Vorrei commentare i dati apparsi su articolo del Sole-24 ore, 25 febbraio 2008, p. 18. Il mercato dei prodotti “usa e getta” vale oggi in Italia 4.3 miliardi di euro. Questo enorme giro d’affari significa posti di lavoro, comodità per gli utenti, ma anche enormi costi ambientali, che soltanto nuovi comportamenti generalizzati dei consumatori e nuove politiche ambientali potrebbero risolvere. Per quanto riguarda le stoviglie monouso di plastica, l’Italia si colloca in testa alla graduatoria europea. Un primato non invidiabile, viste le pesanti ricadute ambientali. Va inoltre ricordato che il nostro paese è al primo posto anche per il consumo di acqua minerale, la cui massima parte viene venduta in bottiglie di plastica non riutilizzate. Un consumo quasi sempre immotivato, data l’ottima qualità dell’acqua che esce dal rubinetto di casa.
Nel 2007 il settore è cresciuto di 5% in termini di quantità e del 3% per quanto riguarda il fatturato. La metà del mercato si concentra al Sud. Decresciute, invece, le vendite dei piatti di cartone (-5.4%). La carta (fazzoletti, carta igienica, ecc.) ha segnato una decrescita dell’8.3% dal 2006 al 2007.
Carta
Carta igienica: 878
Asciugamani: 221
Vassoi, piatti, scodelle, bicchieri, ecc.: 303
Tovaglie, tovaglioli: 258
Articoli domestici e ospedalieri: 198
Fazzoletti: 189
Plastica
Bicchieri: 200
Piatti: 140
Penne a sfera: 67
Altre stoviglie: 60
Rasoi gettabili: 150
Accendini: 6
Altri beni
Pannolini per bambini e adulti: 1.045
Assorbenti e tamponi: 270
Batterie non ricaricabili: 300
Macchine fotografiche usa e getta: 20
Se tutti gli italiani impiegassero rasoi elettrici, non comprassero acqua minerale in bottiglia e usassero batterie e penne stilografiche ricaricabili, il risparmio ambientale sarebbe enorme. Piccole consuetudini cambiano il mondo, se vengono praticate da una grande quantità di persone. Ma l’inerzia è molta, e quella italiana è a dir poco spaventosa, in tutti i campi. Quindi l’unico rimedio è quello legislativo, anche se molte leggi ambientali esistono solo sulla carta. Per esempio, tassare le batterie usa e getta, molto inquinanti. Il costo delle batterie ricaricabili è ormai molto basso e la loro efficienza energetica è pari a quella delle migliori batterie “usa e getta”. A questo punto, perché aspettare? Il sospetto è che ci siano molti interessi economici: nei supermercati e nei negozi più piccoli, si trovano facilmente le batterie “usa e getta”, mentre quelle ricaricabili sono cosa da addetti ai lavori? Per quale motivo, visto che il costo è ormai pressoché lo stesso, con il vantaggio che la pila ricaricabile può essere ricaricata decine di volte con un grande risparmio?
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