Scopro un articolo su Panorama in edicola oggi, dedicato alla prima voce di spesa degli italiani, fonte di dolori e attese spossanti, di stress, di trappole, di morte e devastazione, di promesse non mantenute, la sorgente principale del peggioramento economico, psicologico e fisico nelle grandi e piccole città: l'automobile.
Si intitola: "Imputata auto, cos'ha da obiettare" (pp. 78-79) e lo firma Terry Marocco, una timida apertura della stampa generalista a un tema talmente evidente nella sua gravità che si fa molta fatica a focalizzare, anche per evidenti compromissioni con il sistema produttivo e pubblicitario (per fare un esempio, la rivista su cui appare l'articolo si apre con due pagine di pubblicità di un suv bmw). Come se vivessimo in un Matrix in cui i problemi creati dal mezzo a motore privato non vengono neanche visti.
In attesa che corriate a comprare questo importante settimanale italiano, vi anticipio alcuni punti.
Si parla anche di bici. Sono in Italia 30 milioni, sesto Paese al mondo. Poi cita anche le ciclofficine:
"A Roma le Ciclofficine, nate per rimettere in sesto le vecchie bici, sono i nuovi centri sociali, i nuovi luoghi della cultura underground".
A Bolzano il 30 percento della mobilità si muove su due ruote. Ecc.
Si citano dichiarazioni di Guido Viale, Andrea Wehrenfenning e Gerardo Marletto, poi arriva la ciliegina. Anzi due.
Omar Calabrese, semiologo, che personalmente non sopporto da quando avevo 15 anni, se ne esce con alcune considerazioni tipiche da massmediologo, cioè esegeta del nulla: "Solo l'auto di lusso può avere un futuro [n.d.r.: gr.al. cz., la benzina sta quasi a 2 euro al litro, se non è lusso questo], magari sarà ecologica, ma sicuramente molto accessoriata [n.d.r.: e invece adesso?] Cambierà il concetto: da mezzo di trasporto a bene rifugio, bene comodità [n.d.r.: ???] in una ricerca disperata di identità individuale". Disperata, ha detto bene.
Il finale di questo articolo, apparentemente critico nei confronti dell'auto, ma di fatto edulcoratissimo rispetto alla guerra in corso nelle nelle città italiane, si conclude con una dichiarazione di Giorgetto Giugiaro, il quale sostiene che il futuro sarà nei suv e che "abbiamo ancora voglia dell'auto che ci dà prestigio [n.d.r.: io no, non so voi, io voglio la guarnitura da pista giapponese vintage] e quello è il mezzo che meglio trasferisce all'esterno le nostre ambizioni". Putroppo, questa è la realtà, ma sta vacillando rumorosamente. Poi conclude dicendo dice che sta mettendo a punto un aggeggio grande come un panettone per volare.
1 commento:
sopratutto l'articolo trae in inganno... sembrerebbe finita la stagione delle auto, invece:
"Siamo dunque alla fine della civiltà dell’auto? «No, stiamo arrivando alla fine del suo utilizzo in città» prevede l’ambientalista Paolo Hutter. «Fuori dalle città continuerà a essere usata come e più di adesso». Secondo i dati Promotor, il parco circolante è in crescita, l’Italia ha uno dei più alti indici di motorizzazione al mondo: 600 vetture ogni 1.000 abitanti, mentre la media europea è di 463. A New York ci sono 20 macchine ogni 100 persone, a Roma 76."
gran parte degli italiani non vive in città ma in periferia e nella cosiddetta città diffusa, ragion per cui l'aumento del numero delle auto per il momento continuerà inesorabilmente.
robert
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