venerdì 18 luglio 2008

Incubo

Ieri ho avuto un incubo. In un sonno tormentato, l’attuale clima del nostro paese assume le fattezze dell’on. avv. Niccolò Ghedini. Un tetro stanzone, con al centro una vecchia poltrona da barbiere, diviene il luogo per fare i conti con un’intera generazione, la mia. Le luci al neon traballano sui muri e nell’aria appiccicaticcia a 29 gradi celsius. Generazione, detto per inciso, della sfiga rispetto ai fasti del decennio precedente, con le sue cattedre a go-go, i sociologi socialisti, intermediari e broker di varia natura. Poi giù a rotta di collo: la fine della manualità e dei riparatori, le tv private, gli hard discount, il lavoro a progetto, l’usa e getta a profusione, calci in culo, sorrisetti e dio provvede.
I grandangoli della creatura si ingrandiscono, prendono di mira il cervelletto e cominciano a perforarlo, onde provvedere alla posa di cavi in fibra ottica a norma Iso. Treni di Mb affluiscono all’interno del mio corpo.
«Precario a vita. Al minimo di stipendio. Nessuna novità per tutta la tua vita. Ah, ah, illuso, con i tuoi studi ridicoli...Voglio creare una generazione di superuomini atomici a Suoi ordini. Chicco Testa e Scajola stanno già studiando i dettagli del reattore. Obbedienti alla Sua volontà».
«Vorrei andarmene dall’Italia. Mi lasci il tempo di preparare uno zaino».
«Lo so. Me l’ha detto Lui. Lui sa, Lui vede, per questo è contrario alle intercettazioni, perché Lui già sa, è inutile intercettare. La fuga dei cervelli finirà a Ventimiglia. Tutti in vacanza su un’isoletta, con obbligo di dimora. Al chiodo». A consumare schifezze, a subappaltare il lavoro all’ennesimo stronzo in Suv.
«Non potrete uscire più dall’Italia, come nella vostra amata Cuba». I due fish-eye mi inchiodano alla poltrona. «E niente biciclette». «No, questo no». «È per la tua sicurezza. L’isola di Santo Stefano non è ciclabile, ti schianteresti sugli scogli».

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