venerdì 29 ottobre 2010

Oggi pomeriggio a Roma c'è la Critical Mass. Come ogni ultimo venerdì del mese. Se non sapete cos'è, potete leggere il bell'articolo del Tasmanian Times. Oppure venire a fare una pedalata. Il sito della CM Roma è qui.

giovedì 28 ottobre 2010

Il quotidiano Metro è sempre molto attento alla bici. Il 25 ottobre ha riportato una notizia proveniente dai Paesi Bassi. Pare che il furto di bici abbia assunto dimensioni sconcertanti. Nel 2009 sono state rubate 900 mila biciclette. Nel paese si stima che ce ne siano circa 18 milioni, però. Ciò sta provocando qualche serio problema anche alla proverbiale civiltà degli olandesi.
                                    

Se ti rubano una bici, ne rubi un'altra. Oppure ti avvicini a un gruppetto di ragazzi in bici e urli: "È mia, ridammela". Almeno uno avrà la coscienza sporca e lascerà cadere il corpo del reato, fuggendo via. Lo prendi e te ne vai. Sui forum web olandesi si affollano decine di suggerimenti per rubare bici, rompere lucchetti, ecc. Vale la pena dargli un'occhiata per prevenire furti, come quando si scoprì che i lucchettoni rinforzati si aprivano con pezzi di rotolo di carta igienica e nastro adesivo...
Da una intervista ai Phoenix, gruppo musicale francese che sta avendo un certo successo, ma che non ho mai ascoltato e molto probabilmente mai mi capiterà di ascoltare. Dalla rivista D, 18 settembre 2010, p. 166. La moda inaugurata da David Byrne di girare per le città pedalando prende piede anche tra i giovani artisti.
«Una giornata tipo durante il tour?
Non abbiamo regole, ma portiamo sempre con noi le nostre biciclette pieghevoli. La mattina, se non siamo andati a letto troppo tardi, facciamo un giro in bici per la città, senza seguire un percorso, di solito completamente a caso. In alcune città dove andare in bici non è affatto comune ci guardano in modo strano. A volte entriamo in un museo, o incontriamo altre band o musicisti amici che abitano lì. Non ci sentiamo turisti, ma parte attiva della città perché stiamo per fare un concerto lì e quindi siamo come lavoratori locali».

mercoledì 27 ottobre 2010

Microcar indagate dalla procura di Roma

Weiner Microcar Museum


Finalmente qualcosa si muove. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulle microcar insicure. Tutto parte dalla morte di due ragazzi, avvenuta mesi orsono, Federica Lupi (15 anni) e Jacopo Fanfani (17). Nel frattempo ne sono morti altri.
La procura intende accertare la dotazione dei sistemi di sicurezza delle minicar, piccole auto guidate soprattutto da minorenni, e se questi rispondano ai criteri di omologazione dei mezzi.
Tra le verifiche disposte i criteri di omologazione e il loro rispetto da parte delle case produttrici. Per questo motivo gli inquirenti si rivolgeranno al ministero dei Trasporti.
Si discusse di un intervento legislativo per aumentare la sicurezza. Nelle modifiche al Codice della strada sono state inserite sanzioni più severe nei confronti di chi modifica le micromacchine. Si parlò anche di innalzare il limite d’età per il conducente (da 14 a 16 anni); dell’introduzione dell'obbligatorietà dei crash test per i produttori.
Dopo una perizia tecnica, a seguito degli incidenti nella Capitale, sono emersi nuovi atti d’accusa riguardanti la sicurezza di questi mezzi.
La perizia, stilata subito dopo l'incidente della quindicenne romana, stilata dal professor Alessandro Michelon, potrebbe portare i magistrati incaricati a chiedere un provvedimento per ottimizzarne la sicurezza.



Adesso si dovrebbe aprire un fascicolo anche per i suv, in quanto mezzi a motore molto pericolosi non tanto per il guidatore ma per gli altri. Inoltre i suv sono eccessivamente grandi per i posti auto dei parcheggi, sfondano le barriere di protezione meccaniche e hanno un punto cieco maggiore degli altri veicoli. Per cui è auspicabile che la procura proceda anche in questo senso, richiedendo perizie ad esperti sulla dannosità di questi mezzi.

martedì 26 ottobre 2010

¿Tenía una patineta?

Mis padres cometieron el error de regalarme un par de patines cuando vivimos en Valparaíso, que es una ciudad de cerros. El resultado fue desastroso. Cada vez que me ponía los patines era como si me quisiera suicidar.

