Una bella fetta, compresa la copertina, del supplemento Sette green del Corriere della Sera uscito oggi è dedicata alla bici. Mi viene un po' da sbadigliare, si parla sempre delle stesse cose, allo stesso modo, con gli stessi luoghi comuni: una marmellata di dati e di citazioni varie. C'è un'intervista al comico Bisio, che va in bici a Milano, ecc.
Un articolo qua riporta alcuni dati, fra cui questi:
"Un sondaggio Isfort mostra come gli italiani, a determinate condizioni, inizierebbero a pedalare molto volentieri: il 26,3% lo farebbe a patto di poter disporre di una vera rete di percorsi ciclabili che attraversa le città; il 15,6% se ci fosse meno traffico e quindi una maggiore sicurezza per la viabilità ciclistica; un 13,7% se fosse meno scomodo a causa delle lunghe distanze da percorrere".
Nell'articolo, noi veniamo definiti "una minoranza di spericolati".
Mi sembra un'esagerazione, che fra l'altro produce un effetto fastidioso: quello di allontanare le persone "normali" dall'uso della bici, come se fosse una prerogativa di pochi stuntmen e stuntgirls.
Solo il 9% della popolazione usa la bici 3-4 volte a settimana (sarebbe questa la "minoranza di spericolati"), mentre nei weekend la percentuale sale al 25%: come sappiamo, sono due modalità completamente differenti di uso della bicicletta.
Vorrei analizzare i dati relativi a chi vorrebbe andare in bici ma non ci va. Per esperienza personale, posso dire che un sacco di gente a parole manifesta un interesse per l'uso della bici in città, ma poi accampa qualche scusa, il lavoro con la cravatta, la distanza, la suocera, i bambini, la spesa. Tra le scuse per non pedalare, poi, esce sempre fuori la questione della sicurezza. Secondo molte persone con cui ho parlato di uso quotidiano della bici a Roma (dietro loro richiesta), la bicicletta sarebbe un veicolo preferenziale per abbandonare in fretta questo pianeta. La prossima volta che qualcuno mi fa un discorso del genere, lo mando affanculo senza spiegargli il perché (poi gli mando il link a questo post, così verifica che l'avevo detto).
Non sono sicuro che il 26 e passa per cento della popolazione italiana userebbe la bici se avesse più percorsi ciclabili (quanti di più?). Secondo me, molto dipende dalla difficoltà di cambiare abitudini, da pigrizia, anzi diciamo accidia, che fa molto medievale. La stessa indolenza che favorisce anche l'immissione nei circuiti neuronali di tutte le imbecillità che la televisione propina, l'enunciazione di frasi fatte e, sostanzialmente, l'incapacità di fare un cazzo, a parte lamentarsi.
In secondo luogo, questa insistenza su piste e percorsi ciclabili, a cui indulgono tanto gli amministratori locali quando promettono (e non mantengono) quanto molte associazioni di ciclisti, è diventata un autogol per la mobilità in bici. Non potendo fare le ciclabili, perché non ci sono i soldi, c'è la crisi, ci sono i tagli agli Enti Locali, i commercianti si mettono di traverso temendo di perdere clienti, ecc. si finisce per non fare nulla. Ma a Roma, nella maggior parte delle strade è impossibile pensare di realizzare ciclabili, anche avendo i soldi, perché non c'è spazio, e spesso non c'è neanche il marciapiede. Ci sono invece troppe auto in sosta e le regole del Codice della strada non vengono rispettate quasi da nessuno.
Quel 15 e passa percento che userebbe la bici se ci fosse meno traffico è un dato grottesco, se si esce dalle logiche numeriche e si cerca di interpretarlo. Significa che il 15 e passa percento del traffico motorizzato viene creato da persone che vorrebbero meno traffico, ma intanto lo creano, prendendo l'auto o lo scooter.
Infine le lunghe distanze. Il concetto di distanza in bicicletta è commisurato all'abitudine a pedalare e anche a stare seduti su un sellino, il che è spesso più faticoso del pedalare, se non sei abituato. Non parlo neanche di allenamento, perché sarebbe fuoriviante. Abitudine vuol dire che se non sei mai andato in bici, mezzo chilometro ti sembrerà tanto, poi ci vai nel parco la domenica e, senza accorgertene, perché guardi la Natura e le sue bellezze, ti fai dieci chilometri, poi un giorno parti per una gita, sbagli strada, ti perdi, e scopri che puoi fare un sacco di chilometri. Ma se l'ultima volta che sei andato in bici avevi 11 anni e adesso ne hai, mettiamo, 54, come fai a stabilire la tua capacità a pedalare oggi, senza magari neanche possedere una bici?
La bici, quindi, è un catalizzatore di buoni propositi, che però non vengono messi in pratica.
Come dicemmo qualche tempo fa, ci sono due opzioni: una è la rivoluzione dal basso, che si fa con la testa e con le gambe, che consiste nel prendere una bici e usarla tutti i giorni; l'altra è aspettare che si costruisca un numero ragionevole di ciclabili e percorsi ciclabili (come a New York, Londra, Berlino, Parigi), che il traffico diminuisca, che le distanze siano brevi (in discesa sia all'andata che al ritorno, senza sampietrini, senza 7 colli) e, soprattutto, almeno qui a Roma, che si muova il Comune.
2 commenti:
in ogni caso un buon servizio giornalistico. si può partire da lì per riflettere...
divino invece il tuo libro sulla resistenza ciclica urbana. ti devo assolutamente conoscere ma dal vivo!!!
Luca (ciclista urbano, bitumaro e fuoristradista impenitente da sempre)
Ciao sono Gaetano,
ho un progetto innovativo che sto cercando di promuovere in tutta Italia; si chiama "City4bike" ed è un innovativo sistema di bike-sharing lowcost che prevde l'acquisto di bici di cortesia personalizzate da parte dei commercianti. Questi, una volta acquistate le bici, non devono far altro che darle in uso gratuito ai propri clienti, facendosi pubblicità ed offrendo loro un servizio. Se è di vostro interesse, sono pronto a darvi tutte le info necessarie. Saluti Gaetano Riccardelli 338.4814520
p.s. consultate il sito www.city4bike.it per maggiori info :)
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