mercoledì 13 ottobre 2010

I problemi del ciclismo urbano in Italia sono uguali un po' dovunque e cronici. Leggo con interesse il comunicato dell'associazione milanese Ciclobby (i sottolineati sono miei per quei giovani abituati ai post di tre righe e agli sms).

«C’è da restare allibiti ascoltando le affermazioni di chi, da assessore, sostiene – quasi fosse rientrato oggi dopo un lungo viaggio nell’iperspazio – che «Se vogliamo una città più aperta alle biciclette, dobbiamo cambiare approccio e smettere di pensare in termini di infrastrutture, altrimenti i costi, i tempi e i disagi non renderanno mai realizzabile il disegno».
Allibiti, ma anche un po’ offesi, perché certe parole suonano come un’ennesima presa in giro dei cittadini. I quali, anche attraverso le associazioni di utenti, da almeno venti anni con pazienza e tenacia insistono sulla necessità di pensare a una città che sia resa interamente permeabile all’utilizzo diffuso della bici, in condizioni di sicurezza, e che, per raggiungere questo obiettivo, non bisogna continuare a parlare di piste ciclabili.
Oltretutto, a Milano se ne parla, e basta (ricordiamo il piano di rete di 300 km approvato nel 1980 dal Consiglio comunale e rimasto sulla carta). Adesso sembra essere in auge il modello berlinese...
Le migliori esperienze europee e italiane dimostrano che una buona ciclabilità nasce da un mix di ingredienti [vedi anche il mio post di ieri su New York]. Ma anche da un metodo che richiede un’attenzione costante volta a favorire la circolazione delle bici, con grande pragmatismo e con il senso dell’urgenza.

Dopo quattro anni e mezzo di governo, e una infinita serie di annunci e di buone intenzioni, all’approssimarsi della fine di un mandato, la credibilità di un Amministratore pubblico si misura non sugli impegni e sulle promesse bensì sulle realizzazioni. E la triste realtà è che a Milano queste mancano.
Perché, alla radice, manca (è mancata) la volontà politica che dovrebbe supportare il cambiamento.
Vien da chiedersi, assumendo alla lettera le opinioni ora manifestate dall’assessore Masseroli, perché non vi abbia provveduto prima, anziché proclamare un ulteriore studio sul tema, rinviando nuovamente a un imprecisato futuro le realizzazioni.

Vorrei ricordare che la nostra associazione ha collaborato volontariamente, su richiesta dell’allora assessore Croci, alla redazione del Piano della Mobilità Ciclistica, che avrebbe dovuto rappresentare la volontà e la visione dell’Amministrazione comunale, con un impegno pubblico condiviso, sui temi della ciclabilità. In quel piano, pronto già nel 2007, erano contenuti anche interventi leggeri come quelli che ora cita l’assessore Masseroli.
Peccato che il documento sia rimasto nei cassetti: forse è il tempo di tirarlo fuori, farlo conoscere ai cittadini e soprattutto di lavorare senza altri inutili proclami. Che oltretutto, ormai a ridosso di nuovi appuntamenti elettorali, appaiono vagamente strumentali.

Anche l’affermazione che «non esiste contrapposizione fra auto e ciclisti» suona mistificatoria. In una città che ha un tasso di motorizzazione doppio rispetto alle altre città europee (70-80 auto ogni 100 abitanti contro una media europea di 30-40 auto ogni 100 abitanti) il problema si pone, eccome. Innanzitutto per una questione di leggi fisiche: lo spazio è un bene limitato.
E questo chiama in causa valutazioni e scelte che sono innanzitutto politiche, su cui è inutile cercare scorciatoie ed alibi. Occorre chiedersi: che tipo di città vogliamo? Una città per le auto o una città per le persone? Ma questo dovrebbe essere un punto di partenza, non di arrivo.
E’ tempo che ognuno si assuma le proprie responsabilità».

Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)

martedì 12 ottobre 2010



Con titoli in prima pagina e ben tre pagine interne, il quotidiano La Repubblica si dedica allo sbarco a New York della Fiat 500. La solita retorica delle grandi auto statunitensi che a causa della crisi diventano sempre più piccole e della geniale idea del popolo di Leonardo e Michelangelo che con la nuova utilitaria risolve tutti i problemi. Un'idea davvero fiacca. Il simpatico Vittorio Zucconi è andato a spasso per Manhattan. Dice una didascalia: «Sguscia nel traffico, si insinua tra le limousine e suscita la curiosità delle signore alla "Sex and the City"». Delle trasformazioni della metropoli statunitense non si parla. Sta diventando una delle città più ciclabili del mondo. Se voleva fare colpo, la 500 a New York doveva arrivare vent'anni fa. Nel traffico e nei parcheggi, la 500 soffre e paga pegno come tutte le altre auto. Certo, meglio un'utilitaria (di lusso) che una quattro ruote inutilmente ingombrante. Di geniale, però, c'è poco. A New York l'auto è stata sorpassata a sinistra dalla bici. Non so se avete capito il senso del termine 'sinistra'. Le metropoli statunitensi hanno sorpassato a sinistra Roma e Milano. Sorpassate è una parola grossa, perché le grandi città italiane sono ferme da tempo sui temi della mobilità e della circolazione ciclistica. New York si è rinnovata grazie a drastiche decisioni del sindaco Michael Bloomberg, non proprio un rappresentante del flower power - è uno dei dieci uomini più ricchi degli Usa - ma evidentemente molto attento alla vivibilità dei quartieri e dei cittadini.
Andate a dare un'occhiata al sistema di percorsi ciclabili di New York. La mappa fa spavento per quanto è ramificata. Viene da piangere percorrendo le pezze di asfalto frantumato che ci ritroviamo a Roma.
Quindi la prossima volta la Fiat dovrebbe organizzare i suoi eventi a Roma o a Milano dove, a causa della scarsa lungimiranza e dell'arretratezza culturale, le amministrazioni pubbliche non fanno nulla per la bici. E dove le auto la fanno da padrone.
È imbarazzante vedere come in una metropoli mondiale, densamente popolata, piena di problemi, nel giro di pochi anni si sia fatto un lavoro egregio per il ciclismo urbano.
Continuate a vendere auto agli italiani: le condizioni del traffico e del fondo stradale sono una prova del fuoco per i nuovi modelli che l'ingegnosa industria "nazionale" non cessa di produrre. Ma New York lasciatela stare: solo i tassisti, i fessi e i miliardari ci girano in auto.
Invece di buttare i soldi nel cosiddetto "bike-sharing" forse sarebbe meglio partire in missione e andare a vedere cosa fanno in tutto il mondo.
Per dire il modo in cui ci si può impegnare nel riuso e nel risparmio a bordo di una bicicletta (con qualche accessorio). Giorni fa un Internet point di Roma, situato in pieno centro, ha deciso di rinnovare il aprco computer e ha offerto gratis i computer dismessi a chi se li andava a prendere. Con mezzi a motore l'operazione sarebbe stata impossibile, a causa della ztl e del traffico. Due potenti e volitivi ciclisti si sono recati sul posto e hanno caricato 17 computer. Questo è uno degli accessori che ne ha permesso il trasporto.
L'altro è un mezzo ancora più straordinario che qui non mosteremo.
                                   
La strada da fare non era poca. Il carrello è in dotazione alla ciclofficina Centrale ed è stato trainato da una normale mountain bike.

                                     
Ecco il carrello parzialmente scaricato.

lunedì 11 ottobre 2010

Totalmente privati del pubblico

Diverse notizie, con gli stessi orientamenti di fondo.
Formula 1 a Roma: pronti 120 milioni di fondi privati per sostenere l'iniziativa. Nazi-Ecclestone esclude tassativamente che si possa correre a Vallelunga: «Non ci interessa, noi vogliamo che la gara venga disputata su circuito cittadino». Agli ordini , grande capo tribù. Quando Bernie chiede una cosa, con le sue maniere gentili, non si può dire di no.
È interessante il punto di vista dei promotori di questa iniziativa. Sembrano emissari dell'Opera Don Guanella. Maurizio Flammini, l'imprenditore alla guida del progetto F1 a Roma, sottolinea: «Siamo pronti a investire 120 milioni di euro di risorse private per risanare la zona delle Tre Fontane, lasciata da anni al degrado e all'abbandono totale». Voi penserete che vogliano potare le piante e rimuovere le immondizie. No, sarebbe troppo facile. «Vogliamo realizzare un Palazzo dell'arte e dello sport, una struttura polifunzionale con palestre, campi da basket, volley e rugby, pista da pattinaggio al coperto». Almeno ha avuto il buon gusto di non menzionare le piscine...Credo che per un po' a Roma siamo a posto.
Tutto sarebbe realizzato da capitali privati, il Comune non spenderà un euro. I costruttori faranno il loro lavoro da buoni samaritani e poi, assestandosi il saio e i sandali francescani, se ne andranno.
Sulla gestione di queste strutture non si dice nulla. È la classica bufala, che con la scusa dello sport, servirà a colare altro cemento a Roma. Chi ci guadagnerà saranno i costruttori. Se ci sono debiti ci pensa il Comune, che si tiene i cocci. Il modello della Stazione Ostiense per i mondiali del 1990, ossessivamente reiterato.

