Il mio nuovo passatempo è gridare ad auto e moto: «Vada piano!». Hanno imparato pure i miei figli. Nelle località di mare molta gente corre troppo. Gridiamo loro - nei timpani, sotto i caschi slacciati, dentro i finestrini - il nostro disappunto, senza turpiloquio e senza rancore. Un "vada piano!" secco e perentorio, laddove le autorità latitano e ognuno guida come gli pare.
Qualche giorno fa, un tipo distinto e abbronzato in suv, cellulare in una mano, se ne andava a 45-50 (non ho l'autovelox incorporato) in una strada di San Felice Circeo. Il "vada piano!" gli è sibilato nel finestrino aperto e in una vita piena di impegni. Il tizio ha rallentato e ha aspettato che lo raggiungessi. Nessuna provocazione, il tono in questi casi dev'essere rigorosamente civile: «Il mio è un invito ad andare piano, su una strada stretta, come vede, frequentata da bambini e da madri con passeggino». E lui, che ci tiene alla figura: «Ma io vado piano, non si preoccupi». Beh, allora una stuzzicadentata, sempre garbata, ci vuole: «Sa, perché l'ho vista arrivare non piano, con il cellulare in una mano, insomma non mi sembrava il ritratto della prudenza». Rapida coda effervescente, ma civile, e saluti finali. Vi invito tutti a praticare il "vada piano!" in città e nei luoghi di villeggiatura. Tranquilli, sorridenti, implacabili.
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