domenica 19 giugno 2011

Carovana ciclistica Milano-Roma / 3

"Chi senza danno alcuno alla salute può superare 100 chilometri in 5 ore, per due o tre giorni di fila, può dirsi senz'altro un routier di primissimo ordine".

Umberto Grioni, Il ciclista, Ulrico Hoepli, Milano, 1910, p. 70


Il 10 giugno, verso le 7 ci si vede sotto la sede del Touring Club, in Corso Italia. Finalmente posso guardare in faccia i miei compagni di carovana. Ho avuto solo contatti telefonici con Albano Marcarini e con Paolo Tagliacarne, i due organizzatori. La voce di Albano, lenta e un po' cavernosa, mi ha fatto uno strano scherzo. Me lo immaginavo come un signore un po' in là con gli anni, magrissimo, alto un metro e sessanta, che non avrebbe preso parte alla carovana, ma l'avrebbe solo organizzata. Pensavo a lui come a un pedalatore da stradine di campagna, percorsi brevi e molti, confusi, discorsi teorici sulla mobilità. Invece mi viene incontro un cristo di due metri con una faccia da cow boy: a momenti mi viene un accidente. Era tutto un prodotto della mia mente. E, nonostante il fisico possente, Marcarini in salita s'arrampica come un camoscio.
Apprezzo il fatto che molti arrivino in bici con le borse sulle spalle. Intanto io ho rimediato una contrattura alla schiena durante il trasporto del bagaglio.
   

La mia bici, "sponsorizzata" dal referendum dell'acqua pubblica e dal sito ciclofficinepopolari.it
Angelo Melone: passata la pianura, si rivelerà un fortissimo scalatore
Il gruppo si va completando
La carovana è pronta a partire
Manca poco alla partenza. Si va. Non appena ci muoviamo, mi viene in mente il gruppo dei partecipanti alla passeggiata Milano-Roma del 1895, di cui questa carovana vuole essere la rievocazione. Altre strade e altre bici. Molta più fatica e molti imprevisti. Ebbero per la bicicletta il nostro stesso amore. Faticarono molto di più di quanto faremo noi, per attraversare un bel pezzo d'Italia. Ovviamente i gitanti del 1895 sono tutti morti: sembra un pensiero banale, ma fa una certa impressione.
Mentre partiamo penso anche a Luigi Masetti (a cui a Roma è stata intolata una ciclofficina popolare) il quale, all'inizio del Novecento, coprì il tragitto Roma-Milano in 48 ore. E mentre comincio a pedalare, non sicuro di potercela fare, soprattutto dopo gli Appennini e i colli toscani, mi commuovo. Come un idiota. Non mi commuovo per noi, che stiamo iniziando a pedalare verso Roma, non è la rievocazione in sé a farmi effetto, anche se ne è la causa diretta: è soprattutto per Masetti e la sua tenacia che ha sconfitto ogni ostacolo. Forse una lacrima comincia a uscire, ma non deborda, si ferma, prende l'aria di Milano. Ma come cavolo si fa a piangere a 500 metri dalla partenza? Una cosa davvero da imbecilli. Magari neanche ce la fai, che cazzo piangi? Infatti, saggiamente, la lacrima si ferma sul davanzale. A Roma, invece, saranno alcuni milanesi a commuoversi. A me basterà il panorama quotidiano di traffico dell'Urbe a produrre effetti ben diversi, con pensieri devoti nei confronti degli enti locali: un "l'animaccia-vostra-e-dei-vostri-confusi-e-non-finanziati-progetti-sulla-ciclabilità-solo-per-fare-bella-figura".

Dal centro di Milano, per un miracolo studiato nei percorsi di Tagliacarne, ci ritroviamo ben presto in campagna. Nell'incantevole Parco Sud, oggetto delle brame dei costruttori e delle loro ossessioni. Da piccoli hanno avuto dei problemi con l'autorità dei genitori e alcuni bambini hanno rubato loro il lego. Avvistiamo presto l'abbazia di Chiaravalle.
Ci ritroviamo immersi in un'Italia secondaria e, per questo, quasi intatta. Oggi pedaleremo fino a Parma. Tutto è piatto: un ottimo modo per avviare le gambe. La sosta a Lodi è già una piccola festa.


Una Benotto d'epoca saluta il ciclista che ha scelto di viaggiare su bici in acciaio, con fermapiedi e sandali geox (sotto si sono sfondati quasi subito, qundi non pensate che mi abbiano sponsorizzato): forse un caso patologico, all'inizio, per gli altri carovanieri, questo romano eccentrico che parla spesso e inveisce contro gli automobilisti indisciplinati.

Varchiamo il Po.
Sarà la noia della pianura, sarà la fame, ma prende piede un certo spirito scattante (sui 35 Km/h), che ci conduce molto sudati a Roncole Busseto, patria di Giuseppe Verdi, dopo qualche errore di strada.

Dell'autore del Trovatore, mi viene in mente l'Ave Maria, che fa parte dei Quattro pezzi sacri. Composizione della madonna, costruita sulla cosiddetta scala enigmatica.

Poi si riprende a pedalare su strade secondarie e dimenticate.


(to be continued)

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