giovedì 30 aprile 2009

Latte crudo

Vorrei ricordare l'utilità del latte crudo. Ne ho già parlato qui
e qui. Forse non tutti sanno che il latte crudo (venduto sfuso e refrigerato) può anche essere surgelato. In questo modo, dura molto (non azzardo oltre i dieci giorni, per una sorta di "pudicizia anti-frankensteniana", non so se avete capito, probabilmente no). Il prezioso segreto mi è stato svelato da una minuta signora davanti al distributore, un euro al litro, alla faccia delle industrie e dei consumi di imballaggi. Ha detto, con molta competenza, la pericolosa no-global: «La panna non è uguale a quello non surgelato, sa, le molecole si rompono un po', ma lo tengo anche dieci giorni nel refrigeratore e poi lo scongelo per consumarlo». Bingo. Da allora ne metto un po' nelle bottiglie di vetro e un po' in quelle di plastica del latte confezionato, che ho deciso di non mandare a Malagrotta. Perché non fate la stessa cosa? Costa meno, è più buono, fa bene: insomma, è come la bicicletta.

lunedì 27 aprile 2009

Incentivi

Una vittoria per la bici e un lento cammino, non inesorabile, verso le politiche della mobilità dei Paesi sviluppati. Si potrà beneficiare del 30% di sconto fino a un massimo di 700 euro, comprando una bici nel corso el 2009. L'incentivo concesso dal Ministero dell'Ambiente è compreso nel pacchetto di interventi a sostegno del mercato delle due ruote. Prevede un fondo di 8.750 mila euro. Per la prima volta, oltre alle bici a pedalata assistita, vengono incluse anche le biciclette a propulsione muscolare. Il tutto senza obbligo di rottamazione.
Eppure, comprare una bici non vuol dire andarci. È l'illusione di molti. Speriamo che con gli incentivi agli acquisti, a molti venga anche la voglia di incentivare il movimento. Pedalare dà sensazioni uniche: ci si diverte e si sta meglio, fisicamente e mentalmente. Questo ai produttori di bici non può importa più di tanto, o comunque potrebbe essere interessante sul lungo periodo: non si vede un tornaconto economico immediato dalla trasformazione delle abitudini di movimento. Dovrebbe interessare lo Stato e gli Enti locali. Per esempio dovrebbe passare la norma che obbliga l'Inail a risarcire che ha incidenti in bici andando al lavoro. Dovrebbero regalare le camere d'aria a chi usa la bici, invece che inquinare; dovrebbero fare la segnaletica pensando anche ad agevolare il traffico stradale delle bici. Eliminare la concezione autostradale nelle zone urbane: Roma è una crostata di autostrade, in bici ti ritrovi i muri di guard-rail davanti, ecc.
Insomma, incentiviamo anche la ciclabilità.

venerdì 24 aprile 2009

Ribelli del kebab




A Milano, davanti a fotografi e telecamere, Giorgio Schultze, esponente del Nuovo Umanesimo e candidato alle prossime elezioni europee, ha alzato le mani a mo' di sfida: in una, teneva una lattina di Coca-Cola, nell'altra, un kebab. “Sto mangiando e bevendo all'aperto. Sto commettendo due crimini”, ha detto Schultze.
Beh, uno un po' sì, sarebbe stata meglio una birra Peroni.
Comunque, viva il kebab, uno dei migliori biocarburanti in circolazione.

