mercoledì 27 aprile 2011
Il meraviglioso inseguimento di Ganna
Gli scoppia un palmer: il piccolo gruppo che l'accompagna se ne avvede e fugge a rotta di collo.
Hanno le ali ai piedi e scompaiono laggiù, nella polvere.
Laggiù ride la Vittoria...
Il temuto varesino è a terra, è staccato, non ha più né il tempo, né lo spazio per raggiungerli.
Sì, Ganna è a terra.
E intorno alla sua macchina fedele egli lavora rapido, ma calmo, a montare una vergine gomma.
Il cuore deve battergli fino a spezzarsi.
Ma non un muscolo del viso tradisce l'interna emozione.
L'operazione è terminata: sono trascorsi cinque minuti.
Davanti al varesino, un gruppo di atleti, pedalando veloce, sta già pensando come andranno divise le spoglie del leone.
Ma il "leone" riparte.
Non è un uomo che corre: è una valanga umana che precipita, che balza, è un bolide umano lanciato lungo la via bianca che accieca, in un parossismo di forza cosciente e di furore.
Il gruppo dei fuggenti preme sui pedali in una pazza fuga che li difenda prima che il bolide arrivi.
E i chilometri diminuiscono...e qualche testa si volge, dubitosa, sperando.
Ahimé! Ecco il bolide che giunge, schiumando polvere dai raggi infuocati, lanciando fiamme dagli occhi.
Egli è sul gruppo fuggente come un'ombra che percuota e che schiacci, egli domina tutti e passa superbo, e trionfante, coi suoi garretti d'acciaio, col suo cuore di bronzo.
Armando Cougnet, Gazzetta dello Sport, 1909. In AA.VV., Cronache del primo Giro d'Italia, Otto/Novecento, Milano, 2010, pp. 113-114.
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