"La última entrevista de Roberto Bolaño. Estrella distante”, por Mónica Maristain, Página 12, 23 de julio de 2003.

lunedì 25 ottobre 2010

In questo periodo si parla un po' di piste ciclabili a Roma. Lo ha fatto ancora una volta Il Tempo. Il quotidiano romano ieri ha dedicato un articolo alla ciclabile di Ostia. Realizzata dalla giunta Veltroni nel 2007 è costata circa 300 mila euro. In pratica hanno dipinto di rosso un pezzo di marciapiede. La pista è perennemente invasa da bancarelle, moto e alberi. Piena di buche. Un'opera inutile. I ciclisti non sanno dove andare (potrebbero usare la strada), mentre i pedoni sono arrabbiati (con i ciclisti, le bancarelle, le moto, gli alberi e le buche).
Il classico pasticcio, anche caro. Molti tratti sono larghi 180 cm invece dei 250 minimi previsti per legge. Ancora una volta: o si fanno bene, organiche e interconnesse, oppure è meglio non farle. Con 300 mila euro assumete altri vigili urbani (in bicicletta) e mandateli per strada! Comprate e installate cartelli con limite di velocità a 30 Km/h. Le piste dipinte lasciamole stare. È un modello fallimentare e costoso.

venerdì 22 ottobre 2010

Se ne avete modo, leggete il servizio sulle piste ciclabili romane pubblicato oggi dal Tempo. Per fortuna, ogni tanto qualcuno va a guardare; in questo caso è stata la brava Laura Della Pasqua. Il rischio in questi casi è che si continui a parlare a vanvera di ciclabilità, di progetti futuri, autostrade ciclabili, mentre le piste esistenti continuano a essere inavvicinabili. La giornalista del quotidiano romano ha percorso le ciclabili, come si deve, in bici.
Buche, immondizia, cani randagi, senzatetto, cassonetti rovesciati, crepe. Dal Complesso del San Michele al Circolo dei canottieri Roma si può pedalare senza inconvenienti. Poi è un dramma, a cominciare dalle scale da risalire cercando di tenere le ruote della bici nella canalina, di cui giustamente si parla male. Oltre a essere stretta, me la ricordo completamente scacazzata dagli uccelli, nella mia ultima visita, l'estate scorsa.

E Della Pasqua finalmente descrive la mia ciclabile quotidiana. Allora non sono io il matto, lo è qualcun altro, che continua a dipingere panorami da sogno. Ecco cosa scrive Laura sul Tempo: «Nei tratti che vanno da Ponte Milvio a Labaro e da Ponte Marconi a Mezzocammino, la ciclabile è in totale abbandono». Sui nomadi personalmente non ho nulla da dire, perché quelli che incontro io si sono sempre comportati bene.
Sulla Ponte Milvio-Labaro ci sono crepe continue, la pista è sempre sporca, quando è bagnato diventa molto pericolosa e si fora di continuo. Una settimana fa ho fatto il pieno di camere d'aria bucate, quattro per l'esattezza. Ma perché non le riparate? No, anzi continuate a gettarle, che le raccolgo e riparo io. Comunque le ciclabili sono sporche, si buca facilmente, hanno le crepe. l'unica cosa che fanno ogni tanto è tagliare la vegetazione. E sulla Ponte Milvio-Labaro hanno messo le recinzioni di legno.
In un articolo a corredo del reportage sulle ciclabili, Natalia Poggi ha raccolto alcune delle novità provenienti dalla giunta capitolina. In tema di uso urbano della bici il Comune di Roma ha tempi geologici. Poi vengono lanciati proclami e progetti. Comunque l'articolo dice che il piano del sindaco Alemanno e degli assessori all'Ambiente Fabio De Lillo e alla mobilità Sergio De Marchi prevede due fasi: la prima dal 2011 al 2013, la seconda dal 2013 al 2020, l'anno fatidico delle Olimpiadi. Di più non è dato sapere. Aumenteranno le ciclabili, mentre a Milano hanno detto che la soluzione sono i percorsi condivisi. A Roma è probabile che non si faccia nulla, con la scusa della crisi. Una città che ha una percentuale altissima di strade senza marciapiedi, con auto parcheggiate a destra e sinistra, dove le mette le piste ciclabili, ammesso che si trovino i soldi? Soppalcheremo in stile Tangenziale?
Intanto, avvolti dalle nuvole e dal freddo, guardiamo il ponte sulla ciclabile Ponte Milvio-Castel Giubileo chiuso dall'ottobre del 2008.

giovedì 21 ottobre 2010

Alonso sul circuito coreano di F1: verso il futuro.
Pronto il piano di Maroni per espellere i comunitari. Rimpatrio a chi "non ha reddito e dimora adeguati".
Dieci milioni di italiani preparano la valigia.


Videogiochi in 7 case su 10. la Gelmini li promuove. "Servono per le nuove strategie di apprendimento".
Così le scuole le chiudiamo proprio e si risparmiano un sacco di soldi.

mercoledì 20 ottobre 2010

Il Manuale di resistenza del ciclista urbano sta per uscire, la copertina eccola qua.

martedì 19 ottobre 2010

Rimborso milionario della città di New York a 83 partecipanti alla Critical Mass locale. La causa giudiziaria è partita nel 2007 e riguarda partecipanti alla CM fra settembre 2004 e gennaio 2006. I danni vanno dai 500 dollari di persone citate per infrazioni minori ai 35 mila dollari di una persona arrestata più volte e ferita dalla polizia. Altre informazioni qui.

lunedì 18 ottobre 2010

Remigio Leonardis (1943-2010), performer

giovedì 14 ottobre 2010

Stati generali della cittadinanza

venerdì 15, sabato 16 e domenica 17 ottobre 2010
Ex lavanderia – Piazza S. M. della Pietà, 5 – Roma

L'obiettivo è mettere in rete le tante esperienze di cittadinanza attiva presenti nella nostra città, dando la possibilità alle varie realtà interessate di entrare il relazione tra loro e con il territorio.

