lunedì 14 novembre 2011

Il mezzo privato a motore ha fallito

Se girate per una metropoli italiana, è facile rendersi conto che il sistema della mobilità privata, così come viene attuato oggi, è in via di disgregazione. Nonostante tutta la pubblicità vomitata dai televisori, l'uso dell'auto, ma anche dello scooter di grosse dimensioni è ormai controproducente dal punto di vista logistico, oltreché economico. Il prezzo sociale del traffico è enorme, a livello individuale e collettivo. Le ore di tempo perse nel traffico, l'elevata mortalità, la spesa sanitaria legata a malattie legate all'inquinamento e agli incidenti, sono diventate in tempo di crisi una spesa impossibile da sostenere. Per questo, l'unico rimedio possibile è chiedere a chi usa l'auto di sostenere questa spesa, non solo con le cospicue accise pagate allo Stato con l'acquisto dei carburanti, ma anche attraverso un'oculata tassazione del veicolo e del suo uso. Più è grande il mezzo di trasporto, più si paga.
Recenti dati dell'Istat confermano che ai primi tre posti della classifica del proprio indice di soddisfazione, gli italiani mettono: il traffico (41,2%), i parcheggi (38%) e l'inquinamento (36,8%), segno inequivocabile del declino umano e intellettuale della nostra popolazione. Chi crea questi tre problemi in Italia? Forse i tedeschi, i norvegesi? Chi è che crea traffico, parcheggia e inquina? Gli italiani, no? Allora, mi chiedo - e questo momento di crisi è abbastanza propizio per cercare un modo di risparmiare soldi - una crisi, è vero, che può generare forme di ansia che fanno perdere un po' di lucidità, per quale motivo gli italiani continuano a usare l'auto, a trascorrere ore e ore fermi nel traffico, e altre oltre a cercare parcheggio (sempre incolonnati nel traffico), e quindi anche a inquinare? Quindi continuano a procurare i tre maggiori problemi, che poi segnalano a chi gli sottopone un questionario dell'Istat.
Tutto questo, con l'uso della bici, viene completamente azzerato. Si respira aria inquinata in bici, ma puoi andare dove ti pare, passare in un parco, su una pista ciclabile (se hai i copertoni anti-foratura è meglio). Puoi scendere dalla bici e camminare. Andando in giro in bici si eliminano istantaneamente tutti i problemi del traffico e del parcheggio (anzi col traffico si pedala molto meglio, stanno tutti fermi), e si impara a fronteggiare in qualche modo l'inquinamento, evitando per esempio le strade più trafficate.

Chi paga i danni del traffico? Tutti, anche i pedoni, i ciclisti, ecc.. Questo non è giusto. Io vado in bici, rischio, non inquino, mi intossico, e devo pagare le tasse per far riasfaltare la strada rovinata da auto e mezzi pesanti,  Perché?
Sarebbe anche bello, un giorno, poter prendere visione di come le amministrazioni comunali (in particolare per quel che mi riguarda, penso al Comune di Roma), spendono i soldi delle multe e dei parcheggi a pagamento. Come vengono impiegati?
Manutenzione delle strade, sicurezza stradale, stipendi per i vigili urbani, danni dell'inquinamento: tutto questo va addebitato a chi produce il problema, non a chi lo subisce.
Anche a Milano qualcusa si muove, dopo l'entrata in vigore a Londra della congestion charge.
Il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, forte della risposta dei cittadini ai referendum ambientali proposti a Milano assieme a quelli nazionali sull'acqua pubblica, contro il nucleare e il legittimo impedimento, ha decretato che dal prossimo 16 gennaio, a  Milano tutti i cittadini che vorranno andarsi a intasare nel centro della città in auto dovranno pagare 5 euro.
Verrà così tassato il 90% delle auto circolanti (con l'ecopass della Moratti lo era solo il 10%). Cose da fare per migliorare l'efficacia economica della tassa d'ingresso al centro ci sarebbero. Ha ragione Luca Fazio, nell'articolo pubblicato dal manifesto sabato scorso: bisognerebbe far pagare il biglietto in base alla cilindrata, che poi sarebbe un sano principio di "più inquini (e ingombri), più paghi". Se l'auto è un malsano status symbol, creiamo il biglietto della congestion charge nei formati silver, gold, platinum (per i suvvisti, ovviamente).

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