Alcuni imprenditori, invece, offriranno banchi ad alcune scuole della Capitale. Metteranno una targhetta con il nome dello sponsor: un po' come avveniva in chiesa con certe persone o famiglie benestanti che tentavano inutilmente di salvarsi l'anima. Il principio non mi piace affatto. Ciò non toglie che così si possano avere gratis delle sedie e dei banchi. Mi ricorda la nefasta partnership di qualche tempo fa tra Nestlè e alcune università italiane. Arriveremo nelle scuole a banchi con slogan tipo "Imbottisciti la pancia con le nostre merendine di merda". "Mangia lo stucco marrone, hai visto la nazionale come gioca bene?". (Nella pubblicità italiano il rapporto tra mondo dello sport e cibo spazzatura è ormai pavloviano). No, no, nulla di tutto ciò.
Anche a proposito del bike-sharing a Roma si invocano i privati. È un servizio in totale decadenza, questo è evidente e lo abbiamo detto molte volte. Ora a gestire il bike-sharing è l'Atac che, com'è noto, ha un deficit di 160 milioni di euro. Infatti, qualche giorno fa, il sindaco Alemanno ha detto che la gestione del bike-sharing deve passare ai privati. La gestione dell'Atac era assolutamente inappropriata. Il servizio gestito dall'azienda, a fronte di una spesa annuale di un milione e settecentomila euro, ha prodotto solo centomila euro. Non mi sorprende. Quindi un sacco di soldi pubblici sono stati spesi inutilmente. Pensavano di guadagnare affittando biciclette?
Se le cose stanno così, c'è da pensare che per le piste ciclabili di Roma, gestite pure dall'Atac, stia per suonare il "De profundis". Nessuno mai le riparerà. Basta guardare gli autobus di Roma: sono in genere ridotti male, non passano mai e quindi sono sempre pieni.
La mia sensazione è che il bike-sharing a Roma sia nato da un equivoco, ossia la speranza che i privati venissero a fare beneficenza (la spagnola Cemusa che inizialmente offrì il servizio gratis) e che, dall'altra parte, gli spazi pubblicitari a Piazza di Spagna o a Piazza del Popolo fossero a disposizione del primo arrivato a prezzi irrisori o comunque bassi, consentendo ampi margini di guadagno.
Il tutto però è scaturito da un errore di calcolo o di stima. Roma non è Valencia. E a Roma non ci sono le 20 mila bici di Parigi, quindi ovvio che non si siano intaccate le pessime abitudini di mobilità dei romani. Finalmente abbiamo appurato empiricamente che il bike-sharing a Roma è stato un grande casino, non è servito a nulla, non ha migliorato la mobilità dolce né la qualità dell'aria, ed è servito, se vogliamo essere generosi, a qualche volenteroso turista di passaggio.
Ieri, sul Corriere della Sera, in Cronaca di Roma, è apparsa la desolante foto di una postazione deserta alle 14 di un giorno lavorativo. Probabilmente molte bici sono state tolte per evitare furti.

venerdì 8 ottobre 2010

Si parlava qualche giorno fa della nuova Stazione Tiburtina e dei faraonici lavori (a risparmio). Ora mi arriva un comunicato da Milano che riguarda la Stazione Centrale. Si manifestano nel capoluogo lombardo gli stessi problemi di Roma, segno che la disattenzione nei confronti della bici è nazionale, almeno nelle metropoli. Ecco il testo dell'associazione Ciclobby:

«La stazione Centrale è stata oggetto di un lungo e costoso intervento di ristrutturazione che ne ha cambiato il volto, ma che per molti aspetti pare non avere avuto come principale focus le esigenze funzionali e di servizio dell’utenza. Sembra davvero paradossale che ci si possa permettere di affrontare con tale disinvoltura progetti che riguardano uno dei principali nodi ferroviari italiani. Eppure…

Una stazione non è innanzitutto un centro commerciale. E’ invece, prima di tutto, una struttura di servizio dedicata alla mobilità e allo scambio intermodale. E a queste funzionalità dovrebbe rispondere con la massima efficienza ed attenzione possibile.

Molte osservazioni sono già state fatte in questi mesi.

Alcune di esse hanno trovato delle soluzioni almeno parziali, anche se resta legittimo chiedersi – a fronte di una certa prevedibilità dei problemi – perché sia stato necessario porvi rimedio dopo, magari anche con aggravio di costi, anziché progettare meglio prima.

Altre questioni non hanno viceversa ancora trovato risposta.
Fra queste, il tema della accessibilità alle bici, che riguarda la mobilità interna e intorno alla stazione.
Non c’è, e non ci sarà, una bicistazione (cioè un punto di deposito, noleggio, riparazione, informazione, dedicato a chi arriva in bici). Ma non c’è neppure un parcheggio bici degno di questo nome. La salita lungo le scale non è in alcun modo agevolata (ad esempio mediante semplici canaline), anche se, per fortuna, sembra che sia stato consentito finalmente l’uso dell’ascensore.

Inviterei tutti i progettisti e coloro che hanno la responsabilità di decidere e gestire i lavori a farsi un giro nelle stazioni ferroviarie europee per vedere come funzionano e l’attenzione con cui viene curata anche la intermodalità tra bici e mezzo pubblico.

Per i lavori in corso alla stazione di Lambrate dobbiamo attenderci gli stessi risultati?»

Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY Milano)
Alle 10.10 del 10/10/10 ricordatevi di emettere una flatulenza, sennò finisce il mondo.

GoodBike Festival a Zagarolo

Noi ci andiamo in bici. Partiamo alle 10 dalla ciclofficina Don Chisciotte, alla Ex-Snia Viscosa (via Prenestina) e quando s'arriva s'arriva. Viene pure Chris Carlsson.

giovedì 7 ottobre 2010

Telefonate, faxate, firmate per la bici in metro a Roma

A Roma, ha preso forma da qualche giorno una campagna per chiedere, nei giorni lavorativi, l'estensione dell'orario in cui è consentito il trasporto al seguito delle biciclette sulla metropolitana. Il collettivo Di traffico si muore è il promotore dell'iniziativa. Lo scopo è invitare il Comune di Roma ad approntare una carrozza riservata, sul modello della linea 6 di Napoli e di numerose esperienze in tal senso a livello mondiale.

Potete telefonare all'Ufficio Mobilità del Comune di Roma (gentilissimi): 06/671070601 e 06/671070609, oppure inviare un fax allo 06/5740033 o ancora scrivere una email (mobilita@comune.roma.it).

Invitiamo anche a firmare sul sito la petizione su questo tema:

http://www.petizionionline.it/petizione/biciclette-sulla-metropolitana-tutti-i-giorni-anche-a-roma/2220

Più inquini, più paghi: lo dice l'ACI

Lo dice l'ACI, Automobile Club d'Italia, non il ciclista a zonzo in graziella con le infradito penzolanti e i fiori tra i capelli.
Il presidente dell’ACI, Enrico Gelpi, ha dichiarato: “E’ improrogabile una riforma dei costi e dei tributi che gravano sull’uso dell’auto, basando la fiscalità sul principio ‘chi più inquina più paga’: in quest’ottica il bollo deve tornare ad essere un bollo di circolazione e non più tassa di proprietà, pagato in proporzione ai chilometri percorsi e in base alle emissioni di CO2”.

Verso gli Stati Generali della Cittadinanza

Riceviamo dall'Associazione ExLavanderia e volentieri pubblichiamo:

Verso gli Stati Generali della Cittadinanza per una mobilità sostenibile e alternativa

In ogni quartiere della nostra città, in centro e in periferia fin oltre il GRA, una parte delle nostre comunità, da anni e con tenacia si autorganizza per rivendicare il diritto alla mobilità, per conquistare un sistema di mobilità alternativa a quello esistente.

Una realtà fatta di ciclisti e pedoni in lotta per il diritto alla sicurezza, per riconquistare spazi comuni occupati dalle auto, di pendolari stufi di passare ore su treni sempre in ritardo e sempre più sporchi, di cittadini che vorrebbero usare un mezzo pubblico per andare in ufficio, a scuola, a divertirsi, di comunità locali che lottano contro l’inquinamento del traffico aereo. Al tempo stesso una ricchezza, composta da comitati che si oppongono alla lobby miliardaria che vuole portare la formula 1 all’EUR, o impegnati contro progetti di autostrade inutili e costose, di metropolitane che squarciano il tessuto storico della città, di nuovi e devastanti aeroporti e porti al servizio dell’industria del turismo di massa.

Questa ricchezza, sociale e culturale, tuttavia, non trova più rappresentanza istituzionale e politica, e non riesce quasi mai a contrastare i progetti dei poteri forti, che hanno determinato e condizionano, anche nel campo della mobilità, le scelte delle Amministrazioni succedutesi al governo della Capitale e della Regione.

Raccontarsi, mettersi in rete non è più sufficiente: è necessario avviare un percorso condiviso per arrivare a prefigurare una cultura, un’idea, un modello di gestione, un sistema della mobilità alternativa su scala metropolitana e regionale, capace di articolarsi in concreti e specifici progetti, su cui chiamare alla mobilitazione chi è stanco di morire di traffico.

In questo percorso sarà necessario declinare la parola mobilità in tutti i suoi aspetti, coglierne le connessioni, occorrerà che le incredibili competenze, maturate in questi anni dai preziosi processi di autoformazione, costruiscano nuove relazioni con le innumerevoli realtà che in questa città producono cultura, lottano per il diritto allo studio, all’abitare, al lavoro e per il diritto di cittadinanza dei migranti.

Per iniziare questo cammino, per sperimentare modalità e forme organizzative nuove, in occasione della I tappa siete tutti/e invitati ad un

INCONTRO CITTADINO

SABATO 16 OTTOBRE 2010 DALLE ORE 9.30 ALLE 13.00

PRESSO LA CICLOFFICINA ALL’EX LAVANDERIA NEL S. MARIA DELLA PIETÀ

ALLE 13.00 SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE AL PRANZO SOCIALE

mercoledì 6 ottobre 2010

Domani si parla di "Sicurezza stradale: questione sociale e politica" alla Camera dei Deputati. Un convegno a inviti, ma su una tematica che riguarda tutti. Lo organizza la Fondazione Luigi Guccione. A seguire il testo del comunicato. Sarebbe ora di unire gli sforzi fra tutti gli utenti deboli della strada. Non mi pare che, nonostante la sede istituzionale, queste persone si facciano problemi a dire le cose come stanno sulle strade italiane, senza peli sulla lingua: menomale che c'è ancora qualcuno che lo fa. La realtà è una guerra a media intensità con morti, invalidi e feriti.