Venerdì 15: Giornata dedicata ai Beni Comuni organizzata dal Coordinamento Romano Acqua Pubblica
ore 17:00 – camminata attraverso il Santa Maria della Pietà
ore 19:00 – incontro promosso dal CRAP sul tema dell’acqua
ore 21:00-24:00 -  cena sociale e concerto con: Pad. 31 – Mescolanza – D.B.B.T. e Xxena in “i suoni dell’acqua” – Space Vampires in “il canto delle megattere”

Sabato 16: Giornata dedicata alla Mobilità
ore 10:00 – Incontro sulla mobilità
ore 13:00 – Ciclopicnic e pranzo sociale organizzato dalla Ex Lavanderia
ore 14:00 – Partenza in bici per partecipare alla manifestazione della FIOM

Domenica 17: Giornata dedicata alla costituzione dell’Università dell’Agro e al lancio della campagna sul consumo 0 di suolo a Romaore 9:00-13:00 – Primavera Romana organizza la raccolta di olive per produrre Olio Pu.Ro.
ore 11:00 - raduno di ciclisti a Piazzale degli Eroi (angolo Andrea Doria) sotto la casa di Errico Malatesta
(1853-1932) per salire all’Ex Lavanderia attraverso una “Futura Zona 30″ a Torrevecchia, passando per la Co. Br. Ag. Or. per l’acquisto di un pranzo ad impatto zero da gustare nel parco del S. M. della Pietà.
ore 11:00 – concerto all’Ex Lavanderia dell’Orchestra Govanile di Monte Mario.
ore 14:00 pranzo sociale alla Locanda dell’agro (padiglione XX del S. M. della Pietà)
ore 15:00-17:00 – dibattito pubblico sull’Agro e proposta di Campagna Romana per Stop al Consumo di Suolo.

Istantanee da GoodBike a Zagarolo

La graziella doppia in azione

il ciclomostro a due posti by Dan

Le bici della Roma-Zagarolo. Si noti la sporta della spesa del blog rotazioni
La piazza di Zagarolo invasa dalle bici
Un gruppo di notabili si affaccia ad ammirare la festa

mercoledì 13 ottobre 2010

Poi dici che uno si arrabbia. Ieri sera, pedalando di ritorno dal lavoro, trovo il Suv dinnanzi al passo carrabile in sosta funambolica: l'autista era già risalito, stava per ripartire, ma ho fatto in tempo a scattare la foto.
I problemi del ciclismo urbano in Italia sono uguali un po' dovunque e cronici. Leggo con interesse il comunicato dell'associazione milanese Ciclobby (i sottolineati sono miei per quei giovani abituati ai post di tre righe e agli sms).

«C’è da restare allibiti ascoltando le affermazioni di chi, da assessore, sostiene – quasi fosse rientrato oggi dopo un lungo viaggio nell’iperspazio – che «Se vogliamo una città più aperta alle biciclette, dobbiamo cambiare approccio e smettere di pensare in termini di infrastrutture, altrimenti i costi, i tempi e i disagi non renderanno mai realizzabile il disegno».
Allibiti, ma anche un po’ offesi, perché certe parole suonano come un’ennesima presa in giro dei cittadini. I quali, anche attraverso le associazioni di utenti, da almeno venti anni con pazienza e tenacia insistono sulla necessità di pensare a una città che sia resa interamente permeabile all’utilizzo diffuso della bici, in condizioni di sicurezza, e che, per raggiungere questo obiettivo, non bisogna continuare a parlare di piste ciclabili.
Oltretutto, a Milano se ne parla, e basta (ricordiamo il piano di rete di 300 km approvato nel 1980 dal Consiglio comunale e rimasto sulla carta). Adesso sembra essere in auge il modello berlinese...
Le migliori esperienze europee e italiane dimostrano che una buona ciclabilità nasce da un mix di ingredienti [vedi anche il mio post di ieri su New York]. Ma anche da un metodo che richiede un’attenzione costante volta a favorire la circolazione delle bici, con grande pragmatismo e con il senso dell’urgenza.

Dopo quattro anni e mezzo di governo, e una infinita serie di annunci e di buone intenzioni, all’approssimarsi della fine di un mandato, la credibilità di un Amministratore pubblico si misura non sugli impegni e sulle promesse bensì sulle realizzazioni. E la triste realtà è che a Milano queste mancano.
Perché, alla radice, manca (è mancata) la volontà politica che dovrebbe supportare il cambiamento.
Vien da chiedersi, assumendo alla lettera le opinioni ora manifestate dall’assessore Masseroli, perché non vi abbia provveduto prima, anziché proclamare un ulteriore studio sul tema, rinviando nuovamente a un imprecisato futuro le realizzazioni.

