ROMA - Erano già a Kathmandu, l'inviato di Striscia la notizia Vittorio Brumotti e l'alpinista di fama internazionale Simone Moro, quando hanno scoperto che, a causa di uno scandalo internazionale, è stato revocato il loro permesso di salire in bici fino alla cima dell'Everest (8.848 m).
[n.d.r.: fin dall'inizio, questa storia era poco convincente, con tutto il rispetto per l'abilità di Brumotti]
Fonte e articolo completo: Il Messaggero
La vicenda. Vittorio Brumotti torna quindi in Italia, costretto per ora a rinunciare alla spedizione con cui voleva tentare di raggiungere con la sua bici la vetta più maestosa e affascinante del mondo. Riconoscendo l'unicità dell'impresa di Brumotti, il Governo nepalese aveva rilasciato, per la prima volta nella storia, il permesso di appoggiare le ruote di una bike sulla vetta dell' Everest. Ma venerdì pomeriggio appunto a Kathmandu, durante un briefing presso la «Mountaineering Section» del Ministero del Turismo nepalese, è giunta l'inaspettata notizia che il permesso di scalata con la concessione per Brumotti di poter portare con sé la bicicletta sino in vetta è stato parzialmente negato a causa di uno scandalo scoppiato pochi giorni fa: un'azienda americana avrebbe messo in vendita degli orologi con incastonati nel quadrante alcuni pezzi di pietre trafugate sulla cima dell'Everest. Sulla vicenda è stata aperta una commissione d'inchiesta governativa e sono stati annullati tutti i permessi per imprese e record non esclusivamente alpinistici sulla montagna più alta del mondo.
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