«L’Italia ha fatto molto in questi 10 anni alle nostre spalle, ma è ancora tra i Paesi europei più in ritardo. Incidenti stradali 6.682 morti nel 2001, 4.731 morti nel 2008. Per il 2009 ancora non ci sono dati definitivi ma proiezioni del Ministero dell’Interno attestano a 4.066 i morti nel 2009: sarebbe un dato eccezionale eccezionale, se confermato, (quasi 700 morti in meno rispetto all’anno precedente! Forse ottimistico. Saremmo a meno 43% sul 2001, vicini al dato del dimezzamento dei morti (2001-2010). Ma i primi 6 mesi del 2010 ci dicono anche che i morti ricominciano a salire (sul sistema autostradale in modo preoccupante) e a stabilizzarsi con lievi aumenti nel resto. Siamo, ad oggi alla scadenza del decennio, all’ottavo posto se si considerano i Paesi dell’Europa a 27 ma al decimo posto nell’Europa a 15 per numero di morti ogni 100.000 abitanti. Lo Stato con la insicurezza stradale fa cassa!
Controlli. Si è passati il milione e 300 mila controlli all’anno. Si è gridato al successo. In Francia, Inghilterra, Germania per restare ai Paesi più virtuosi si superano superano superano superano superano superano superano superano i 5/7 milioni e c’è un efficace degli apparati tecnologici.
La sicurezza stradale, dunque, è una grande questione sociale e politica. Essa infatti attiene anche alle scelte politica economica del tipo e qualità dello sviluppo.
Riguarda lo stato delle città (dove avvengono metà degli incidenti e dei morti anche sul percorso percorso casa-lavoro, sono il il 52%), delle loro infrastrutture maltenute, dell’inquinamento che produce anche la circolazione stradale (circa 17 mila morti all’anno, per lo più nelle città).
Manca una strategia coerente di contrasto all’incidentalità stradale. Mancano idee e azioni politiche coerenti.
Nessun organo di governance per la sicurezza stradale supporta Governo, Enti locali, ed organizzazioni economico-sociali. Per varare una modifica del Codice della strada ci sono voluti 1218 giorni. Ad un mese dalla sua entrata in vigore provate voi a “impegnare” i passaggi pedonali per attraversare una strada (modifica art. 191 del Codice) per vedere se le auto si fermano e se se c’è uno straccio di autorità che controlla e sanziona. E le vittime sempre più sole».
Questo è il testo che ho letto qualche giorno fa al reading dell'Auditorium di Roma, come anticipazione del Festival GoodBike di Zagarolo, che si terrà questo fine settimana. È una manipolazione intensiva di una parte del Manuale di resistenza per il ciclista urbano (questo è il titolo definitivo, ho in mano le bozze), Ediciclo, Portogruaro, 2010.

                                          
LA FORATURA
La ruota bucata è un'occasione di crescita. La riparazione e lo smontaggio di una camera d'aria dovrebbero essere alla portata di tutti i ciclisti, altrimenti la capacità di spostamento ne risulterà molto limitata. Si perde facilmente la mano: nel caso non bucaste per un po' di tempo, forse aumenterà la vostra inerzia e sarete un po' più lenti e svogliati.
L'ingrediente fondamentale per riparare una ruota in strada è la pazienza. Se ci prende la fretta, si rischia di commettere qualche errore che potrebbe rendere impossibile il proseguimento dell'itinerario a pedali. Smontate la ruota, togliete il copertone con i levagomme ed estraete la camera d'aria. Controllate che il copertone non abbia trattenuto la punta che ha prodotto il foro. Passate poi alla camera d'aria: gonfiatela con la pompa e fatene scorrere la superficie sulla guancia o sulle labbra. Trovato il buco, scartavetrate e spargete con il dito una quantità minima di mastice. Attendete un minuto circa, fate aderire la toppa alla camera e premete forte. Aspettate che il mastice si asciughi. Poi rimontate la ruota.
Quando avrete imparato a riparare una camera d'aria, dovete sapere che ci sono livelli superiori. Il passo successivo è la riparazione della camera d'aria di notte. C'è poi il bucare di notte in un luogo buio e magari isolato. Il livello massimo è riparare una camera bucando di notte, in un luogo buio e isolato, mentre piove. Dopodiché rimane soltanto la riparazione di una camera d’aria a distanza, con la sola forza del pensiero.

martedì 5 ottobre 2010

A cemento armato nel parco

Continuano a cementificare il parco pubblico di Tor di Quinto, "affittato" per 33 anni a una società sportiva non meglio identificata. Avranno colato in un pilastro anche la Costituzione della Repubblica Italiana? Procederanno ad ammainare il tricolore una volta raggiunto il tetto? Si percepisce in questo parco un senso di smobilitazione dei principi fondamentali. Chissà cosa succederà nei prossimi anni. 
Vi ricordate le proporzioni matematiche? Ho un compitino per i lettori di questo blog.

Se per tener pulito un parco, il Comune di Roma ha permesso di costruirvi all'interno alcuni palazzi (che, è vero, riducono la superficie da pulire), per la metropolitana B1 che verrà costruita da soccorrevoli privati in cambio di terreni edificabili, quanti terreni e quanta cubatura concederà il predetto Comune?
Il candidato indichi la risposta nei commenti.

lunedì 4 ottobre 2010

Il modo di riferire le notizie di cronaca riguardanti l'incidentalità è troppo spesso improntato a un fatalismo che andrebbe bene per contesti religioso-miracolistici, non per il dramma delle cifre di morte che contrassegna le nostre strade.
Ultima notizia romana. All'Olgiata, una Mercedes piomba su tre bambini - di 7, 9 e 11 anni - fermi sulle loro biciclette. Lo scontro è avvenuto ieri alle 12.30 in un'area privata. I bambini sono stati portati in ospedale (un codice rosso, uno verde e uno giallo).
Quando leggo: «All'improvviso un guidatore ha perso il controllo della sua auto» mi sale parecchia rabbia.
Anche quando leggo: "I vigili stanno cercando di determinare per quale motivo il guidatore abbia perso il controllo".
In un'area privata "all'improvviso", "ha perso il controllo" sono un po' ridicoli. Non ci vuole il tenente Colombo per capire che il guidatore o correva, o stava scrivendo un messaggio, o cercava l'accendino. Non raccontiamoci frottole.
Per quello che la gente fa in auto e per come guida, gli incidenti sono pure pochi. Ma non sempre c'è il lieto fine.

La nuova Stazione Tiburtina


Secondo voi, nel nuovo progetto faraonico della Stazione ferroviaria Tiburtina di Roma, di cui si dice un gran bene (costo di 160 milioni di euro, a risparmio, sostiene il progettista, Paolo Desideri), dove a dicembre aprirà l'entrata lato Pietralata, secondo voi, in base alle leggi italiane (2 leggi che ripetono la stessa cosa a distanza di anni) e anche in base alla legge regionale del Lazio, che lo prescrive, secondo voi, dicevo, nella nuova stazione ferroviaria Tiburtina, ci saranno le rastrelliere per le bici, o no? Non dico il parcheggio coperto e sorvegliato, con un lavandino per sciacquare l'ascella, come accade in molti Paesi civilizzati, ma le semplici rastrelliere a forma di "fi" greca che permettono di legare anche il telaio della bici, non solo una ruota, che poi sennò ti portano via tutto meno la ruota e tu torni a casa con la ruota in mano.
Come ha scritto Giuseppe Pullara oggi sul Corriere della sera, Cronaca di Roma, pp.1 e 3: "La nuova stazione assomiglierà nelle funzioni ad un hub aeroportuale dove si incontrano treni, metrò, bus locali e regionali, vetture private [mmh]. Servizi di ogni genere, negozi, uffici, bar, ristoranti sparsi ovunque». Staremo a vedere se in cotanta abbondanza qualcuno ha pensato anche a noi coglioni che ci spostiamo senza inquinare, senza intasare e senza nuocere.