Vorrei ricordare che la nostra associazione ha collaborato volontariamente, su richiesta dell’allora assessore Croci, alla redazione del Piano della Mobilità Ciclistica, che avrebbe dovuto rappresentare la volontà e la visione dell’Amministrazione comunale, con un impegno pubblico condiviso, sui temi della ciclabilità. In quel piano, pronto già nel 2007, erano contenuti anche interventi leggeri come quelli che ora cita l’assessore Masseroli.
Peccato che il documento sia rimasto nei cassetti: forse è il tempo di tirarlo fuori, farlo conoscere ai cittadini e soprattutto di lavorare senza altri inutili proclami. Che oltretutto, ormai a ridosso di nuovi appuntamenti elettorali, appaiono vagamente strumentali.

Anche l’affermazione che «non esiste contrapposizione fra auto e ciclisti» suona mistificatoria. In una città che ha un tasso di motorizzazione doppio rispetto alle altre città europee (70-80 auto ogni 100 abitanti contro una media europea di 30-40 auto ogni 100 abitanti) il problema si pone, eccome. Innanzitutto per una questione di leggi fisiche: lo spazio è un bene limitato.
E questo chiama in causa valutazioni e scelte che sono innanzitutto politiche, su cui è inutile cercare scorciatoie ed alibi. Occorre chiedersi: che tipo di città vogliamo? Una città per le auto o una città per le persone? Ma questo dovrebbe essere un punto di partenza, non di arrivo.
E’ tempo che ognuno si assuma le proprie responsabilità».

Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)

martedì 12 ottobre 2010



Con titoli in prima pagina e ben tre pagine interne, il quotidiano La Repubblica si dedica allo sbarco a New York della Fiat 500. La solita retorica delle grandi auto statunitensi che a causa della crisi diventano sempre più piccole e della geniale idea del popolo di Leonardo e Michelangelo che con la nuova utilitaria risolve tutti i problemi. Un'idea davvero fiacca. Il simpatico Vittorio Zucconi è andato a spasso per Manhattan. Dice una didascalia: «Sguscia nel traffico, si insinua tra le limousine e suscita la curiosità delle signore alla "Sex and the City"». Delle trasformazioni della metropoli statunitense non si parla. Sta diventando una delle città più ciclabili del mondo. Se voleva fare colpo, la 500 a New York doveva arrivare vent'anni fa. Nel traffico e nei parcheggi, la 500 soffre e paga pegno come tutte le altre auto. Certo, meglio un'utilitaria (di lusso) che una quattro ruote inutilmente ingombrante. Di geniale, però, c'è poco. A New York l'auto è stata sorpassata a sinistra dalla bici. Non so se avete capito il senso del termine 'sinistra'. Le metropoli statunitensi hanno sorpassato a sinistra Roma e Milano. Sorpassate è una parola grossa, perché le grandi città italiane sono ferme da tempo sui temi della mobilità e della circolazione ciclistica. New York si è rinnovata grazie a drastiche decisioni del sindaco Michael Bloomberg, non proprio un rappresentante del flower power - è uno dei dieci uomini più ricchi degli Usa - ma evidentemente molto attento alla vivibilità dei quartieri e dei cittadini.
Andate a dare un'occhiata al sistema di percorsi ciclabili di New York. La mappa fa spavento per quanto è ramificata. Viene da piangere percorrendo le pezze di asfalto frantumato che ci ritroviamo a Roma.
Quindi la prossima volta la Fiat dovrebbe organizzare i suoi eventi a Roma o a Milano dove, a causa della scarsa lungimiranza e dell'arretratezza culturale, le amministrazioni pubbliche non fanno nulla per la bici. E dove le auto la fanno da padrone.
È imbarazzante vedere come in una metropoli mondiale, densamente popolata, piena di problemi, nel giro di pochi anni si sia fatto un lavoro egregio per il ciclismo urbano.
Continuate a vendere auto agli italiani: le condizioni del traffico e del fondo stradale sono una prova del fuoco per i nuovi modelli che l'ingegnosa industria "nazionale" non cessa di produrre. Ma New York lasciatela stare: solo i tassisti, i fessi e i miliardari ci girano in auto.
Invece di buttare i soldi nel cosiddetto "bike-sharing" forse sarebbe meglio partire in missione e andare a vedere cosa fanno in tutto il mondo.
Per dire il modo in cui ci si può impegnare nel riuso e nel risparmio a bordo di una bicicletta (con qualche accessorio). Giorni fa un Internet point di Roma, situato in pieno centro, ha deciso di rinnovare il aprco computer e ha offerto gratis i computer dismessi a chi se li andava a prendere. Con mezzi a motore l'operazione sarebbe stata impossibile, a causa della ztl e del traffico. Due potenti e volitivi ciclisti si sono recati sul posto e hanno caricato 17 computer. Questo è uno degli accessori che ne ha permesso il trasporto.
L'altro è un mezzo ancora più straordinario che qui non mosteremo.
                                   
La strada da fare non era poca. Il carrello è in dotazione alla ciclofficina Centrale ed è stato trainato da una normale mountain bike.

