Credo che ad agosto la mia produttività per questo blog verrà drasticamente ridimensionata. Mi dispiace perché non potrò seguire da vicino la vicenda dei palazzi nel parco Giovanna Reggiani di Tor di Quinto. I lavori procedono a ritmi vorticosi. Davanti al cantiere, non sono riuscito a trovare il cartello con il nome della ditta, del progettista, ecc. Forse qualcuno delle forze dell'ordine, se ha un po' di tempo, dovrebbe andare a vedere se c'è.
A giorni si aspetta l'esito di un ricorso da parte dell'associazione Italia nostra al Consiglio di Stato. Quello al Tar è andato male.
Frattanto, sono venuto a conoscenza di diverse cose. La cubatura complessiva prevista nel parco è di 7.765 metri cubi e l'associazione sportiva che gestirà l'impianto pagherà al Comune solo 172 mila euro all'anno: un po' poco.
la sensazione è che il vero affare non sia tanto nella gestione dell'impianto, ma nella costruzione dello stesso. Poi ti arrangi. Non capisco neanche bene in base a quali leggi in Italia, oggi, si concede un'area in concessione per 33 anni, permettendo di edificare alcuni grossi edifici. Un po' come se, affittando casa a qualcuno, questi costruisse nel giardino una torre in cemento.
Tra le altre cose che ho saputo è che la concessione è stata data senza alcuna gara pubblica alla Boreale s.r.l.
Si tratterebbe di una "compensazione" per la mancata concessione per l'edificazione di un chiosco su via del Podismo. I fatti risalgono al 2007 e se ne parla qui. Riporto una parte di quel testo, scritto da Sandra Giannoccaro, utile a capire come si può arrivare a Roma, nel 2010, al punto in cui siamo, a veder sorgere palazzi nel verde pubblico. Bisogna risalire infatti al progetto di chiosco nell'area verde di via del Podismo:
«Mi piace ricordare succintamente la storia della sofferta destinazione di questo piccolo giardino considerato una deroga – cioè un inserimento eccezionale come da Delibera 169/95 - al Concorso “Punti verdi qualità” bandito dal Comune di Roma nel 1995, come riferitomi al Servizio Giardini del X Dipartimento del Comune di Roma, nella Sede di Piazza di Siena a Villa Borghese, dove mi ero recata nell’anno 2000, per assumere le informazione, e dove mi fu data ogni delucidazione e numerosa documentazione in merito, che ancora conservo. Il bando prevedeva la concessione a Privati Cittadini, per 20 anni, di grandi estensioni di terreno, abbandonate all’incuria e al degrado perché venissero riqualificate e manutenute in cambio della gestione di un punto di ristoro a scopo di lucro personale. Una positiva iniziativa; non era però il caso di Via del Podismo, piccolo fazzoletto di verde, per di più sovrastante la galleria ferroviaria sotterranea, circondato da civili abitazioni, e vicina alla sede del Servizio Giardini del XX Municipio che ne avrebbe dovuto e potuto garantire la vigilanza e custodire più degnamente l’area, anziché farla passare in concessione ad un privato, nella fattispecie la “U.S. Boreale”, che prima del contratto avvenuto in data 06/04/2000 si presentava come Associazione senza scopo di lucro ma che dopo circa un mese in data 19/05/2000 si trasformava in “Srl U.S. Boreale” con l’intento di privatizzare parte del giardino a scopo di lucro. L’allora Consigliere Comunale Gaetano Rizzo presentò 2 interpellanze al Consiglio Comunale, in data 12/09/2000 e 12/10/2000 chiedendo: 1°) l’annullamento immediato del contratto alla U.S. Boreale Srl (cosa avvenuta dopo 5 anni con revoca della concessione ed il passaggio della competenza sull’area di Via del Podismo al XX Municipio) poiché la trasformazione inficiava “(…) così uno dei requisiti essenziali della delibera comunale e quindi del contratto, e cioè l’assenza dello scopo di lucro nella gestione del patrimonio pubblico (…)”; 2°) se i “lavori edilizi intrapresi e l’abbattimento degli alberi siano stati autorizzati da regolare concessione edilizia o altra.” I Residenti, di loro iniziativa, fecero ricorso al TAR. Alla fine il X Dipartimento-Servizio Giardini, anche per le mie insistenze revocò la concessione al privato cittadino, ovvero la U.S. Boreale Srl, e trasferì la giurisdizione dell’area, finalmente libera, al XX Municipio, il quale, ereditando l’area, ne ereditò evidentemente la stessa intenzione di privatizzarla».
Se non ho capito male, la mancata edificazione di quel chiosco, è stata "risarcita" (ma il verbo suona un po' grottesco) con la concessione edilizia nel parco Giovanna Reggiani di Tor di Quinto, quello del laghetto rotondo, per intenderci, vicino all'ippodromo militare.
Agosto è lungo e i pilastri vanno su che è una meraviglia.
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