115 chilometri di percorsi riservati alle biciclette, un buon tratto ma la capitale è ancora lontana dagli standard delle grandi città europee. Il costo a chilometro poi è proibitivo, si aggira intorno ai 100mila euro
di Federico Longo
La pista del Tevere che da Castel Giubileo arriva fino a Viale Marconi, quella di Villa Borghese, dell’Aniene che collega Ponte Milvio con la Moschea e ancora quella di Don Bosco, di Prati, di via della Pisana, di Grottaperfetta, di Tor Vergata, di Dragoncello, di Ostia, di Casalpalocco, della Togliatti, della Colombo, di Testaccio, di Furio Camillo passando per quella di Porta Metronia. Sono alcune delle piste ciclabili di Roma che, tutte insieme, formano una rete di 115 chilometri di percorsi protetti e riservati alle due ruote.
Un buon tratto ma ancora lontano dalle grandi capitali europee. A partire da Parigi, che è attraversata da 270 chilometri di piste (poco più della distanza tra Roma e Napoli) con un servizio di bike sharing semplice da usare e che conta su centinaia di postazioni e di biciclette, per arrivare a Londra, dove il sindaco Boris Johnson sta per inaugurare le “autostrade” per le biciclette che porteranno i cittadini dalla periferia alla city e dove sono stati investiti circa 500 milioni di sterline per le ciclabili e i servizi intermodali (bici + bus) con l’obbiettivo di raggiungere entro il 2025 un +400 per cento di utilizzo delle due ruote.
A Roma invece il servizio bike sharing non funziona tanto che il Comune ha deciso di sostituirlo, le piste ciclabili sono utilizzabili nei giorni feriali e soprattutto i percorsi protetti sono poco curati e spesso anche pericolosi. Roma, non è la città per la bicicletta quindi e non solo per la sua conformazione geografica, ma soprattutto per una mancanza di progettazione che integra i mezzi ecologici per eccellenza a quelli del trasporto pubblico.
La situazione potrebbe cambiare con l’atteso “Piano quadro della ciclabilità” che prevede due step: quello a lungo termine (2020) e quello a breve scadenza (2013) con il quale si dovrebbero realizzare 65 km di percorsi protetti, il Grac (Grande raccordo anulare ciclabile), 860 posti bici nei nodi di scambio, 2.700 parcheggi scolastici e 230 nuove stazioni di bike sharing.
Se tutto questo fosse attuato nei tempi previsti allora si che Roma potrebbe davvero diventare la città a due ruote. Per il momento bisogna registrare le preoccupazioni del Forum ciclomobilisti: “Per il piano quadro discusso circa un anno e mezzo fa si rischia di non avere più la copertura finanziaria, anche se l’assessore capitolino all’ambiente Marco Visconti, che nonostante quello che scrive sul suo blog, resta l’unico responsabile ha detto che il piano sarà discusso entro l’anno”.
Ma intanto le piste ciclabili a Roma in che stato sono? Consultando le pagine delle associazioni e quelle di facebook, sembra non se la passino troppo bene. Ma se a Parigi, a Londra e da poco anche a New York hanno capito, pur avendo linee di metropolitane sconfinatamente più lunghe, l’importanza di far muovere le persone anche sulle due ruote a Roma l’uso della bicicletta resta sempre troppo legato alla domenica o alla “scampagnata”.
Certo la nostra legislazione nazionale non aiuta, infatti la legge 557 del ‘99 definisce le caratteristiche tecniche delle piste ciclabili, limitandone di fatto la stessa espansione. Mentre nelle capitali europee spesso basta un po’ di vernice in terra per segnalare una pista, in Italia si devono seguire regole ferree. Ecco perché “a Roma il costo per ogni singolo km si aggira intorno ai 100mila euro” affermano dal Forum Ciclomobilisti. Secondo i dati Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti) all’interno del Gra di Roma solo il 4,45 dei cittadini si sposta a piedi o in bici per andare dalla propria casa al luogo di lavoro o di studio. Diversi i motivi per i quali i romani non utilizzano la bicicletta: non ne possiede una (36,4%), la mancanza di “reti” di biciclette (21,1%), il troppo traffico (19,1%), le distanze scomode (8,9%), il troppo inquinamento (7,1%), la mancanza di ricoveri sicuri per le bici (3,1%) e la mancanza di servizi integrati con il trasporto pubblico (2,5%) e altro.
“Alcune piste - denunciano sia il Forum Ciclomobilisti che BiciRoma - sono insicure a partire da quella della Magliana, la stessa dove il 17 agosto del 2007 perse la vita dopo un’aggressione il ciclista Luigi Moriccioli. Il Comune ha installato telecamere e colonnine sos ma non funzionano tanto che ad agosto un ciclista ha avuto un malore e i soccorsi sono stati chiamati con il cellullare e sono entrati per centinaia di metri sulla pista ciclabile spingendo la barella”. Ma gli habitué delle piste romane lamentano anche una scarsa preparazione professionale dei tecnici che proggettano ciclabili poco funzionali, la mancanza di manutenzione, il mancato collegamento organico a “rete” e l’assenza di segnaletica sulle piste pensate a Roma più per il tempo libero che per la mobilità quaotidiana.
Tutti quanti sperano insomma che la fine del 2011 porti consiglio sulle modolità di impiego della bici nella Capitale, intanto rimane la speciale “top ten” 2010 delle migliori e delle peggiori vie ciclabili di Roma stilata dal Forum Ciclomobilisti su valutazioni precise: fondo stradale, visibilità sulla pista, accessibilità dei mezzi di soccorso, segnaletica, servizi offerti, utilità del percorso. Tra le “best” nessuna raggiunge il massimo dei voti ma ci sono via Frattini, quella di Villa Borghese nel tratto di viale delle Belle Arti, viale Fulvio Nobiliore, viale Cimarra mentre la migliore è il tratto compreso tra viale Marconi e via Laurentina. Tra le peggiori invece spiccano via della Pisana, Dragoncello, Furio Camillo, l’Aniene tra viale della Moschea e viale del Foro Italico, la Tevere sud tra via del Cappellaccio e via del Trotto e quella di Tor Vergata con ben tre segnalazioni tra cui viale Oxford: la peggiore di tutta la città, senza illuminazione, senza segnaletica a terra e con il suo percorso disseminato da detriti.
A Roma invece il servizio bike sharing non funziona tanto che il Comune ha deciso di sostituirlo, le piste ciclabili sono utilizzabili nei giorni feriali e soprattutto i percorsi protetti sono poco curati e spesso anche pericolosi. Roma, non è la città per la bicicletta quindi e non solo per la sua conformazione geografica, ma soprattutto per una mancanza di progettazione che integra i mezzi ecologici per eccellenza a quelli del trasporto pubblico.
La situazione potrebbe cambiare con l’atteso “Piano quadro della ciclabilità” che prevede due step: quello a lungo termine (2020) e quello a breve scadenza (2013) con il quale si dovrebbero realizzare 65 km di percorsi protetti, il Grac (Grande raccordo anulare ciclabile), 860 posti bici nei nodi di scambio, 2.700 parcheggi scolastici e 230 nuove stazioni di bike sharing.
Se tutto questo fosse attuato nei tempi previsti allora si che Roma potrebbe davvero diventare la città a due ruote. Per il momento bisogna registrare le preoccupazioni del Forum ciclomobilisti: “Per il piano quadro discusso circa un anno e mezzo fa si rischia di non avere più la copertura finanziaria, anche se l’assessore capitolino all’ambiente Marco Visconti, che nonostante quello che scrive sul suo blog, resta l’unico responsabile ha detto che il piano sarà discusso entro l’anno”.
Ma intanto le piste ciclabili a Roma in che stato sono? Consultando le pagine delle associazioni e quelle di facebook, sembra non se la passino troppo bene. Ma se a Parigi, a Londra e da poco anche a New York hanno capito, pur avendo linee di metropolitane sconfinatamente più lunghe, l’importanza di far muovere le persone anche sulle due ruote a Roma l’uso della bicicletta resta sempre troppo legato alla domenica o alla “scampagnata”.