                                     
Ecco il carrello parzialmente scaricato.

lunedì 11 ottobre 2010

Totalmente privati del pubblico

Diverse notizie, con gli stessi orientamenti di fondo.
Formula 1 a Roma: pronti 120 milioni di fondi privati per sostenere l'iniziativa. Nazi-Ecclestone esclude tassativamente che si possa correre a Vallelunga: «Non ci interessa, noi vogliamo che la gara venga disputata su circuito cittadino». Agli ordini , grande capo tribù. Quando Bernie chiede una cosa, con le sue maniere gentili, non si può dire di no.
È interessante il punto di vista dei promotori di questa iniziativa. Sembrano emissari dell'Opera Don Guanella. Maurizio Flammini, l'imprenditore alla guida del progetto F1 a Roma, sottolinea: «Siamo pronti a investire 120 milioni di euro di risorse private per risanare la zona delle Tre Fontane, lasciata da anni al degrado e all'abbandono totale». Voi penserete che vogliano potare le piante e rimuovere le immondizie. No, sarebbe troppo facile. «Vogliamo realizzare un Palazzo dell'arte e dello sport, una struttura polifunzionale con palestre, campi da basket, volley e rugby, pista da pattinaggio al coperto». Almeno ha avuto il buon gusto di non menzionare le piscine...Credo che per un po' a Roma siamo a posto.
Tutto sarebbe realizzato da capitali privati, il Comune non spenderà un euro. I costruttori faranno il loro lavoro da buoni samaritani e poi, assestandosi il saio e i sandali francescani, se ne andranno.
Sulla gestione di queste strutture non si dice nulla. È la classica bufala, che con la scusa dello sport, servirà a colare altro cemento a Roma. Chi ci guadagnerà saranno i costruttori. Se ci sono debiti ci pensa il Comune, che si tiene i cocci. Il modello della Stazione Ostiense per i mondiali del 1990, ossessivamente reiterato.

Alcuni imprenditori, invece, offriranno banchi ad alcune scuole della Capitale. Metteranno una targhetta con il nome dello sponsor: un po' come avveniva in chiesa con certe persone o famiglie benestanti che tentavano inutilmente di salvarsi l'anima. Il principio non mi piace affatto. Ciò non toglie che così si possano avere gratis delle sedie e dei banchi. Mi ricorda la nefasta partnership di qualche tempo fa tra Nestlè e alcune università italiane. Arriveremo nelle scuole a banchi con slogan tipo "Imbottisciti la pancia con le nostre merendine di merda". "Mangia lo stucco marrone, hai visto la nazionale come gioca bene?". (Nella pubblicità italiano il rapporto tra mondo dello sport e cibo spazzatura è ormai pavloviano). No, no, nulla di tutto ciò.
Anche a proposito del bike-sharing a Roma si invocano i privati. È un servizio in totale decadenza, questo è evidente e lo abbiamo detto molte volte. Ora a gestire il bike-sharing è l'Atac che, com'è noto, ha un deficit di 160 milioni di euro. Infatti, qualche giorno fa, il sindaco Alemanno ha detto che la gestione del bike-sharing deve passare ai privati. La gestione dell'Atac era assolutamente inappropriata. Il servizio gestito dall'azienda, a fronte di una spesa annuale di un milione e settecentomila euro, ha prodotto solo centomila euro. Non mi sorprende. Quindi un sacco di soldi pubblici sono stati spesi inutilmente. Pensavano di guadagnare affittando biciclette?
Se le cose stanno così, c'è da pensare che per le piste ciclabili di Roma, gestite pure dall'Atac, stia per suonare il "De profundis". Nessuno mai le riparerà. Basta guardare gli autobus di Roma: sono in genere ridotti male, non passano mai e quindi sono sempre pieni.
La mia sensazione è che il bike-sharing a Roma sia nato da un equivoco, ossia la speranza che i privati venissero a fare beneficenza (la spagnola Cemusa che inizialmente offrì il servizio gratis) e che, dall'altra parte, gli spazi pubblicitari a Piazza di Spagna o a Piazza del Popolo fossero a disposizione del primo arrivato a prezzi irrisori o comunque bassi, consentendo ampi margini di guadagno.
Il tutto però è scaturito da un errore di calcolo o di stima. Roma non è Valencia. E a Roma non ci sono le 20 mila bici di Parigi, quindi ovvio che non si siano intaccate le pessime abitudini di mobilità dei romani. Finalmente abbiamo appurato empiricamente che il bike-sharing a Roma è stato un grande casino, non è servito a nulla, non ha migliorato la mobilità dolce né la qualità dell'aria, ed è servito, se vogliamo essere generosi, a qualche volenteroso turista di passaggio.
Ieri, sul Corriere della Sera, in Cronaca di Roma, è apparsa la desolante foto di una postazione deserta alle 14 di un giorno lavorativo. Probabilmente molte bici sono state tolte per evitare furti.

venerdì 8 ottobre 2010

Si parlava qualche giorno fa della nuova Stazione Tiburtina e dei faraonici lavori (a risparmio). Ora mi arriva un comunicato da Milano che riguarda la Stazione Centrale. Si manifestano nel capoluogo lombardo gli stessi problemi di Roma, segno che la disattenzione nei confronti della bici è nazionale, almeno nelle metropoli. Ecco il testo dell'associazione Ciclobby:

«La stazione Centrale è stata oggetto di un lungo e costoso intervento di ristrutturazione che ne ha cambiato il volto, ma che per molti aspetti pare non avere avuto come principale focus le esigenze funzionali e di servizio dell’utenza. Sembra davvero paradossale che ci si possa permettere di affrontare con tale disinvoltura progetti che riguardano uno dei principali nodi ferroviari italiani. Eppure…

Una stazione non è innanzitutto un centro commerciale. E’ invece, prima di tutto, una struttura di servizio dedicata alla mobilità e allo scambio intermodale. E a queste funzionalità dovrebbe rispondere con la massima efficienza ed attenzione possibile.

