mercoledì 29 agosto 2007

Principii della vera dottrina esoterica riguardante il ciclo

Capitolo I. I quattro elementi del velocipede

Devi prestare la massima attenzione a quanto io ti dico, perché le cose invisibili nel velocipede sono più importanti di quelle che il tuo occhio può accogliere. La bicicletta contiene i quattro elementi, ma queste cose il volgo non intende e solo a pochi è accordata la comprensione dei misteri ciclistici più reconditi. L’aria sta nelle ruote e solleva il mezzo da terra. Senza aria il velocipede non cammina, come senza aria nei polmoni il ciclista non può inoculare la sua potenza nei pedali. Tutta la linea di trasmissione del movimento è impregnata di fuoco, che risiede sommamente nel movimento centrale e nelle corone, attorno alle quali tutto gira e, in via secondaria, si diparte dai mozzi delle ruote e si insinua fino ai raggi. Lì comincia l’azione della terra, elemento inerte ma prolifico, che risiede in special modo nel telaio, la parte che tutto sorregge e attorno alla quale tutto ruota, fino al sellino, al manubrio e alla forcella, i forcellini dove si pone in diretta comunicazione con l’elemento fuoco. E l’acqua non è soltanto l’acqua della borraccia e il corpo del ciclista, ma soprattutto quella dei liquidi lubrificanti, ovvero olio e grasso. La misteriosa commistione di acqua e fuoco nelle ruote, nel movimento centrale, lo scivolare della catena sulle corone e sui pignoni ben oliati, produce il movimento incessante della rotazione.

martedì 28 agosto 2007

Due giri extraurbani

Ogni tanto ci vuole un po' aria di montagna. Di due giri vi voglio parlare.
Il 19 agosto (16.30-20.00) ho fatto una bella scarpinata abruzzese sulla rotta Tagliacozzo-Villa San Sebastiano-Capistello-Canistro superiore e inferiore-Capistrello-Petrella Liri-Verrecchie-Tagliacozzo. Totale 56,50 Km, con la mia vecchissima mtb "Fetusa" (con corone di ferro grigio) e la salita Canistro-Petrella che non finiva mai. Risultato migliore: scorpacciata di more e di acqua minerale.
Poi, il 23 e 24 agosto, assieme a Massimo (su una mtb Bottecchia) ci siamo imbarcati in una Scauri-Conca della Campania-Scauri (circa 80 Km). Stavolta avevo la mia Giant Cadex, con ruote da 1", leggerissima, ma con zaino in spalla.

Siamo partiti alle 15 sotto il solleone, dopo un lauto pranzo preparatoci dalla signora Roberta. A Suio abbiamo aggredito un'interminabile salita che si è conclusa praticamente all'arrivo. Nessuna foratura, ma la compagnia irritante dei tafani mi ha costretto per lunghi tratti a frustarmi con un asciugamano, dinanzi allo sguardo perplesso dei rari passanti. Ma siamo stati ricompensati da una cena luculliana presso i nostri gentilissimi ospiti. Il giorno dopo, il viaggio di ritorno si è svolto quasi senza pedalare, una lunga discesa, con visita finale alle foci del Garigliano. Risultato migliore: recapitare una guantiera di sfogliatelle pressoché intatta.
Adesso si torna in città, si torna al lavoro. La Lazzaretti da corsa avrebbe bisogno di una riverniciata: ma chi ha il coraggio di metterci mano?

martedì 7 agosto 2007

Altri Luca Conti

Vorrei ricordare i diversi Luca Conti visibili sul web:

1) Blogger, ambientalista, esperto di new media: www.lucaconti.it www.pandemia.info

2) Esperto di jazz e traduttore di romanzi noir: jazzthetic.splinder.com

3) Assessore alla Comunicazione Provincia di Perugia: www.provincia.perugia.it

4) Il sottoscritto: www.lucaconti.net

Se sei anche tu un Luca Conti e non sei incluso nella seguente lista, puoi scrivermi.

mercoledì 1 agosto 2007

sgonfia e cadente settimana di ciclismo

Non sarò breve. Devo giustificare la lunga assenza di aggiornamenti, a scopo didattico per i ciclisti urbani o aspiranti tali. Diario di una grigia e molto sgonfia, cadente, settimana di ciclismo urbano. Evento unico e irripetibile.

