giovedì 16 giugno 2011

Carovana ciclistica Milano-Roma / 1

C'è un tempo per pedalare e uno per scrivere. Di solito si riesce a fare tutto a distanza ravvicinata, ma quando si pedala tanto, l'ispirazione letteraria, o come altro la vogliamo chiamare, viene un po' meno. Soprattutto se ci si ritrova fra amici, a parlare di ciclisti e biciclette. Soprattutto se si attraversano i luoghi più incantevoli d'Italia a una velocità che permette sì di ammirarli, ma non di soffermarsi troppo sui dettagli, come preferiva Alfred Jarry.
Il Touring Club Italiano ha invitato anche me a ripetere l'esperienza della passeggiata in bicicletta Milano-Roma del 1895, una cosa che già mi manda in delirio. Qualche numero sulla gita. Città e percorsi meravigliosi, per un totale di 780 Km e parecchi Km di dislivello. 24 partecipanti. Vari litri di birra e gassosa introiettati all'arrivo (sotto controllo medico). Ben due Critical Mass durante il tragitto. Ipotesi di aprire una ciclofficina popolare a Viterbo: la cosa scaturisce da un rapido dialogo (predica ciclocritica, in formato breve, 3 minuti circa) con un ciclista del luogo: scrivimi quanto prima, t'aiuto.
E anche un'incazzatura colossale, che quasi mi faceva prendere il treno per Roma (e addio carovana, o almeno una tappa di essa).Lurida storia a Firenze: ci hanno impedito di votare al referendum. Su questa inibizione al voto scriverò un lungo post a parte, perché è un fatto gravissimo di cui è responsabile il Comune di Firenze, il Sindaco Matteo Renzi (per il quale già prima provavo un'innata simpatia, pari a quella per Beppe Grillo e Domenico Scilipoti) e, in subordine, presidenti di seggio incompetenti, nonché un regolamento farraginoso, che protegge la burocrazia invece del cittadino. Comunque una cosa è certa: la prossima volta che mi impediranno di votare, mi devono manganellare nel seggio e portare via di peso: lo giuro.
Sulla carovana ciclistica Milano-Roma, i Km percorsi e i dislivelli, aspetto i dati definitivi da Elena, ingegnere che ha partecipato all'iniziativa e ha effettuato una ricerca sui consumi dei ciclisti (anche su questo ci sarà un post a parte).

Non conosco nessuno dei partecipanti. Solo contatti telefonici con Albano Marcarini e Paolo Tagliacarne, i movimenti centrali dell'iniziativa.
Il 9 giugno da Roma parto per Milano. La bici è sistemata, ma il mozzo posteriore (ha detto Piero, il meccanico-viaggiatore intercontinentale) ha lavorato parecchio e non si regola alla perfezione. "Al massimo, farai un po' più di fatica", m'ha detto questo ragazzo ironico e molto saggio. Mentre vado alla Stazione Termini, il cerchio posteriore comincia a tracollare. Anch'esso ha lavorato parecchio (Piero aveva detto anche questo). Tutti i cerchioni, infatti, a forza di frenare, si consumano fino ad assottigliarsi al punto di dilatarsi con il calore della frenata e il gonfiaggio della ruota. Possono anche esplodere (a un mio amico è successo, fanno un botto terribile e ti puoi fare molto male). Il cerchio della mia bici tracollò e toccò i pattini del freno. Grosso stress. D'altra parte avevo comprato le due ruote con mozzi shimano ultegra per 50 euri. Però la benedizione della sacerdotessa di Santa Graziella impartita alla ciclofficina Don Chisciotte con acqua pubblica ha funzionato: molto meglio che sia successo a Roma che durante il viaggio, no?
Sul treno chiamo Milano. Forse ho risolto. Forse. Non mi posso rovinare la festa. Acquisto per 130 euro un paio di Miche avvero belle da Stefano Bianchini, meccanico dei Turbolento (via Goito, 5): ottima mano e molto raccomandabile. Il problema è risolto. Giro per Milano sulla bici da corsa con lo zaino di svariati chili e due ruote in mano, terrorizzato che la bici si possa rompere. Comunque è sempre la stessa storia: il solito pecione da armata brancaleone che si riduce all'ultimo momento e si stressa.
Arrivo all'Hotel Zurigo e scopro che ci lavora lo zio di Barack Obama. Non è vero, però guardate la foto e ditemi cosa ne pensate (a parte la presenza molesta del blogger).
Entro nella sede del Touring Club Italiano, in Corso Italia: un pezzo di storia, ed è una storia che mi interessa e affascina da molto tempo. Un luogo in cui si respira l'epica dei viaggiatori e dei turisti dei primordi. La prosa delle guide del Touring è una lezione di stile e precisione, da sempre. Per me seconda solo a Carlo Emilio Gadda, che non è certo lontano da milieu del TCI. Le guide rosse e i tanti altri libri sono letterariamente meglio di tanti scrittori italiani che ci parlano delle loro angosce, ma non sanno descrivere un'aiuola. Non posso soffermarmi a guardare i saloni, i mpappamondi, le carte geografiche, ecc., perché devo risolvere alcuni problemi pratici.

(to be continued)

2 commenti:

Albano Marcarini ha detto...

Caro Luca
ho letto tutto. Grande! Mi sono permesso di copiare la tua doverosa citazione COSTITUZIONALE sul mio blog.
Attendo le tue nuove puntate… Mi piacerebbe, se tu e Marco Pastonesi foste d'accordo, pensare a un libro con i diari della carovana.
Da Goccia a Cancello! Chiudo.

ha detto...

Magari, il libro: sarebbe bellissimo.