giovedì 30 settembre 2010

Ciclomundi/6

Il viaggio per andare a Siena è iniziato con l'abbordaggio clandestino di un treno e si è concluso con l'acquisto di un panforte. Stavo male, raffreddore e tosse, antistaminici orrendi (che non servono a una mazza). Molto rincoglionito. Al punto che temevo di scordarmi qualcosa. La carovana delle ciclofficine romane era partita da Roma il giorno prima, mercoledì 23. La mia idea era di partire da Roma la mattina presto, il giorno dopo, giovedì. La tosse peggiora, varie beghe mi bloccano. Alla fine decido di partire in treno per Viterbo e di pedalare da lì a Siena, raggiungendo il gruppo. Alla stazione di Monte Mario non è affatto sicuro che io possa salire in treno con la bici, anzi penso proprio che sia vietato, anche fuori dalle ore di punta, come in qualsiasi altro Paese sottosviluppato del mondo. Ci sono però altri ingredienti: la dialettica (mia), la tolleranza, o l'intolleranza (dei ferrovieri), la logica (che vorrebbe che si potesse salire su un treno mezzo vuoto, in cui si sta in piedi accanto alla propria bici, difendendo le gambe delle persone dai miei ingranaggi). C'è anche la sincronicità, detto anche culo, ossia la buena suerte che fa andare le cose per il verso giusto. Il fato funziona abbastanza, perché alla fermata il ferroviere mi dà le spalle, e ho modo di salire repentinamente: alla peggio scenderò, ma intanto sono a bordo. Invece il ferroviere non ha nulla da obiettare. Io mi comporto come un boyscout, spostando la bici a ogni minimo accenno di movimento degli altri passeggeri, alle fermate, ecc. La stanchezza si sente, l'antistaminico è forte, non sono abituato a prendere le fottute medicine dell'uomo bianco.
Arrivo nella città di Viterbo alle 13.05. Da quel momento si scatena l'inseguimento alla carovana delle ciclofficine, che dovrei incontrare grosso modo 120 Km più avanti, se tutto va bene, in Val d'Orcia. Il tratto Viterbo-Montefiascone è bruttissimo. Le auto sfrecciano a velocità folli: se ci fossero controlli di polizia, gli ritirerebbero a tutti la patente e sarebbe un bene per l'umanità. Inoltre la strada è in salita e l'asfalto, benché nuovo, è molto granuloso. Vi risparmio una cronaca puntuale del viaggio, perché non è stato nulla di speciale. Alle 17.50 telefono al gruppo per la prima volta, perché non mi andava di fare la tiritera "aspettatemi", "dove andate?", "dove ci vediamo?", poiché non mi piace affatto. Quando telefono, scopro che il gruppo si trova a 1 Km di distanza in località Bagno Vignoni, ribattezzato subito Bagno (di diesel) Pignoni. Li raggiungo e finalmente si beve e si mangia in compagnia. In totale ho fatto circa 100 Km e mi sento male, non so se per la bronchite o se per l'antistaminico (totalmente inadatto ha poi decretato il medico che al ritorno a Roma mi ha appioppato un bell'antibiotico). Non capisco perché non si trovano più gli sciamani per curarsi. Maledetta civiltà.
A Bagno Vignoni è stato girato Ностальгия, ovvero Nostalghia, il film di Tarkovsky uscito nel 1983.

È un luogo molto chic, frequentato da turisti stranieri (specialmente tedeschi) un po' in là con gli anni che parlano pochissimo e a bassa voce, e cenano alle 19. Noi iniziamo a cenare non molto più tardi, ma in compenso facciamo un casino infernale.
Inutile pensare che l'arrivo della banda mongola a cavallo in una specie di salotto a cielo aperto possa passare inosservato. Lo scopo principale è non farsi cacciare, in particolare non farsi cacciare nel cuore della notte, perché saremmo costretti a riprendere la pedalata, tipo Parigi-Brest-Parigi in nome di assurde leggi anti-vagabondaggio che sarebbe ora di abrogare. Quindi era necessario localizzare un'adeguata zona per dormire all'addiaccio nei sacchi a pelo. L'ideale per uno che ha la bronchite.
La cena a Bagno Vignoni è stata memorabile, una delle più belle cene della mia vita, in compagnia dei compari ciclofficinici che, come me, parlano solo di bici, mobilità e soprusi del capitalismo contro le libere e lecite aspirazioni dei cittadini.
La mattina mi sveglio coperto di umidità. Siamo a pochi passi dall'acqua termale, che purtroppo non è molto calda, ma tiepida; comunque mi faccio una bella doccia, pur non disponendo di un asciugamano nei miei 4 Kg di bagaglio. Poi ci prepariamo, facciamo colazione e ripartiamo. Il movimento della carovana è giocoforza più lento e legato a fermate e tappe, con qualcuno che ci raggiunge in treno in qualche stazione e poi si aggrega. Comunque, verso le 15, se non sbaglio, arriviamo a Siena, dopo l'ultimo ondulante tratto di strada. La vista delle crete senesi mi dà il voltastomaco. Anche la visione di strade sterrate, perfino in fotografia su una rivista mi scatena la nausea. Pavlov aveva capito tutto. Non perché crete e strade bianche siano brutte, anzi attraversano un paesaggio meraviglioso, ma perché ancora non ho digerito le ultime due Eroiche lunghe (205 Km), che si svolgono in gran parte su strade bianche e in mezzo alla creta e ai vitigni benedetti di Montalcino. Negli ultimi tratti di queste due eroiche ho dato sfogo a forme di turpiloquio intensivo, professione di apostasia, imprecazioni, anatemi e maledizioni, fino alla delirante, paradossale, benedizione dell'asfalto come una delle massime invenzioni umane. Si può chiamare anche scarso allenamento. Quest'anno, però, all'Eroica non ci vado; faccio decantare, ma per chi non la conosce è  un bel giro in una regione magnifica che consiglio a tutti. E poi ci sono varie lunghezze, anche solo 35 Km. Io ho fatto quella lunga, la prima volta perché ho sbagliato strada e la seconda perché assolutamente volevo ancora una volta il panforte, l'olio d'oliva e il vino, e anche la placchetta, che viene data giustamente solo a chi fa il percorso lungo.
A Ciclomundi mi sono molto divertito. A Siena si mangia e si beve molto bene, a prezzi non esosi. Sabato ho parlato del mio blog che, non so se lo sapete, si chiama rotazioni, all'interno di una cripta del vecchio ospedale, dove venivano messi i morti, con una voce cavernosa da bronchitico inumidito. Ho detto anche che sta per uscire il mio libro che si chiamerà Manuale di resistenza del ciclista urbano e sarà pubblicato da Ediciclo (organizzatrice di Ciclomundi). La sera ho assistito in stato semincosciente a un dibattito con Chris Carlsson, Tito Boeri e altri. Il giorno dopo, domenica, stavo un po' meglio: senza aver pensato minimamente a cosa dire, improvvisando completamente ho moderato una tavola rotonda su "movimenti metropolitani e lavoro a pedali in città", a cui hanno preso parte Chris Carlsson, Roberto Peja (fondatore degli UBM, urban bike messenger, di Milano), Paolo "Rotafixa" Bellino, Francesco Ricci (coop. Pedicab, taxi-risciò di Firenze), Corrado Scimia (coop. Blow up, taxi-risciò, Roma) e Fabio Masotti della FIAB, Associazione Amici della bicicletta di Siena. Devo dire che raramente mi è capitato di ascoltare tante cose interessanti a proposito della bici in un spazio-tempo così ristretto. Si è parlato non solo di bici, ma di norme - soprattutto di carenza di norme - di investimenti nella mobilità -  soprattutto di carenza di investimenti nella mobilità -, di assicurazioni dei pedalatori quando lavorano, di reinserimento degli ex-detenuti nel contesto lavorativo, ecc.
Ho cercato di parlare poco, ma essendo ormai un fastidioso logorroico, che per di più parla sempre a voce alta (e qualche volta per la foga interrompe pure gli altri), non ci sono riuscito completamente. Usando da un po' d'anni la bici per muovermi in città, probabilmente non avevo neanche il distacco sufficiente per gestire solo il traffico e i tempi degli interventi, e in qualche caso mi sono permesso di indirizzarli un po', introducendoli con qualche domanda.

mercoledì 29 settembre 2010

Riceviamo dalla Fiab e, più che volentieri, riecheggiamo nel web il seguente comunicato stampa. Mi permetto di sottolineare le cose più importanti, perché il comunicato è un po' lungo. Tra parentesi quadre non posso trattenere alcuni commenti a caldo.

TG2 SULLA BICICLETTA: ERRORI E LUOGHI COMUNI. DALLA VENEZIA: IL GOVERNO DESTINI ALLA MOBILITA' CICLISTICA I 124 MILIONI NON SPESI DEGLI ECO-INCENTIVI STATALI
La FIAB esprime viva soddisfazione per i servizi televisivi trasmessi ieri, 28 settembre, dal Tg2 "Costume e società" in riferimento alla fiera Expo bici di Padova (la bici diventa tecnologica) e al cattivo stato di manutenzione delle piste ciclabili in Italia. Non si fa mai abbastanza informazione quando si parla di mobilità ciclistica.
Tuttavia preme alla FIAB far presente che il servizio sulle piste ciclabili e sul codice della strada conteneva alcuni errori.
Al riguardo il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia, dichiara: "Innanzitutto non esiste alcun obbligo per i minori di 14 anni di indossare il casco contrariamente a quanto affermato. Sulla questione c'è evidentemente ancora confusione perché all'epoca in cui il pacchetto normativo era in discussione presso la Commissione Trasporti del Senato, a sorpresa fu votato un emendamento riguardante l'obbligo generalizzato del casco per tutti i ciclisti. A seguito di un confronto molto vivace l'obbligo fu ridotto ai soli ciclisti under 14. Prima del voto finale di approvazione della legge l'obbligo fu eliminato del tutto. Pertanto allo stato nessun obbligo all'uso del casco è stato introdotto con la legge n. 120/2010 che ha modificato il codice della strada (D.L. n. 285 del 1992).
Nessun obbligo, inoltre, esiste di montare sulle biciclette un seggiolino omologato per trasportare minori di 12 anni. Tale norma era stata introdotta per i motocicli e non per le bici. Ma in sede di voto finale anche questa norma è stata eliminata.
Nessuna sottrazione di punti alla patente viene somministrata ai ciclisti che dovessero infrangere il codice della strada. Infatti la stessa legge 120/2010 ha cancellato la norma entrata in vigore ad agosto dello scorso anno.
L'unico obbligo per ciclisti introdotto dalla legge 120 di revisione del Codice della Strada è invece l'uso del giubbino rifrangente nelle ore serali solo sulle strade extraurbane e in tutti i tipi di gallerie, anche urbane.



Purtroppo di tale obbligo poco nulla dice la stampa nazionale.

