domenica 22 gennaio 2012

A Torino gravi effetti dello smog sull'amministrazione comunale

Fonte: La Stampa

21/01/2012 - RETROSCENA

"Tolleranza zero", e il popolo delle bici si ribella sul web

Palazzo Civico ha annunciato tolleranza zero anche per i ciclisti: il  progetto prevede anche corsi e ditribuzione di vademecum
 
alessandro mondo
torino
A scuola di bicicletta: con vademecum informativi e, perché no, tramite appositi corsi di formazione. Magari in collaborazione con le scuole-guida in città. Il Comune sta valutando seriamente l’ipotesi, al punto da inserirla nel pacchetto di proposte che presenterà alla Consulta per la sicurezza stradale convocata a breve termine.

La premessa è la nuova linea annunciata mercoledì dall’assessore alla Viabilità Claudio Lubatti sul fronte del traffico e della sicurezza, con riferimento a tutti i soggetti interessati (automobilisti, motociclisti, ciclisti, pedoni): controlli e mappatura dei punti a rischio; repressione e interventi strutturali; tolleranza zero e, quando possibile, formazione. Come si premetteva, il discorso vale anche per i patiti delle due ruote (una passione consolidata dall’aumento del prezzo dei carburanti e più in generale dalla crisi), i quali hanno replicato sdegnati al giro di vite annunciato da Lubatti: la protesta corre sui blog.

Il problema numero uno restano le auto e le moto, inutile nascondersi dietro il dito. Anche così, i «bikers» che hanno la testa sul collo sono i primi ad ammettere l’inadeguatezza e le infrazioni commesse da molti torinesi sul sellino: alcune dettate dalle circostanze (strade dissestate, scarsa illuminazione pubblica, piste ciclabili «nonsense»), altre da trascuratezza. Alzi la mano chi non ha visto giovani e meno giovani procedere in bici a zig-zag, tenendo la sinistra della strada e invadendo i portici, attraversando con il rosso. Magari intenti a telefonare o muniti di auricolare. Più in generale, si parte dalla convinzione, sbagliata, che tutti sono buoni a inforcare una bicicletta: in una grande città non è così. «Come minimo - spiega Lubatti -, bisogna conoscere la segnaletica e le norme più elementari del codice stradale».

Da qui l’idea di favorire la sicurezza non solo multando le violazioni ma attraverso la formazione. Il tutto in un quadro di interventi a uso di tutti: dalla messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali pericolosi alla formazione nelle scuole da parte dei vigili urbani. Antonella Visintin, membro del tavolo comunale dedicato alla mobilità ciclabile, vede di buon occhio la prospettiva dei corsi. C’è di più: «Lavoriamo a un piano bici per rispondere alle sollecitazioni delle associazioni. Le Zone 30, ad esempio, vanno legate alle piste ciclabili: tutto il centro, eccetto i viali, potrebbe diventare Zona 30».

Secondo Paolo Hutter far rispettare le regole ai ciclisti è un falso problema: formalmente è corretto imporre il rispetto del codice stradale, badando alla sostanza non mi risulta di pedoni messi in pericolo da ciclisti». I quali, sovente, mettono a rischio la loro incolumità prima che quella altrui. «Giro in bici e sovente mi imbatto in ciclisti che non osservano le più semplici regole di sicurezza», conferma Vincenzo Cugusi. «Ad esempio - gli fa eco Wanda Bonardo -, è sconcertante che ancora oggi l’uso del casco sia inteso come un optional. Il che non esime il Comune dalle sue responsabilità: dalla creazione di nuove piste ciclabili alla manutenzione di quelle esistenti».

3 commenti:

Fosso di Helm ha detto...

dall'articolo sulla Stampa sembra infatti che l'unica colpa sia dei ciclisti...e non forse anche delle macchine che sfrecciano ai 100 all'ora in città, non ci danno la precedenza, non ti considerano neanche e ti tagliano lo strada...come anche i pedoni in mezzo alle piste ciclabili. Io pedalo qualche volta sui marciapiedi o sotto i portici, ma a velocità bassissima e facendo attenzione ai pedoni; ovvio che se ci vado vuol dire che manca la pista ciclabile o la strada e' troppo stretta o pericolosa.
Purtroppo la pista ciclabile non e' sinonimo di sicurezza lo stesso, visto che lo scorso agosto ci pedalavo a Grugliasco (Torino) ma mi hanno investito lo stesso!

Anonimo ha detto...

«Ad esempio - gli fa eco Wanda Bonardo -, è sconcertante che ancora oggi l’uso del casco sia inteso come un optional. Il che non esime il Comune dalle sue responsabilità: dalla creazione di nuove piste ciclabili alla manutenzione di quelle esistenti»

e la solita litania iperdemenziale del caschetto...

robert

ha detto...

Sì, e anche delle piste ciclabili.
Non ci stanno i soldi!