venerdì 30 aprile 2010

"Ci uccidiamo come mosche. serve il coraggio di cambiare", titola oggi il Messaggero (p. 5) l'intervista a Carla Mariani, vicepresidente dell'Associazione europea familiari e vittime della strada. Ha perso un figlio di 19 anni nel 1998. "La legge sulla sicurezza stradale non deve guardare agli interessi degli industriali, ma solo alla salute e all'integrità dei cittadini". Parole sacrosante, che ci fanno capire quanto siamo lontani da una tutela della salute e dell'incolumità delle persone. Perché i Suv, perché veicoli a motore in grado di raggiungere velocità doppie di quelle massime consentite? perché non vengono applicati dei limitatori elettronici di velocità? Perché, perché.
Sul casco in bici, la signora mariani ricorda che c'è chi minaccia di non andare più in bici: "Bene, vorrà dire che prenderà l'autobus o andrà a piedi". Personalmente, il casco in bici lo metto. Ma concentrarsi sul casco in una situazione terrificante come quella delle metropoli italiane mi sembra un modo per distrarsi dai problemi principali. La signora Mariani non crede molto nell'intensificazione dei controlli. Dice che si tratta di essere serie e severi. Come la revisione dell'automobile fatta da un privato alla Motorizzazione. Ti rivoltano l'auto come un pedalino. Va benissimo la severità. Peccato, poi, che quando fuori schiacci il pedalino, nessuno ti multa.  

3 commenti:

Walter ha detto...

Io lo sto dicendo a tutti:
1 - il casco per andare in citt anon me lo metto oggi e non me lo mettero mai.La testa è mia, se me la rompo me la rompo io e sono fatti miei.
2 - in bicicletta non posso fare danni.Il pedone puo stare al sicuro dalle macchine sul marciapiede, in bicicletta devo passare sulla strada e non sto a sicuro nemmeno se sto fermo.
3 - visto che non mi tutela nesuno io faccio come mi pare e se qualcuno mi rompe le scatole lo mando tranquillamente a quel paese.
4 - se un giorno un vigile mi vorra multare perche non porto il casco io lo evito, gli faccio vedere il medio e SCAPPO!!!

Paolo Cremaschi ha detto...

Io personalmente oscillo ed ancora mi lascia perplesso il gruppo di pressione che a Roma state tentando. I motivi li ho chiari ma ho qualche dubbio sul metodo. Non ho ancora deciso ma sto ancora cercando di capire.

Certo impressiona verificare come il concetto di massa in movimento non spaventi nessuno. Voglio dire: è incredibile come una persona qualsiasi non veda tra un autobus e l'andare a piedi qualcosa che addirittura possiede (magari dimenticato in cantina). Ancor più impressiona se viene da un rappresentante di una istituzione che della mobilità umana dovrebbe aver competenza.

Non vorrei che ciò suonasse come polemica verso la signora non avendo verificato le fonti, il mio discorso prende a modello il racconto di Luca come una parodia. Una parodia di una cultura. Non solo sorda, ma anche cieca.

ha detto...

per Walter: il dito medio fa perdere tempo e crea dissapori.
per Paolo: purtroppo la massa e basta, per ora, non attiva l'attenzione delle istituzioni. Non so se è un problema di quantità o qualità.