giovedì 23 aprile 2009

No Nestlè, no Crui, no logo

Leggo con sconcerto del progetto Axia, promosso dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Universita' Italiane) e dal Gruppo Nestlè. Cito da un'agenzia Asca. Collaboreranno per attività di "ricerca scientifica e mondo produttivo in chiave di responsabilità sociale". Surreale. Ancora più surreali sono le coordinate su cui si articola il progetto: alimentazione, sviluppo sostenibile, multiculturalita'.
Anche la conclusione del comunicato è ridicola. Questo progetto servirebbe a "restituire alla comunita' un patrimonio di dati preziosi, da cui istituzioni e business community possano attingere per sostenere future iniziative di ricerca nei campi analizzati". Sembra la San Vincenzo. La multinazionale che distribuisce informazioni alla comunità e rilancia la ricerca.
Avete letto "No logo" di Naomi Klein? Non mi dite che è vecchio, come fece la mia signora. È un libro lungo e interessante, che molti citano (sbagliando anche il titolo) e pochi hanno letto integralmente. Per voi che avete sempre fretta e poco riflettete, ve lo riassumo sommariamente. Parla fra l'altro delle ingerenze delle aziende nel sistema educativo statunitense attraverso i finanziamenti, vero cavallo di Troia per passare a pilotare le giovani menti studentesche, creare consumatori obbedienti e alla fine stabilire l'elenco delle priorità nella ricerca. Quindi l'obiettivo primario a biologia non sarà più quello di crescere talenti (da esportare) ma tecnici del latte in polvere di nuova generazione (da tenere in Italia). Poi i tecnici del latte in polvere andranno in tv, come esperti, a dire che il latte in polvere è meglio di quello di mucca, che certi brutti ricordi del passato (le morti di bambini in tutto il mondo) ce le siamo lasciate alle spalle.
Andate a vedere cosa fa da anni la Nestlè in tutto il mondo. Sono numerose e non si fermano da anni le campagne di boicottaggio contro la Nestlè, la principale industria alimentare mondiale. C'è un dossier qui e trovate la lunga storia dei boicottaggi del gruppo alimentare qui.
Forse eccitati dalla partnership o distratti nel congegnare qualche nuovo bando di concorso (tipo: il candidato produca una sola pubblicazione, deve essere alto 1,82 cm con un tic all'occhio destro che è poi l'occhietto da fare alla commissione), i rettori non meriterebbero di restare al loro posto. Ricordate la loro insistenza nel difendere l'autonomia dell'università (quella dei docenti, non degli studenti, ovviamente), chiedendo contemporaneamente soldi allo Stato?
Non resta che boicottare, oltre alla Nestlè, anche queste università.

mercoledì 22 aprile 2009

La legge anti-kebab

La Regione Lombardia ha approvato una legge che vieta di consumare in strada kebab, pizza da asporto, gelati, supplì, piadine. Sanzioni fino a 3000 euro. Obbligatori piatti, bicchieri e posate di plastica (inquinanti). La legge è stata voluta dalla Lega Nord. Riferisce il Corriere della sera odierno che, per stessa ammissione degli ideatori, la legge è definita "anti-kebab". Sullo stesso giornale, leggo che il vicesindaco, Riccardo De Corato, "da settimane tiene il fiato sul collo alle 350 kebaberie della città". I controlli hanno portato alla scoperta di un deposito abusivo di carne.
Evviva in controlli, ma viva anche il kebab, l'alimento ideale per il ciclista urbano, ricco com'è di vitamine, carboidrati e sali minerali, che favoriscono la performance anche nelle condizioni di traffico più difficili. Un cibo multietnico, molto più sano di certe italianissime pizze al taglio cosparse di sugna, che ti si piazzano all'interno e non si muovono più. Vietate pure loro, comunque.
Adesso che hanno vietato di mangiare in strada, la vita in Lombardia sarà senz'altro migliore, e più sicura. C'è chi pensa davvero ai cittadini e alla loro qualità della vita. La crisi economica è una bazzecola, e comunque hanno detto che è già finita. Tutto in ripresa, vai! Se avete male allo stomaco è colpa del kebab.