Lunedì 2 luglio: mentre vado al lavoro in bici , a 200 metri da casa, cado per l’uscita della catena, mentre ero in piedi sui pedali. Per fortuna non è sopraggiunta nessuna macchina. In ultimo la colpa era del deragliatore anteriore, mal regolato, che mi ripromettevo di mettere a punto, ma non lo avevo ancora fatto. Bravo pirla. Risultato: paura, escoriazione e gonfiore pronunciato al ginocchio per la caduta e soprattutto buco al ginocchio medesimo per penetrazione del fottuto pedale di alluminio zigzagante che ho immediatamente tolto (ve ne farò vedere la foto, non del fiotto di sangue, ma del fottuto pedale); inoltre una costola dolorante, incrinata, boh. E un paio di ematomi minori. Tornato a casa, lascio la mtb e prendo una di quelle da corsa. In nome del concetto che se non risali subito in bici non ci rivai più, o cose del genere. Una buca sulla via Cortina d’Ampezzo mi fa forare. Cambio la camera e riparto. Un lieve rigonfiamento della ruota mi fa alla fine fermare sulla Flaminia per dare una sistemata. E la camera cede, bucata. Proseguo a piedi (3 Km ca.) fino al posto di lavoro. Al ritorno chiedo un passaggio a un collega. Chiaro che il problema è del cerchione. Controllo nipples e raggi (ma, mi dirà il cicloriparatore di fiducia, Colopardi, che non può dipendere da quelli, piuttosto da un flap danneggiato o, aggiungo io, anche da abrasioni laterali del cerchio d’alluminio che con le alte pressioni di gonfiaggio, possono bucare la camera). Rimonto la ruota, sembra tutto a posto.

Martedì 3 luglio: dopo due Km, a Monte Mario, ribuco. Torno a casa in autobus. Cambio la bici, prendo la mtb Atala “Mortilla” non ancora a puntino. Infatti il cambio cede, anzi è mezzo rotto, e mi faccio la ciclabile a 3 Km/h, superato anche da novantenni obesi su bici medievali. Al ritorno faccio tappa ai riparatori di Ponte Milvio, sulla ciclabile, che consiglio vivamente se avete problemi meccanici seri da quelle parti (spero di essere stato abbastanza chiaro, e comunque ci sono riparatori di bici che non consiglio neanche se le ruote vi sono diventate triangolari). Lascio la bici e mi viene consegnata una mtb di circa 30 Kg. Tipo auto di servizio. Compro il sushi da Daruma, come forma di consolazione esistenziale, e affronto la via Camilluccia. Indovinate che succede? La ruota posteriore comincia a sgonfiarsi. Ma lentamente. La rigonfio con la pompa e arrivo a casa.

Mercoledì 4 luglio (giornata della mia dipendenza dalla bici): la mattina dopo la trovo a terra: cambio la camera e vado al lavoro. Il mezzo, ora che ci ho fatto un minimo di amicizia, sembra pesare 28 Kg. Al ritorno, recupero la bici, pago dieci euro di troppo, ma non dico niente e riparto. Il cambio non è che funzioni bene, anzi, mi è è stato detto che il deragliatore anteriore non è compatibile, ecc. Arrivo a casa, non dico risollevato.

Giovedì 5 luglio: ho risistemato la bici della cadutadi lunedì e la giornata, ciclisticamente parlando, fila liscia. Lo stesso il giorno dopo.

Le mie vicissitudini mi portano a un cambiamento (che vivo periodicamente, smontando e rimontado pezzi). Torno a una concezione cicloturistica del mio girovagare per Roma. Ruote larghe, andatura lenta, borse dietro, piene di ogni bendidio, tipo magliette, asciugamani, acqua, cibo, libri, attrezzi per riparare qualsiasi cosa. Due camere d’aria. Ipotesi di parafanghi per l’inverno e portapacchi anteriore. L’altro estremo è bici da corsa+zaino, ma per ora può aspettare, nonostante tre puledre d'acciaio fremano nella stalla.

Il post

A volte ci si sveglia di mattina presto perché si sente una spinta irrefrenabile a fare un post.

Altre volte capita che la mattina non si faccia il post, ma se ne senta il bisogno più tardi, magari mentre si è in fila alla post, e non si è wireless ma neanche cablati, quindi il post non si può fare e bisogna pazientare.

Può anche passare qualche giorno senza che si faccia un post. A quel punto la nostra memoria di massa sembra soffrirne perché, insomma, va detto, ogni giorno bisognerebbe scrivere un post.

In certi casi il post viene corto, talvolta è più esteso, a volte è morbido, a volte è più consistente. Di vari colori, il post. Senza scadenza, il post. Insomma, meglio non tenerlo sul davanzale per troppo tempo.