martedì 13 dicembre 2011

Terminillo Experience

Venerdì scorso sono andato a Rieti in treno con la mia bicicletta francese per fare il Terminillo. Il tempo era strano, anzi alla partenza da Roma era tutto buio e pioveva, ma sono partito lo stesso. Si trattava di uno dei soliti "lavori", da cui non caverò neanche un euro, e mi sta bene perché sono un coglione. Vado alla Stazione Termini, arrivo al binario, comincio a smontare la bici, a tirar fuori il sacco per il solito sistema, sacco che ormai è una massa indistinta (i controllori lo guardano inorriditi), e mi metto a impacchettare il velocipede: ormai non metto neanche il nastro, faccio un fagotto e via. Quando salgo, mi siedo e una signora molto simpatica (ex-professoressa e ciclista urbana), con l'aiuto di un'altra signora che teneva sulle ginocchia un coniglio in gabbia - che era un coniglio nano, però quell'esemplare era molto grande, quindi risultava alla fine un coniglio normale, pur non essendolo, cioè un coniglio nano gigante; poi le ho chiesto se era per uso alimentare o di compagnia, lei ha detto di compagnia, ecc. bell'animale, timido, affettuoso, poi, dico per tranquillizzarla, non vale neanche la pena mangiarli, perché sono pieni di ossa - insomma, l'ex-professoressa e la signora del coniglio mi fanno i complimenti, la prof mi dice che, mentre smontavo la bici e la impacchettavo, "faceva il tifo per me", che era tutto molto interessante, lo smontaggio, le "sorprese", cioè 'sto sacco orrendo che spunta fuori dalle borse, e che però a un certo punto aveva temuto (quando avevo acceso la sigaretta) che desistessi dal prendere il treno (chissà perché). Poi s'era tranquillizata perché fumavo freneticamente, quindi in fondo sapevo che il treno da lì a due minuti sarebbe partito.
"Ma lei fa così tutti i giorni?", mi chiede.
"No, no, quando viaggio, sennò pedalo e basta".
"Senta, però devo dirle una cosa. Quel sacco...Dovrebbe cercare un tessuto...".
"Lo so, è vero, è bruttissimo. Ma il sacco se si rovina lo butti e tanti saluti".
"Questo è vero. Però...".
"Sì, dovrei comprare un tessuto impermeabile, fare un sacca".
"Bravo! Ecco, sì", mi dice sollevata.
Il Terminillo è tutto così
Sul Terminillo, a dicembre, non andateci.
Arrivato a Rieti alle 14, sotto un cielo minaccioso, ma alla fine è piovuto poco, m'imbarco per la salita. Una salita che non finisce mai, a cui si sommano in poco tempo pioggia, vento, freddo, nebbia, olio sulla strada. E poi pure il buio. Manca solo che qualcuno ti tiri sassi e mortaretti. La discesa è raggelante, con l'incubo del cazzo d'olio per terra (fuoriuscito dalle auto per lo sforzo della salita, dice un amico). Alla fine riatterro a Rieti come un monoblocco, a riprendere il treno, in stato ultracoglionico metafisico. Menomale che a Roma devo andare a una ciclofesta (della Ciclobertuccia).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Luca,
non è che non si deve andare a Terminillo a dicembre. Non ci si deve andare col cattivo tempo, specialmente a dicembre!!
E non ci si deve andare con la bici sbagliata a meno che non si hanno due gambe come Girardengo.
In ogni caso avventure del genere fortificano l'animo e predispongono per le vere sfide della vita che sarà pure tutta in salita ma no come il Terminillo!!!
Complimenti.
p.s. non dirmi che ti sei pure portato il peso della simil-sacca in salita!!!

Luca

ha detto...

Non avevo la bici sbagliata, era la bici francese.
Certo, in salita ho portato la similsacca, attrezzi, kit di riparazione, pompa, giacche varie, maglietta di ricambio, pantaloni impermeabili, una guida, un libro sul nulla, blocco note. Ho adottato quello che in termini alpinistici si chiama lo stile sovietico...