martedì 21 aprile 2009

Il bike sharing a motore e a singhiozzo

Vorrei commentare un articoletto uscito ieri su "Metro", un quotidiano free press che, per fortuna, si occupa spesso di ciclabilità urbana. Il titolo è chiaro: Il bike sharing va a motore. Si sostiene che il bike sharing punterà anche sui mezzi a pedalata assistita. Già a fine mese saranno consegnate cinquanta bici. Dove? A Monte Mario, sul Gianicolo? No, a Ostia e al Municipio I. Ora, io dico, con tutti i i problemi di budget, è utile dotare di bici elettriche queste zone, quando una discreta bici può fare la stessa cosa? Vorrei chiarire a chi sta per spendere soldi pubblici che una bici a pedalata assistita pesa molto di più di una bici da corsa, il motore elettrico serve a trasportare il peso della bici, oltre che quello del conducente. Basterebbe dotare queste zone di bici leggere, con rapporti leggeri, per avere la stessa cosa con minor spesa e minori intoppi; pensiamo alla ricarica e alla inevitabile e inquinante sostituzione delle batterie.
L'unica utilità delle bici a pedalata assistita (che non amiamo) si riscontra sulle salite leggere, quando si trasportano merci, tipo la spesa, ecc. In piano, non ha nessun senso spendere soldi per bici molto costose.
Andrea De Priamo, presidente della Commissione ambiente del Comune di Roma, afferma, nello stesso articolo uscito ieri su "Metro", che non si sa chi gestirà il servizio del bike sharing, se l'Atac, o se quest'ultima farà un bando ad hoc.
Altra notizia. Al Comune si pensa, dice l'articolo, a un abbonamento di un euro all'ora. Ahi ahi, brutta notizia.
Dico le mie impressioni sul bike sharing. Il servizio ha funzionato bene, senza infrastrutture e zone a 30 all'ora può andar bene solo in certe zone di Roma, il fatto che fosse gratis attirava molta gente. Le bici erano nuove ma di qualità economica, bastava un'occhiata ai deragliatori posteriori, sono quelli del supermercato.
Idea: mettere la pubblicità sul cestino anteriore e lasciare gratuito il servizio. Un po' di malavoglia, mi immedesimo nel commerciante romano del centro. Molti negozi sono difficilmente raggiungibili da persone in auto. Molti negozi del centro, anche prestigiosi avranno interesse a sviluppare una logica intermodale, per esempio dal parcheggio di Villa Borghese alla loro vetrina. Molti negozi del centro, per questo, pagherebbero la pubblicità che avrebbe una doppia funzione. Ho finito di immedesimarmi, che fatica.
Per le ciclabili scollegate, afferma De Priamo, è stato commissionato uno studio, con l'obiettivo di metterle presto in rete. Lo stesso che dicevano quelli della giunta precedente.
Ultima annotazione: l'articolo afferma erroneamente che il ponte sulla ciclabile di Tor di Quinto è crollato, invece è chiuso, probabilmente in attesa di prove di carico, che stando ai tempi, credo debbano essere effettuate da una commissione di dieci premi Nobel per la Fisica.

giovedì 16 aprile 2009

Grande evento a Roma, sabato 18 aprile

Sabato prossimo, 18 aprile, si festeggia il primo anno di vita della ciclofficina ExLavanderia di Monte Mario. In un anno, la ciclofficina, situata nel padiglione 31 dell'ex-manicomio di Santa Maria della Pietà, gestito dall'associazione ExLavanderia, è diventata una fucina di riparazioni, riciclaggio e riuso di vecchie bici, che ha visto rinascere i vecchi artefatti, portati spontaneamente da persone a cui non servivano oppure trovati vicino ai cassonetti o in discariche. Dalle numerose bici da bambino, molto facili da trovare e in discrete condizioni, si è arrivati a vere e proprie resurrezioni di mezzi e tesori celati sotto strati di ruggine impenetrabile. Un luogo di confronto e attivismo, quello della ciclofficina, per molte persone che hanno scelto di usare la bici tutti i giorni (o quasi). Passare in ciclofficina nei pomeriggi di sabato e domenica è anche un modo di scambiarsi consigli, oltre che una buona soluzione per scovare tra i telai e le ruote, una bici a bassissimo costo, imparando anche ad aggiustarla.
La giornata della festa si articola così. Si comincia con il pranzo della Ciclopicnic Entertainment e si finirà con vari concerti serali; un susseguirsi di attività che culmineranno nella cicloasta delle 16, e nella cicloriffa a seguire. Belle ed economiche biciclette riscattate da cassonetti, cantine e discariche e fatte risorgere per una nuova vita a pedali. Un bel mazzo, ma anche una bella soddisfazione, a grattare via la ruggine con gasolio, a ingrassare e rattoppare; belle bici, molto più solide di quelle tutte di plastica dei supermercati generalisti e sportivi...



Il programma della giornata, in dettaglio:

13:00 Pranzo nel parco con la "Ciclopicnic Entertainment"
15:00 Apertura ciclofficina
16:00 Asta prefinanziamento Ciemmona
17:30 Concerto dei "Dee Bee Quartet" (Jazz)
19:45 Estrazione biglietto vincente Cicloriffa
20:00 Cena sociale
21:00 Concerto dei "Peli Superflui" (Rock anni 70)
23:00 Concerto dei "Pad. 31" (World music)

