mercoledì 29 settembre 2010
Morte sul segway
Prima del rientro nell'atmosfera terrestre romana, qualche giorno fa a Ciclomundi, Siena, fra le altre cose si parlava con Chris Carlsson del Segway, di quanto sia assurda questa macchina a due ruote che costa circa 10 mila dollari, di quanto pesi, e di quanta poca fortuna abbia avuto sul mercato. È ovvio che, senza neanche nominarla, implicitamente, stavamo raffrontando il segway alla nostra amata bicicletta.
Il segway oggi viene usato soprattutto da vigilantes obesi nei centri commerciali. Qualcuno continuano quindi a venderlo. Ma quando ci stai sopra sembri un robottino del cazzo. Se ne affittano anche a Roma per una cifra piuttosto alta: due ore di noleggio costano come una bici economica usata.
Leggo ora che il magnate Jimi Heselden, che nel 2009 aveva acquistato l'azienda che produce il Segway, è morto il 27 settembre a bordo di questo mezzo, precipitando da un dirupo e schiantandosi dentro un fiume.
A parte la tragedia - e notando si sfuggita che quel mezzo non è assolutamente adatto a percorrere qualcosa di diverso da un pavimento liscio e asciutto, quindi non ha capito dove stava andando il magnate in mezzo alle colline, però non so molto dell'incidente e quindi mi astengo dal dare giudizi, comunque è meglio, in generale, non giudicare mai, perché alla fine non si sa davvero nulla del mondo e di come funziona; e poi, se qualcuno ti giudica ti fa molto incazzare, quindi asteniamoci da giudizi, che è pure una gran bella fatica risparmiata, meglio pedalare lentamente nel sole - a parte la tragedia, dicevo, va sottolineato che il fallimento economico del Segway, o comunque semi-fallimento, graduale e deludente (ossia non è mai decollato con i suoi giroscopi e la sua batteria da ricaricare) è scaturito dal goffo tentativo di realizzare un mezzo a due ruote a motore il quale, per quanto geniale nel sistema giroscopico (che è la causa del suo elevato prezzo), non arriva lontanamente a eguagliare le prestazioni della bicicletta, e forse neanche del monopattino e dei pattini. Quindi la sensazione è di aver visto nascere un mezzo un po' inutile, per quanto ingegnoso, che a fatica riusciamo a catalogare nella schiera dei mezzi di trasporto a una, due, tre, quattro ruote senza motore (o almeno senza motore a scoppio, in quanto quei mezzi innominabili a due e quattro ruote derivano storicamente tutti dalla bici): carriola, monociclo, pattini, monopattino, bicicletta.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento