Da
Varese News scopro che
a Gallarate, il Pd si è inventato la bici elettorale. Ma non si è inventato proprio niente, dato che uno degli oggetti più utilizzati nelle campagne elettorali è proprio la bicicletta. La bici fa molto fico e ammicca a sogni di viabilità ecologica, aria pulita, salute, intermodalità, molto presto accantonati e riposti in soffitta, una volta passate le elezioni. Il Pd propone la pubblicità autoprodotta, che vorrebbe essere un appello a muoversi dal basso per il colosso d'opposizione che, alla vigilia di diverse scadenze elettorali, non sembra avere né un leader, né idee chiare, meno che mai in fatto di mobilità (bicicletta, mezzi pubblici, la famosa "cura del ferro" ferroviaria vagheggiata da trent'anni ecc.). Non per sminuire l'intraprendenza e le capacità dei candidati locali, per carità.
Fare pubblicità attraverso la bici può ssembrare un bel gesto: "Scendiamo in strada e facciamoci vedere", dice il Pd di Gallarate.
Su un lato del volantino figura la pubblicità del candidato, Edoardo Guenzani, sull'altroun appello pro-piste ciclabili. Sempre queste ciclabili...
Il riferimento alle piste ciclabili è la prima causa, in Italia, della stasi pressoché totale nei confronti della mobilità debole, non solo del ciclsimo urbano.
Aleggia un sentore di demagogia - forse inconsapevole - che strumentalizza la bici e coloro che ne fanno uso quotidianamente a costo di discreti rischi sulle strade d'Italia, senza alcun aiuto da parte delle istituzioni.
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