giovedì 26 maggio 2011

A Mestre

Uscendo dalla stazione di Venezia-Mestre ho creduto di essere morto e di essere finito, immeritatamente o per sbaglio, nel Nirvana ciclistico. Bambini in monopattino trainati da padri in bici, ragazzi di tutte le taglie da soli a spasso, signore eleganti su scassoni arrugginiti, belle ragazze, bici con mamma o papà e due bambini. Un sacco di bambini di origine straniera che pedalavano nel parco con gli amichetti, parlando con candenza mestrina, che è diversa da quella veneziana.
Nei parchi, davanti alle scuole è una festa di colori e di ruote. Viene da ridere, ma pure da piangere.
A Mestre, nel 2008, la mobilità ciclistica raggiungeva il 18% degli spostamenti totali. Adesso è aumentata e crescerà ancora.

Giro per un paio d'ore. È pieno di ciclabili, e le strade sono larghe abbastanza da permettere a tutti di muoversi con tranquillità.


Le rastrelliere traboccano di velocipedi. Prevale la bici da passeggio a rapporto singolo, anche perché a Mestre non ci sono salite. Fino a pochi anni, Mestre era una delle città più invivibili d'Europa, non così per dire, ma nelle classifiche stilate in base a una serie di parametri precisi. Adesso è uno dei luoghi più ciclabili d'Italia. La tradizione della bici, però, non si è mai interrotta, e gli amministratori comunali devono stare dietro alle richieste delle persone, che vogliono continuare a muoversi in bicicletta sempre meglio. Infatti i cittadini non cessano di chiedere miglioramenti. Oppure alle prossime elezioni si prendono meno voti e si rischia di andare a casa.


Basta poco per far andare meglio un ciclista: un pezzo di strada un po' più tranquillo.

È anche una questione di evoluzione. A Roma, in tema di ciclabilità, abbiamo ancora l'anello al naso. A proposito di gioielli, a Firenze e Venezia gruppi di mediatori culturali cercano di ridurre gli effetti negativi (sui commercianti) degli ambulanti (un problema secondo me sopravvalutato, giusto per fare vedere che si fa qualcosa, mentre la gente muore negli scontri stradali e tutti violano impunemente la legge), a Roma il sindaco agli ambulanti fa mettere i braccialetti, come un capotribù totalitario. È un problema di progresso. Purtroppo, così dicendo, le cose a Roma si metteranno meglio fra un centinaio d'anni.
L'idea della corsia in controsenso riservata alle bici è stata applicata anche a Mestre. Di solito qualcuno ribatte che nelle grandi città questo non si può fare. Non è vero, perché è una soluzione adottata su grande scala anche a Londra e in altre metropoli. 
 

Darwin venne in visita a Roma in bicicletta e trovò l'anello mancante.
Con me c'è ovviamente Sabrina, lo splendore fatto graziella.

Con Sabrina e le rotaie si può andare ovunque

Ho preso il treno con lei e due sacchi dell'immondizia, con cui l'ho impacchettata. L'intermodalità te la devi fare da solo, senza aspettare che questa massa di incapaci un giorno si metta all'opera. La loro specialità è la Giornata nazionale della bicicletta e un disegno di legge che replica in gran parte una legge del 1998 e che nessuno ha mai seriamente applicato, la Legge n.366/1998.

Ci sono anche diversi negozi di biciclette e mi colpisce uno piccolo, da riparatore. Si chiama "DBC in bici" (via Miranese 13/b. Entro. Conosco Enrico, che ha aperto da appena dieci giorni. Si sta organizzando e parliamo a lungo di bici e soprattutto di attrezzi. Rimarremo in contatto, se posso essere utile.

Poco lontano, le antenne captano facilmente un segnale inequivocabile. È materiale ciclistico, pure abbondante. Vado a vedere. Cinque ruote, mica male. Ma Sabrina dice che non le posso portare a Roma.
Quindi le porto a Enrico, dico che sono buone e che esiste un apposito estrattore per smontare il pacco pignoni.
Poi vado alla presentazione. Parlo parecchio (incredibile, no?). La giornalista Fiorella Girardo è molto brava e si è preparata bene. Con noi c'è anche Angelo Sentieri, un insegnante che ha avviato degli interessanti programmi sulla bici a scuola. Vi risparmio il riassunto dei contenuti. Non c'è molta gente, però la platea è molto attenta. D'altra parte, siamo a fine maggio, la giornata è bellissima e la tentazione di andare al Lido di Venezia era venuta pure a me. Cioè fare sega alla presentazione e andare a fare il bagno e a prendere il sole. Poi, il senso del dovere mi ha imposto di andare.
A sera la stanchezza scende, in un albergo che sembra un ristorante cinese. La solitudine del ciclista urbano in questi luoghi si taglia col coltello. Mi ci trovo malissimo, starei meglio nel Pantanal brasiliano al buio, con un kebab e una birra però.
Non sai come mettere il braccio, la gamba, cosa fare (manco ho da leggere).
La giornata comunque finisce. Poi ricomincia. Il sole emerge dalla laguna, fra i tralicci industriali.



A Mestre, come se non bastasse, c'è pure il bike sharing. Un'abbuffata. Al pari di uno che, dopo essersi mangiato antipasto, due primi, due secondi, chiede pure il dolce (abbondante). Ma sì, ingolfiamoci di biciclette, non saranno mai abbastanza. E Sabrina cazzeggia.


A Mestre, le bici del bike-sharing sono più che a Roma. A Parigi sono 20 mila.

Mentre passeggio ormai mi rendo conto che la febbre sta salendo a livelli pazzeschi. Non ci sono rimedi, perché è la febbre Ciemmonica. Pedalate.

4 commenti:

Mammifero Bipede ha detto...

Luca, dimentichi un dettaglio. Da anni a Mestre il responsabile della ciclabilità è Antonio dalla Venezia, il presidente della Fiab.
Qui a Roma coi "presidenti Fiab" ci si son sempre puliti il c**o (e te lo dico per esperienza diretta) fin dai tempi delle giunte Rutelli/Veltroni. E non solo la classe politica, anche i "ciclisti critici"...
Se ad oggi la ciclabilità è in mano a dei plateali incompetenti le responsabilità sono un po' a 360°.

ha detto...

Il problema è che a Roma non si vuole fare nulla per la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, neanche a basso costo.
Nulla possono i ciclisti critici, la Fiab, l'ufficio biciclette del comune (che è una foglia di fico).
I progetti sulla ciclabilità a Roma servono solo per far vedere all'Unione Europea che "ci stiamo adeguando". Tutte chiacchiere.

Bikediablo ha detto...

Questo che dici tu accade perchè non c'e' (ancora) stato un movimento che badi al sodo ossia alla mobilità quotidiana, ed al limite all'intermodalità con l'hinterland.
Se aggreghi e fai crescere persone che vanno in bici progressivamente tutti i giorni, prima o poi avrai creato uno zoccolo duro. Inoltre se "pressi" l'amministrazione senza essere ricattabile in termini di patrocini, finanziamenti e quant'altro prima o poi qualcuno deve venire a patti.
I ciclisti urbani se vogliono, possono ed ottengono, e l'ha dimostrato l'ingresso delle pieghevoli (di cui io personalmente non ero convintissimo, ma ho dovuto ricredermi) che ha creato un fenomeno nuovo, almeno per roma, ed un boom di vendite pieghevoli.

marco

Bikediablo ha detto...

ovviamente era "l'ingresso delle pieghevoli in metro gratis"