Molte osservazioni sono già state fatte in questi mesi.

Alcune di esse hanno trovato delle soluzioni almeno parziali, anche se resta legittimo chiedersi – a fronte di una certa prevedibilità dei problemi – perché sia stato necessario porvi rimedio dopo, magari anche con aggravio di costi, anziché progettare meglio prima.

Altre questioni non hanno viceversa ancora trovato risposta.
Fra queste, il tema della accessibilità alle bici, che riguarda la mobilità interna e intorno alla stazione.
Non c’è, e non ci sarà, una bicistazione (cioè un punto di deposito, noleggio, riparazione, informazione, dedicato a chi arriva in bici). Ma non c’è neppure un parcheggio bici degno di questo nome. La salita lungo le scale non è in alcun modo agevolata (ad esempio mediante semplici canaline), anche se, per fortuna, sembra che sia stato consentito finalmente l’uso dell’ascensore.

Inviterei tutti i progettisti e coloro che hanno la responsabilità di decidere e gestire i lavori a farsi un giro nelle stazioni ferroviarie europee per vedere come funzionano e l’attenzione con cui viene curata anche la intermodalità tra bici e mezzo pubblico.

Per i lavori in corso alla stazione di Lambrate dobbiamo attenderci gli stessi risultati?»

Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY Milano)
Alle 10.10 del 10/10/10 ricordatevi di emettere una flatulenza, sennò finisce il mondo.

GoodBike Festival a Zagarolo

Noi ci andiamo in bici. Partiamo alle 10 dalla ciclofficina Don Chisciotte, alla Ex-Snia Viscosa (via Prenestina) e quando s'arriva s'arriva. Viene pure Chris Carlsson.

giovedì 7 ottobre 2010

Telefonate, faxate, firmate per la bici in metro a Roma

A Roma, ha preso forma da qualche giorno una campagna per chiedere, nei giorni lavorativi, l'estensione dell'orario in cui è consentito il trasporto al seguito delle biciclette sulla metropolitana. Il collettivo Di traffico si muore è il promotore dell'iniziativa. Lo scopo è invitare il Comune di Roma ad approntare una carrozza riservata, sul modello della linea 6 di Napoli e di numerose esperienze in tal senso a livello mondiale.

Potete telefonare all'Ufficio Mobilità del Comune di Roma (gentilissimi): 06/671070601 e 06/671070609, oppure inviare un fax allo 06/5740033 o ancora scrivere una email (mobilita@comune.roma.it).

Invitiamo anche a firmare sul sito la petizione su questo tema:

http://www.petizionionline.it/petizione/biciclette-sulla-metropolitana-tutti-i-giorni-anche-a-roma/2220

Più inquini, più paghi: lo dice l'ACI

Lo dice l'ACI, Automobile Club d'Italia, non il ciclista a zonzo in graziella con le infradito penzolanti e i fiori tra i capelli.
Il presidente dell’ACI, Enrico Gelpi, ha dichiarato: “E’ improrogabile una riforma dei costi e dei tributi che gravano sull’uso dell’auto, basando la fiscalità sul principio ‘chi più inquina più paga’: in quest’ottica il bollo deve tornare ad essere un bollo di circolazione e non più tassa di proprietà, pagato in proporzione ai chilometri percorsi e in base alle emissioni di CO2”.

Verso gli Stati Generali della Cittadinanza

Riceviamo dall'Associazione ExLavanderia e volentieri pubblichiamo:

Verso gli Stati Generali della Cittadinanza per una mobilità sostenibile e alternativa

In ogni quartiere della nostra città, in centro e in periferia fin oltre il GRA, una parte delle nostre comunità, da anni e con tenacia si autorganizza per rivendicare il diritto alla mobilità, per conquistare un sistema di mobilità alternativa a quello esistente.

Una realtà fatta di ciclisti e pedoni in lotta per il diritto alla sicurezza, per riconquistare spazi comuni occupati dalle auto, di pendolari stufi di passare ore su treni sempre in ritardo e sempre più sporchi, di cittadini che vorrebbero usare un mezzo pubblico per andare in ufficio, a scuola, a divertirsi, di comunità locali che lottano contro l’inquinamento del traffico aereo. Al tempo stesso una ricchezza, composta da comitati che si oppongono alla lobby miliardaria che vuole portare la formula 1 all’EUR, o impegnati contro progetti di autostrade inutili e costose, di metropolitane che squarciano il tessuto storico della città, di nuovi e devastanti aeroporti e porti al servizio dell’industria del turismo di massa.