Rispetto invece alle piste ciclabili e al comportamento dei ciclisti, va sottolineato che nella società dell'automobile (l'Italia è il paese con il maggior indice di motorizzazione privata in Europa) c'è evidentemente un ritardo culturale ed infrastrutturale in materia di mobilità ciclistica [a livello nazionale, per colpa soprattutto delle metropoli, Milano, Roma, Napoli e delle grandi città, siamo ai livello dei Paesi meno sviluppati, solo che lì almeno hanno molte meno automobili: quindi l'Italia sta messa peggio in assoluto a livello mondiale]. Finché le città saranno a misura d'auto e non invece anche di pedoni, bambini, ciclisti, disabili, anziani e utenti del trasporto pubblico, ci sarà poco da fare. Si avranno sempre pezzi di piste ciclabili magari mal tenute che non invoglieranno gli utenti della bicicletta a percorrerle.
Nella maggioranza dei casi gli interventi di ciclabilità vengono realizzati dai Comuni senza l'esistenza di un Piano. Ciò, nonostante che il Decreto Ministeriale 30 novembre 1999, n. 557 (Regolamento tecnico di attuazione della legge 366/98) stabilisca che il "piano della rete degli itinerari ciclabili" è uno degli strumenti di pianificazione e progettazione degli enti locali e, per i comuni tenuti alla predisposizione del Piano urbano del traffico (PUT), ai sensi dell'articolo 36 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, parte integrante dello stesso PUT, quale piano di settore. [C'è però il rischio che il Piano, non la ciclabilità, diventi l'obiettivo, come è accaduto a Roma: una sorta di idolo da adorare e da sventolare agli ambientalisti sognando un futuro che in realtà nessuno pianifica, vuole e soprattutto finanzia].

Quindi se il singolo ciclista infrange il codice della strada va punito. Ma in un contesto generale così poco favorevole alla circolazione e alla sicurezza dei ciclisti, è proprio necessario sparare sul ciclista?

"E' evidente", conclude Dalla Venezia - lo squilibrio generale, anche a livello finanziario. La legge nazionale sulla mobilità ciclistica (n. 366/98), che prevede la realizzazione di piani regionali, provinciali e comunali della ciclabilità non è più finanziata dal 2002. Ecco perchè lascia alquanto perplessi la notizia che il Governo potrebbe destinare - per facilitare l'acquisto di nuovo motocicli - i 124 milioni di euro al momento non spesi, dei complessivi 300 milioni messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico la scorsa primavera per gli eco incentivi. Chiediamo al Governo di destinare quelle risorse a rifinanziare la legge n. 366/98 sulla mobilità ciclistica. Continuare a destinare finanziamenti pubblici per aumentare le vendite di nuovi mezzi a motore, vuol dire non solo continuare ad intasare le strade già congestionate e ad aumentare il rischio di incidenti stradali, ma pure aiutare quelle industrie motociclistiche che hanno appena annunciato di voler
ridimensionare gli stabilimenti in Italia per aumentare le produzioni in Asia. [e che invadono il mercato italiano con i loro insulsi modelli di scooterone, dei pezzi di plastica sempre più potenti e fastidiosi, che rendono le nostre città sempre più pericolose, al solo scopo di arricchirsi] Oltre al danno anche la beffa!?.

Ciclomundi/ 5

Bellissimo resoconto di Ciclomundi, in inglese e con molte foto, nel blog di Chris Carlsson.
Aggiungo qualche foto anch'io.


 Chris, Luks and Ross

 Il vessillo ciclofficinico sventola aiutato da un volontario molto bravo

Dan, artefice del laboratorio "Saldobrasatura niente paura" della ciclofficina ExLavanderia e la sua incomparabile due piani (anche se due anziani e simpaticissimi saldatori senesi in visita a Ciclomundi hanno espresso garbatamente qualche osservazione su alcune saldature, ma abbiamo spiegato loro che si trattava della prima due piani e adesso va molto meglio: e comunque le saldature reggono, a parte il manubrio)



Poi farò la storia del  viaggio d'andata che, anche se stavo male, mi è piaciuto un sacco.

Morte sul segway


Prima del rientro nell'atmosfera terrestre romana, qualche giorno fa a Ciclomundi, Siena, fra le altre cose si parlava con Chris Carlsson del Segway, di quanto sia assurda questa macchina a due ruote che costa circa 10 mila dollari, di quanto pesi, e di quanta poca fortuna abbia avuto sul mercato. È ovvio che, senza neanche nominarla, implicitamente, stavamo raffrontando il segway alla nostra amata bicicletta.
Il segway oggi viene usato soprattutto da vigilantes obesi nei centri commerciali. Qualcuno continuano quindi a venderlo. Ma quando ci stai sopra sembri un robottino del cazzo. Se ne affittano anche a Roma per una cifra piuttosto alta: due ore di noleggio costano come una bici economica usata.
Leggo ora che il magnate Jimi Heselden, che nel 2009 aveva acquistato l'azienda che produce il Segway, è morto il 27 settembre a bordo di questo mezzo, precipitando da un dirupo e schiantandosi dentro un fiume.
A parte la tragedia - e notando si sfuggita che quel mezzo non è assolutamente adatto a percorrere qualcosa di diverso da un pavimento liscio e asciutto, quindi non ha capito dove stava andando il magnate in mezzo alle colline, però non so molto dell'incidente e quindi mi astengo dal dare giudizi, comunque è meglio, in generale, non giudicare mai, perché alla fine non si sa davvero nulla del mondo e di come funziona; e poi, se qualcuno ti giudica ti fa molto incazzare, quindi asteniamoci da giudizi, che è pure una gran bella fatica risparmiata, meglio pedalare lentamente nel sole - a parte la tragedia, dicevo, va sottolineato che il fallimento economico del Segway, o comunque semi-fallimento, graduale e deludente (ossia non è mai decollato con i suoi giroscopi e la sua batteria da ricaricare) è scaturito dal goffo tentativo di realizzare un mezzo a due ruote a motore il quale, per quanto geniale nel sistema giroscopico (che è la causa del suo elevato prezzo), non arriva lontanamente a eguagliare le prestazioni della bicicletta, e forse neanche del monopattino e dei pattini. Quindi la sensazione è di aver visto nascere un mezzo un po' inutile, per quanto ingegnoso, che a fatica riusciamo a catalogare nella schiera dei mezzi di trasporto a una, due, tre, quattro ruote senza motore (o almeno senza motore a scoppio, in quanto quei mezzi innominabili a due e quattro ruote derivano storicamente tutti dalla bici): carriola, monociclo, pattini, monopattino, bicicletta.

Verso gli Stati generali della cittadinanza

Avete mai avvertito la sensazione che qualcun altro prenda le decisioni al posto vostro e contro la vostra volontà? È il momento di fare qualcosa e recuperare i diritti e i doveri della cittadinanza.
A ROMA, TUTTA LA CITTADINANZA ATTIVA E RESPONSABILE (COMITATI, ASSOCIAZIONI, SINGOLI CITTADINI) È INVITATA A PARTECIPARE
A Roma, oggi (mercoledì 29 settembre) ore 18:00 al Cesv, via dei Mille, 36, si terrà una riunione degli stati generali della cittadinanza tra le realtà coinvolte sulla mobilità.
Il 15, 16 e 17 ottobre 2010 proponiamo, in collaborazione particolare con l’Associazione ex Lavanderia, un primo appuntamento presso l'associazione ex lavanderia, S.Maria della Pietà, stazione FS Monte Mario; in questa occasione invitiamo comitati, associazioni, movimenti e la cittadinanza tutta a condividere idee, pratiche ed esperienze e a delineare insieme la scelta dei luoghi e dei temi dei prossimi appuntamenti, cominciando dall’ABC:

· L’Acqua bene comune. Tema trasversale per eccellenza da affrontare a partire dalla grande esperienza dei Movimenti dell’Acqua, con il loro successo nella raccolta di firme;

· Mobilità alternativa nella dimensione, urbana, e metropolitana. Una prima occasione per aggregare le realtà che nei diversi territori e da prospettive diverse si occupano di questa problematica essenziale per la definizione di una nuova idea di città (ad esempio: ciclisti, pedoni, pendolari, lavoratori del trasporto pubblico ecc.);

· Agro Bene Comune e consumo di suolo. Dall’autoconvocazione dell’Università dell’Agro verso l’attivazione di una grande campagna cittadina per la tutela dell’Agro come patrimonio comune, contro il consumo di suolo, per la sua valorizzazione agricola e la promozione e diffusione delle pratiche colturali, culturali e sociali intraprese dalla cittadinanza attiva, per ripensare il rapporto tra città e campagna.
Rete Romana di Mutuo Soccorso

La Rete Romana di Mutuo Soccorso propone a tutta la cittadinanza attiva e responsabile un percorso di avvicinamento a tappe , della durata di un anno, per contribuire alla realizzazione degli Stati Generali della Cittadinanza attraversando i diversi territori dell’Oltrecittà e favorendo la conoscenza del territorio stesso e l'incontro e il confronto tra le tante esperienze di cittadinanza attiva.

Un “dispositivo” che, senza voler indirizzare il merito delle discussioni, consenta l’incontro e lo scambio trasversale tra le diverse reatà territoriali dell’area metropolitana e le diverse aree tematiche attorno a cui articolare il costruirsi di una visione dal basso dell’Oltrecittà Roma.

Pensiamo che ogni tappa debba rendere possibile l'incontro, lo scambio tra singoli cittadini e soggetti collettivi (associazioni, comitati, movimenti...) a tre livelli:

- territoriale, aggregando realtà di natura diversa che si occupano dello stesso territorio

- tematico, aggregando realtà che in diversi territori e da prospettive diverse si occupano delle stesse problematiche;

- generale, aggregando tutte le diverse realtà di cittadinanza a scala metropolitana, intessendo un dialogo trasversale che sveli le interrelazioni tra problemi apparentemente distanti.

martedì 28 settembre 2010

Ciclomundi/4

Arrivo a Siena della carovana da Roma. Tutti scattano le foto, ce ne fosse uno che si metta in posa.

