martedì 12 ottobre 2010



Con titoli in prima pagina e ben tre pagine interne, il quotidiano La Repubblica si dedica allo sbarco a New York della Fiat 500. La solita retorica delle grandi auto statunitensi che a causa della crisi diventano sempre più piccole e della geniale idea del popolo di Leonardo e Michelangelo che con la nuova utilitaria risolve tutti i problemi. Un'idea davvero fiacca. Il simpatico Vittorio Zucconi è andato a spasso per Manhattan. Dice una didascalia: «Sguscia nel traffico, si insinua tra le limousine e suscita la curiosità delle signore alla "Sex and the City"». Delle trasformazioni della metropoli statunitense non si parla. Sta diventando una delle città più ciclabili del mondo. Se voleva fare colpo, la 500 a New York doveva arrivare vent'anni fa. Nel traffico e nei parcheggi, la 500 soffre e paga pegno come tutte le altre auto. Certo, meglio un'utilitaria (di lusso) che una quattro ruote inutilmente ingombrante. Di geniale, però, c'è poco. A New York l'auto è stata sorpassata a sinistra dalla bici. Non so se avete capito il senso del termine 'sinistra'. Le metropoli statunitensi hanno sorpassato a sinistra Roma e Milano. Sorpassate è una parola grossa, perché le grandi città italiane sono ferme da tempo sui temi della mobilità e della circolazione ciclistica. New York si è rinnovata grazie a drastiche decisioni del sindaco Michael Bloomberg, non proprio un rappresentante del flower power - è uno dei dieci uomini più ricchi degli Usa - ma evidentemente molto attento alla vivibilità dei quartieri e dei cittadini.
Andate a dare un'occhiata al sistema di percorsi ciclabili di New York. La mappa fa spavento per quanto è ramificata. Viene da piangere percorrendo le pezze di asfalto frantumato che ci ritroviamo a Roma.
Quindi la prossima volta la Fiat dovrebbe organizzare i suoi eventi a Roma o a Milano dove, a causa della scarsa lungimiranza e dell'arretratezza culturale, le amministrazioni pubbliche non fanno nulla per la bici. E dove le auto la fanno da padrone.
È imbarazzante vedere come in una metropoli mondiale, densamente popolata, piena di problemi, nel giro di pochi anni si sia fatto un lavoro egregio per il ciclismo urbano.
Continuate a vendere auto agli italiani: le condizioni del traffico e del fondo stradale sono una prova del fuoco per i nuovi modelli che l'ingegnosa industria "nazionale" non cessa di produrre. Ma New York lasciatela stare: solo i tassisti, i fessi e i miliardari ci girano in auto.
Invece di buttare i soldi nel cosiddetto "bike-sharing" forse sarebbe meglio partire in missione e andare a vedere cosa fanno in tutto il mondo.

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