martedì 25 gennaio 2011
«...ma lo sdegno adesso fa parte dello spettacolo. Lo si serve come aperitivo e poi si passa appresso. (...) Un giornale che non ha morale non è un giornale. E neppure un paese senza morale è un paese civile. Ho sempre dubitato della verità, così come la praticano alcuni giornalisti. Il telegiornale delle 20 è solo uno specchietto per le allodole. La crudeltà delle immagini dei genocidi, ieri in Bosnia, poi in Ruanda, e poi in Algeria, non fanno scendere in piazza milioni di cittadini né in Francia né altrove. Al primo terremoto, alla prima catastrofe ferroviaria si volta pagina. Lasciando la verità a chi mangia quel pane. La verità è il pane dei poveri, non della gente felice o che si crede tale».
Stefania Nardini, Jean-Claude Izzo. Storia di un marsigliese, Perdisapop, Bologna, pp. 70-71.
«Doveva trascorrere ancora un anno prima che “La Marseillaise” provvedesse alla sua regolarizzazione. Traguardo che raggiunge nel 1972, quando il sogno di fare il giornalista a tempo pieno diventa realtà. Unica difficoltà, per il neocronista, sono gli spostamenti fuori città. Jean-Claude non ha la patente per guidare l'auto e l'unico mezzo che sa usare è la bicicletta. Ma non si perde d'animo».
(Ibidem, p. 83).
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