Ciclomundi/3

 Una indigena customizzata: bici da bambini con saldature varie al manubrio e capienti cesti. 
 Chris sulla due piani
Lo stand delle ciclofficine in preparazione.

Ciclomundi/2

Ecco Chris Carlsson, uno degli ideatori della Critical Mass, a spasso su una bellissima bici a due piani.

Ciclomundi/1

Iniziamo dal misteriosissimo chopper da carico che molto lentamente scorre nella Piazza del Duomo.

lunedì 27 settembre 2010

Un esempio di coscienza civile ciclistica.
A volte, come la cacca in mare, la verità viene a galla. I rifiuti oggi in Italia sono uno dei principali business e una delle fonti primarie di appalti e intrallazzi. Tutti ne vogliono produrre di più. E la plastica nell'inceneritore brucia che è una meraviglia.

Abruzzo, le trame in Regione "Fermiamo la differenziata"
articolo di Giuseppe Caporale su La Repubblica, 26 Settembre 2010.

Le intercettazioni dell´imprenditore Di Zio: c´è poca immondizia, cambiamo la legge. "Quello si mangia una freca di spazzatura e io non so dove andarla a trovare"
PESCARA - L´immondizia dell´Abruzzo era troppo poca per l´affare dell´inceneritore, voluto dall´assessore regionale alla sanità (Pdl) Lanfranco Venturoni e dal re delle discariche d´Abruzzo Rodolfo Di Zio, soci e pronti a spartirsi gli utili in questo business «criminoso» (secondo la Procura di Pescara che li ha arrestati pochi giorni fa). L´immondizia non bastava. Specie con l´obbligo di raccolta differenziata al quaranta per cento, come previsto da una legge regionale. Lo rivela - in una intercettazione ora agli atti dell´inchiesta - proprio Di Zio: «Quello (l´inceneritore) si mangia una freca di immondizia e io non so dove andarla a trovare... ». Per questo occorre «ritoccare», dice sempre al telefono l´imprenditore, il piano regionale dei rifiuti, abbassare lo «sbarramento della raccolta differenziata». E così avviene. Con tanto di pressioni sull´assessore regionale all´Ambiente Daniela Stati (Pdl) poi costretta alle dimissioni per una altra vicenda di tangenti legata alla ricostruzione dell´Aquila. Proprio la Stati, da ieri, ha deciso di collaborare con gli inquirenti. Ed è lei a sfogarsi con il padre al telefono, nel settembre del 2009, delle pressioni: «Comunque, papà, sono una banda organizzata di delinquenti». Alcuni giorni dopo, sempre lamentandosi dell´ingerenza dell´assessore alla sanità Venturoni nella materia ambientale, riferisce tutto al presidente della Regione, Gianni Chiodi e non nasconde il suo disappunto. «Presidè» dice la Stati al telefono «io te lo dico francamente, se lui (Venturoni) pensava di venire a fare gli affari come ha più volte cercato di provare a fare, anche all´assessorato all´ambiente dove stanno i rifiuti, io devo fare il bene dell´Abruzzo». Il 20 ottobre del 2009 il dirigente del settore rifiuti della Regione, Franco Gerardini comunica direttamente a Di Zio che l´obbligo del 40 per cento «sparisce». Ma la Polizia ascolta. Scrive il giudice per le indagini preliminari Guido Campli: «Non deve stupire che Di Zio sia l´interlocutore privilegiato del dirigente della Regione - si legge nell´ordinanza di arresto che ha portato all´iscrizione nel registro degli indagati anche dei senatori Fabrizio Di Stefano e Lanfranco Venturoni, e del sindaco di Teramo Massimo Brucchi, tutti del Pdl - poiché è chiaro che la modifica legislativa si farà solo nell´interesse di Di Zio». La modifica arriva con una delibera della giunta regionale il 2 novembre del 2009, scrive il gip. Anzi, «la modifica apre all´ipotesi che se ne possa costruire anche più di uno» si legge nell´ordinanza. Non solo, due funzionari della Ecodeco srl - società coinvolta da Di Zio per il brevetto dell´inceneritore - prima si stupiscono di come Di Zio e Venturoni riescano ad evitare la gara d´appalto e poi commentano: «Stiamo facendo un affare dieci volte più grosso... L´unico posto in Italia dove puoi fare un inceneritore nei prossimi cinquant´anni è in Abruzzo... ». E che Venturoni volesse realizzare un termovalorizzatore - su un terreno acquistato attraverso la società (pubblico-privata) di cui era presidente - lo dimostra un´altra intercettazione, registrata pochi mesi prima del suo insediamento in assessorato: «Fammi andare in Regione... t´avessi a credè che mo´ tengo 28 ettari di terreno per fa l´uliveto? Pe fa l´uje? La ci dobbiamo fare li robbè».


Segnalo a chi voglia approfondire l'impatto degli inceneritori sulla salute un articolo sulle malformazioni dei bambini. L'articolo si trova sul sito noinceneritori.
Stiamo effettuando il rientro nell'atmosfera terrestre.
Da domani testi, foto e video su Ciclomundi a Siena.

mercoledì 22 settembre 2010

Su La Repubblica di oggi, Cronaca di Roma, p. I. è stata pubblicata l'ennesima lettera di un ciclista urbano, quella del Sig. Gabriele: «Sebbene i nuovi tram 2 siano adatti al trasporto di biciclette, ieri notte mi è stato impedito l'accesso. Avevo forato una ruota e volevo perciò il tram per tornare a casa. Il regolamento, così mi ha detto l'autista, lo impedisce. Si può cambiare questo regolamento per facilitare la vita ai ciclisti? Per inciso, ho forato perché la pista ciclabile di via delle Belle Arti è perennemente ricoperta di vetri rotti».

Oggi Goodbike all'Auditorium di Roma

Anteprima di Goodbike, Festival della Bicicletta, II edizione
ideazione Têtes de Bois

“Bici senza frontiere”
All'Auditorium Parco della Musica, spazio esterno a partire dalle 19.30, ingresso gratuito.

Una maratona di letture, pensieri e interpretazioni dedicate alla bicicletta ideata dai Têtes de Bois con circa sessanta personaggi della cultura, dello spettacolo e dello sport.
Interverranno Chris Carlsson, Assalti Frontali, Giovanni Maria Bellu, Giuseppe Cederna, Gino Castaldo, Concita De Gregorio, Rocco De Rosa, Francesco Di Giacomo, Sandro Donati, Ediciclo, Agostino Ferrente, Francesca Fornario, Gustav Hofer, Canio Loguercio, Curzio Maltese, Danilo Nigrelli, Marco Pastonesi, Valerio Piccioni, Rolando Ravello, Rete delle Ciclofficine Romane, Salvatore Righi, Andrea Satta, Marino Sinibaldi, Gabriella Stramaccioni, John Vignola, tanti altri e me.

martedì 21 settembre 2010

Defilippis su Bartali

«Personaggio straordinario. Primo episodio nella primavera del '52, appena passato tra i prof. A 20 anni, finale del Giro di Calabria, un caldo asfissiante in salita. Prendo una borraccia d'acqua da un' auto del seguito e la giuria mi affianca. È proibito, si tolga il numero, squalificato. Allora interviene Bartali, faceva un caldo assurdo. Guardi, dice Gino, che una borraccia l'abbiamo presa pure io e Coppi. Allora, o squalificate tutti oppure Nino resta in corsa. E mi salvò dalla squalifica».

Nino Defilippis, I miei campioni, a cura di Beppe Conti, Graphot editrice, Torino, 2000, p. 21.

lunedì 20 settembre 2010

La breccia di Porta PIa

Era meglio tenerli chiusi dentro

venerdì 17 settembre 2010

Lampada

Ogni tanto ci scappa pure un artefatto.
Quando realizzate oggetti artigianali, come ho fatto con questa lampada, per favore usate componenti non riutilizzabili. Qui vedete un mozzo a ruota libera con relativo pacco pignoni, una bella molla trovata per strada e un mozzo a cassetta rotto.

giovedì 16 settembre 2010

Nessuna sorpresa nel rapporto di Legambiente, L’a-bici, presentato in occasione dell’Expobici di Padova (18-20 settembre).
Sono Reggio Emilia e Lodi le città più ciclabili d’Italia. Padova ha la più alta densità di vie ciclabili. A seguire, Modena, Mantova, Vercelli, Cremona, Forlì, Ravenna, Cuneo, Ferrara e Piacenza. A Padova si registrano 140mila spostamenti ciclistici giornalieri: sceglie i pedali il 17% delle persone che si muovono.
Il comunicato stampa insiste anche sul fatto che in Italia è record assoluto per gli itinerari delle ‘due ruote’ (3.227 km nel 2009). Questo ultimo dato non significa niente, perché il record l’Italia lo fa contro se stessa, quindi non può che migliorare, anche con incrementi di un metro. Quindi, lasciamo perdere i record assoluti, e continuiamo a leggere il rapporto con vivo interesse. Un’ottima notizia è che Legambiente sembra prendere le distanze dall’atteggiamento monomaniacale degli amministratori pubblici legato alle piste ciclabili.
Le piste ciclabili sono potenziale fonte di intrallazzi e scelleratezze; mediamente un chilometro di ciclabile in sede propria costa 150 mila euro: strano che non se ne occupi la banda dei Grandi Eventi.
Nella classifica degli indici di Km di ciclabile per Km2 di territorio urbano, Roma si colloca al 51° posto, con uno miserevole 8,8: un po’ poco per ambire alle Olimpiadi del 2020. Spero vivamente che tra i membri della delegazione del CIO in visita a Roma ci sia almeno un ciclista urbano.
Ma la mancanza di attenzione concreta alla manutenzione e alla costruzione di nuove piste ciclabili a Roma non è dovuta a preveggenza degli amministratori comunali, poiché essi dimostrano un completo disinteresse per tutte le questioni della ciclabilità urbana, forti del fatto che solo lo 0,4% dei romani usa la bici per spostarsi.
Nella Capitale non si sta facendo nulla, salvo:

1) blaterare sul cosiddetto bike-sharing, che è invece un noleggio bici a tutti gli effetti in cui anche la prima mezz’ora si paga: farlo in questo modo è completamente inutile. Dove andranno a pedalare i turisti-ciclisti, in mezzo al caos metropolitano e seguendo quali percorsi, nessuno lo specifica. Forse sarebbe ora di porsi il problema.
Potremmo dire che il bike-sharing a Roma è stato neutralizzato dall'interno con pochissimi posteggi, pochissime bici e costi per l'utente tali da scoraggiarne il decollo.

