata a vedere di persona. Percorrendo a pedali circa 40 Km di ciclabile, ha potuto verificare lo stato in cui versano.
Negli ultimi due anni, da questo blog abbiamo insistito più volte, con dovizia di particolari e fotografie, sui problemi che affliggono le ciclabili romane. Il ponte interrotto sulla Ponte Milvio-Castel Giubileo, lo schifo (preservativi e carta igienica nei punti in cui quella stessa ciclabile s'interrompe), il grottesco sistema di deviazione a Capoprati, urine e bottiglie rotte a Ponte Milvio, le crepe chilometriche che attraversano la pista, per limitarmi solo ai casi riscontrati nei miei tragitti urbani.
Cecilia riassume così il suo percorso: "Istantanee di abbandono, sporcizia, pericolo, impunità, maleducazione e totale assenza di controlli".
Adesso ho capito perché stamattina, pedalando sulla ciclabile, ho avvistato dopo parecchio tempo due motociclisti della polizia municipale. Ma in bici non possono andare? E dire che ci sarebbero un sacco di giovani pizzardoni smaniosi di muoversi come i poliziotti americani: in bici si scoprono un sacco di irregolarità, che sui mezzi a motore neanche si vedono.
Comunque sia, non sono due vigili in moto non risolvono i problemi, che sono sempre gli stessi, a prescindere dalle giunte che si sono succedute negli ultimi anni. L'assessore De Lillo ha promesso un piano di manutenzione straordinaria di 500 mila euro. Non so cosa si riuscirà a fare con questi soldi, ma ci vorrebbe un po' più di slancio. A costo zero, poi.
Possibilità per i ciclisti di percorrere i marciapiedi (magari osservando il limite di velocità di 10 Km/h); strade a senso unico per le auto ma a doppio senso per le bici; zone a 30 Km/h e anche a 10 Km/h che agevolino gli spostamenti di pedoni, bici, passeggini, monopattini e anche il commercio locale.
Butto lì un'altra idea di cui faccio dono al Comune di Roma: autobus riservati ai ciclisti per superare dislivelli particolarmente pronunciati. Così, anche, si finirà di ripetere che a Roma ci sono i sette colli e per questo è difficile andare in bicicletta!

giovedì 4 febbraio 2010

Declassified

Rimettendo ordine nel computer, è rispuntata fuori un'immagine risalente a circa un anno e mezzo fa. L'apertura degli archivi segreti ha reso possibile l'accesso a una serie di documenti un tempo riservati.
Era estate. Mentre le mie ruote scorrevano serenamente sulla ciclabile Castel Giubileo-Ponte Milvio, avvisto da lontano due tipi, non dei ragazzini ma piuttosto in forma, intenti ad armeggiare con una camera d'aria e una pompa davanti a una bici da corsa rovesciata. Quello con la barba e gli occhiali da sole avvolgenti mi chiede se posso dargli una mano. Il boyscout che è in me si risveglia. Mi fermo. Il tipo con la barba minaccia anche una cazziata al negoziante che gli ha venduto una camera d'aria nuova bucata. Ha una voce poderosa e sembra molto dinamico. Prendo la camera in mano.

Si tratta di un problema frequente nelle camere d'aria dotate di valvola Presta (o francese o Sclaverand). Il coso – non so come si chiama tecnicamente, giusto Lanerossi può aiutare – che chiude la valvola avvitandosi, infatti, spesso è bloccato, e se si pompa quando è bloccato la camera non si gonfia.

