giovedì 16 giugno 2011

Carovana ciclistica Milano - Roma / 2

Sincronicità, la chiamano. A me succede molto spesso. Vuol dire la coincidenza di due o più eventi non sincroni, legati da un rapporto di analogo contenuto significativo. Sto a Milano per partire con la carovana e la sera prima si apparecchia una bella occasione di partecipazione pubblica a un evento a cui tengo molto: i quattro referendum, che a Milano sono nove, perché ce ne sono cinque indetti a livello locale. La sera è prevista una manifestazione in Piazza Duomo con pedalata finale. Nulla di più ghiotto. Saluto Obama e il suo simpatico collega dell'Hotel Zurigo. Sono entrambi ciclisti. Durante la notte la bici verrà parcheggiata nella hall, perché lo sgabuzzino sembra brutto a tutti e la bici poi, nonostante i colori accesi, arreda molto. E, diciamolo, giova alla reputazione dell'albergo.
Vado in piazza.
Scatta un enorme girotondo con in mezzo i ciclisti.

Come sempre, le attiviste più energiche sono donne. Segnalo il tracollo del genere maschile in campo politico. Tracollo sì dettato dal cattivo esempio di coloro che hanno inteso la politica come farsi gli affari propri, ma anche sintomo di un'epoca in cui sarebbe meglio lasciare alle donne il compito di governare. Tenere giusto qualche maschio per non attirare proteste: il contrario di adesso.
Piove, ma nessuno se ne va. Il ciclista critico è una sfinge, specie se dotato di giubbino impermeabile. Si prende la pioggia per sottolineare ancora una volta l'importanza dell'acqua pubblica, della rinuncia al nucleare e tutto il resto. Per andare a votare abbiamo aspettato molto, c'è stata la raccolta delle firme. Questa è un po' la chiusura della campagna referendaria a Milano. Dopo averlo fatto a titolo individuale, ho aiutato a far iscrivere tutti i carovanieri come rappresentanti di lista a Firenze (dove saremo da domenica pomeriggio a lunedì mattina): è un modo per votare fuori sede, noi che siamo fuori sede e in movimento, noi cittadini tutelati dalla Costituzione della Repubblica Italiana, per un diritto che è anche un dovere: quello di voto. E andiamo in giro pedalando per l'Italia con il tricolore, anche chi non va proprio pazzo per le bandiere (sarei io). Nella città di Firenze, dopo qualche giorno, si consumerà una grave ingiustizia nei confronti del diritto di voto, in una scuola che a causa della burocrazia sembrerà trasformata in uno scenario in stile Tadeusz Kantor (vedi esempio qui), anche se in questo caso le persone in divisa stanno mooolto dalla nostra parte. Una grande incazzatura dopo la Bologna-Firenze e l'appennino che c'è in mezzo.


Poi esce il sole.


Non mancano le bici un po' particolari.

La massa critica si mette in movimento. Si sta benissimo.

Passiamo davanti al palazzo di Giustizia. Ci sono le foto di alcuni giudici ammazzati dai terroristi.

Si finisce dopo un po' all'Arco della Pace. Pedalo via per andare a nanna.

(to be continued)

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