A Roncole siedo a tavola a fianco del dott. Guido, che diviene presto un punto di riferimento. "Non bisognerebbe bere vino durante la tappa", dice, mentre verso il secondo bicchiere. Mi fermo. Poi, però se lo versa lui, quindi bevo anch'io. Mangio parecchio, con la scusa che fino a Parma è tutta pianura. Ma è lunga. Anche altri faticano a trattenersi. Si fa amicizia con qualcun altro, dopo lunghe chiacchierate con alcuni sulla strada. È dura rinunciare all'ennesimo gnocco fritto. Poi si entra a Parma. Forse la più bella foto che ho fatto durante il viaggio è questa. Un carvovaniere che conversa amabilmente con un anziano ciclista urbano del luogo.
Nei giardini del Parco Ducale c'è il talk show e l'aperitivo.
Ma la cosa più bella sono i tricicli autocostruiti a disposizione dei bambini.
La mattina dopo si riparte. Obiettivo: Bologna.
Un orrendo pezzo di metallo mi ricorda in che mondo viviamo, nonostante le strade secondarie, i magnifici panorami e i compagni di viaggio.
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Il passato (il suv di Vattelappesca) e il futuro (la bici d'acciaio italiana) |
Le persone con cui mi sto dirigendo a Bologna sono tutte simpatiche. Il ciclista è simpatico, perché pure se nasce antipatico, poi le endorfine che si sprigionano nella pedalata, la continua alternanza di fatica e rilassamento fisico, tra fame e sazietà, finiscono per riplasmarlo. In questa carovana, poi, dicono tutti cose intelligenti, oltre che spiritose. Non lo garantisco per la media dei cosiddetti ciclisti "sportivi": a volte le endorfine li fanno blaterare.
2 commenti:
Ciao Luca, ho letto tutto anch'io!
Mi prenoto per la prsentazione del libro! Un abbraccio mariella
Va bene, ma porta la tua brompton arancione, che porta fortuna.
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