venerdì 13 gennaio 2012

Comunicato della Fondazione Luigi Guccione onlus
Signor Presidente della Repubblica,

 in un ricorso depositato al Tar del Lazio, Confindustria, l'Unione petrolifera e altre dodici Associazioni industriali assieme ad una quindicina di aziende dei settori chimico, cartario e petrolifero -  tra cui Eni, Total, Erg, Tamoil e Shell Italia  - si dichiarano contrari ai costi minimi della sicurezza dell’autotrasporto.
Costi minimi che sono legge dello Stato approvata dal Parlamento italiano.
Centinaia di migliaia di mezzi pesanti si spostano ogni giorno sulle strade italiane. La concorrenza non può essere fatta sui costi della sicurezza (condizione dei mezzi, velocità, pause  e riposi, ecc.). Assicurare la tutela degli utenti della strada applicando la legge sui costi minimi della sicurezza sociale e della circolazione (Art. 83 bis Legge 133/ 2008)", “Migliorare gli spostamenti casa-lavoro e per il lavoro sono due importanti obiettivi del Decennio d’Azione per la sicurezza stradale presentato a Roma il giorno 11 maggio 2011 – sotto l’egida dell’ONU e dell’OMS - e firmato da 36 Organizzazioni economico-sociali italiane. I costi della sicurezza (stradale e non solo di questa) non possono entrare in una logica di mera contrattazione economica.

E’ una cultura che, purtroppo,  sempre più si va ad affermare anche tra le Istituzioni. E’ il caso di Roma  dove il Comune  propone le modifiche alle tariffe dei taxi con un criterio “premiale” che non tiene in nessun conto la sicurezza ma l’aumento della velocità (“Tariffa chilometrica di 1,70 €/km per tratte percorse con velocità di crociera superiore a 50 km/h per più di 60 secondi”).

E i costi sociali della sicurezza stradale? Le vittime della strada e i tanti soldi che lo Stato spende ogni anno? Non permetteremo che lo Stato possa direttamente o indirettamente contribuire all’insicurezza stradale non impedendo violazioni di norme di legge e della legalità da parte di chicchesia .

Questo, Signor Presidente, è uno strano Paese.
Quattro anni orsono abbiamo “scoperchiato” il “bubbone” degli incidenti  sui luoghi di lavoro. Oltre il 52% delle morti, nel 2007, di questi incidenti non avvenivano e non avvengono nelle fabbriche, nei cantieri, sulle impalcature dei palazzi in costruzione ma sul percorso casa-lavoro-casa.
Sono incidenti stradali, infortuni in itinera e/o incidenti sul luogo di lavoro, la strada. Confindustria, Sindacati, INAIL convennero con noi e si impegnarono ad avviare azioni concrete.
Ad oggi niente. Questi morti sono anch’essi lavoratori che vanno o tornano dal lavoro (uffici, fabbriche, ecc.) ma anche guidatori professionali, tra questi i “camionisti”, “padroncini” o dipendenti che siano.
Hanno anche loro dignità di morti sul lavoro? O al pari di questi nessuno se ne cura?
Noi per statuto e convinzione intendiamo tutelare e rappresentare le vittime.

Allora chiediamo che la Consulta Nazionale sulla sicurezza stradale presso il CNEL ed il Governo attivino un’iniziativa che porti ad azioni concrete tendenti alla diminuzione di questo grave fenomeno sociale, investendoci risorse.
Imprese e Sindacati, firmatari del Decennio d’Azione per la sicurezza stradale, ed INAIL e Governo si impegnino insieme a costruire una cultura di governo della sicurezza stradale e sui luoghi di lavoro con accordi che prevedano investimenti di risorse e verifiche di controllo dell’efficacia delle azioni intraprese.
E noi chiederemo al Governo ed alla Consulta di invitarLa Signor Presidente, poichè  le vittime possano trovare dignità e ristoro per le iniziative che lo Stato saprà trovare con il Suo Alto Patronato.

Conviene a tutti e i familiari delle vittime e le vittime sopravvissute lo chiedono a gran voce e Le saranno riconoscenti.

     RingraziandoLa per l’attenzione, Le invio i miei migliori saluti.

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