mercoledì 24 novembre 2010

Baruch de Spinoza (Amsterdam, 24 novembre 1632- L'Aja, 21 febbraio 1677)

Baruch de Spinoza

Ha davvero poca importanza da quale pulpito sia venuta la maledizione, perché i dispositivi delle religioni sono gli stessi in tutte le epoche. Nel tempo sono divenuti più sofisticati, ma l'obiettivo è sempre lo stesso: isolare il virus dell'intelligenza ed evitare il confronto con il pensiero critico.

Un manifesto di libertà per tutte le epoche, l'anatema (cherem) impartito solennemente il 27 luglio 1656 contro il filosofo e mai revocato dalla comunità ebraica olandese.
Ecco, dunque, il violentissimo anatema rivolto contro Spinoza quasi quattrocentocinquant'anni fa, che noi sbandieriamo oggi come vessillo di libertà valido per tutte le epoche. Esso non ha scalfito la sua filosofia, l'ha rinforzata:

«Con il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo Baruch de Spinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso, con l'assenso di tutta la sacra comunità [...]. Sia maledetto di giorno e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nell'uscire e maledetto nell'entrare. Possa il Signore mai più perdonarlo; possano l'ira e la collera del Signore ardere, d'ora innanzi, quest'uomo, far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge, e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per la sua malvagità, da tutte le tribù d'Israele, opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge [...]. Siete tutti ammoniti, che d'ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio, né dormire sotto il suo stesso tetto, nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti [circa due metri], e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno».


Una lezione per tutti i conformisti che si adeguano a regimi dittatoriali e sedicenti democratici, dannosi per gli altri, per sé e per l'ambiente.

A proposito di ciclismo urbano, non vi viene in mente nulla? Senza alcuna pretesa di glorificare la nostra mesta quotidianità, il ciclista urbano, oggi, nelle grandi città italiane appare come un reietto della società. Non si adegua al sistema e gliela si fa pagare cara. Rischia molto, da solo. È preso per i fondelli dalle istituzioni. Oggi, per esempio, c'è un incontro a Roma, organizzato dall'Ambasciata di Danimarca e dal Comune, sponsorizzato fra l'altro dalla Nissan, in cui si mettono a confronto la ciclabilità a Copenhagen e a Roma. Nel pomeriggio, alle 14.30, la parte più ghiotta: un convegno intitolato  “La ciclabilità: Italia e Danimarca a confronto”, moderato da Marco Contadini. Come dire: "L'industria degli Stati Uniti e del Malawi a confronto". Peccato non poterci andare a farsi due risate, ma i miei giorni di ferie sono preziosi.
Ci sarà anche una mostra sulla ciclabilità: chissà se esporranno anche una foto del ponte sulla ciclabile Castel Giubileo-Ponte Milvio chiuso da due anni e le crepe tipo faglia di Sant'Andrea della pista suddetta. Come faranno a fare il confronto tra Roma e Copenhagen? Chiedetelo a Spinoza.

Anche oggi, chi vuole uscire dal sistema riceve i suoi anatemi ovattati o generiche rassicurazioni su un futuro migliore. Il pensiero comune è solidissimo e inattaccabile, alla faccia del metodo scientifico e dell'Illuminismo; lo stigma della follia e dell'isolamento è sempre pronto a colpire ovunque il ribelle come un drone letale.

In quest'epoca oscurantista, chi non abusa di plastica e carburanti fossili è ritenuto strano, al pari di colui che sceglie di sottrarsi alla martellante propaganda pubblicitaria delle case automobilistiche o allo svilente spettacolo della politica odierna (nel governo, nella maggioranza e nell'opposizione) e di coloro che si rifiutano di prender parte a interminabili discussioni sui motori e il calcio.

«Luddista, sedizioso, pauperista, integralista, irrazionale, trozkista...»


Un ciclista urbano: moderno caso di spinozismo
Chi si oppone al controllo biopolitico viene espulso; chi combatte, mosso dal senso civico e dal senso di responsabilità, viene paradossalmente isolato (o ucciso, come il sindaco di Pollica), oppure svilito e normalizzato dalla burocrazia e dall'impermeabilità delle istituzioni.

N.B.: Per chi può. I Ciclomobilisti mi segnalano l'appuntamento all'Aranciera di San Sisto (Piazzale Metronio/Via dell'Ambaradam) dalle 13.30 alle 14 per protestare contro l'ennesima presa in giro del Comune di Roma a danno dei ciclisti urbani. 

Nessun commento: