In tutta Europa dal 16 al 22 settembre 2011 si svolge a Settimana Europea della Mobilità. Siamo alla decima edizione e abbiamo capito che si tratta perlopiù di un appuntamento abbastanza esteriore. Ovviamente Roma non partecipa. Se da un lato non va sopravvalutata l'adesione a questo tipo di iniziative, quasi sempre una vetrina per illudere che si faccia qualcosa, d'altra parte, nel caso della Capitale, si registra un totale disinteresse sui temi che riguardano la mobilità alternativa al mezzo a motore privato: spostamenti a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici. In tutto il mondo si spendono soldi, ma soprattutto non si ha paura di compiere scelte impopolari (in quanto contrastano abitudini consolidate benché dannose) e andando contro le solite lobby. Zone a traffico limitato (serie), tasse d'accesso al centro, intermodalità, repressione delle soste selvagge.
Un'arretratezza, quella di Roma, che ha dell'incredibilie di fronte alle altre grandi città europee, capaci in molti casi di scelte drastiche e coraggiose per ridurre il traffico e l'inquinamento. Un'arretratezza che rasenta il ridicolo, quando la Capitale si mette a competere per aggiudicarsi le Olimpiadi del 2012 o altre manifestazioni di livello internazionale.
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