Certo la nostra legislazione nazionale non aiuta, infatti la legge 557 del ‘99 definisce le caratteristiche tecniche delle piste ciclabili, limitandone di fatto la stessa espansione. Mentre nelle capitali europee spesso basta un po’ di vernice in terra per segnalare una pista, in Italia si devono seguire regole ferree. Ecco perché “a Roma il costo per ogni singolo km si aggira intorno ai 100mila euro” affermano dal Forum Ciclomobilisti. Secondo i dati Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti) all’interno del Gra di Roma solo il 4,45 dei cittadini si sposta a piedi o in bici per andare dalla propria casa al luogo di lavoro o di studio. Diversi i motivi per i quali i romani non utilizzano la bicicletta: non ne possiede una (36,4%), la mancanza di “reti” di biciclette (21,1%), il troppo traffico (19,1%), le distanze scomode (8,9%), il troppo inquinamento (7,1%), la mancanza di ricoveri sicuri per le bici (3,1%) e la mancanza di servizi integrati con il trasporto pubblico (2,5%) e altro.
“Alcune piste - denunciano sia il Forum Ciclomobilisti che BiciRoma - sono insicure a partire da quella della Magliana, la stessa dove il 17 agosto del 2007 perse la vita dopo un’aggressione il ciclista Luigi Moriccioli. Il Comune ha installato telecamere e colonnine sos ma non funzionano tanto che ad agosto un ciclista ha avuto un malore e i soccorsi sono stati chiamati con il cellullare e sono entrati per centinaia di metri sulla pista ciclabile spingendo la barella”. Ma gli habitué delle piste romane lamentano anche una scarsa preparazione professionale dei tecnici che proggettano ciclabili poco funzionali, la mancanza di manutenzione, il mancato collegamento organico a “rete” e l’assenza di segnaletica sulle piste pensate a Roma più per il tempo libero che per la mobilità quaotidiana.
Tutti quanti sperano insomma che la fine del 2011 porti consiglio sulle modolità di impiego della bici nella Capitale, intanto rimane la speciale “top ten” 2010 delle migliori e delle peggiori vie ciclabili di Roma stilata dal Forum Ciclomobilisti su valutazioni precise: fondo stradale, visibilità sulla pista, accessibilità dei mezzi di soccorso, segnaletica, servizi offerti, utilità del percorso. Tra le “best” nessuna raggiunge il massimo dei voti ma ci sono via Frattini, quella di Villa Borghese nel tratto di viale delle Belle Arti, viale Fulvio Nobiliore, viale Cimarra mentre la migliore è il tratto compreso tra viale Marconi e via Laurentina. Tra le peggiori invece spiccano via della Pisana, Dragoncello, Furio Camillo, l’Aniene tra viale della Moschea e viale del Foro Italico, la Tevere sud tra via del Cappellaccio e via del Trotto e quella di Tor Vergata con ben tre segnalazioni tra cui viale Oxford: la peggiore di tutta la città, senza illuminazione, senza segnaletica a terra e con il suo percorso disseminato da detriti.
Fine dell'articolo.
Una delle cose più importanti che possono fare i ciclisti urbani di Roma è monitorare severamentte il procedere dei lavori promessi per il 2013, anno in cui si deciderà fra l'altro la sorte della candidatura olimpica di Roma. Non ci manca molto. Per essere pronti nel 2013, i lavori dovranno cominciare almeno nel 2012.
Quindi, si è detto:
65 km di percorsi protetti;
il Grac (Grande raccordo anulare ciclabile);
860 posti bici nei nodi di scambio;
2.700 parcheggi scolastici;
230 nuove stazioni di bike sharing.
Siete tutti invitati a monitorare, intervenire, fare pressione sul Comune di Roma, affinché mantenga le sue promesse.
3 commenti:
collettivo ?
AHAHAHA!
E' un forum su internet di volontari, ne collettivo, ne cooperativa, ne coordinamento, ne associazione.
zero emissioni :-)
marco
dei Ciclomobilisti
Caro Marco,
chiamiamolo come volete, ma 'collettivo' in italiano vuol dire: "un insieme di persone accomunate da una qualsiasi caratteristica o interesse, che arriva a formare un'associazione o comunque un gruppo" (De Mauro). Mi pare che sia il vostro e, direi, a questo punto, nostro caso. Il link è qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Collettivo
Volevo evitare identificazioni ideologiche perchè quel termine checchè ne dica il dizionario è da sempre stato scelto come un'etichetta.
E se c'e' una cosa che stà alla base dei ciclomobilisti è proprio quella di evitare di essere coinvolti a livello ideologico/partitico o movimentista.
marco
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