Tempo previsto: 20 mesi. Lunghezza dichiarata del tracciato (fonte Corriere della Sera, 10 marzo, Cronaca di Roma, p. 3): un kilometro. Lunghezza verificata sul sito viamichelin: 2.5 Km. Evidentemente, entrambe imprecise. Nell’articolo viene riportata una dichiarazione dell’ex assessore ai lavori pubblici, Giancarlo D’Alessandro: «È un’opera fondamentale per il quadrante nord ovest perché completa le infrastrutture già avviate con la realizzazione della galleria Giovanni XXIII». Completa mica tanto. L’impressione è che, dal punto di vista automobilistico, i lavori non risolveranno niente fino a quando non verrà completato il tratto della Trionfale, da via Chiarugi, situata nei pressi di Santa Maria della Pietà, fino al GRA. Prosegue D’Alessandro: «Sono stati avviati in questi giorni anche gli scavi archeologici per il progetto definitivo dell’ultimo tratto di raddoppio, che va da via Chiarugi fino al raccordo». Un modo elegante per dire che per quei lavori siamo ancora in alto mare.
Non voglio qui impostare un discorso generale sulla viabilità di Monte Mario e le sue pecche. Vorrei far notare incidentalmente che i lavori per la galleria Giovanni XXIII non hanno fluidificato il traffico, ma solo spostato le zone in cui si verificano le code. La cosa che mi interessa sottolineare è che dal punto ciclistico la situazione è molto seria. L’inaugurazione del tunnel ha prodotto per la circolazione delle bici un effetto diga: strade e corsie di entrata e uscita costringono i ciclisti a passare sui marciapiedi o a scendere dalla bici e proseguire a piedi.
Per esempio, andare da via Trionfale (direzione centro) a via Cortina d’Ampezzo è impossibile. Le auto possono entrare nella galleria, le bici no. Per loro non è prevista alcuna alternativa. Se volesse rispettare rigorosamente il Codice della Strada, il ciclista che partisse da Santa Maria della Pietà, per imboccare via Cortina d’Ampezzo dovrebbe oltrepassare il Forte Trionfale e la scuola elementare Nazario Sauro, svoltare al semaforo per via Maria Montessori e di nuovo a sinistra per via Sangemini, fino a girare per via Stresa, un tragitto di circa 4 Km! Tutto questo è assurdo. Nessuno ha trovato o fatto balenare una soluzione e i pedalatori continuano ad arrangiarsi come possono.
Ecco una foto della ”barriera ciclistica”: uno spunto di riflessione per tutti i mobility manager e i discorsi sull’inquinamento in città!
Una barriera invalicabile. Prendiamo mestamente la nostra strada obbligatoria, rinfrancati soltanto dalla vista di una delle più commoventi opere di scultura urbana del mondo, situata proprio in corrispondenza della "diga":
Una visione che ci lascia senza fiato, quasi come l'inquinamento. Un gigantesco stronzo di cane cocker dorato, sul nostro inizio di giornata.
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