Comunicato Associazione Ex Lavanderia
Salvare i ciclisti e le cicliste nelle
città
Anche oggi, come ogni giorno, Roma soffoca nel traffico e nell’inquinamento. La causa principale è l’elevatissima quantità di spostamenti con mezzi a motore privati, di cui la Capitale vanta un record assoluto: il 66% dei suoi abitanti si muove esclusivamente in auto o in moto. Ferme o in movimento, le macchine occupano ogni spazio. E intanto i romani sono sempre più poveri, stressati e privati del loro tempo.
L’incidentalità della Capitale è superiore alla media nazionale. Il costo umano, sociale ed economico delle vittime degli scontri, dei morti e dei malati a causa dello smog e del traffico è altissimo e ricade sull’intera comunità. A trarre profitto da questo inferno sono i petrolieri, le aziende costruttrici di mezzi a motore, e anche lo stato e gli enti locali che ricavano laute entrate dalle tasse sui carburanti. Il trasporto pubblico funziona malissimo.
Eppure, una soluzione semplice, economica, non inquinante e salutare è a portata di mano: la bicicletta. Anche a Roma è in costante aumento la percentuale di persone che si sposta per lavoro o per studio in bicicletta. Oggi queste persone non sono tutelate da nessuno.
Roma è agli ultimi posti in Europa per le politiche sulla mobilità ciclistica. Non è necessario spendere denaro, costruire piste ciclabili per aiutare il ciclista a muoversi più agevolmente fra le strade cittadine. È necessaria la volontà politica, il coraggio di cambiare le cose. Aderire a #salvaiciclisti senza fare niente serve agli amministratori solo come veicolo di pubblicità a basso costo: non è così che si cambiano le metropoli.
A Roma aumentano le persone che usano la bici tutti i giorni. Le istituzioni dovrebbero agevolare il cambiamento delle abitudini, non ostacolarlo con la loro inerzia. Molte cose si possono fare. Ma la disattenzione del Comune, della Provincia di Roma e della Regione Lazio su questo tema è stata finora inquietante. Intanto i cittadini chiedono zone pedonali, a 30 Km/h e a traffico limitato.
Misure palliative, come le targhe alterne o il divieto di circolazione nella fascia verde non risolvono i problemi. Bisogna disincentivare in tutti i modi la circolazione dei veicoli a motore, promuovendo allo stesso tempo alternative valide ed efficienti: la bicicletta è una delle migliori. Investire tempo, fatica e risorse per la mobilità ciclistica migliora le cose per tutti. Lo dimostrano le esperienze compiute in metropoli come Berlino, Parigi, Londra, New York, Barcellona, ecc. Se si vuol fare qualcosa di utile per i ciclisti a Roma basta copiare!
Si devono istituire percorsi ciclabili sulle strade esistenti, collocare sistemi passivi per moderare la velocità nelle zone più abitate (dossi, restringimenti della carreggiata, divieto di sosta per le auto, ecc.), istituire zone pedonali, a traffico limitato e a 30 Km/h, istituire il pedaggio a pagamento per l'accesso al centro. La sicurezza dei ciclisti è legata anche ai controlli sui limiti di velocità che oggi a Roma non si effettuano.
Su tutto questo, la Capitale è in forte ritardo rispetto alle metropoli delle società avanzate.
Non solo i ciclisti, ma anche pedoni e disabili sono le categorie più danneggiate da questo stato di cose. Non è garantito il diritto dei disabili a circolare sui marciapiedi e ad accedere ai mezzi pubblici della Capitale, mentre i pedoni non possono essere sicuri neanche sulle strisce pedonali.
Associazione Ex Lavanderia
Anche oggi, come ogni giorno, Roma soffoca nel traffico e nell’inquinamento. La causa principale è l’elevatissima quantità di spostamenti con mezzi a motore privati, di cui la Capitale vanta un record assoluto: il 66% dei suoi abitanti si muove esclusivamente in auto o in moto. Ferme o in movimento, le macchine occupano ogni spazio. E intanto i romani sono sempre più poveri, stressati e privati del loro tempo.
L’incidentalità della Capitale è superiore alla media nazionale. Il costo umano, sociale ed economico delle vittime degli scontri, dei morti e dei malati a causa dello smog e del traffico è altissimo e ricade sull’intera comunità. A trarre profitto da questo inferno sono i petrolieri, le aziende costruttrici di mezzi a motore, e anche lo stato e gli enti locali che ricavano laute entrate dalle tasse sui carburanti. Il trasporto pubblico funziona malissimo.
Eppure, una soluzione semplice, economica, non inquinante e salutare è a portata di mano: la bicicletta. Anche a Roma è in costante aumento la percentuale di persone che si sposta per lavoro o per studio in bicicletta. Oggi queste persone non sono tutelate da nessuno.
Roma è agli ultimi posti in Europa per le politiche sulla mobilità ciclistica. Non è necessario spendere denaro, costruire piste ciclabili per aiutare il ciclista a muoversi più agevolmente fra le strade cittadine. È necessaria la volontà politica, il coraggio di cambiare le cose. Aderire a #salvaiciclisti senza fare niente serve agli amministratori solo come veicolo di pubblicità a basso costo: non è così che si cambiano le metropoli.
A Roma aumentano le persone che usano la bici tutti i giorni. Le istituzioni dovrebbero agevolare il cambiamento delle abitudini, non ostacolarlo con la loro inerzia. Molte cose si possono fare. Ma la disattenzione del Comune, della Provincia di Roma e della Regione Lazio su questo tema è stata finora inquietante. Intanto i cittadini chiedono zone pedonali, a 30 Km/h e a traffico limitato.
Misure palliative, come le targhe alterne o il divieto di circolazione nella fascia verde non risolvono i problemi. Bisogna disincentivare in tutti i modi la circolazione dei veicoli a motore, promuovendo allo stesso tempo alternative valide ed efficienti: la bicicletta è una delle migliori. Investire tempo, fatica e risorse per la mobilità ciclistica migliora le cose per tutti. Lo dimostrano le esperienze compiute in metropoli come Berlino, Parigi, Londra, New York, Barcellona, ecc. Se si vuol fare qualcosa di utile per i ciclisti a Roma basta copiare!
Si devono istituire percorsi ciclabili sulle strade esistenti, collocare sistemi passivi per moderare la velocità nelle zone più abitate (dossi, restringimenti della carreggiata, divieto di sosta per le auto, ecc.), istituire zone pedonali, a traffico limitato e a 30 Km/h, istituire il pedaggio a pagamento per l'accesso al centro. La sicurezza dei ciclisti è legata anche ai controlli sui limiti di velocità che oggi a Roma non si effettuano.
Su tutto questo, la Capitale è in forte ritardo rispetto alle metropoli delle società avanzate.
Non solo i ciclisti, ma anche pedoni e disabili sono le categorie più danneggiate da questo stato di cose. Non è garantito il diritto dei disabili a circolare sui marciapiedi e ad accedere ai mezzi pubblici della Capitale, mentre i pedoni non possono essere sicuri neanche sulle strisce pedonali.
Associazione Ex Lavanderia
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