martedì 6 luglio 2010


(La foto è di qualche mese fa, tanto non è cambiato nulla)

Fa una certa impressione, in questo periodo dell'anno incontrare sulla pista ciclabile Castel Giubileo-Ponte Milvio i ciclisti nordeuropei che arrivano a Roma in bicicletta. Provengono da Germania, Paesi Bassi, Francia. Viaggiano prevalentemente in coppia, ma anche da soli. E non sono affatto pochi. Solo che passano, raggiungono un camping, magari scaricano i bagagli e girano la città a piedi. Per cui, nel traffico cittadino di Roma, non li si nota, come del resto non notiamo neanche i pullman. Ecco, i turisti stranieri che arrivano a Roma pedalando e ancora ricordando le sfiancanti colline toscane, i sapori delle terre attraversate, la pianura padana incandescente e umida, quando arrivano al ponte della ciclabile Castel Giubileo-Ponte Milvio (interrotto dal 2008) sono costretti a scavalcare con le loro bici gravate da 20-30 Kg di bagaglio. Non credo che la cosa li spaventi; magari qualcuno si domanda se c'è un rischio serio. Ma soprattutto, si domandano (come hanno fatto due tedeschi con cui ho scambiato qualche chiacchiera qualche giorno fa) perché l'interruzione del ponte non è segnalata all'inizio della ciclabile. Ognuno, in quel momento, può decidere se cambiare strada o andare avanti. In nessuna parte del mondo, si omette di indicare un'interruzione della circolazione a chilometri di distanza e senza alternative (almeno per i non aborigeni, come il sottoscritto). La storia di Roma, la sua tradizione di pellegrinaggi, ha un'innegabile importanza culturale (quella religiosa forse interessa soltanto i cattolici). Pertanto, l'idea che ci siano dei turisti che stabiliscono la Città eterna come meta del loro viaggio non può che fare piacere, nonostante l'aggressione delle brutture cementizie, il traffico, la sporcizia, le truffe ai danni dei turisti. Quale effetto voi pensate possa avere sulla mente del cicloturista che arriva a Roma, la chiusura non segnalata di un ponte e, di fatto, l'inutilità della ciclabile per entrare a Roma? Anzi la trappola, perché nel dubbio che il ponte crolli, il turista è costretto a raggiungere la via Flaminia (completamente non segnalata), strada molto nota per il rispetto dei limiti di velocità di chi ci passa.
Per questo, quando si parla di candidatura alle Olimpiadi del 2020 per Roma mi viene da ridere. Non ci sono gli autobus, i lavori della metropolitana sono rallentati da ritardi e costi in crescita costante, le piste ciclabili sono ridotte molto male, non esiste una politica sistematica sulla mobilità. A parte le foglie di fico di chi lancia progetti nel vento, sperando che abbiano lo stesso valore degli atti concreti. No, le Olimpiadi a Roma non si possono fare. Non si può usare la stessa logica che ha seminato quartieri satellite sul territorio, privi di ogni struttura. La storia è un po' diversa. Le candidature sono qui.

4 commenti:

ha detto...

Anche oggi famiglia francese con carrellino e due bambini in penoso avvicinamento alla barriera del ponte.

Anonimo ha detto...

conoscete il motivo tecnico della chiusura ?
mad max

ha detto...

Ufficialmente no. ma ti rimando a questo post in cui ho ricostruito la vicenda, per quanto possibile: http://lucaconti.blogspot.com/2010/03/lo-strano-caso-del-ponte-sulla.html

Anonimo ha detto...

Piccola ipotesi:
il turista straniero che si avventura in un viaggio a Roma non ci torna una seconda volta, per nssuna ragione!
Io che ho fatto io turista a Parigi e a Londra non solo ci tornerei in visita ma anderi a viverci!!!!!!!

Francesco