Questa ricchezza, sociale e culturale, tuttavia, non trova più rappresentanza istituzionale e politica, e non riesce quasi mai a contrastare i progetti dei poteri forti, che hanno determinato e condizionano, anche nel campo della mobilità, le scelte delle Amministrazioni succedutesi al governo della Capitale e della Regione.

Raccontarsi, mettersi in rete non è più sufficiente: è necessario avviare un percorso condiviso per arrivare a prefigurare una cultura, un’idea, un modello di gestione, un sistema della mobilità alternativa su scala metropolitana e regionale, capace di articolarsi in concreti e specifici progetti, su cui chiamare alla mobilitazione chi è stanco di morire di traffico.

In questo percorso sarà necessario declinare la parola mobilità in tutti i suoi aspetti, coglierne le connessioni, occorrerà che le incredibili competenze, maturate in questi anni dai preziosi processi di autoformazione, costruiscano nuove relazioni con le innumerevoli realtà che in questa città producono cultura, lottano per il diritto allo studio, all’abitare, al lavoro e per il diritto di cittadinanza dei migranti.

Per iniziare questo cammino, per sperimentare modalità e forme organizzative nuove, in occasione della I tappa siete tutti/e invitati ad un

INCONTRO CITTADINO

SABATO 16 OTTOBRE 2010 DALLE ORE 9.30 ALLE 13.00

PRESSO LA CICLOFFICINA ALL’EX LAVANDERIA NEL S. MARIA DELLA PIETÀ

ALLE 13.00 SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE AL PRANZO SOCIALE

mercoledì 6 ottobre 2010

Domani si parla di "Sicurezza stradale: questione sociale e politica" alla Camera dei Deputati. Un convegno a inviti, ma su una tematica che riguarda tutti. Lo organizza la Fondazione Luigi Guccione. A seguire il testo del comunicato. Sarebbe ora di unire gli sforzi fra tutti gli utenti deboli della strada. Non mi pare che, nonostante la sede istituzionale, queste persone si facciano problemi a dire le cose come stanno sulle strade italiane, senza peli sulla lingua: menomale che c'è ancora qualcuno che lo fa. La realtà è una guerra a media intensità con morti, invalidi e feriti.

«L’Italia ha fatto molto in questi 10 anni alle nostre spalle, ma è ancora tra i Paesi europei più in ritardo. Incidenti stradali 6.682 morti nel 2001, 4.731 morti nel 2008. Per il 2009 ancora non ci sono dati definitivi ma proiezioni del Ministero dell’Interno attestano a 4.066 i morti nel 2009: sarebbe un dato eccezionale eccezionale, se confermato, (quasi 700 morti in meno rispetto all’anno precedente! Forse ottimistico. Saremmo a meno 43% sul 2001, vicini al dato del dimezzamento dei morti (2001-2010). Ma i primi 6 mesi del 2010 ci dicono anche che i morti ricominciano a salire (sul sistema autostradale in modo preoccupante) e a stabilizzarsi con lievi aumenti nel resto. Siamo, ad oggi alla scadenza del decennio, all’ottavo posto se si considerano i Paesi dell’Europa a 27 ma al decimo posto nell’Europa a 15 per numero di morti ogni 100.000 abitanti. Lo Stato con la insicurezza stradale fa cassa!
Controlli. Si è passati il milione e 300 mila controlli all’anno. Si è gridato al successo. In Francia, Inghilterra, Germania per restare ai Paesi più virtuosi si superano superano superano superano superano superano superano superano i 5/7 milioni e c’è un efficace degli apparati tecnologici.
La sicurezza stradale, dunque, è una grande questione sociale e politica. Essa infatti attiene anche alle scelte politica economica del tipo e qualità dello sviluppo.
Riguarda lo stato delle città (dove avvengono metà degli incidenti e dei morti anche sul percorso percorso casa-lavoro, sono il il 52%), delle loro infrastrutture maltenute, dell’inquinamento che produce anche la circolazione stradale (circa 17 mila morti all’anno, per lo più nelle città).
Manca una strategia coerente di contrasto all’incidentalità stradale. Mancano idee e azioni politiche coerenti.
Nessun organo di governance per la sicurezza stradale supporta Governo, Enti locali, ed organizzazioni economico-sociali. Per varare una modifica del Codice della strada ci sono voluti 1218 giorni. Ad un mese dalla sua entrata in vigore provate voi a “impegnare” i passaggi pedonali per attraversare una strada (modifica art. 191 del Codice) per vedere se le auto si fermano e se se c’è uno straccio di autorità che controlla e sanziona. E le vittime sempre più sole».
Questo è il testo che ho letto qualche giorno fa al reading dell'Auditorium di Roma, come anticipazione del Festival GoodBike di Zagarolo, che si terrà questo fine settimana. È una manipolazione intensiva di una parte del Manuale di resistenza per il ciclista urbano (questo è il titolo definitivo, ho in mano le bozze), Ediciclo, Portogruaro, 2010.

