giovedì 1 marzo 2012

Luciano Ghersi

Il 20 settembre 2011 avevo letto sul manifesto un articolo su di lui e mi era rimasto impresso. L'articolo si intitolava "L'essere e il tessere" ed era dedicato a Luciano Ghersi, tessitore. Lavora a mano con materiali disparati. Oltre a quelli consueti, usa reti da pesca, libri sminuzzati, plastica da imballaggio. L'effetto è strepitoso. Un lavoro lento, tutto fatto a mano. Decido così di andare a vedere la mostra ""Tessere in grande,Tessere tutto" di Luciano Ghersi Eventi a Roma
Tessere in grande, Tessere tutto"

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che si tiene a Roma, al St. Stephen's Cultural Center Foundation, (fino a domani, su prenotazione, bisogna telefonare, vedi qua). Vado a vedere la mostra e, come capita raramente, incontro anche l'artista che se ne stava seduto a leggere su una stuoia e che ci mostra come funziona il telaio.

 
"Lavorare al telaio è come scrivere improvvisando, come i surrealisti che buttavano fuori le parole", ha detto Ghersi, che nel 1992 ha pubblicato un libro, L'Essere e il tessere.Cominciamo a parlare. Sarei quasi tentato di stabilire parallelismi tra la tessitura e il fai-da-te legato alla bicicletta, ma mi trattengo e chiedo lumi sui materiali. L'artista guarda il mio zaino, il "rotazioni integrated backpack®©♫", e mi dice: "Sei un ciclista". Io non ho parlato di bici, è stato lui, giuro. Mi dice che ha lavorato molto sulle bici, che ha una graziella monstre con vari pezzi ed è stato a lungo un ciclofficinaro, quando viveva a Firenze. Ha partecipato a varie pedalate, infatti mi sa che già l'ho incontrato. Non a caso, in alcuni arazzi e cuscini sono raffigurate delle bici. 

Comunque siamo qui a parlare di telai e tessitura.Ce n'è uno tradizionale di qualche anno fa. Mi dice: "I colori sono sintetici".


Mi spiega questo qua sotto, che è stato fatto interamente (a parte un pezzo aggiunto dopo) con cose trovate sulla spiaggia.

Gli chiedo dell'ortica. A me ha lasciato sbalordito sapere che con l'ortica si possono fare magliette e anche mutande. Dice che sì è interessante, l'ortica, la canapa, ecc. , ma alla fine prendi la plastica da imballaggio, prendi un messale in latino, lo fai a strisce e lo tessi: e il risultato è molto interessante lo stesso, anzi meglio. Ho l'impressione che sia sazio di snobismi sui materiali, e sono d'accordo, anche perché siamo invasi dalla plastica, se già riusciamo a non mandarla tutta nell'inceneritore è già una conquista.

Questo è fatto di pagine di libro, con inserzione di chiodi che formano un alfabeto inventato:

Guardo il grande arazzo, fatto con plastica da imballaggio. Al centro un cerchio. Lui dice: "Quella è una ruota di una graziella. Adesso sto preparando un arazzo con una bici". L'arazzo è maestoso e i colori della plastica raggrinzita sono vivacissimi.




Il telaio è semplice. Luciano mi dice: "Prendi una vecchia rete del letto e lo fai":

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