Incidenti sui luoghi di lavoro:
sentenza "storica" in Corte di Assise a Torino
Nella sentenza per la morte degli operai della Thyssen Krupp previsto il dolo. 16 anni e 6 all'AD: è omicidio volontario e non colposo. Un "arma" di giustizia potente anche per le vittime della strada.
La sentenza per la morte degli operai della Thyssen Krupp di Torino è stato detto è una sentenza esemplare. Non c’è da gioirne perche dietro alla sentenza ci sono i morti (che non verranno restituiti alla vita) ed i loro familiari e davanti alla stessa sentenza ci sono le condanne (ancora non definitive) e quindi i colpevoli (con la prospettiva di galera non eludibile) e le loro famiglie.
Ma la sentenza “scardina” le consuetudini giurisprudenziali – anche se come ha detto il Pm Guariniello : “abbiamo trovato in Cassazione oltre 40 sentenze di condanna con questa imputazione” - che rubricavano gli incidenti sui luoghi di lavoro e sulla strada come omicidio colposo (art. 589 c.p.). Dall'omicidio colposo si passa all'omicidio volontario individuando nell'azione il dolo.
Ora la sentenza farà assumere maggiore responsabilità ad Amministratori delegati, Dirigenti e/o proprietari di imprese (private) che negli anni, consapevolmente o meno, hanno disatteso le norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ma sonni meno tranquilli dovranno dormire dirigenti ed amministratori proprietari di infrastrutture stradali sulle quali avvengono incidenti gravi e mortali anche a causa del loro cattivo stato di manutenzione.
La sentenza emessa dalla Corte di Assise di Torino, dunque, non riporta solo confermata la prevedibilità dell’evento (non potevo non prevedere che omettendo di mantenere l’impianto sarebbe potuto succedere quello che poi è successo) ma sancisce il dolo che sta dietro l’azione omissiva, la volontarietà del rischio e dell’accaduto, dall’inizio alla fine. Ma questo è stato possibile anche grazie all’azione immediata di indagine (sequestri di materiali, perquisizioni anche nei computer aziendali, mail tra Dirigenti, ecc).
Anche per gli incidenti stradali potrà aprirsi un’altra pagina. Aldilà delle richieste di modifica dell’ inasprimento delle pene previste nel Codice oggi.
Passare con il rosso ed uccidere, guidare in stato di ubriachezza ed uccidere, uccidere pedoni sulle strisce pedonali, guidare al alta velocità, specialmente in area urbana – per citare alcune azioni dove può essere dimostrato dolo (si vedrà se diretto, indiretto o “colpa cosciente”) – non era solo prevedibile come evento.
E’ dunque sempre più necessario preparare tutti gli agenti accertatori di incidenti stradali a compiere con tempestività le azioni di indagine e di inquadramento del “teatro dell’evento”, la strada (come nel caso della Tissen, il luogo dell’incidente). Raccogliendo indizi, “fotografando” il teatro dell’azione delittuosa. E’ quello che le Organizzazioni delle vittime hanno ribadito anche nel recente Meeting delle ONG di Washington chiedendo agli Stati Membri – di ONU e OMS – di aggiornare le leggi in materia.
Anche la stessa magistratura (è eccezionale la sintonia tra togati e giudici popolari nella Corte di Assise di Torino sulla sentenza Tissen) deve tornare, sempre più, a guardare gli incidenti stradali non solo come una triste abitudine di cattivi comportamenti di chi guida un veicolo ma anche come un coacervo di azioni e responsabilità – pubbliche e private – che vanno sanzionate.
Gli incidenti stradali sono 4 volte i morti sui luoghi di lavoro, ogni anno, in Italia. Tra gli stessi morti sui luoghi di lavoro ben il 52% sono morti da incidente stradale (nell'esercizio di un'attività lavorativa sulla strada - autotrasporto merci, persone, cantieri mobili - e quelle "in itinere", cioè nel tragitto casa-lavoro-casa).
Ecco perché la sentenza di Torino da ai familiari delle vittime ed alle vittime possibilità di una speranza di giustizia. E la giustizia fatta costituirà un elemento di deterrenza forte capace di “convincere” tutti noi che è utile non compiere azioni delittuose.
Nessun commento:
Posta un commento