 
Siete mai entrati in una valvola presta? È un'esperienza unica. Succede che la piccola guarnizione di gomma attaccata al cazzetto – guarnizione che impedisce alla camera di sgonfiarsi – è bloccata nel condotto metallico attraverso cui passa l'aria quando si gonfia la camera. È chiaro? Per risolvere il problema, basta svitare un po' il fregno e spingerlo dentro.
Preferisco la valvola italiana che non dà questo problema, ma spesso non si trova perché anche i ciclisti di novant'anni vogliono la presta che dà l'idea di essere più da corsa. Insomma fa più fico. Rispetto all'italiana, che è considerata più da passeggio, nel cambiare una camera con valvola presta si risparmiano, credo, 5-6 secondi. In cambio, c'è una serie di rotture di palle di cui tener conto. Prima fra tutte, bisogna fare molta attenzione quando si gonfia la ruota a non inclinare la pompa, altrimenti il coso sopra si piega e ciò può compromettere la tenuta della camera, molto prima che la gomma collassi e giunga alla fine della sua esistenza serenamente.
Sblocco la valvola. Quello con la barba mi dice che si vede che ci so fare. Minimizzo. Riesco, come sempre, ad accennare al lavoro delle ciclofficine popolari e all'uso quotidiano della bici. Mentre armeggio con la camera, sollevo lo sguardo e mi rendo conto solo allora che uno dei due ciclisti è nientemeno che il famoso cantante Adriano Pappalardo.
Per me, che sono vecchio e guardo poco la tv, è soprattutto l'interprete di Ricominciamo, anche se so che Adriano è tornato in auge presso il grande pubblico partecipando alla trasmissione “L'Isola dei famosi”. Ricominciamo (1979)è un brano che ha fatto epoca, non solo per le peculiari virtù canore di Adriano, ma anche grazie a una inconfondibile gestualità. Il suo è stato uno dei pochi attacchi agli schemi un po' imbalsamati del mondo della canzone italiana “generalista”, quello che fa (o faceva) riferimento a Sanremo, al Festivalbar, alle canzoni in tv, per intenderci. Questa gestualità, con il tempo, si è un po' sovraccaricata nel teleschermo, forse anche per tener testa alla ressa incontrollata di cantanti improvvisati ed effimeri, ma penso che abbia origini genuine. Per capirci: immaginate Amedeo Minghi o Gigi D'Alessio sull'isola con uno straccio intorno al culo. Pappalardo ha saputo combinare le schiette radici meridionali con la lezione di certi urlatori anglosassoni. Mi ricordo anche il videoclip di un'altra canzone molto ritmata, rustica e controcorrente, in cui Adriano lavava l'auto in giardino. Chiedo al suo amico abbronzatissimo di scattarci una foto.

Mi è stato fatto notare carinamente da una collega che la forma fisica di Adriano è superiore alla mia e che vicino a lui faccio una brutta figura. È vero. Adriano mi ha detto che va spesso sulla ciclabile anche con i pattini e pratica sport costantemente. Approfitto dell’incontro per chiedere conferma ad Adriano di un racconto che mi è stato fatto anni fa, diciamo nell'ambiente musicale. È vero o no che Adriano, da giovane, per avere un contratto martellava quotidianamente, o quasi, i discografici (faceva bene), entrando nelle loro stanze e producendosi in canzoni a squarciagola e scivolate sul pavimento in stile rock 'n roll? È vero, è vero. Alla fine il contratto gliel'hanno fatto. Giovani d'oggi, imparate da Adriano a rompere le palle! Ci salutiamo a pacche sulle spalle. Riparto.
Il mondo è veramente strano. A volte ho l'impressione che qualcuno stia giocando nella stanza dei bottoni, e che si stia pure divertendo (sadicamente, a volte, ma non in questo caso).
Voi mi spiegate come è possibile che dopo aver incontrato Adriano sulla ciclabile e dopo averlo salutato, dopo qualche minuto, all'inizio della salita di via dei Colli della Farnesina io abbia visto, alla guida di un auto, con il finestrino aperto, Renato Zero? Io salivo, lui scendeva, ci siamo guardati un attimo. Ma come è possibile, due cantanti ? Ve lo giuro e se non ci credete, pazienza.

mercoledì 3 febbraio 2010

Scooter sulle corsie preferenziali a Roma?

