domenica 1 maggio 2011

Capranica-Civitavecchia / seconda parte

Parto alle 9.17 dalla stazione di Monte Mario.
Il treno è puntuale. La stazione è vuota, il treno pure. Ho dormito poco, perché ieri c'era la Critical Mass. Non ho acqua, cibo, mappe, bussola. Niente. Inoltre è un giornata molto nuvolosa.
Sabrina splende, speriamo che le asperità del terreno non le siano troppo gravose.
 
So solo che l'itinerario parte dalla stazione di Capranica-Sutri e arriva a Civitavecchia. Sul web ho letto che la strada è bella e Rossella, ieri, m'ha detto che è in discesa, che l'ha fatta con la bici da corsa e che in una galleria c'erano delle cacche di mucca.
Il bello di Monte Mario è che in un minuto stai in pieno Agro Romano, nonostante le gru e le case in costruzione.
Arrivo a Capranica.

La signora del bar mi dice  dove inizia la pista, ricavata da una ferrovia dismessa, la cui storia potete leggere qua. Ci sono un paio di blocchetti di cemento. Non c'è alcuna indicazione del percorso, né quelle psicopatiche in cui ti dicono tutto, né quelle minimali di un sentiero di montagna. Nulla. Mi piace. E mi piacciono pure i blocchi di cemento e i muri che fanno da barriera al percorso e impediscono che diventi una discarica a cielo aperto. Non trovo i blocchetti di cemento. Incontro un biker in mtb, che mi indirizza per la strada giusta. Per cinque ore e mezza, non incontro anima viva sulla ex-ferrovia. Evidentemente, la giornata non è particolarmente invitante.
Il fondo è buono, all'inizio, e si va spediti. L'itinerario è prevalentemente in discesa, ma presto arriveranno tratti invalicabili per le ruote di Sabrina (20 x 1.35 pollici).

Arrivo alla prima galleria. Mi era stato detto che ce n'erano alcune sul percorso, ma non pensavo che fossero così buie e lunghe. Che faccio, torno indietro? Poi chi ci va giovedì a parlare di questo itinerario alla biblioteca comunale? Vado a Villa Pamphilij e scatto qualche foto alle siepi?
Mi avvicino all'entrata. Gocce d'acqua cadono dal soffitto, risuonando nel nulla. La lucetta a led che ho appresso non illumina niente, a malapena riesco a inquadrare la scarpa per terra, ed è pure mezza scarica. Sono veramente disorganizzato. Scendo dalla bici e mi rendo conto che mi tremano le gambe, ma parecchio. Si chiama strizza. Buio, fine, nulla, annichilimento, morte, inconscio. Entro. Comincio a canticchiare per farmi coraggio. Andando avanti si fa buio totale, cerco di camminare su un lato della galleria per seguire il muro. Chissà cosa incontrerò? Pipistrelli, vampiri, enormi bisce d'acqua. topi mutanti, una gelida mano che mi si posa sulla spalla e che mi grida: "Buon Primo Maggio".
(to be continued)

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