Altre informazioni si trovano sul sito della Ciclofficina Exlavanderia

martedì 14 aprile 2009

David Byrne, ciclista urbano

Il blog dell'ex cantante dei Talking Heads è una miniera di racconti. Byrne è in Italia per alcuni concerti. È un assiduo ciclista urbano, oltre che un bravo artista, di quelli eclettici, non tipo un successo-diritti d'autore-bulimia e ricoveri, ma fonte di idee non solo in ambito musicale. Insomma, uno tipo Peter Gabriel, Brian Eno e pochi altri. "A pedali nella New York che conta o conta poco", si potrebbe riassumere così il contenuto dei resoconti ciclistici di Byrne sul suo blog. L'artista è a Milano, dove il Corriere della Sera l'ha intervistato (oggi, p. 39). Fra l'altro, ha progettato una rastrelliera per biciclette. Dichiara: «Sto lavorando a un libro, una specie di diario delle mie esperienze in bicicletta». Giusto perché si chiama David Byrne, perché questo tipo di roba vende poco e non interessa agli editori. Aspettiamo qualche anno. Prosegue l'articolista, Andrea Laffranchi: «Nella valigia di Byrne non manca mai una di quelle bici pieghevoli e superleggere per muoversi liberamente nei posti che visita». E arriva, anche da lui la botta di luogo comune sui sette colli di Roma, che sarebbero un ostacolo alla ciclabilità (tutto questo quando l'idea della Critical Mass è nata in una città nauseabondamente collinare come San Francisco). Dice Byrne: «Certo, Roma, se eviti i colli, è una città sorprendentemente buona da girare in bici [nota mia: l'assessore De Lillo sarà contento]. Il centro è pianeggiante, c'è un traffico tremendo e pedalando puoi andare più veloce delle auto».
Vedi che bello? Uno arriva dagli Stati Uniti, sale in bici con la gamba un po' allenata e vede le stesse cose che vedo io, quando passeggio come un pascià a via Margutta o a via Trionfale, mentre quelli dentro l'auto fumano con una mano e mandano sms con l'altra, fingendo malamente una loro serenità, e invece si stanno rodendo; poi, quando li sorpassi, scattano con l'auto per fare due metri e dimostrarti che è valsa la pena prenderla anche oggi e che comunque se si paga la benzina e l'assicurazione, l'ha detto la pubblicità, hai un sacco di vantaggi, anche la rottamazione, poi non si suda, ci sono gli alzacristalli elettrici...

Teoria e pratica; il plicometro

Ho sempre l'impressione che tre-quattro giorni senza pedalare conducano i miei pensieri ciclistici verso direzioni molto teoriche. È vero, un po' di riflessione non fa male, le piogge persistenti dell'inverno hanno permesso di applicarsi alla manutenzione e a progetti futuri. Ma senza pedalare, il tutto rischia di apparire lontano dalla realtà. Effetti collaterali sono la perdita di allenamento, il crescere della pigrizia e anche della paura, quell'alone che ci fa tenere gli occhi aperti e con cui conviviamo pedalando in una grande città. Senza l'apporto benefico delle endorfine, il rischio è restare intrappolati, più che nella paura - emozione animale necessaria - in una certa dose di angoscia, tipo incubo notturno, oddio il freno, oddio la forcella, il pedale, discesa a capofitto. Ti svegli tutto sudato e la teoria non ti ha reso un buon servizio.
Il problema è che spesso sento parlare di ciclismo urbano da persone che non pedalano da quaranta-trenta ecc. giorni e, anzi, mostrano una palese scarsa confidenza con i pedali. Ricordo i miei dodici chili in più, quindi parlo della ciccia in maniera asettica, senza voler discriminare. Dico solo che di ciclismo dovrebbero parlare i ciclisti, non i presidenti di associazioni dedite a varie attività, fra cui fa fico inserire anche la bici, tanto male non fa. Propongo quindi di adottare il plicometro prima delle varie tavole rotonde sulla ciclabilità, le piste ciclabili, ecc. Il plicometro è una pinza che stringe e misura il grasso corporeo. Eccone un'immagine "in azione":
«Scusa, alza un momento la maglietta, posso?...Oh, no, 72,5 cm. Scusa, ma quello che hai da raccontare non mi interessa...». Non è che un anoressico abbia diritto di profetizzare e tutti trarranno vantaggio automaticamente da quello che ci racconta sulla bici. Ma ci sono distanze evidenti fra pratica e teoria, ne abbiamo piene le scatole tutti, nella politica e nell'economia, non vedo perché si debba continuare a lasciar parlare gli altri su questioni che magari conoscono poco o solo indirettamente.
La parola al plicometro, e prima di parlare, pedalate!

