Uno dei nuovi idoli delle attuali città italiane sono le strade nuove e larghe. L’idolo da adorare, in particolare, è la fine del traffico. Si offre in pasto all’opinione pubblica l’idea che una strada larga fluidifichi e alla fine annulli le code di auto e mezzi pesanti. Ma l’esperienza dimostra che il traffico si elimina riducendo i veicoli in circolazione, non allargando le strade. A Roma, nel mio quartiere, Monte Mario, hanno da poco inaugurato la via Trionfale bis, un tratto a senso unico a due corsie che si affianca alla vecchia via omonima. Strada nuova, bellissima, con curve leggere e rotatoria al passo con i tempi al posto del semaforo.
Prima considerazione: a fronte di un limite di velocità a 50 Km/h, la velocità media dei veicoli è 70-80 Km/h. Spero che i guard-rail e le fioriere non riducano la nuova strada a un altro spaccato di Baghdad, come è accaduto nella Galleria Giovanni XXIII e come accade altrove.
Seconda considerazione. Si dice sempre che non c’è posto per le piste ciclabili, che Roma ha una pianta antica e medievale, ecc. Mi chiedo, allora: costava molto aggiungere un metro e mezzo di pista ciclabile fuori dal guard-rail per pattinatori, ciclisti e, scusate se è poco, in questa strana autostrada con limite a 50 Km/h (virtuale? concreto?), per i pedoni?
Terza considerazione: mi pare di capire che sulla via Trionfale bis, o come si chiama, non passeranno né si fermeranno gli autobus, perché non c’è posto né per le fermate, né ci sono marciapiedi. È il classico esempio di nuova strada “autostradale” ad uso urbano, dove i ciclisti si avventureranno invocando il loro dio, se ce l’hanno. Un nuovo modo di proporre l’idolo della fluidità, dove si passa (e ci si blocca) solo dentro un auto o un potente scooter; dove la presenza dei pedoni e dei ciclisti non è prevista né dal geometra, né dall’ingegnere, né dall’architetto, né dal politico di turno, in alcun modo.
Strade a misura delle sette sorelle del petrolio, alla faccia dei quasi 140 dollari al barile, strade concepite esclusivamente per il traffico privato, in cui i limiti di velocità sono un’ipocrisia da tirar fuori solo in caso di incidente mortale, quando arriva la pattuglia dei Vigili Urbani del Comune di Roma, sezione antinfortunistica e, con aria professionale, comincia a fare i segni con la vernice bianca in terra. Andate a vedere su quali strade sono morte a Roma 170 persone nel 2007. A vicolo del Pellegrino? No, nella fluida via Cristoforo Colombo, nella fluida Casilina e nelle altre fluide arterie della Caput Mundi.
5 commenti:
Dici bene.
E a conferma del tuo discorso, prova a farti un giro in tutti i nuovi quartieri in via di realizzazione, Porta di Roma, Ponte di Nona o altri ancora: troverai stradoni a due corsie, svincoli di tipo autostradale senza uno straccio di corsia/spazio per l’utenza debole della strada (e a volte manca pure il marciapiede)!
Il risultato è che le auto vanno molto più veloci il pericolo aumenta, ogni forma di mobilità alternativa viene impedita. Il marciapiede manca sempre, c'è il guard rail e basta.
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