Il vicesindaco di Roma, Mauro Cutrufo, ha lanciato la proposta di aprire una parte delle corsie preferenziali della Capitale a moto, motorini e - udite, udite - minicar, ma solo in determinati orari. Lo scopo sarebbe ridurre congestionamenti e inquinamento! A Roma, prima d'ora, nessuna moto o motorino è mai passata su una corsia preferenziale.
Invece di permettere alle biciclette il transito sulle preferenziali e sui marciapiedi, per avere maggior sicurezza e favorire una viabilità alternativa, si concede questo vantaggio alle moto. E alle minicar. Immaginate le code delle minicar che arrancano su una salita. Dietro queste scelte c'è una mente superiore, un supertecnico? Il problema delle due ruote è semmai come farle andare più piano, non più forte. Non mi pare che abbiano problemi insormontabili di movimento. I dati degli incidenti stradali a Roma sono conosciuti dagli amministratori pubblici? O si fa finta di niente? Qual è la causa principale di sinistro per le due ruote? Gli intasamenti forse?
Il fatto di avere a disposizione una corsia tutta per loro non favorirebbe comportamenti ancora più scorretti di quanto abbiamo davanti ai nostri occhi tutti i giorni a Roma?
L'avvio dell'iniziativa è previsto per fine febbraio, ma chiarisce l'assessore al traffico Simone Farello "si partirà solo se si troverà la mediazione tra chi lavora sulla strada e chi ci transita". Non resta che sperare nei sindacati degli autisti.

martedì 2 febbraio 2010

Formigoni in bici e sondaggio

«Buongiorno, come va? State bene? In bicicletta bisogna andare oggi. Oggi, domani, sempre. Macchina a metano, la vostra? Va bene, va bene, però in bicicletta è ancora meglio.
Signori, oggi si va in bicicletta. Tutte le volte che è possibile bisogna andare in bicicletta o a piedi. Fa bene alla salute e fa bene anche al miglioramento dell'aria. L'aria nostra la stiamo già migliorando con tutte le misure strutturali che stiamo facendo [n.d.r.: a questo punto mi è sembrato che il naso si allungasse impercettibilmente], ma vi prego ognuno di noi può dare un grande contributo. Con dei piccoli gesti virtuosi, milioni di cittadini possono migliorare l'aria e andare in giro con simili, fantastici mostri è assolutamente divertente [qui devo dire che m'ha colpito]. Io vado in bicicletta quando posso, corro a piedi una volta alla settimana. Buon divertimento anche a voi. Arrivederci».

Vedi Formigoni in bici

Votate (oddio che ho detto): 
1) mi convince / non mi convince
2) fa seguito all'indagine per smog / non fa seguito
3) Formigoni pedala bene / non pedala bene
4) Formigoni smonta bene dalla bici / smonta un po' goffamente
5) è un manovra pre-elettorale / non lo è
6) è vero che va in bici quando può / non è vero
7) quante volte può?

lunedì 1 febbraio 2010

Documento inedito: l'antica arte dei telai

Nell'aprile del 1908 un gruppo di pazienti del manicomio di Santa Maria della Pietà organizzò all’interno della struttura sanitaria una officina per la costruzione e la riparazione di velocipedi. L’iniziativa riscosse l’approvazione di eminenti studiosi italiani e stranieri. Cesare Lombroso (1835-1909), in punto di morte, ebbe parole di lode, seppur persuaso dell'irrimediabile condizione di quei pazzi.
Nel 1910, appena sbarcato nel porto di Genova dal piroscafo “Argentina”, Don Aureliano Tuberosa Rotafixa si recò a Roma per incontrare, con le dovute precauzioni del caso, la fervente accolita di pazienti che, entrata in possesso dell’attrezzatura necessaria, fremeva per conoscere i segreti della saldatura a ottone. Normalmente, all'epoca, Don Aureliano saldava i telai disponendo fili di ottone attorno ai tubi, per poi collocarli all'interno della fucina. Qui, con straordinaria intuizione, prefigurava già i misteri della saldobrasatura.
A un secolo esatto di distanza, abbiamo recuperato la pellicola e, incredibilmente, anche l’audio di quell’incontro. Ve lo proponiamo, chiedendo scusa per la non eccelsa qualità delle immagini. Si tratta però di un documento di inestimabile valore documentario. Lo trovate qui.

Anche in Basilicata bici gratis sui treni regionali

Dopo la Campania e le Marche, anche la Basilicata ha seguito l'esempio della Puglia. Si potrà salire con la bici sui treni regionali attrezzati senza pagare alcun supplemento. Ce ne ricorderemo al momento di pianificare le vacanze estive.

If you decide to travel across Italy by bike, please remember that Campania, Puglia, Basilicata and Marche regions offer the possibility to take the train with your bike with no extra charge.