Da 7 anni la cultura, la nonviolenza, la partecipazione occupano la Ex Lavanderia
Sono passati 7 anni. Un soffio od un'eternità, dipende dalle sensazioni del momento.
7 anni fa non sapevamo cosa sarebbe successo quando prendemmo possesso del Padiglione 31 del S.Maria della Pietà.
Sapevamo perché lo facevamo. Era un atto istintivo di difesa del bene comune di fronte alla sottrazione progressiva degli spazi pubblici conquistati con anni di impegno e di progettazione.
Il S.Maria della Pietà, con la sua storia terribile, con i suoi spazi straordinariamente belli, con il suo potenziale sociale e culturale era stato il centro dell'impegno di molti nell'immaginarne un luogo di ricostruzione comunitaria dove arte, cultura, integrazione, memoria potessero rappresentare un esempio di come gestire le risorse pubbliche con sensatezza, capacità di immaginazione e condivisione.
Allora l'avversario principale era Storace, impegnato nel riportare disagio e malattia nell'Ex Manicomio di Roma un po' per banali interessi di potere un po' per colpire nel suo luogo più simbolico la Legge Basaglia, i suoi principi ed i suoi valori.
Poi a concludere l'opera, senza neanche alibi ideologici, ci ha pensato Marrazzo con Veltroni e con il sostegno di quella cosiddetta "sinistra radicale" che ha vestito i linguaggi dell'alternativa, dell'ecologia e della libertà risultando sempre pronta a scambiare valori, relazioni e anima con un sufficiente gruzzolo di assessorati e capistaff.
Ed allora, quando anche un pezzo dell'associazionismo non se la sentì più di opporsi ai propri "referenti", quando la ASL ci spense le luci, chiuse i cancelli e intentò processi, nessuno, noi stessi compresi, pensavamo che avremmo resistito.
Perché l'esperienza della Ex lavanderia è un piccolo miracolo di cui, a volte, anche noi ci stupiamo. Sopravvissuti all'isolamento politico come al freddo ma, soprattutto, all'aver dovuto prendere atto che la Vertenza S.Maria della Pietà era persa, persa la ragione fondativa, la radice stessa della nostra origine, di fronte alla conclamazione di ciò che soli, dicevamo, e che risultava blasfemo: sul S.Maria della Pietà così come su tante altre storie della nostra città, gli schieramenti politici avevano già siglato accordi e spartizioni mentre simulavano contrapposizioni inesistenti.
Abbiamo saputo, però, ricostruire un senso senza perdere la memoria della nostra storia. A qualcuno sarebbe piaciuto che accettassimo la soluzione più facile, quella che viene considerata prassi consolidata nei rapporti politici in questo paese: noi sostenere il massacro del S.Maria della Pietà diventando complici delle mistificazioni su immaginari campus universitari o simulazioni di falsi percorsi partecipativi e loro garantirci l'assegnazione della Ex Lavanderia con annessi finanziamenti e complimenti.
E quanto stupore abbiamo letto nei loro occhi, seguito da indignazione, al nostro rifiuto di vendere l'anima al quel loro diavolo di potere.
E invece se anche il S.Maria della Pietà è stato cannibalizzato, noi siamo ancora qui a ricordare chi, come e perché ha voluto sprecare un'enorme possibilità.
Costretti da 7 anni ad una militanza totale, ad un presidio h24, a costruire con le nostre mani e la nostra fatica ciò che altri fanno strizzando l'occhio all'assessore di turno.
Ogni tavola di legno del pavimento della sala teatrale, ogni oggetto d'arte, ogni sedia, tavolo, volantino, l'abbiamo recuperato, riciclato, acquistato grazie alla nostra fatica e ai tanti che con noi hanno condiviso questa storia, i musicisti, gli attori, i maestri dei laboratori che gratuitamente hanno messo a disposizione le proprie competenze e capacità.
Rivendichiamo, oggi, di aver costruito un esperimento di nuovo spazio pubblico che fa della risposta ai bisogni culturali, conviviali e sociali dei cittadini la propria linfa vitale.
Non che sia facile. Abbattere le abitudini culturali che spingono altrove dalla ricerca collettiva della felicità, che per troppi anni hanno confuso la relazione tra soggetti con la logica del "cliente", comprendere e far comprendere che la libertà non è consumo ma reciprocità, non è la rivoluzione "urlata" ma costruzione paziente (e faticosa) di pratiche e regole nuove, non è parlarsi tra uguali ma costringersi alla relazione con chi appare differente da sé.
Oggi la crisi tremenda di un sistema politico ed economico che ha perso l'umano può portarci tutti in un baratro senza fine oppure può risvegliare in molti la voglia di trasformare il mondo.
Noi, consapevoli dei limiti e delle parzialità di cui siamo portatori in questa partita stiamo ancora giocando e questa è la nostra vittoria.
Massimiliano Taggi
Programma della festa di Compleanno della Ex Lavanderia
Dalle 15, è aperta la Ciclofficina Popolare Ex Lavanderia
ore 16, presentazione ed esperienza introduttiva dell’”Accademia Popolare del sapone”
ore 17,30, Esibizione del Laboratorio di Danze Popolari
ore 18, festa della Caffetteria Tatawelo, presentazione delle attività, aperitivo
ore 19, cicloriffa, presentazione della Ciclofficina Popolare e del laboratorio di saldobrasatura
dalle 20, Cena sociale
ore 21, Progetto Teatro Pubblico, la compagnia Hoboteatro presenta: "Love Discount Promo Live"
ore 21,40, presentazione del Progetto video, proiezione di: “Cesar Pope” e “il Campo internazionale alla Ex Lavanderia” di Paolo Codato
ore 22,15, (sala grande) concerto: Tributo a De André con “Francosband” - Jazz sperimentale con i “Mistikanza” - Canti e suoni dal Mediterraneo con i “Mediterranti”
ore 22,15 (sala teatro) Milonga de cumpleaños (Aquí se baila el Tango) a cura del Labortango
in finale brindisi generale
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