venerdì 16 settembre 2011

Loop

Friedrich von Archimboldi, Loop (2011)
Accorci la catena, sposti la ruota posteriore, il tendicatena non lavora come dovrebbe, riduci ancora, usi la catena a mezze maglie, imprechi, bestemmi la lunghezza delle maglie, riduci la corona, aumenti i denti del pignone, alla fine cadi in deliquio come nell'Opera dell'Ottocento quando non si sa come fare andare avanti la vicenda, sognando mozzi e movimenti centrali ellittici inarrivabili; ricominci,  togli la pedivella, togli i pedali, alla fine togli la bici, accorci, accorci ancora e alla fine ti rimane fra le mani questo Loop.
Un oggetto dall'uso imprecisato. Un fermacarte? Ma quali carte può fermare Archimboldi sulle montagne del Matese, dove pare sia stato avvistato l'ultima volta, con la solita faziosa appendice (denuncia del furto di alcuni vegetali e di qualche modesto apporto proteico)? Al massimo con l'artefatto lui ci ferma le foglie del giaciglio provvisorio. No. Loop è il distillato statico del movimento, surplace dell'intenzione, sottopentola della coscienza di uno che, solo come un cane, ha trovato un altro cane e se ne è andato in bmx per le verdi praterie dei pellerossa: un po Casertano, un po' Molise, ma soprattutto lo sconfinato territorio dell'immaginazione.

Saverio Brigantini

2 commenti:

Anonimo ha detto...

questo von archimboldi continua a sorprendere. sarà il surplace?
smoothband

Anonimo ha detto...

Egregio professore, non so chi dei due mi affascini di più: Archi, con le sue composizioni eccentriche intrise di un senso della sopravvivenza, o Lei, con le sue ornate e irriverenti considerazioni sulle opere di questo Artista. Ammiratissima.
Marzia Von Kontesburg