2)“Aprire tavoli” per dialogare con associazioni, molte delle quali ansiose di essere invitate ai tavoli per potersi accreditare come associazioni. E per poter tesserare soci, avere spazi pubblici per poter tesserare e chiedere ai tesserati il rinnovo della tessera. E non fare un cazzo. D’altra parte, questa finta partecipazione alle decisioni istituzionali, serve al Comune di Roma per creare una falsa idea di democrazia diretta, e avere un avallo alle proprie decisioni sulla ciclabilità: che comunque non ci sono.

3) Delineare grandiosi piani municipali, grandi progetti, i biciplan dei municipi (che non sono stati neanche fatti dappertutto, al contrario di quanto dichiarato da alcune associazioni). Tanto c’è la scusa della crisi, che va sempre bene.

Il risultato, a Roma, è una presa in giro nei confronti di tutte quelle persone che si muovono in bici quotidianamente in mezzo al traffico e che un giorno, forse, andranno anche a votare.

Torniamo al rapporto L’a-bici di Legambiente, che recita così: «Per essere un mezzo di trasporto a tutti gli effetti la bicicletta deve potersi spostare da un qualsiasi punto». Non a caso qui si cita proprio la Capitale: «Percorrendo esclusivamente le ciclabili, questa possibilità è negata e in una città come Roma, ai ritmi di crescita attuali dei percorsi a due ruote, un ciclista dovrebbe aspettare secoli prima di avere strade riservate che lo portino ovunque senza impedimenti e interruzioni». Anche troppo ottimisti: in realtà, a Roma, il 95% delle strade non è in grado di ospitare una pista ciclabile. E ancora: «La Capitale spende ogni anno più di 41 milioni di euro solo per la manutenzione ordinaria delle strade (cioè in massima parte per riparare le buche) e circa 75 milioni di euro per quella straordinaria, ossia nella migliore delle ipotesi tra le 100 e le 120 volte di più di quello che si spende per chi pedala o va a piedi».
Per stilare la classifica, Legambiente ha usato un indice chiamato 'di ciclopedonalità', parametro che il comunicato stampa rilasciato ieri non spiega nel dettaglio, ma che, testualmente, “misura quanto hanno lavorato gli amministratori per integrare i vari mezzi di spostamento all’interno del loro territorio”. Non riesco a capire come abbia fatto Roma a raggiungere il 39° posto in questa classifica: forse avranno fatto qualche ciclabile a noi invisibile all’interno della Città del Vaticano.
Il rapporto fa emergere chiaramente che in Italia alcune delle città in cui si pedala di più (Bolzano, Parma, Ferrara) non sono necessariamente quelle che hanno più piste ciclabili. Segno che l'uso quotidiano della bici non dipende dalle ciclabili, ma da una questione culturale.
Il dato sconfortante è che, nonostante tra il 2000 e oggi l’estensione delle piste ciclabili in Italia sia triplicata, nello stesso periodo la percentuale di spostamenti urbani in bicicletta (sul totale degli spostamenti) è immutata: dal 2000 siamo fermi al 3,8%.
È evidente che le piste ciclabili non servono ad aumentare i ciclisti urbani e che bisogna approntare altri interventi. Zone pedonali con possibilità di accesso ai ciclisti, zone 30kmh, zone a traffico limitato, cunette, dossi e tante, tante multe a chi trasgredisce il Codice della Strada.

mercoledì 15 settembre 2010

Umberto Bossi è rimasto commosso dall'arrivo a Venezia dei ciclisti leghisti, che hanno impiegato tre giorni per arrivare dal Monviso alla Laguna (circa 300 Km, un po' fiacchetti). Il Senatur ha detto: «Perché il ciclismo è uno sport popolare, più ancora che il calcio». Magari, forse una volta; questo a parte le inclinazioni personali e di gruppi localizzati (personalmente, non so neanche quali squadre giochino in serie A).
Dice il leader della Lega che bisogna fare il Giro della Padania. Ma le maggiori gare in linea si sono sempre fatte al Nord - perché quella zona d'Italia ha già un nome - e i costruttori di bici e componenti stanno in massima parte in Lombardia e Veneto (e Romagna); moltissimi corridori sono nati al Nord. Storicamente è una cosa naturale, perché da tempo accertata, non c'è bisogno di ulteriori dimostrazioni o denominazioni. Campagnolo, Gipiemme, Pinarello, Miche, Passoni, ecc. stanno al Nord. La Milano-Sanremo, il Giro di Lombardia, l'arrivo del Giro d'Italia a Milano, le Sei giorni, eccetera eccetera.

E adesso arriva questa cazzata demagogica del Giro della Padania.

Però, come spesso accade, dice anche cose buone e vere: «Un tempo tutti andavamo in bicicletta. Chi era povero si muoveva con quella. E non era solo per spostarsi. Nei paesi una delle feste era la gara di bicicletta». Il Senatur usava la bici per andare a scuola, una ventina di chilometri. Si sente il bisogno di una seconda parte, tipo. "Ricominciamo a usare la bici, tassiamo la circolazione delle auto nelle città, creiamo ztl pedonali, miglioriamo il clima delle nostre città". Ma la seconda parte, invece, è il solito melodrammone padano, sul filone delle ampolle d'acqua, Federico Barbarossa, Miss Padania. Non si riesce proprio a ragionare.

Sul Corriere della Sera di oggi (p. 8), Marco Cremonesi commenta una vecchia foto di Bossi in sella, specificando che, sebbene non si veda, «il capo leghista ha anche il pantalone della gamba destra sollevato, come usava un tempo, per evitare il contatto con la catena».
Perché adesso come si fa a evitare il contatto con la catena?
Stamattina avevo il pantalone sollevato.


La bici padana (chissà dove l'hanno fatta). Scusate, ma io mi tengo stretta la bici italiana

martedì 14 settembre 2010

Iniziative del Comune di Roma per la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile

La Settimana Europea della Mobilità Sostenibile si svolge dal 16 al 22 settembre 2010. Ecco le iniziative organizzate dal Comune di Roma:

1)

2)

3)

4)

5)

6)

7)

8) (N.B.: salvo maltempo)

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Ecco, invece, quelle curate a livello nazionale del Ministero dell'Ambiente:

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Stamattina sulla ciclabile, mi sono imbattuto in una coppia di tedeschi di Francoforte, che stava per iniziare il viaggio verso casa pedalando. Li avverto che a qualche chilometro di distanza, nell'uscire da Roma, si sarebbero imbattuti nel famosissimo ponte della ciclabile, chiuso da due anni. Un piccolo inconveniente che con le loro bici pesanti 50 Kg avrebbero potuto risolvere facilmente. Con l'espulsione rapida a molla o il lancio dei componenti (cfr. Jeeg robot d'acciaio). Un piccolo contrattempo nella visita devota o archeologico-artistica alla Caput Mundi. Beh, magari i ciclisti non spendono come i turisti che vanno in albergo, non prendono i taxi e vanno al massimo in trattoria, non nei sontuosi ristoranti di Roma a mangiare il buon pesce e a bere acqua zozza nei night club. Quindi il ponte ciclabile chiuso li punisce. Prosit.
Da (OMNIROMA) Roma, 13 set 2010:
“Riqualificare il Santa Maria della Pietà significherebbe fornire maggiori servizi e nuova identità al quartiere Monte Mario – ha aggiunto Renato Mariano, segretario del Pd 19° municipio. L’attuale amministrazione regionale sta tradendo gli interessi dei cittadini che chiedono con forza che arrivi nel loro territorio l’università”. “Se la regione Lazio – hanno affermato Foschi e Mariano – è contraria a questa prospettiva se ne assuma completamente ogni responsabilità e dica esplicitamente. Non permetteremo che passino sotto silenzio speculazioni e un uso particolaristico dei diversi padiglioni”.
Il consigliere del Pd alla regione Lazio, Enzo Foschi, ha concluso affermando di “aver presentato un interrogazione urgente al presidente Polverini e all’assessore preposto in merito all’occupazione del Padiglione 28 e dell’ipotesi dell’apertura di un asilo nido”.

lunedì 13 settembre 2010

«Intanto ci siamo messi a passeggiare per le stanze e per i saloni della Villa. "Per fortuna è del Demanio che ce l’ha concessa in uso gratuito. È la Villa Medicea di Castello che Bruno Migliorini, allora presidente dell’Accademia, ottenne come sede. Era in condizioni pessime", aggiunge De Martino. "Ospitava anche una scuola elementare e i bambini nei giorni di pioggia andavano in bicicletta nel salone affrescato". La biblioteca contiene oltre 120.000 volumi dedicati allo studio della nostra lingua e testi di teoria, filologia, edizioni critiche, trattati… Poi ci sono i manoscritti, gl’Incunaboli, le Cinquecentine e i Citati, cioè i testi degli autori citati nel Vocabolario, che ebbe cinque edizioni, compresa l’ultima che si fermò, nel 1923, alla parola ozono».

Paolo Mauri, "Il futuro della Crusca", La Repubblica 19 luglio 2010, pp. 32–33.

venerdì 10 settembre 2010

La Cina marcia a ritmi frenetici verso il progresso e lo sviluppo. Sull'autostrada Pechino-Tibet da giorni staziona un gigantesco ingorgo lungo 120 Km. Circa 10 mila i veicoli coinvolti.
Ho letto Il Pacifico a remi di Alex Bellini, Longanesi, 2010. Interessante. Prima del viaggio in barca, il navigatore si è concesso con la moglie un viaggio di nozze a pedali sul cammino di Santiago de Compostela. Cito: «Originale, o almeno insolito, era il mezzo con cui avevamo deciso di affrontare gli ottocento chilometri, infatti ci eravamo fatti costruire appositamente un tandem. Che viaggio meraviglioso! Non erano mancate le difficoltà, ma tante di più erano state le soddisfazioni. Percorrere sentieri polverosi, attraversare paesaggi nuovi sotto il sole o una fitta pioggia, cadere e rialzarsi, trovare un rifugio per la notte e poi ripartire la mattina successiva».

mercoledì 8 settembre 2010

Fico


Fico, fico, fico,
sei più maestoso di quanto io dico.
A Castel Giubileo
i tuoi frutti si raccolgono a fatica.
Bisogna sporgersi sul burrone,
ma i fichi sono buoni, a settembre.

Nelle campagne lungo il Tevere
pascolano ancora le pecore.
Hanno arato terreni spaziosi,
si vedono i fagiani selvatici,
e pure le serpi e i topi,
fra il rumore del vento.

Va tutto bene,
nonostante la presenza del golf,
delle signore che prendono lezioni,
dei signori con il golf che tentano
di giocare a golf, ma si stressano.

Già giocare a golf è una sciocchezza:
hanno imparato da qualche parte,
il danno è fatto, è diventata una necessità,
ma sforzarsi di imparare il golf
è veramente una cazzata.
Tutto quel diserbante
per perdere un sacco di palline tra i cespugli lontani.

Ma il golf non è niente,
c’è dell’altro in arrivo.
È una zona a rischio,
la campagna romana che abbiamo davanti.
Ci vogliono fare tanti palazzi
con la scusa delle Olimpiadi del 2020.
Il centro fitness, la ludoteca di tre piani,
il laboratorio per l'osservazione dell'habitat del Tevere,
con i suoi otto pilastri in cemento armato,
il grattacielo degli animali domestici,
la piscina per i grandi, per i medi e i piccoli,
il ristorante per gli autisti degli atleti,
quello per le federazioni internazionali,
il garage sotterraneo di tre piani per le canoe,
un paio di ponti, sennò come vai dall’altra parte?

Se Roma vince, verrà il Gran Costruttore
Con un lungo mantello grigio scuro,
e lo scheletro in tondino di ferro.

In una mano la falce,
nell’altra la cazzuola,
non lascerà nemmeno un’aiuola.

Roma, 8 settembre 2010
Ecco il migliore, forse unico, bike messenger di Roma. Lavora con qualsiasi condizione metorologica per eadessopedala (tel. 06-89822783), questa mattina a Ponte Milvio. Riccardo ha fatto l'Eroica da 205 Km in bici a scatto fisso, la Parigi-Brest-Parigi, la Londra-Edimburgo-Londra e, quest'estate, pure la "1001 miglia" in 111 ore. Ora fa il bike messenger per Eadessopedala, ditta attiva da qualche tempo nella Capitale.

Secondo me vi trasporta per Roma pure un frigorifero, basta che glielo fate sapere prima.
E ora la buona notizia, che ci siamo riproposti di dare sempre: per portare a destinazione i vostri plichi, Riccardo non inquina e impiega meno tempo dei mezzi a motore incastrati nel traffico. Quindi ricorrete per le vostre consegne ai messaggeri a pedali, una realtà in tutto il mondo civilizzato, che ora inizia ad affacciarsi anche a Gotham City.

martedì 7 settembre 2010

Ciclomundi e allegra scampagnata

Dal 24 al 26 settembre a Siena si tiene Ciclomundi, festival della bicicletta.

A Ciclomundi sono previste molte iniziative, interverranno viaggiatori intercontinentali e attivisti delle due ruote. Un'occasione da non perdere. Ci andrò da ospite, insieme a parecchi amici. Vorrei fare Roma-Siena in bici, quindi se qualcuno si vuole aggregare, cominci a preparare il mezzo, il portapacchi e il bagaglio. È previsto un furgone per trasportare i "mostri", cavalletti e attrezzi, ma se qualcuno vuole pedalare su un tri-tandem da Roma a Siena con il centraruote sulle spalle, si faccia avanti ora. Siccome ci sarà parecchia gente con mezzi che hanno velocità differenti, l'ipotesi sarebbe quella di partire con calma da Roma giovedì 23 settembre, fare un centinaio di chilometri, dormire dove capita e proseguire venerdì 24 settembre, in modo da raggiungere Siena in serata in condizioni psico-fisiche ragionevoli. L'itinerario è bellissimo, anche perché ci sono un sacco di strade secondarie poco trafficate.

venerdì 3 settembre 2010

Singolare iniziativa al Crowne Plaza di Copenhagen. Sulla terrazza dell'albergo sono disponibili alcune cyclette. I clienti che decidono di pedalare. producono energia elettrica. Come premio per non aver inquinato, viene loro regalato del cibo. Anche troppo, in realtà. Per aver prodotto almeno 10 W di elettricità, equivalente a una pedalata di 6' in pianura a circa 30 Km/h,  ricevono un buono pasto da 27 euro. Indubbiamente, una trovata pubblicitaria, ma con qualche risonanza ecologica. Pensate che da noi un'iniziativa del genere farebbe effetto?

giovedì 2 settembre 2010

Ancora un crollo delle vendite di automobili. Il mercato dell'auto è tornato ai livelli del 1993. Comprata la seconda auto, cambiata la Euro 4 per l'Euro 5, comprata la terza auto, la quarta, non ci sono più spazi. C'è la crisi e non ci sono più gli incentivi, mentre si stava cominciando a pensare di soppalcare le grandi città per farci stare più automobili.
Quindi, da qui, la buona notizia: non c'è più bisogno di parcheggi sotterranei e multipiano, allargamento delle strade, svincoli autostradali nei quartieri. Il numero delle auto non aumenterà così rapidamente. Risparmiate i nostri soldi, cari amministratori pubblici. Federauto parla di "vera ecatombe", come se stesse leggendo i dati sugli incidenti mortali causati ogni anno dalle automobili. Il centro studi Promotor sostiene invece che siamo in "coma profondo", usando anch'esso metafore adatte all'incidentalità. Previste ulteriori diminuzioni delle vendite.
Come nostro costume, tenderemo a dare ampio spazio alle buone notizie. Cominceremo con una irreale serenità urbana. Stamattina, verso le 10.15 a Tor Vergata, in un parcheggio sconfinato e completamente vuoto, un nonno e il nipotino chiacchieravano seduti, con le biciclette appoggiate in terra.
La Ferrari ha deciso di richiamare 1.248 modelli di 458 Italia per rischio incendio. Cinque i casi di auto in fiamme registrati in tutto il mondo. Quanto è libera la stampa quando parla di automobili! Prima del richiamo, avevate letto da qualche parte che le Ferrari andavano a fuoco? Ricordatevene quando qualcosa nella vostra auto non va. Qui le suggestive immagini di una Ferrari in fiamme, con tanto di clacson bloccato.

mercoledì 1 settembre 2010

Nino Defilippis (1932-2010)

Nino Defilippis (Torino, 21 marzo1932 – 13 luglio 2010), soprannominato il cit (in piemontese 'il piccolo') apparteneva a un'epoca del ciclismo che non smettiamo di guardare come un punto di riferimento, non soltanto sportivo, ma anche umano. A vent'anni fu il la più giovane maglia rosa. Aveva gareggiato con i più grandi ciclisti e si era tolto molte soddisfazioni. Il suo libro, curato da Beppe Conti, che sto iniziando a leggere, si intitola con modestia I miei campioni; quasi a minimizzare il proprio contributo a quell'èra gloriosa, lui che pur non era stato un comprimario.

Sfogliando il libro, in attesa di darne un resoconto dettagliato, vorrei riportare un breve stralcio:
«Fu davvero un Tour [quello del 1956] molto spettacolare, combattuto alla morte ogni giorno, anche se poi quel corridore che l'ha vinto, Walkoviak, sparì presto di scena. Ma il più popolare di quella sfida non era stato il vincitore bensì un altro francese, Roger Hassenforder, un alsaziano. Il più pazzo e simpatico di tutti. Lui vinse 4 tappe, io 3 e tutte le kermesse post Tour erano impostate sulle nostre sfide. Un giorno in una tappa del Midi, durante il Tour, faceva un caldo pazzesco e costeggiavamo il mare. Lui con la bici entrò in acqua e fece il bagno vestito da ciclista. Poi baciò tutte le ragazze sulla spiaggia e rientrò nel gruppo. Una sera in una lussuosa hall di un albergo, prese una statua costosissima e me la tirò addosso».

Poi dici perché hai nostalgia di quei tempi...
Mi piace la bi, mi piace la bi, mi piace la bicicletta,
ci faccio dei gi, ci faccio dei gi, ci faccio dei giri;
incontro la fi, incontro la fidanzata,
le mostro il mio ca, le mostro il mio ca, le mostro il mio cambio;
le mostro il mio ca, le mostro il mio cagnolino;
le mostro il mio ca, le mostro il mio cappellino;
[...]
Il traffico peggiora quando c’è la pioggia.
[...].
Elio e le Storie Tese, Evviva/La visione.