giovedì 9 aprile 2009

Sulla ciclabile a Testaccio

Da un mese a Testaccio, celebre quartiere di Roma, sono in corso i lavori per la pista ciclabile. Leggo dal Corriere della Sera, Cronaca di Roma, p. 9 del 9 aprile 2009. Stanziamenti per 120 mila euro dal Quadro cittadino di sostegno, per una pista ciclabile di 1,8 Km che va da da via Marmorata a via Rubattino. I pareri sono discordi.
A difendere l'iniziativa l'assessore all'ambiente del I Municipio, Francesca Santolini.
Alcuni esprimono perplessità per la mancanza di un collegamento con le dorsali ciclabili del Colosseo e di Porta Portese.
Antonella Calfapietro, rappresentante dei commercianti afferma che "la ciclabile aggrava il problema della sosta e della viabilità, in un quartiere già al collasso".
L'assessore Santolini assicura che la pista sarà pronta entro l'estate.
Il VII Dipartimento del Comune esprime dubbi: il percorso ciclabile dovrebbe essere più visibile e meno cervellotico.
Afferma il consigliere del Pdl nel centro storico, Fabrizio Sequi, che la pista interferisce con le fermate dell'autobus e gli alberi.

mercoledì 8 aprile 2009

Una bici corre sul fiume

La leggenda della bici che corre sul fiume nel tardo pomeriggio primaverile.

martedì 7 aprile 2009

Allora stiamo tranquilli!

Incipit del comunicato stampa dell'assessore all'ambiente Filippo Zaratti, della Regione Lazio: “La Regione Lazio, in campo sismico ha appena terminato lo studio propedeutico all’emanazione della delibera di Giunta che aggiorna la micro zonizzazione del rischio sismico nel territorio della Regione Lazio".

venerdì 3 aprile 2009

Parcheggi sotterranei

L'altro giorno si parlava dal ferramenta del nuovo parcheggio sotterraneo di via Oslavia, a Roma. Un modello che del resto è stato applicato anche in altre città italiane. Dopo una vertenza durata diversi anni, che ha visto diversi comitati di cittadini opporsi al progetto, i lavori sono ripresi a ritmo incalzante. Decine di betoniere svuotate sotto terra, quantità di cemento impressionanti per questo parcheggio sotterraneo a tre piani, che probabilmente equivale a una grossa palazzina. La produzione del cemento è una delle attività industriali che rilasciano più biossido di carbonio nell'atmosfera.
Tra una chiave e uno stop, tra un fil di ferro e una rondella, esce fuori che il prezzo di ciascun garage, dato in uso per 99 anni, è pari a 160 mila euro. Ora, può essere che non sia esattamente così, ma la cifra è verosimile per il quartiere Prati. Fuori città con una cifra del genere ti ci compri la casa. C'è gente che farà un mutuo per comprare il garage, in modo da parcheggiare l'auto al coperto.
Si sa che il petrolio finirà tra 30 anni, facciamo 40. È incredibile il surrealismo di una situazione del genere. Magari ci sarà spazio per un'auto a idrogeno o elettrica, ma il sospetto è che finirà tutto in un gran collasso che lascerà rottami rugginosi in giro e molto malcontento. Vediamo quindi lo scenario fra 40 anni. Il parcheggio sotterraneo di via Oslavia, brillante idea per far vomitare tonnellate di cemento da qualche parte, è vuoto. Sondaggio: decidi fin d'ora che uso vuoi fare del parcheggio di via Oslavia.
1) Discoteca.
2) Rifugio antiatomico.
3) Case per giovani coppie, che resistono meglio di quelle anziane all'umidità.
4) Monumento alla stronzaggine umana, tipica meta di gite scolastiche.
5) Catacomba.
6) Cantine da dare in uso per 99 anni.
Votate, votate, votate.

giovedì 2 aprile 2009

Ambientalismo ad alto livello

Il direttore di Newsweek intervistato ieri da Paolo Valentino sul Corriere della Sera:
«D.: L'attivismo di Obama significa che l'ambientalismo megli Usa comincia a fare sentire la sua voce?
R.: Purtroppo no. Non c'è una vera lobby ambientalista, l'industria verde è troppo piccola e per il governo non c'è alcun beneficio politico. Obama lo fa per convinzione e rischia [...]. La sensibilità ecologica è limitata agli studenti dei college, alle classi più colte e abbienti, ad alcuni Stati. Ma nei sondaggi generali, la priorità data ai temi ambientali è molto bassa, intorno o sotto al ventesimo posto».
Parole su cui riflettere.

mercoledì 1 aprile 2009

La forza del vento

Nuovo record di velocità per veicoli spinti dal vento. A bordo del Greenbird, Richard Jenkins ha toccato i 202,9 Km/h sulla distesa asciutta del lago Ivanpah, negli Stati Uniti.



Non è un caso fortuito, ma il frutto di un lavoro serio, che la dice lunga sulle possibilità offerte oggi dalla tecnologia. Un'alternativa ai motori a combustibile fossile, molto inquinanti e, nonostante la crisi, ancora molto redditizi.