Deve qui subentrare la naturale propensione al fai-da-te che anima il ciclista urbano. Anche il solo fatto di girare in bici implica che il fai-da-te ha superato il fate-voi e il conseguente asservimento meschino alle logiche del capitalismo, giustamente ripagato con interminabili code e la mancanza di posti auto.
Giovanni mi scrive da Milano. Ha escogitato una soluzione semplice e leggera per il suo amico. Sul sito piste-ciclabili.com, Giovanni ha postato la sua creazione. Eccola:
Il portapirolo di Giovanni |
Il cane ha un miniappartamento abbastanza confortevole, sta a contatto con il suo padrone, che lo può consolare, soprattutto all'inizio quando deve abituarsi.
Ma cosa si può fare se la stazza del nostro amico comincia a essere ragguardevole? In questo caso bisognerà ricorrere a un carrello, come quelli che nei Paesi civilizzati si usano per trasportare i bambini. Certo, se il cane è da slitta verrebbe la tentazione di...No, no, pedaliamo e lasciamo in pace il simpatico quadrupede. La soluzione del carrello, però, ad alcuni non va a genio.
Ci sono altre soluzioni, e qui faccio un esempio che ci porta nelle alte sfere dell'autocostruzione ciclistica. Siamo di fronte a un mezzo da carico a due ruote di impressionanti prestazioni. Il Long John della ciclofficina Don Chisciotte. Ecco il mezzo in azione con Kodama, cane cicloattivista.
Kodama sul Long John |
Kodama si ripara dal freddo |
Ovviamente il web deborda di immagini di cani in bici, che spaziano da proposte serie a cretinate che rispettano poco questi animali. Mi fermo qui, alle foto inviate da amici. Se volete aggiungere le vostre, scrivetemi pure.
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