lunedì 6 febbraio 2012

Dove mettere le rastrelliere?

Attenzione (per i duri di comprendonio): questo post ha contenuti ironici

Un grosso problema che sicuramente toglie il sonno a tutti gli amministratori comunali italiani è dove collocare le rastrelliere per le bici. Hanno stanziato molti euro per acquistarle, applicando la legge nazionale sulla mobilità ciclistica e anche le leggi regionali. Sicuramente le hanno pagate troppo. Forse sono di Gucci o Luis Vuitton.
Le elezioni si avvicinano e il loro primo pensiero è certamente quello di favorire gli spostamenti in bici e ridurre lo smog. Non gli importa nulla se i tassisti, i commercianti, i petrolieri si lamentano.
In fondo gli idrocarburi, nella nostra società, hanno un'importanza del tutto secondaria.

Sul marciapiede, le rastrelliere danno fastidio ai pedoni, nei cortili condominiali ledono il decoro e la sicurezza della tipica famiglia italiana (proprietaria di tre automobili, due scooter e una minimoto). Di ricavare posti appositi non se ne parla nemmeno, perché costa troppo e c'è la crisi. Gruppi di brainstorming altamente qualificati si chiudono a riflettere, anzi a meditare senza distrazioni in un monastero isolato. Sospendere le rastrelliere a palloni pieni d'elio. Dotare le rastrelliere di motore elettrico e pannelli solari in modo tale che possano seguire il ciclista (ma solo se dotato di I-phone e dell'apposita app). Rottamare le rastrelliere già acquistate e realizzarne alcune gonfiabili in materiale indistruttibile, però. Tanto, 'sti cazzi, sono soldi pubblici. 

Dove avranno messo le rastrelliere a Cambridge, Massachusetts, Stati Uniti gli amministratori comunali, sicuramente anarco-trotzkisti ed estremisti dell'ambiente, mica come in Italia che i sindaci sono pacati e perseguono una politica di piccoli passi, nel dialogo con tutte le categorie?

A Cambridge, Massachusetts, le rastrelliere le hanno messe su un posto auto. (Qualcuna l'ho vista anche a Firenze, in verità.) Profanatori.
Fonte: Biking in Heels (bellissimo blog, che vi consiglio)
Dalla stessa città arriva un'idea che gli ammistratori pubblici italiani potrebbero copiare. Sì, copiare, come facevano a scuola: nel campo della ciclabilità, in Italia siamo talmente arretrati che andremmo avanti se solo copiassimo il 10% delle idee che circolano per il mondo. Aggiungere a un semplice palo un anello di grosse dimensioni che lo trasformi in un supporto a forma di phi greca, più sicuro contro i furti, come molte associazioni di ciclisti ripetono instancabilmente. Qui si tratta di un vecchio parchimetro per le auto (eh, eh), ma potrebbero essere i pali delle affissioni abusive, per esempio, gentilmente forniti alla cittadinanza da ditte filantropiche.
Cambridge, Mass. (stessa fonte della foto di sopra)

Semplice, no?

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