Vorrei commentare un articoletto uscito ieri su "Metro", un quotidiano free press che, per fortuna, si occupa spesso di ciclabilità urbana. Il titolo è chiaro: Il bike sharing va a motore. Si sostiene che il bike sharing punterà anche sui mezzi a pedalata assistita. Già a fine mese saranno consegnate cinquanta bici. Dove? A Monte Mario, sul Gianicolo? No, a Ostia e al Municipio I. Ora, io dico, con tutti i i problemi di budget, è utile dotare di bici elettriche queste zone, quando una discreta bici può fare la stessa cosa? Vorrei chiarire a chi sta per spendere soldi pubblici che una bici a pedalata assistita pesa molto di più di una bici da corsa, il motore elettrico serve a trasportare il peso della bici, oltre che quello del conducente. Basterebbe dotare queste zone di bici leggere, con rapporti leggeri, per avere la stessa cosa con minor spesa e minori intoppi; pensiamo alla ricarica e alla inevitabile e inquinante sostituzione delle batterie.
L'unica utilità delle bici a pedalata assistita (che non amiamo) si riscontra sulle salite leggere, quando si trasportano merci, tipo la spesa, ecc. In piano, non ha nessun senso spendere soldi per bici molto costose.
Andrea De Priamo, presidente della Commissione ambiente del Comune di Roma, afferma, nello stesso articolo uscito ieri su "Metro", che non si sa chi gestirà il servizio del bike sharing, se l'Atac, o se quest'ultima farà un bando ad hoc.
Altra notizia. Al Comune si pensa, dice l'articolo, a un abbonamento di un euro all'ora. Ahi ahi, brutta notizia.
Dico le mie impressioni sul bike sharing. Il servizio ha funzionato bene, senza infrastrutture e zone a 30 all'ora può andar bene solo in certe zone di Roma, il fatto che fosse gratis attirava molta gente. Le bici erano nuove ma di qualità economica, bastava un'occhiata ai deragliatori posteriori, sono quelli del supermercato.
Idea: mettere la pubblicità sul cestino anteriore e lasciare gratuito il servizio. Un po' di malavoglia, mi immedesimo nel commerciante romano del centro. Molti negozi sono difficilmente raggiungibili da persone in auto. Molti negozi del centro, anche prestigiosi avranno interesse a sviluppare una logica intermodale, per esempio dal parcheggio di Villa Borghese alla loro vetrina. Molti negozi del centro, per questo, pagherebbero la pubblicità che avrebbe una doppia funzione. Ho finito di immedesimarmi, che fatica.
Per le ciclabili scollegate, afferma De Priamo, è stato commissionato uno studio, con l'obiettivo di metterle presto in rete. Lo stesso che dicevano quelli della giunta precedente.
Ultima annotazione: l'articolo afferma erroneamente che il ponte sulla ciclabile di Tor di Quinto è crollato, invece è chiuso, probabilmente in attesa di prove di carico, che stando ai tempi, credo debbano essere effettuate da una commissione di dieci premi Nobel per la Fisica.
2 commenti:
una cosa mi fa ritenere che il bike sharing sarà un fiasco per il miglioramento del traffico: anche a milano è in gestione all'azienda dei trasporti. e in effetti lo si vuole vedere come un complemento del trasporto pubblico. infatti le tariffe sono mirate a scoraggiare l'uso prolungato della bicicletta presa in prestito. ma allora perchè non integrarlo all'abbonamento ai mezzi pubblici?
Se il bike sharing fosse fatto seriamente da gente che capisce qualcosa di bici, con mezzi adatti nel posto giusto, le cose potrebbero funzionare meglio. Ma non va sottovalutato il valore, anche simbolico e visivo, di questa esperienza in altre città, specialmente all'estero.
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