lunedì 26 luglio 2010

Ricevo da Ciclobby e inserisco anche nel mio blog l'ennesima tragedia annunciata:

«Inutile prendere atto che le auto possono essere come proiettili e che la patente va equiparata al porto d’armi, se poi ci si trova periodicamente a piangere su qualche altra vittima innocente di una guerra non dichiarata.

Linda aveva 17 anni e una vita davanti. Abitava nel cremonese.

Insieme ai suoi tre amici ha solo avuto la sventura di essere nel luogo sbagliato al momento sbagliato.
Falciata da un automobilista 35enne alla guida di un Mercedes Classe A che viaggiava ubriaco mercoledì notte a tutta velocità sulle strade di campagna tra Cremona e Bergamo. E che, per una manovra di sorpasso azzardata, è piombato addosso ai quattro ragazzi in bici, lasciandone miracolosamente illesi due, ferendo in maniera gravissima il terzo, e uccidendo la ragazza.

Chi guidava il veicolo, un piccolo imprenditore edile, era talmente “decotto” dall’alcol che non ha avuto neppure la prontezza di reagire frenando. Il corpo di Linda è stato trascinato per parecchie centinaia di metri. Le cronache dei giornali dicono che nel 2005 a questo signore era già stata ritirata la patente sempre per una guida un po’ troppo “disinvolta”.
L’altra notte, sceso dall’auto, ha saputo solo dire che sono «cose che possono succedere».
E’ un commento di cui ci si dovrebbe vergognare, se pronunciato a mente lucida.
No, signore: non si può morire così.
Sono cose che non possono succedere. Non possono, non devono.

L’emergenza sicurezza sulle nostre strade è costante da anni. E le strade urbane la scontano nel modo peggiore (solo a Milano negli ultimi mesi ci sono stati quattro morti tra i ciclisti, l’ultimo qualche sera fa al quartiere Isola).
Non servono regole nuove bensì maggiori controlli.
Chi guida un veicolo a motore deve sapere che ha tra le mani un’arma pericolosa. E se provoca danni a pedoni e ciclisti non deve poter continuare a circolare con la sua auto come se nulla fosse.
Non per giustizialismo, né per desiderio di vendetta. Ma solo di Giustizia».

Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY)

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