                                          
LA FORATURA
La ruota bucata è un'occasione di crescita. La riparazione e lo smontaggio di una camera d'aria dovrebbero essere alla portata di tutti i ciclisti, altrimenti la capacità di spostamento ne risulterà molto limitata. Si perde facilmente la mano: nel caso non bucaste per un po' di tempo, forse aumenterà la vostra inerzia e sarete un po' più lenti e svogliati.
L'ingrediente fondamentale per riparare una ruota in strada è la pazienza. Se ci prende la fretta, si rischia di commettere qualche errore che potrebbe rendere impossibile il proseguimento dell'itinerario a pedali. Smontate la ruota, togliete il copertone con i levagomme ed estraete la camera d'aria. Controllate che il copertone non abbia trattenuto la punta che ha prodotto il foro. Passate poi alla camera d'aria: gonfiatela con la pompa e fatene scorrere la superficie sulla guancia o sulle labbra. Trovato il buco, scartavetrate e spargete con il dito una quantità minima di mastice. Attendete un minuto circa, fate aderire la toppa alla camera e premete forte. Aspettate che il mastice si asciughi. Poi rimontate la ruota.
Quando avrete imparato a riparare una camera d'aria, dovete sapere che ci sono livelli superiori. Il passo successivo è la riparazione della camera d'aria di notte. C'è poi il bucare di notte in un luogo buio e magari isolato. Il livello massimo è riparare una camera bucando di notte, in un luogo buio e isolato, mentre piove. Dopodiché rimane soltanto la riparazione di una camera d’aria a distanza, con la sola forza del pensiero.

martedì 5 ottobre 2010

A cemento armato nel parco

Continuano a cementificare il parco pubblico di Tor di Quinto, "affittato" per 33 anni a una società sportiva non meglio identificata. Avranno colato in un pilastro anche la Costituzione della Repubblica Italiana? Procederanno ad ammainare il tricolore una volta raggiunto il tetto? Si percepisce in questo parco un senso di smobilitazione dei principi fondamentali. Chissà cosa succederà nei prossimi anni. 
Vi ricordate le proporzioni matematiche? Ho un compitino per i lettori di questo blog.

Se per tener pulito un parco, il Comune di Roma ha permesso di costruirvi all'interno alcuni palazzi (che, è vero, riducono la superficie da pulire), per la metropolitana B1 che verrà costruita da soccorrevoli privati in cambio di terreni edificabili, quanti terreni e quanta cubatura concederà il predetto Comune?
Il candidato indichi la risposta nei commenti.

lunedì 4 ottobre 2010

Il modo di riferire le notizie di cronaca riguardanti l'incidentalità è troppo spesso improntato a un fatalismo che andrebbe bene per contesti religioso-miracolistici, non per il dramma delle cifre di morte che contrassegna le nostre strade.
Ultima notizia romana. All'Olgiata, una Mercedes piomba su tre bambini - di 7, 9 e 11 anni - fermi sulle loro biciclette. Lo scontro è avvenuto ieri alle 12.30 in un'area privata. I bambini sono stati portati in ospedale (un codice rosso, uno verde e uno giallo).
Quando leggo: «All'improvviso un guidatore ha perso il controllo della sua auto» mi sale parecchia rabbia.
Anche quando leggo: "I vigili stanno cercando di determinare per quale motivo il guidatore abbia perso il controllo".
In un'area privata "all'improvviso", "ha perso il controllo" sono un po' ridicoli. Non ci vuole il tenente Colombo per capire che il guidatore o correva, o stava scrivendo un messaggio, o cercava l'accendino. Non raccontiamoci frottole.
Per quello che la gente fa in auto e per come guida, gli incidenti sono pure pochi. Ma non sempre c'è il lieto fine.

La nuova Stazione Tiburtina


Secondo voi, nel nuovo progetto faraonico della Stazione ferroviaria Tiburtina di Roma, di cui si dice un gran bene (costo di 160 milioni di euro, a risparmio, sostiene il progettista, Paolo Desideri), dove a dicembre aprirà l'entrata lato Pietralata, secondo voi, in base alle leggi italiane (2 leggi che ripetono la stessa cosa a distanza di anni) e anche in base alla legge regionale del Lazio, che lo prescrive, secondo voi, dicevo, nella nuova stazione ferroviaria Tiburtina, ci saranno le rastrelliere per le bici, o no? Non dico il parcheggio coperto e sorvegliato, con un lavandino per sciacquare l'ascella, come accade in molti Paesi civilizzati, ma le semplici rastrelliere a forma di "fi" greca che permettono di legare anche il telaio della bici, non solo una ruota, che poi sennò ti portano via tutto meno la ruota e tu torni a casa con la ruota in mano.
Come ha scritto Giuseppe Pullara oggi sul Corriere della sera, Cronaca di Roma, pp.1 e 3: "La nuova stazione assomiglierà nelle funzioni ad un hub aeroportuale dove si incontrano treni, metrò, bus locali e regionali, vetture private [mmh]. Servizi di ogni genere, negozi, uffici, bar, ristoranti sparsi ovunque». Staremo a vedere se in cotanta abbondanza qualcuno ha pensato anche a noi coglioni che ci spostiamo senza inquinare, senza intasare e senza nuocere.