martedì 17 marzo 2009

La bici, l'oceano, le strade

Delle tante citazioni sulla bici, spesso legate a una dimensione di libertà, o persino di fuga, c'è una sorprendente per il suo contesto, non tanto per l'associazione di idee da cui è scaturita. La scopriamo in un libro di un grande navigatore, Bernard Moitessier. A bordo del Joshua, Moitessier è impegnato nella prima regata in solitario intorno al mondo. In pieno oceano, il navigatore riflette sulla sua condizione, sulla libertà, prima di maturare la decisione di abbandonare la gara e dirigersi verso il Pacifico. Una riflessione in cui, non a caso ma a sorpresa per il lettore, spunta una bicicletta:

«Se si desse retta a quelli della tua specie, più o meno vagabondi, più o meno scalzacani, saremmo ancora alla bicicletta.
Appunto. Nelle città si andrebbe in bicicletta. Non ci sarebbero più quelle migliaia di auto, con dei tizi duri e chiusi dentro alle stesse. Si vedrebbero ragazzi e ragazze a braccetto, si udrebbero delle risa, si udrebbe cantare, sui visi si vedrebbero cose carine, la gioia è l'amore rinascerebbero dappertutto, tornerebbero gli uccelli sui pochi alberi superstiti nelle nostre strade e si ripianterebbero gli alberi uccisi dal Mostro. Allora si sentirebbero le vere ombre e i veri colori e i veri rumori, le nostre città ritroverebbero l'anima e la ritroverebbe anche la gente.

Non è un sogno tutto ciò. Io so che non lo è. Tutto ciò che gli uomini hanno fatto di bello e di bene, l'hanno costruito col proprio sogno...Ma laggiù il Mostro ha dato il cambio agli uomini, è lui a sognare al nostro posto. Vuol farci credere che l'uomo sia l'ombelico del mondo e che ha tutti i diritti perché ha inventato la macchina a vapore e molte altre macchine, e un giorno andrà nelle stelle, purché, tutto sommato, si spicci un pochino, prima della prossima bomba.
Ma a quest'ultimo proposito, non c'è da preoccuparsi. Il Mostro è ben lieto che si faccia in fretta. Ci aiuta a fare in fretta. Il tempo stringe. Non si dispone quasi più di un po' di tempo...Correte, correte! Soprattutto non fermatevi a pensare. Per voi penso io, il Mostro. Correte verso il destino che vi ho segnato, correte senza fermarvi fino in fondo alla strada dove ho collocato la Bomba oppure l'abbrutimento totale dell'umanità. Siamo quasi arrivati, correte a occhi chiusi, è più facile. Gridate tutti insieme: Giustizia – Patria – Progresso – Intelligenza – Dignità – Civiltà...Come, tu non corri? Te ne vai a spasso sulla sua barca per pensare! E osi protestare nel tuo magnetofono! Dici quello che ti sta sullo stomaco! Aspetta un po', povero imbecille, ti farò abbattere in fiamme. I tipi che si arrabbiano e lo dicono ad alta voce sono pericolosi per me, devo tappargli la bocca. Se ce ne fossero troppi ad arrabbiarsi, non potrei più fare correre la mandria umana secondo la mia legge, con gli occhi e le orecchie tappati dall'Orgoglio, dalla Stupidità e dalla Viltà...Ho fretta che arrivino, soddisfatti e belanti, là dove li conduco...».


Bernard Moitessier, La lunga rotta. Solo tra mari e cieli, Mursia, Milano, 1972, pp. 184-85.

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