Fonte: Sky/Gabriele
Le 20 città più amiche delle bici
Uno studio rivela quali sono i centri urbani più bike-friendly al mondo. Nelle prime 20 neppure una italiana. Vince Amsterdam seguita da Copenhagen, Barcellona, Tokyo e Berlino. Ecco perché il Belpaese è (ancora) fuori dai giochi
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di Eva Perasso
Si pedala meglio in mezzo al traffico di megalopoli come Rio de Janeiro e New York, che nelle nostre Roma e Milano. Nonostante il boom di ciclisti nel Belpaese, le città italiane non riescono a meritarsi un posto nel gotha dei 20 centri urbani amici della bici. Ai vertici della classifica stilata da Copenhagenize Consulting (società di consulenza, specializzata nello studio del rapporto tra urbanistica e biciclette) si trovano invece senza sorpresa, due perle del nord Europa: la palma va ad Amsterdam seguita da Copenaghen. Qui spostarsi in bici, trovare servizi di supporto e venire rispettati da pedoni e automobilisti fa parte della normalità quotidiana.
LA CLASSIFICA - Il confronto è avvenuto su un totale di 80 città mondiali, tutte di grandi dimensioni, giudicate secondo una serie di parametri studiati per sei mesi, come la presenza di piste ciclabili, parcheggi e altri servizi che migliorano la vita a chi usa le due ruote per andare a lavorare, a scuola o a far la spesa.
La classifica si apre, appunto, con Amsterdam e Copenaghen , seguite da Barcellona, Tokyo e Berlino nei primi 5 posti e prosegue con Monaco, Parigi, Montreal, Dublino e Budapest fino al numero 10. Nella seconda decina arrivano anche grandi città americane, in cui l’auto è un must nonché il centro della vita quotidiana, come Portland, New York, San Francisco. Nelle prime 20 si trovano anche luoghi meno prevedibili, associati con maggiore frequenza a smog, traffico, disorganizzazione municipale. E’ il caso di megalopoli ingorgate come Rio de Janeiro, città che offre piste ciclabili già dal 1992, o la messicana Guadalajara, premiata per l’uso intensivo del bike sharing e per i grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni verso una cultura bike-friendly. Mentre l’Asia, nonostante le molte biciclette in circolazione, è totalmente assente, l’Europa si distingue per le buone pratiche legate all’ecosistema a due ruote. In classifica infatti si posizionano anche Londra, Vienna, Stoccolma, Amburgo ed Helsinki. Merito degli sforzi di queste città nel far ridiventare la bicicletta un mezzo di trasporto accettato e praticato.
L’INDICE - Per verificare tali condizioni l’indice di Copenaghen ha studiato le pratiche di tutto il mondo e suddiviso il suo giudizio in 13 categorie. Dalla presenza di organizzazioni locali che tutelino i diritti dei ciclisti, all’inculcarsi di una cultura della bici tra la popolazione, passando per le infrastrutture adatte alle due ruote (niente scale, sì a piste ciclabili, segnaletica, parcheggi), ma anche per la diffusione del bike sharing. L’indice ha poi misurato la percentuale del viaggio che ogni lavoratore quotidianamente compie in bici e quanto questo dato sia aumentato negli ultimi 5 anni. Altri dati rilevanti sono la percezione della sicurezza e la prevenzione degli incidenti, il clima politico instaurato intorno alla pedalata urbana, l’impegno dei comuni su questo tema. Nello specifico un’ultima categoria ha analizzato quali mosse sono state compiute per rallentare il traffico cittadino e così garantire maggiore sicurezza a pedoni e ciclisti.
PERCHE’ NIENTE ITALIA – I parametri sono così tanti, che neppure le virtuose Amsterdam e Copenaghen hanno potuto totalizzare il massimo del punteggio. Né tanto meno ce l’hanno fatta Roma e Milano (le due città italiane analizzate) a entrare tra le prime venti. Come racconta a Sky.it il Ceo di Copenhagenize Consulting, Mikael Colville-Andersen, promotore dell’indice, “Non ci sono italiane in classifica perché Roma e Milano sono indietro rispetto a molte altre città nel ristabilire la bicicletta come mezzo di trasporto, com’è stato per molti decenni nelle città di tutto il mondo prima che la diffusione delle auto divenisse così alta negli anni Sessanta”. Il paragone con altre città come Barcellona e Parigi, secondo l’esperto, ancora non regge: “In Italia non sono ancora abbastanza diffuse infrastrutture separate per i ciclisti, e non c’è ancora un numero così alto di cittadini in bici, rispetto a chi ama invece usare scooter e automobili”. Diverso sarebbe, ammette lo stesso Colville-Andersen, se l’indice avesse tenuto conto anche delle piccole città. In questo caso, assicura, Ferrara, Parma e Bologna avrebbero potuto competere tranquillamente.
3 commenti:
Bisogna precisare che per l'Italia sono state considerate solo Milano e Roma. Se avessero considerato Reggio Emilia, Parma, Ferrara e altre cittadine sarebbero senz'altro entrate in classifica.
Ciò non toglie che Roma e Milano fanno rabbrividire quanto sono arretrate nella cultura della bici... la strada da fare è tanta ed in salita ma noi ciclisti notoriamente preferiamo le salite!
Ciao, Luca
Quello che mi fa incazzare è che quando parli di bici in Italia si dice subito: "A Ferrara, Reggio Emilia, ecc. loro possono, lì si può andare in bici, ma a Roma e Milano come fai?". Poi guardi la classifica e trovi Tokyo, New York, Berlino, ecc.
Ma anche a Roma sepoffà!
il problema è che tantissimi/troppi ignorano completamente ciclabili e percorsi salvavita che consentono di andare in bici non correndo rischi maggiori di un pedone o di uno scooter, forse anche minori
http://biketoworkday.blogspot.com
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